La missione dei Sannin
La guerra è la cosa
più brutta che possa esistere al mondo.
Lo sapevano bene
tutti coloro che ne avevano preso parte.
In un mondo dove
ninja dai terribili poteri combattevano per la supremazia, esisteva un gruppo a
cui premeva solo difendere il proprio villaggio.
Erano i ninja della
foglia.
Il loro villaggio
era stanco delle continue guerre: con i giorni che passavano, aumentavano la
fame e le vittime di quella guerra apparentemente assurda.
Il capo del
villaggio della foglia decise che doveva far qualcosa per mettere fine a tutte
le sofferenze e decise di tentare a diffondere la pace. E fu così che i tre
leggendari ninja della foglia furono incaricati di recarsi nel paese delle
rocce, e consegnare la pergamena del sommo Hokage, in cui richiedeva un
armistizio.
Tra il paese della
foglia e il paese delle rocce c’era un villaggio piccolo ma temibile.
Il villaggio delle
acque.
Non erano in tanti,
ma i loro ninjustu erano potenti proprio come l’acqua. In grado di spazzare via
un intero paese con le onde, oppure scalfire a poco a poco, proprio come fa
l’acqua gocciolante che erode le rocce con il tempo. Fu per questo che furono
mandati i tre leggendari Sannin a compiere quella missione, poiché si riteneva
che erano in grado di sconfiggere i temibili ninja acquatici. Ma i pericoli non
finivano con il piccolo villaggio. Il paese delle rocce essendo molto diffidente
non aveva voluto comunicare con l’Hokage. Quindi la pace era nelle mani di quei
tre che portavano i nomi :Jiraiya, chiamato anche l’eremita dei rospi; Tsunade
la più abile e potente ninja medico donna; ed infine Orochimaru il ninja che
maneggiava una gran varietà di jutsu. Una volta superato il villaggio acquatico
erano costretti a combattere anche contro i ninja delle rocce, per poter
arrivare al sommo Tsuchikage.
Il giorno in cui
partirono, il cielo era gonfio di nubi, l’aria era pesante e i cuori erano pieni
di ansia. Si chiedevano se sarebbero riusciti nel esito della missione;
speravano che il tsuchikage non avrebbe reso vano il loro viaggio pieno di
pericoli.
Il piano dell’
Hokage era quello di firmare un trattato di pace con la terra delle rocce, per
poi unirsi a loro nel tentativo di arrivare alla pace anche con le altre grandi
terre. L’hokage confidava nel fatto che tutti volessero la fine della guerra: in
fondo se fosse durata ancora a lungo avrebbe danneggiato tutti. Sarebbe seguito
un periodo di carestia e se succedeva una cosa del genere la guerra diventava un
inutile spargimento di sangue, che avrebbe portato alla miseria.
Per i primi due
giorni il loro viaggio fu facile dato che si trovavano ancora nella terra della
foglia e, quando incontravano altri ninja della foglia, questi esultavano al
loro passaggio, benedicendoli.
Tutti avevano
fiducia in loro, e tutti credevano nella loro vittoria.
Il loro viaggio
iniziò a complicarsi nelle zone confinanti ai villaggi acquatici. Iniziò a
piovere e incontrarono solo vecchie capanne abbandonate e caseifici
distrutti.
Fu proprio al
confine che incontrarono i primi nemici.
Durante la corsa
Orochimaru avvertì una strana sensazione di pericolo, si fermò e fece cenno ai
suoi compagni di arrestarsi. Jiraiya, Tsunade e Orochimaru si prepararono alla
battaglia impugnando un kunai. Si guardarono in giro, tutto era immobile a parte
qualche foglia mossa dal vento. Eppure tutti e tre sentivano distintamente una
presenza.
Orochimaru lanciò il
suo kunai verso una direzione, l’arma volò veloce e si piantò nel tronco di un
albero. Si sentì un lamento e poco dopo dal tronco si vide staccarsi una figura,
come se fosse stata fusa con il tronco e adesso ne stesse uscendo fuori. La
figura man mano che uscì si rivelò essere un uomo. Afferrò il kunai che si era
piantato nella sua spalla, e lo estrasse con noncuranza, come se non avesse
sentito dolore.
Dal tronco di un
altro albero si vide uscire qualcosa di liquido, che ,arrivando a terra ,si
gonfiava verso l’alto prendendo forma di un essere umano. E alla fine si
presentò un altro uomo dal retro di un albero. Si guardarono in viso
intensamente, studiandosi.
I tre uomini
portavano un coprifronte con un simbolo a forma di goccia. Era il chiaro segno
che erano arrivati nella terra delle acque.
