All! To! Blame!
-
The Sweetest
Gift
-
- Ecco la mia terza FF
(ennesima riesumazione delle storie che scrivevo in estate, sotto l'influsso
di sentimenti decisamente negativi >_<)... stavolta i personaggi sono
tutti di mia creazione. Il protagonista indiscusso è Daniel, ma la figura di
Lei (per ora non ha un nome... xD) mi piace molto e vorrei scrivere
qualcos'altro sul suo personaggio e la sua storia...
-
-
- -Continua la tragica serie di morti sospette a Bologna. L’ultima vittima
del serial killer soprannominato Il Vampiro è stata trovata ai piedi della
Torre Asinelli. Si trattava di una ragazza di appena 19 anni. Come tutte le
altre vittime del misterioso serial killer, è morta per dissanguamento ma non
è stata trovata alcuna traccia di sangue accanto al suo cadavere. Questa è la
13esima vittima de Il Vampiro, soprannominato dalla popolazione in questo modo
per il suo inspiegabile modo di uccidere, simile a quello dei vampiri della
leggenda…-
- È assurdo! Ormai non si può proprio più uscire di casa
che rischi di incontrare anche i vampiri! Il mondo è davvero impazzito…
- Mamma non preoccuparti… Il Vampiro non è interessato a gente come
te!
Eravamo seduti a tavola per la cena. Io e mia madre come
sempre. Mia madre. La mia sola compagnia. La mia sola amica.
Che passava le giornate attaccata alla televisione a commentare qualsiasi
programma che venisse trasmesso. Questa era mia madre. A parte lei, al
mondo, non avevo nessun altro.
- Che vorresti dire ?
- Ovvio…
la televisione ne ha a stento accennato ma pare che Il Vampiro uccida solo
persone depresse. Infatti c’è gente che ritiene che in realtà queste morti
siano dei suicidi e che stia circolando un nuovo veleno o una droga che ti fa
morire bruciandoti tutto il sangue che hai nelle vene. Sai… dicono anche che
le vittime siano state trovate tutte col sorriso sulle labbra….
- Uhm…
stai attento allora! Affermò mentre masticava la carne. Sgranai gli
occhi dallo stupore -Perché…? Tu… Tu credi che sia depresso?
- Mi
sembra palese.. Disse con estreme calma, continuando a masticare quella
maledetta carne.
Non sapevo cosa dire: lei sapeva, forse aveva sempre
saputo, ma non ha mai cercato di aiutarmi. Non mi ha mai neanche chiesto il
perché stessi così.
- Capisco… Sussurrai con voce tremolante,
sentivo le lacrime salirmi agli occhi. Abbassai il capo, come un cane
bastonato, come se fosse colpa mia se a nessuno fregasse che volevo piangere.
Si… Sarei potuto scoppiar in lacrime lì avanti a lei e lei non avrebbe
mosso un ciglio: avrebbe continuato a masticare quella fottutissima carne.
Mi alzai. - Esco… Così dicendo uscii, presi dalla tasca il mio
pacchetto di Camel blue e me ne accesi una. La voglia di piangere passò,
rimase solo un gran senso di rabbia e poi… Poi il vuoto. Camminavo
nella notte bolognese, il quel viale alberato che mi aveva visto passare mille
e più volte sin da quando ero piccolo. Un tenue caldo vento estivo muoveva gli
alberi, i pochi lampioni riuscivano a malapena a illuminare la via. Non vi era
nessuno a parte me. Mi sentivo così in pace. Sono cresciuto nella
solitudine, da quando mio padre scappò di casa con quella donna lasciando la
mamma sola, nessuno si era mai curato molto di me. Ero sempre solo, nella
mia camera, immerso nel mio mondo fantastico come se non avessi mai vissuto
nella realtà ma in un mio reame, una mia realtà parallela. A scuola non
parlavo con nessuno, non ne ero capace e mi vergognavo molto. I bambini mi
venivano spesso vicino per giocare ma io non volevo, avevo paura di sbagliare,
di deluderli e diventare poi un peso per loro. Sono cresciuto con questa
immensa insicurezza: il rapporto con gli altri mi stressava tantissimo e così
cercavo sempre di evitarlo. Ma cos’è la vita se rimani sempre chiuso in te
stesso? Tante… tantissime volte mi sono detto di non aver bisogno di
nessuno, di stare fin troppo bene con me stesso e nessun altro. Ma il mio
reame fantastico pian piano di trasformò in un mondo di apatia, privo di
sentimenti, privo di vita: la vita se la si trascorre lontana dalle altre vite
si esaurisce.. la vita ha bisogno di altre vite per potersi definire tale.
