Una spada fatat
I- "Donny, sei il solito scansafatiche!" esclamò un giovane cavaliere rivolto a un altro ragazzo che se ne stava in panciolle. "Ti
sembra questa la maniera di rivolgerti al tuo quasi re." disse di rimandando
il suddetto Donny fingendo di fare l'offes,o ma in realtà ridendo come
un matto. "Se
non fossi il mio principe, accamperesti altre scuse per
non allenarti con la spada!" lo apostrofò Duligr, che si stava
avventando su un pupazzo, non avendo altri avversari "E poi sono
davvero stanco di coprirti le spalle. Se il re tuo zio sapesse
che passi il tempo a guardare me allenarti, invece di farlo di
persona,
rimprovererebbe te e caccerebbe me." "Ah sì? E se re Frantas sapesse che tu sei un sodomita ti farebbe cacciare comunque." disse Donny ridendosela. Duligr
sbuffò: Donny lo minacciava sempre così per ottenere quello che voleva.
Forse se avesse evitato di dirgli delle tendenze sessuali che aveva,
avrebbe potuto domarlo, ma era il suo unico amico, il solo che
trattava con lui, semplice figlio di contadini trattandolo da pari, pur
approfittandosi a volte del suo stato sociale. Era l'unico cui
avrebbe potuto dire ciò sicuro che non lo avrebbe tradito. Più o meno. Si
conoscevano da sempre, da quando era stato accolto al castello, a soli
cinque anni, per aiutare a lavorare nelle stalle reali. Era il più
piccolo della sua numerosa famiglia, ventidue fratelli fra maschi e femmine,
e i genitori si erano ingegnati il più possibile per accasarli prima che
potevano. Le sue tredici sorelle erano andate in sposa tutte entro i
quattordici anni, i maschi, esclusi i primi cinque che erano rimasti ad
aiutare in casa, tutti al lavoro in età bassissima. La sua fortuna
era stata che Donny lo aveva preso in simpatia, assolutamente
ricambiata. Da allora era stato il suo valletto e il suo unico
amico: lui essendo il principe ereditario non aveva molte
occasioni di incontrare qualcuno che lo servisse sinceramente. Ora avevano entrambi quindici anni. Duligr
era davvero irritato con Donny: anche se non era innamorato di lui,
considerandolo al pari di uno dei suoi fratelli da tanto si
conoscevano, doveva ammettere che il principino era davvero un bel
ragazzo, moro, con un fisico tornito e asciutto, nonostante non
muovesse un dito per allenarsi e mangiasse a ogni suo pasto come fosse
l'ultimo. Duligr, che invece si allenava ogni giorno con costanza,
aveva un fisico più possente e portato a ingrassare, tanto che doveva
stare attento a quello che ingurgitava per non rischiare di mettere su troppo
peso. La marea di capelli rosso cupo e ricci non lo aiutava a sembrare
più snello. Insomma alla fine non c'era molto in se stesso che gli
piacesse a parte gli occhi, di un profondo blu cobalto.
Donny
sentì dei passi avvicinarsi e, come accadeva ogni volta, si alzò di
scatto prese la spada e invitò Duligr ad allenarsi con lui. "Ih, ih," ridacchiò Duligr "paura che si tratti dello zietto, eh?" chiese incrociando la spada con quella del principino. "Uff,
chi accidenti sarà a quest'ora?" ribatté questo scocciato " Non viene mai nessuno
fino a che non mancano dieci minuti alla fine degli allenamenti. "Ehi,
sembra che mi sia dato da fare per tutto il tempo?" Duligr scosse la testa, poi andò verso l'abbeveratoio dei cavalli, riempì un secchio e lo buttò in viso al ragazzo. "Ecco,
ora sembri sudato. Pazienza se non puzzi, ma credo che nessuno ci farà
caso." disse Duligr ridendo, mentre Donny lo guardava in cagnesco. Uff,
in realtà era più difficile fingere di allenarsi, che farlo sul serio. Strinse
poi la spada e la incrociò con quella di Duligr, facendo finta di stare
a tirare affondi con lui. Appena i visitatori misero piede dentro
l'arena smisero di 'allenarsi' per accoglierli. -Non male,- pensò Donny -meno di un minuto di allenamento! Oggi mi sono dato da fare.- Il
suo servitore, che di solito era di guardia alla porta principale, e aveva l'ordine di
fare molto rumore quando s'avvicinava qualcuno, proprio per dare al suo principe
il tempo di comporsi, si scusò per l'interruzione e presentò alcune
persone, tra cui re Frantas e alcuni uomini, evidentemente sacerdoti
dalle vesti che portavano. "Non importa, Linead, hai fatto quello
che dovevi." concesse Donny. "Buona giornata signori e anche a voi Sire.