Tutti e tre
indossavano una tuta nera, le loro gambe erano fasciate dalla caviglia allo
stinco. Portavano una maschera che gli copriva il viso. L’unica cosa che li
distingueva erano i capelli. Uno era biondo con la capigliatura corta, l’altro
aveva lunghi capelli neri, come Orochimaru e l’ultimo invece era
calvo.
La terra delle acque
era chiamata così perché era piena di torrenti, fiumi e laghi e sulla parte a
nord est la loro terra si affacciava sul mare. E loro si trovavano nei pressi di
una immensa cascata. Ingaggiare un combattimento proprio lì poteva essere
un’arma a doppio taglio, a causa del dirupo che avrebbe ostacolato il
combattimento.
I tre sannin non
avevano tempo per pensare così Jiraiya attaccò per primo.
In uno scatto si
lanciò in una corsa velocissima contro il biondino. Lo attaccò con un pugno. Il
nemico lo schivò abilmente con un balzo all’indietro.
“Direi che sono dei
tipi in gamba.” Commentò Jiraiya con un sorriso divertito. Lui amava combattere
soprattutto quando poteva misurare le sue abilità.
“Accidenti a lui, ma
perché non pensa prima di agire?” disse Tsunade per poi lanciarsi in un attacco
contro il ninja dai capelli corvini. Lanciò il suo Kunai e subito dopo lanciò
una serie di shuriken, che il suo avversario riuscì a scansare. A parte uno che
gli tagliò una ciocca di capelli.
Il ninja pelato si
inginocchiò e cominciò a muovere le mani in una sequenza di sigilli. Ma
improvvisamente si fermò, e sudò freddo. Orochimaru aveva interrotto le sue
azioni puntandogli la propria katana sotto il collo. Il nemico non si era
accorto di nulla. Orochimaru era stato così veloce e rapido che non era riuscito
in tempo a impastare il suo chackra.
“Non abbiamo tempo
da perdere con voi.” disse Orochimaru e con un gesto mise fine alla vita del
nemico. Lo aveva fatto perché i suoi compagni erano distratti. Sapeva che loro
odiavano quando si comportava in quel modo. Spesso non aveva scrupoli ad
uccidere il nemico, chiunque fosse stato, non aveva pietà di nessuno. Era
capitato più di una volta che Tsunade gli dicesse che era un essere viscido. Lui
spesso la ignorava lasciandole sfogare la sua rabbia. Trovava troppo
sentimentali i suoi compagni. Ma nulla toglieva al fatto che avevano fretta e
perciò scattò di nuovo in avanti per aiutare Tsunade. Gli altri due nemici
sembravano più forti del pelato. Il tizio dai capelli corvini riuscì a colpire
Tsunade con un calcio al ventre. La ragazza si librò in aria per la forza del
colpo ricevuto, quel maledetto aveva usato il chackra per potenziare il colpo.
Orochimaru scattò verso destra e afferrò la ragazza in volo prima che battesse
violentemente a terra.
Non fece neanche in
tempo a ringraziarlo che Orochimaru scattò in avanti verso il nemico.
Iniziarono a
combattere ferocemente. Tsunade preoccupata si voltò verso Jiraiya, lui era il
più debole del gruppo, e sperava che se la cavasse.
Jiraiya scambiava
colpi violentissimi con il suo avversario, così come Orochimaru.
Si vedeva che
entrambi avevano fretta, soprattutto Orochimaru che non si dilettava come al
solito a valutare le abilità del nemico.
“Tsunade, vai ad
aiutare quel buono a nulla di Jiraiya, non abbiamo tempo da perdere.”disse
Orochimaru per poi saltare in alto per evitare un calcio. Il nemico ne
approfittò della sua distrazione: mentre era ancora in sospensione per il salto,
il tizio dai capelli neri si portò la mano alla bocca dalla quale uscì un dardo
di acqua ghiacciata. Il dardo volò veloce e si conficcò nella spalla del sannin
che urlò dal dolore. Si accasciò a terra e Tsunade urlando il suo nome corse in
suo soccorso. Il nemico le lanciò un altro dardo di ghiaccio, ma Tsunade con la
sua tecnica deviò la traiettoria del dardo e raggiunse il nemico. Con un pugno
caricato di energia riuscì a colpirlo in pieno petto. L’energia del suo pugno
era in grado di frantumare una roccia grande quanto una casa.
Il nemico si
accasciò a terra ed esalò l’ultimo respiro.
“Orochimaru!” urlò
Tsunade preoccupata, si avvicinò a lui. L’uomo aveva tutta la spalla ghiacciata
e il sangue si era raggrumato intorno al dardo ancora conficcato nelle
carni.