Che sono nato a fare?
Se morissimi… se morissi non
importerebbe a nessuno… Nemmeno a me…
Camminavo.. Fumavo…
Ma non avvertivo nessuna di queste azioni… Le tenebre... Vedevo
solo tenebre intorno a me, in me….
Se morissi… se morissimi questa
sofferenza cesserebbe Io lo so, non esiste alcun paradiso, non esiste
nulla dopo Ed è per questo che ho sempre avuto paura Ed è per questo
che ho paura Mi chiedo se anche respirare per me è inutile, perché non
farla finita Cancellare questo mio inutile io dall’insensatezza della mia
vita.
Mi sento come un fantasma Spettatore delle vite altrui
Lì.. in un angolo, costretto solo a guardare Assaporare quelle
splendide emozioni da lontano Senza poterle toccare E allora le cerco
nei libri Nella musica Nei film Ma sono sempre lì
Inaccessibili Perché non sono mie La mia vita è una presa in giro
Perché questo non è vivere Ma lasciarsi vivere E per una volta…
Solo una volta… Vorrei vivere davvero.
Allora si Soltanto
dopo aver vissuto davvero Potrei morire felice Perché non sarei morto
inutilmente La mia vita avrebbe avuto un senso…
Eppur so che non
succederà mai Perché io ne sono incapace E per questo soffro
immensamente E allora meglio morire ora per cancellare questo dolore
lacerante.
Camminavo… Fumavo… Atti automatici e intanto le
tenebre Mi attanagliavano Mi chiamavano a se Col loro canto
Che aveva la forma del pianto di una ragazza…
Una ragazza piangeva
in quel parchetto Seduta sull’altalena Fissava il vuoto a terra
Piangendo veemente e quasi sottovoce I suoi erano opachi singhiozzi di
dolore…
Avevo camminano molto Per non so quanto tempo Così ero
giunto in quel parchetto Un parchetto che non avevo mai visto prima
Era strano: che ci faceva un parchetto lì? Non vi erano edifici nei
paraggi Le loro ombre luminose coloravano il paesaggio in lontananza
Eppure dove mi trovavo era molto buio Probabilmente colpa della
vegetazione che intorno al parchetto era molto fitta E vi era solo un
lampione la cui debole luce riusciva a illuminare solo l’altalena: intorno
ad essa l’oscurità, l’indefinito.
In celo brillava una stupenda luna
piena Non avevo mai visto prima d’allora una luna piena così grande e
argentea Sembrava volesse far compagnia alla tristezza di quella ragazza…
Quella ragazza…. Era così bella… sembrava la stessa luna… Aveva
lunghi capelli corvini che le cadevano ad ampi boccoli sulle sottili spalle,
più corti intorno al viso, le esaltavano la diafana pelle i suoi occhi
azzurri, illuminati dalle lacrime, brillavano più della luna. Era vestita
di pizzi neri, appariva come un’oscura bambolina di porcellana O meglio…
come una tristissima vampira che alla luna cantava la sua solitudine
Solitudine…
La guardavo Lì Un po’ distante E il
suo pianto venne ai miei occhi Come se riuscissi a sentire il suo dolore
Perché il suo dolore era il mio
Avrei voluto abbracciarla ma mi
sentivo incapace di muovere anche un passo Come sempre, io ero solo uno
spettatore Nulla di piu.
