Non ho la più pallida idea da dove sia uscita fuori
questa flashfic, ma ero ispirata e l’ho scritta.
«He made me feel... like I had a heart.»
Axel
Lo aveva visto andarsene. Aveva osservato la schiena
che rapida si allontanava da lui e non aveva fatto nulla.
Si era arrabbiato, certo; gli aveva gridato contro, ovvio,
ma non lo aveva fermato.
Non ce l’aveva fatta. Aveva fallito.
Mordendosi le labbra, sussurrando al posto vuoto
vicino a lui quelle parole che forse lo avrebbero convinto a restare.
Si voltò per non vedere ancora il nulla che lo
circondava. Furente con se stesso, con il mondo e con lui, che tanto facilmente
lo aveva abbandonato.
Alzò il volto incrociando lo sguardo sbeffeggiante
di Marluxia.
«Cosa farai ora?»
La risposta era semplice, scontata quasi.
«Lo riporterò indietro, ovvio.»
Il compagno rise di lui, del suo sguardo deciso, del
suo “cuore”.
«Certo. Mi chiedo solo come farai.»
Lo superò, ignorando il sorriso sarcastico e le
parole pungenti.
Marluxia non aveva finito di colpire.
«Come puoi pensare che ci riuscirai?»
Si fermò. Non aveva bisogno di riflettere. Lo guardò
per un breve istante e sorrise.
«Perché sono io.»
Nuova risata, nuovo sbeffeggiamento, ma non gli
interessava l’opinione dell’altro. Contava solo la sua e quella di Roxas. Ci
pensò. No, nemmeno quella di Roxas contava.
«Non puoi farcela. Non puoi portare indietro nemmeno
te stesso.»
Aveva ripreso a camminare, superandolo non di poco,
ma tornò indietro. Lo afferrò per il cappotto e Marluxia seppe di averlo
colpito a fondo. Ora sarebbe bastato affondarlo.
«Ripetilo se ne hai il coraggio!»
Marluxia lo scostò delicatamente da sé. Si rassettò
l’abito sgualcito con calma e col sorriso.
«Non ho bisogno di ripeterlo e tu lo sai bene. Sempre
alla ricerca di un cuore che non hai, credi di averlo trovato in quel ragazzo? Pensi
veramente che il tuo cuore sia lì?»
Un colpo basso degno di encomio. Lo avrebbe ferito
volentieri e stava per farlo, ma Marluxia non aveva finito. Non ancora.
Un ultimo affondo.
«Tu che non ricordi nemmeno il tuo nome. Nessuno di
noi lo ricorda, ma te sei l’unico a credere che abbia realmente importanza. Un
nome, un cuore…che differenza vuoi che faccia? Cosa cambierà?»
Non abbassò lo sguardo. Di cosa stavano realmente
parlando? Non era quello il loro scopo? Avrebbe potuto riflettere seriamente
sull’implicazione di quelle parole, ma Marluxia aveva trovato il suo punto più
debole e lo aveva scoperto.
Un organo vitale lasciato scoperto, in balia della
crudeltà della realtà.
Lui non ricordava nemmeno il suo nome. Nessuno loro
se lo ricordava.
Si allontanò. Non da Marluxia, non da Roxas che lo
aveva ferito, ma dalla verità.
Salì sul cornicione dell’orologio. Gli piaceva
quella città, gli piacevano i ghiaccioli al sale marino, gli piaceva anche la
notte che lo circondava. Non gli piaceva la solitudine però.
Lo avrebbe riportato indietro, se l’era giurato.
Staccò con un morso secco un pezzo di ghiacciolo.
Forse con Roxas sarebbe ritornato il calore. Forse avrebbe
riavuto il suo cuore. Forse avrebbe ricordato il suo nome.
«Axel! Got it memorize?»
Se lo disse ad alta voce, ma credeva veramente alle
sue stesse parole?
«Ricordalo, è Axel.»
No.