Tsunade gli estrasse
il dardo con un tiro unico e deciso. Orochimaru urlò dal dolore per poi
lasciarsi cadere sulle gambe della donna semisvenuto. Tsunade iniziò
immediatamente a usare i suoi ninjustu medici per guarirlo. Intanto Jiraiya
continuava a combattere. Nella sua mano si formò una sfera di chackra
concentrato, la mitica tecnica chiamata “rasengan”. Schivò un attacco di
shuriken, e si lanciò mirando il colpo al petto del nemico. Ma il biondino si
rivelò essere abile. Creo dei sigilli e dalla cascata accanto si alzò un onda
gigantesca che prese la forma della testa di una tigre. Jiraiya colpì il nemico
ma il gigantesco mostro d’acqua inghiottì Jiraiya trascinandolo via.
Il nemico, con uno
squarcio al petto, si accasciò a terra morendo mentre Jiraiya era in balia del
mostro acquatico.
“Jiraiya!” urlò
Tsunade lasciando Orochimaru a terra e correndo da lui. Il mostro fece un tratto
nel vuoto e scomparve lasciando Jiraiya precipitare nel vuoto. Mentre cadeva con
una sua tecnica e uno sforzo immenso riuscì ad aggrapparsi ad una sporgenza.
“Merda!” esclamò
notando quanto fossero viscide le rocce. Con il combattimento aveva consumato
troppo chackra, e non aveva la forza di fare un evocazione.
“Jiraiya!” la voce
di Tsunade gli fece sollevare il capo e la vide sul orlo del precipizio con il
viso preoccupato. Ci mancava poco che scoppiasse a piangere. Lei si voltò
urlando a Orochimaru di avvicinarsi.
Il ragazzo la
raggiunse, Jiraiya vide che era più pallido del solito. Se non avessero
combattuto sarebbe stato uno scherzo da ragazzi recuperarlo. Ma erano tutti a
corto di chackra. Tsunade perché aveva curato Orochimaru. E Orochimaru perché
aveva combattuto a lungo e non si era ancora ripreso perfettamente dalla
ferita.
Gli calarono una
corda, ma prima che lo raggiungesse, la mano di Jiraiya scivolò e Tsunade vide
il suo amico precipitare nel vuoto. Jiraiya vide come Tsunade urlava disperata e
se Orochimaru non l’avesse bloccata si sarebbe buttata nel disperato tentativo
di afferrarlo.
“Perché!?” urlò
Tsunade accusando Orochimaru “Perché non lo hai salvato?”
“Calmati, lui è uno
dei sannin ricordi? Non morirà per così poco.”
“Stupido, da
quell’altezza anche se non morisse sul colpo, senza un ninja medico non può
sopravvivere.” gli disse con gli occhi lucidi.
“Forza andiamo.
Abbiamo una missione da compiere” Le disse Orochimaru afferrandola per un
braccio.
“Cosa dici? Dobbiamo
salvarlo dobbiamo scendere giù!” le disse lei ancora scossa dallo
shock.
“Non abbiamo tempo,
lascialo pure crepare e la facciamo finita.” rispose lui.
Tsunade non gli
disse nulla, lo colpì violentemente con un pugno sul viso. Orochimaru barcollò e
sputò un misto di sangue e saliva mentre la guardava allibita.
“Che cazzo stai
dicendo? Jiraiya è un nostro compagno, è il nostro dovere salvarlo. Come fai a
parlare così? Siete cresciuti assieme, non conta nulla per te?” Tsunade fece una
pausa per prendere fiato e impedire alle lacrime di sgorgare. Lei era uno
shinobi, non doveva farsi prendere dallo sconforto.
“Tu parli di tempo?
Cosa vuoi che cambi un giorno o due? Io senza Jiraiya non vado da nessuna
parte!” gli urlò contro. “il tsuchikage può anche aspettare, ma lui no, ogni
minuto può essere prezioso, perciò con o senza di te io vado a cercarlo.” Non
avrebbe permesso che un’altra persona per lei importante morisse per colpa della
guerra. Aveva già perso le persone che amava di più al mondo. Non voleva
perderne un’altra. Adesso le rimanevano soltanto Jiraiya, Orochimaru e la sua
allieva Shizune.
Orochimaru si pulì
il labbro spaccato dal sangue e sospirò. Non voleva viaggiare da solo, e
soprattutto senza un ninja medico. Così anche lui si fece prendere dai
sentimenti, infondo Jiraiya per lui era ancora un amico. “Sì, hai ragione,
andiamo a prenderlo.” Le disse e finalmente vide un sorriso sul viso della sua
compagna.
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