Pensai che fosse il caso di andar via
Che diritto avevo io di disturbare la sua sofferenza rimanendo lì a
contemplarla? Eppur non riuscivo a muovermi Come ipnotizzato
Finchè… finchè il suo sguardo non si alzò su di me I suoi occhi nei
miei Sentì un brivido percorrermi la schiena I suoi occhi nei miei
Non era previsto Non doveva succedere I suoi occhi nei miei
Per un attimo ebbi l’impressione di conoscerla da una vita I suoi
occhi nei miei Mi sentii leggere dentro, nel profondo I suoi occhi nei
miei E non ero più solo…
- Perché piangi? Mi chiese Ero
confuso Mi avvicinai piano - Io? Sei tu che piangi… hai bisogno di
aiuto? - Io piango per te… queste lacrime non sono mie… sono tue…. Il
suo viso perse d’espressione eppure risplendeva ancora dolcemente Mentre
lente lacrime scendevano dai suoi occhi Le mie lacrime… - Ma .. tu…
chi sei? Le chiesi mentre i miei occhi erano ipnotizzati dalla sua figura
E dalla triste aurea che emanava
Si alzò dall’altalena venendo
verso di me E mi abbracciò Mai ero stato abbracciato prima Eppur
l’avevo tanto desiderato un abbraccio Da mia madre Ma lei era sempre
stata sorda nei miei confronti Così presa dalla sua vita Io ero solo
un peso… Nient’altro che Un peso…
- Eppur le vuoi bene…
Sussurrò lei. Il suo capo era appoggiato al mio petto Mentre le
sue esili braccia mi cingevano la vita
Riuscivo a sentir il suo cuore
battere in sincronia col mio…
- La tua solitudine è la mia... il tuo
dolore è il mio La sua voce era incredibilmente triste e tremante. -
Ti prego Daniel: non lasciarmi! Supplicò E il mio cuore si colmò di
commozione Lei aveva bisogno di me E lei era vera, non più un onirico
essere del mio reame fantastico E conosceva la mia sofferenza perché lei
era come me.
Ricambiai il suo abbraccio stringendola forte a me
Non importava chi lei fosse, sentivo di amarla Perché chiunque lei
fosse… per la prima volta mi aveva fatto sentire vivo in tutta la mia
esistenza Ed ero felice Così felice da piangere Così felice da
desiderare che quel momento durasse in eterno E lei sentì il mio
desiderio…
Alzò il capo dolcemente E i suoi occhi tornarono nei
miei Le presi il viso tra le mie mani e le sorrisi… L’avevo sentita
anche io Avevo sentito cosa il suo cuore diceva E il suo cuore mi
aveva mostrato chi ella fosse Lasciandomi comprendere cosa sarebbe
accaduto… E io le sorridevo con immensa gioia perché non v’era nient’altro
che potessi desiderare.
Avvicinò il suo viso al mio - Ti donerò
l’immortalità di questa felicità Mi baciò Un bacio profondo
Intenso Immenso Mentre risucchiava tutto il mio sangue E
un’immensa gioia pervadeva tutto il mio essere…
Pian piano l’oscurità
accecò i miei occhi E il torpore si impossessò della mia mentre Mentre
il mio corpo cedeva Ma io ero felice E mentre la morte veniva a
cogliermi fra le sue braccia Un sorriso si stampò sul mio viso.
Lei mi poggiò delicatamente a terra Potevo ancora sentirla
Anche se immensamente lontana Riuscivo ancora a sentirla La sua
mano Mi accarezzava il viso I suoi occhi mi fissavano con tristezza
Stavolta, la sua tristezza…
- E chiami me Bestia? Una voce
forte Maschile Una voce crudele Sfacciata Cinica Beffarda
- Tu osi chiamare me Bestia? AHAH! Tu che uccidi prendendoti gioco della
vita di queste miserabili persone?
Il suo viso continuava a
contemplarmi La sua triste voce: - Io dono loro la pace eterna. Dono
alla loro vita un senso…
- Tu doni loro solo un’illusione… ti sembra
giusto?
Il suo sguardo si allontanò da me. Sentì la sua essenza
lasciarmi per avviarsi verso quel altro essere
- Chi può dire cosa sia
giusto e cosa sbagliato? Proprio tu, dovresti sapere che giusto e sbagliato
non esistono…
Sentivo i suoi passi che s’allontanavano da me
Sussurrai un “ Grazie “ con l’ultimo alito di vita che mi
rimaneva…
- Sentii gli occhi di lui cadere su di me: - Era
davvero solo questo ragazzo... solo come te...
E forse fu un’illusione Forse… era solo l’effetto della sua magia
Ma io Sentì la sua voce Accendersi d’emozione Di vita,
Vita in quell’essere che come me non aveva mai conosciuto la vita Se
non che da spettatore, e tra mille lacrime urlare il mio nome: - DANIEL!
mentre i suoi passi tornavano da me correndo e io mi spegnevo nel
nulla della morte…
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|