A cosa debbo l'onore della vostra visita." Duligr fece un inchino e
salutò anche lui il suo re e gli illustri sconosciuti. Poi il re gli
fece cenno di allontanarsi e lui stava per obbedire quando fu
richiamato da Donny. "Un attimo Duligr." disse Donny, poi si rivolse
allo zio "Sire, lui è il mio valletto più fidato, qualsiasi cosa
dobbiate dirmi sono certo che lo possa ascoltare senza problemi." Donny
vide i quattro sacerdoti confabulare tra di loro e dopo quella che
sembrò un'eternità il più anziano del gruppo, si rivolse a re Frantas. "Signore,
siamo d'accordo che il servitore ascolti." accettò l'uomo di fede
"Tanto crediamo che il principe non possa andare in missione da solo e
il ragazzo mi sembra che possa essere adatto come accompagnatore. Però
l'altro servo deve andarsene. Re Frantas fece cenno a Linead di eclissarsi e fu quello che fece.
Appena
rimasti soli, Duligr a qualche passo di distanza, Donny si era
apprestato ad ascoltare quello che avevano da dirgli. Alla parola
missione aveva sentito le ginocchia cedergli e non sapeva quali dei
dovesse ringraziare, perché nonostante tutto fosse ancora in piedi. "Sono
pronto ad ascoltarvi." aveva detto, con voce miracolosamente ferma. Non
era un fifone, forse solo un po' pigro, ma aveva una pessima sensazione. "Anch'io
sono davvero curioso." disse Frantas "Mi hanno accennato a una
missione ma non hanno voluto anticiparmi nulla. Volevano che ci fosse
la famiglia reale di Kandria al completo." I sacerdoti, che erano
sistemati a formare un rombo, alzarono all'unisono la testa china
mostrando volti pallidi e scarni. Il portavoce continuò a parlare per
tutti. "Noi
siamo gli Anziani della Confraternita dei Pugnali
Splendenti e io sono Grundian il Padre Superiore. Siamo giunti qua per
chiedere aiuto ai regnanti di Kandria
a causa di una predizione che abbiamo avuto." cominciò l'uomo di fede
"Il nostro Oracolo ci ha degnato di comunicarci notizie per il futuro che
deve venire. In un domani non troppo lontano le terre di Perinia
saranno ricoperte da una coltre buia di male e solo il Portatore della
Spada di Smeraldo può essere in grado di affrontarlo. L'Oracolo ci ha
anche dato indicazione su dove trovare colui che impugnerà la Spada. Ci
ha consigliato di osservare bene la famiglia reale di Kandria, cioè
voi. Perciò ora noi siamo qui a chiedere che l'erede al trono sia messo
alla prova come Portatore della Spada." Finito il discorso, durante
il quale nessuno aveva fiatato, re Frantas attese un attimo,
rimuginandoci sopra, sulla risposta che avrebbe dovuto dare. Doveva
soppesare bene le parole: non poteva rifiutare senza rischiare di
offendere i maggiori capi della loro religione, anzi non era neppure
certo che avrebbe potuto rifiutare, conoscendo i Confratelli. Se
percorrevano tanta strada per raggiungere un piccolo regno non era per
tornare a mani vuote. "Fratelli cari," cominciò il sovrano "quello
che mi dite è estremamente grave. Avete detto che il male si sta
