VD
La serpe in seno.
La polvere ti pizzicava gli occhi. Abbassavi il mento e schermavi lo
sguardo con le palpebre per evitare quell'intermittente, insidioso
fastidio che non potevi fare a meno di ascoltare, pur nella piena
consapevolezza che, se lo avessi ignorato, sarebbe svanito. Ma per la
prima volta nella tua vita ricordare la polvere era meglio che prestare
la tua mente a tutto il resto.
Un bravo re è un bravo stratega. Conquistare il trono
significa annientare una pedina, con un gioco di mano tanto abile da
non farlo
intendere, fino a che non è la vittoria a smascherare la
tattica. Nel sordido mondo in
cui viviamo tutto è un gioco, a cui è la
commiserevole
pietà umana a dare eccessiva importanza, questo un drago lo
sa.
Tu eri un bravo stratega? Non avevi mai avuto modo di
dimostrarlo.
I giocatori senza carte possono solo strapparsi i capelli, ma dei tuoi
andavi talmente fiero che sarebbe stato un peccato.
Un peccato. Capelli fluenti e languidi come acqua sorgiva, a scorrere
sulla pietra rosea del viso ovale. Capelli color della neve disciolta
al sole. Capelli Targaryen.
Quei capelli appiccicati alle tue tempie dal sudore, quei capelli che
danzavano alla brezza davanti a te. Gli stessi capelli, lo stesso
sangue orgoglioso.
Forse non eri un bravo stratega; chi cresce osservando la propria
immagine nelle pozzanghere, notando la statura costantemente in
evoluzione e gli occhi feriti sempre uguali, non può certo
essere
istruito dai sussurri del vento. Però ti eri sempre
comportato
come se lo fossi.
Ed in quel momento eri lì, a gustare sul palato il sapore
d'una
disillusione irrevocabile. Quella sorella alla quale avevi riservato il
tuo
affetto cattivo scappava, ed era stata la tua mano a permetterglielo,
la stessa mano con la quale l'avevi picchiata tante volte quante l'avevi
accarezzata. Scappava via. Le stavi dando una ragione per la quale
esistere che non fossi tu, e ciò non ti stava bene.
Stavi armando Daenerys. Le stavi porgendo la scure con cui mozzarti la
testa. Avevi allevato una serpe in seno. Anzi no: tutto ciò
era
già stato fatto, le azioni compiute erano già
protette
dalle muraglie invalicabili del tempo, messe in salvo nel passato, dove
tu non potevi più giungere per porvi rimedio.
Avevi provato per tua sorella non sentimenti, ma emozioni, le emozioni
più contrastanti, a seconda della direzione in cui la luce
si
volgeva; era il tuo umore a dettare legge, nella piccola vita
oppressiva e chimerica di Daenerys Targaryen. Una parola la separava
dal tuo sorriso, un'altra dalla tua furia; ella danzava ansiosa e
concitata ritraendosi ed esponendosi a quel fato volubile, spinta dal
tragico amore delle falene per il fuoco. Lei ti aveva offerto la
rassegnata prostrazione delle ragazzine tristi, tu l'avevi
accettata
con la sufficienza sbadata ed apatica degli adulti, dall'alto di un
trono su cui ancora non sedevi. Magari Daenerys avrebbe dimenticato
ogni violenza, ogni bestemmia ed ogni privazione, ma non avrebbe mai
scordato il fantasma del fratello buono che tornava troppo tardi a
baciarle le guance, soltanto se non c'era bisogno di lui.
Io ti ho amata quando
nessun altro era disposto a farlo, avresti voluto urlare,
ma sarebbe servito soltanto a mentirle un'altra volta e farti odiare un
po' di più.
Amata? Non era la parola giusta.
Avevi provato l'astio più disgustato e ruvido,
l'indifferenza più pericolosa ed estenuata e il desiderio
più basso ed urgente, ma l'avevi amata poco. Le avevi dato
di
che mangiare, l'avevi tenuta per mano, ma non sapevi che i bambini si
nutrono dell'affetto più impalpabile del mondo e di quei
piccoli
gesti gentili di cui non la ritenevi degna. Ora i lividi degli schiaffi
erano stati cancellati dalle notti clementi di lacrime contro un
cuscino, però riuscivi con chiarezza a vedere le impronte di
tutte le tue carezze velenose su quella carnagione diafana.
L'avevi gettata fra i selvaggi per altri fini, ovviamente, ma anche con
la segreta intenzione di farle pagare di essere femmina, essere stupida
ed avere ucciso vostra madre.
Invece, cos'eri venuto a capire? Che le avevi fatto un enorme favore.
Una corona di ossa, dunque, per la regina dei barbari, che mangiano i
cuori dei cavalli e dormono nelle tende.
Avresti dovuto prevederlo: come pretendere dignità, onore,
fedeltà alla parola data, da un gruppo di zoticoni come
quelli?
Così potevi solo mangiare la polvere dietro a tua sorella.
Quando mai un Targaryen abbassa la testa?
Non ho paura di
te, diceva la sciocca Daenerys; ma quando ti guardava,
bardata, viziata, idolatrata,
aveva ancora lo scrupoloso timore di un tempo, i bei tempi in cui
girovagavate per i Sette Regni e progettavi di sposarla nella sala del
trono d'un castello che non ti apparteneva, non più, l'avevi
perduto ancora prima di cercare il modo di assediarlo.
La polvere ti pizzicava gli occhi, la polvere: non le lacrime. La polvere.
Note dell'Autrice: Io mi chiedo, come si fa ad uccidere
una creatura pucciosa come Viserys, che per giunta ha anche
inclinazioni un poco incestuose?
Mah. Bisogna proprio essere deficienti. Come si dice, chi ha il pane
non ha i denti... E quindi ho scritto questa robina. Perchè,
boh, avevo voglia di scrivere qualcosa. Mamma mia, sto dando sfogo di
incredibile acume in queste note. Lasciamo stare... ^-^
Ordunque, spero che la one-shot vi sia piaciuta e che mi scriviate che
ne pensate! Grazie a tutti!
Lucy
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