diffondendo a Perinia e ciò significa che il Portatore della Spada di
Smeraldo dovrà viaggiare in lungo e in largo e questo non è un compito
affidabile a un erede al trono. Mio nipote sarà il prossimo re di
Kandria, non avendo io figli ed è il mio unico parente in vita. Come
potrà intraprendere i compiti affidati dal vostro Ordine se deve
vegliare su Kandria? La Città dalle Bianche Torri non può rimanere
senza guida e lo sarà se seguirà le vostre direttive." I sacerdoti confabularono un attimo tra di loro, poi il portavoce continuò: "Purtroppo
mio sire non abbiamo altre alternative per scoprire chi è il
Portatore." disse con voce che non ammetteva repliche "Non siamo
neppure certi che si tratti di lui. Potrebbe trattarsi di lei, maestà,
o semplicemente di qualcuno che è vicino alla famiglia reale. L'Oracolo
a volte non è molto chiaro nelle sue predizioni. L'unica via è provare,
e se il ragazzo dovesse fallire tentare con altri fino a che non
abbiamo mandato allo sbaraglio tutto il palazzo o convincerci che
abbiamo male interpretato le sue parole." "Questo mi potrebbe
confortare ma la missione è pericolosa?" s'informò il re "Nel caso di
missione fallita Donovan ha la possibilità di tornare indietro sano e
salvo?" I sacerdoti ricominciarono il loro cicaleccio fitto. Re
Frantas, per non parlare dei ragazzi, cominciavano a trovare irritante
quel comportamento. "A dire il vero nessuno è tornato vivo dalla
missione," ammise infine il sacerdote "ma è proprio per tale ragione
che vi abbiamo accordato il permesso di portare una compagnia. Chi ha
affrontato fino ad ora il recupero della Spada era solo con se stesso,
siamo certi che il servitore potrebbe trarre in salvo il suo padrone
prima che sia troppo tardi, magari sacrificando la propria vita." Alla fine di quel discorso Duligr faceva gli scongiuri, di nascosto agli altri. "C'è
comunque rischio per la vita di mio nipote." ribatté re Frantas non
troppo contento "Non potete costringermi a concedere il permesso a Donovan
di partecipare a questa follia." "Invece possiamo costringervi, mio
sire, mi dispiace," li minacciò il sacerdote "abbiamo il potere e lo
useremo. Se il principe e il suo servitore non partiranno entro la
prossima luna piena richiameremo a noi, il Guardiano della Porta
dell'Inferno e vi lasceremo in preda ai Demoni." "Voi... voi non
potete fare una cosa del genere." esclamò Frantas in preda alla rabbia
ma anche al panico: entro pochi giorni il Male avrebbe sommerso ogni
cosa se il Sacerdote che era a guardia della Porta si fosse allontanato. "Dobbiamo
trovare il Portatore della Spada di Smeraldo ad ogni costo, altrimenti
non conterà nulla. L'Oracolo ci ha detto che solo la Spada potrà
sconfiggere il Male che vuole passare le Porte sparse per Perinia e se
non troviamo chi la possa impugnare sarà tutto inutile." La voce del
sacerdote era dura e allo stesso tempo triste: sapeva che era una
scelta difficile ma necessaria.
Re Frantas era davanti a un problema da cui non aveva via d'uscita: Donovan doveva partire. "Nipote,
non posso che accordarti il permesso di partire e che tu capirai che
non c'è altro da fare." aveva detto dopo un lungo attimo in cui aveva
pensato a come fare. Donny, che si sentiva rivolgere la parola direttamente dopo un bel po' di tempo, annuì come cenno d'assenso. "Sire,
anch'io credo che non ci sia altra via." accordò il giovane "Già mi
consola il fatto di non essere da solo." poi si rivolse verso i
sacerdoti. "Padre, deve darmi qualche informazione prima che io
parta per la missione?" chiese. Il sacerdote sorrise per la prima volta. "Sono
contento che la prendiate con spirito, miei sovrani." disse l'uomo, non
senza un sospiro di sollievo "Ora vi daremo la mappa per arrivare alla
foresta elfica di Brigham, dove la Spada di Smeraldo è situata,
infilzata dentro il tronco dell'albero più vecchio della foresta
stessa, denominata Quercia Millenaria. Neppure gli Elfi che l'hanno creata hanno il potere di
toccarla, è stata incantata per combattere il Male puro e solo un
cuore puro può impugnarla. Chiunque impugnasse la Spada deve poi dare la sua
devozione alla Confraternita, per cui la Spada fu forgiata due millenni
fa." Alla fine della spiegazione ci fu ancora un periodo di
silenzio: nessuno sapeva come commentare. Fu ancora re Frantas a
rompere gli indugi. "Giusto per specificare le cose: il vostro
ordine ha obblighi di castità?" s'informò "Credo voi sappiate che un re
deve avere eredi e questo anche nel caso che riesca a estrarre la
vostra spada. Già il fatto che sia obbligato ad allontanarsi in
missioni per combattere il male in tutta Perinia è una cosa che non si
combina molto con la vita di corte, ma spero che almeno gli sia concessa
una moglie." Il sacerdote sorrise ancora. "Sono lieto di darvi
una risposta positiva." annuì con il capo "Nessuno è obbligato a
unirsi a noi, nemmeno il Portatore. Si tratta solo di un'affiliazione
esterna. Certo noi saremmo contenti se questa persona accettasse di
unirsi a noi ma non è vitale, però dovrà essere nostro alleato. La Spada cerca un cuore puro e votato
contro il Male, non uno che non abbia una vita sessuale. I cuori puri
si annidano nei posti più impensati." A quel punto capirono che non avevano altre alternative. "Accetto."
disse semplicemente Donovan, senza aspettare il permesso definitivo del
re, tanto ormai era superfluo. "Avete altre cose da dirmi prima della
mia partenza? "Un paio ma forse è meglio farlo dopo che vi sarete
sistemati." disse il sacerdote, includendo anche Duligr nel discorso
"Vi descriveremo meglio che possiamo quello che abbiamo imparato sulla
Spada in millenni che cerchiamo di recuperarla." Poi
riabbassarono i capi incappucciati e perciò re Frantas capì che per il
momento la discussione si poteva considerare conclusa.
I
ragazzi furono lasciati liberi di andare a lavarsi e cambiarsi. Mentre
lo facevano, discutevano su quello che era successo e Duligr prendeva
in giro l'amico. "Ti voglio proprio vedere ora!" diceva sottolineando
le parole con gesti abnormi "Te l'ho sempre detto che non ti faceva
male un po' di allenamento. Come farai ora a cavartela?" Donny,
che era tutt'altro che tranquillo, anche se aveva dimostrato il
contrario (era il re della finzione), avrebbe voluto sfogarsi
picchiandolo a sua volta ma, visto che sapeva che avrebbe avuto la peggio, decise di ribattere alla battuta sullo stesso tono. "Di che mi devo preoccupare?" disse allora "Tanto ci sarai tu che sacrificherai la tua vita per me." Duligr
allora fece quello che gli era stato impedito dalla forma poco tempo
prima e si toccò senza nascondersi i gioielli di famiglia, facendo
scongiuri . "Vorrei sapere perché tutti pensano che dovrò per forza
crepare!" esclamò continuando a toccarsi impunemente. "Non c'è proprio
nessuna possibilità di uscirne vivo?" Donny rise, vedendolo irritato e scontento. "Beh, c'è sempre la possibilità che io sia il Portatore che cercano." disse all'amico "Secondo te posso esserlo?" chiese. Duligr, finiti i suoi riti tribali, lo osservò bene. "Credo che tu sia troppo pigro per avere un cuore puro." disse. "Bene,
questo significa che tu sei messo male." disse Donny. Non ne era affatto
contento, Duligr era il suo miglior amico ed era l'unico di cui si
poteva fidare.
Durante la cena i sacerdoti chiarirono di
più le idee ai due ragazzi e non diedero buone notizie. Intanto
pasteggiavano a pane e acqua, come se non potessero toccare altro. "Raccontiamo
tutto da principio." cominciò il solito portavoce "Circa due millenni
fa il nostro Oracolo ci disse che il Male puro alla fine sarebbe
uscito dalle bocche dell'Inferno sparse per tutta Perinia. Ci consigliò
due cose, da fare con largo anticipo, anticipando gli eventi. Una,
che attuammo prima possibile, fu di interpellare i Nani per costruire
delle Porte, non facilmente attraversabili dai demoni e continuamente
sorvegliate da noi dell'Ordine. La
seconda fu di chiedere agli Elfi
di forgiare un'arma unendo la magia degli Anziani dell'epoca. Ne
sarebbe dovuta uscire una Spada, costruita interamente di Smeraldo,
utilizzabile solo da un essere umano con il cuore puro, la mano ferma e
la mente lucida, oltre che desse la sua fedeltà all'Ordine. Gli
smeraldi furono gettati dentro un cavo di un albero all'interno della
foresta elfica di Brigham e dalle magie unite dei due esseri ne uscì
una Spada verde cupo che praticamente nacque dal tronco e ne rimase lì
incastonata, in attesa che il Portatore arrivasse e la recasse con sé. La
Spada è ancora lì, alla vista di tutti e alla portata di chiunque
voglia provare ad estrarla. Siamo stati costretti a mettere
avvertimenti per evitare che ciò succeda, anche se c'è ancora qualche
coraggioso, o sciocco, che tenta di prenderla. La maggior parte però
ha pensieri impuri e appena sfiorata la Spada spariscono nel nulla. Ora
vi spiego che cosa accade. Siamo stati costretti a sacrificare uno dei
nostri sacerdoti per saperlo, mentre un altro fratello lo osservava per
accertarsi della situazione. Non è potuto intervenire per portarci queste informazioni. Ogni
volta che qualcuno tocca la Spada, l'albero in cui è incastonata si
trasforma, prende vita e attacca lo sventurato fino a ridurlo in
pezzetti, poi lo assorbe. Crediamo che la Spada aumenti il potere tutte
le volte." Le
facce degli ascoltatori erano allibiti: Duligr, che si vedeva come una
specie di agnello sacrificale, già s'immaginava destinato ad una
bruttissima fine. Anche Donny pensava a Duligr e, visto che era certo
di non essere il cuore puro che cercavano, anche lui vedeva la sua fine
imminente. Si chiese se poteva in qualche modo evitare che questo
accadesse ma non aveva il coraggio di esporre le sue perplessità.
L'Ordine della Confraternita dei Pugnali Splendenti era davvero potente
e se avessero attuato la loro minaccia sarebbero stati guai. "Quindi
il compito di Duligr sarebbe di evitare che il suo principe sia colpito e che lo copra nella fuga?" chiese re Frantas, avendo
finalmente capito quello che sarebbe successo. Era certo che Duligr
avrebbe sacrificato la sua vita per Donovan ma lo era anche che
quest'ultimo non sarebbe fuggito così facilmente. Purtroppo non avevano
alternative. "A questo punto credo che prima concludiamo meglio è."
disse re Frantas. "Donovan, Duligr, preparatevi. Domattina presto i
sacerdoti vi accompagneranno alla foresta di Brigham. "Solo una cosa non mi è chiara." disse Donny "perché portare un solo accompagnatore, perché non un esercito?" chiese. I
sacerdoti, che già si stavano alzando per raggiungere le proprie stanze
si fermarono nello stesso momento. Il portavoce si voltò. "La
foresta di Brigham è piccola ma fatata." spiegò l'uomo con pazienza
"S'ingrandisce in maniera esponenziale a ogni persona in più che vi
entra.
Da solo il principe si sarebbe trovato la spada a qualche metro
dall'entrata,
già in due dovrete viaggiare per una mezza giornata al suo interno. Se
ci
entrasse un esercito vi perdereste e morireste di vecchiaia prima di
raggiungerla. Purtroppo non c'è altra strada." Il sacerdote si
accomiatò e se ne andò a riposare con i confratelli. Donny e Duligr
dovettero fare lo stesso, mentre i servi che li avrebbero seguiti
preparavano il necessario per almeno un mese di viaggio, sperando di
non metterci di più. La notte fu agitata per i ragazzi: chissà perché in entrambi gli incubi era Duligr a fare una brutta fine! |