Save me.

di Weareallmad
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Il ragazzo mi guarda senza sorridere. Poi, continuando a rimproverare il suo amico con gli occhi, si dirige pigramente verso di me. Io aggrotto la fronte e guardo Lauren, cominciando a capire. 
-Sono Harry - dice lui, ma non è affatto cordiale. Non gli stringo la mano, e gli comunico burbera il mio nome, sprofondando le mani nelle tasche della mia felpa. Lauren e Michael si allontanano per chiacchierare, e il tipo sbuffa. Ha dei capelli ricci che gli incorniciano il viso da bambino, avrà diciott'anni, diciannove al massimo.
-Senti, mi dispiace tanto di essere.. una delusione. Deve aver organizzato tutto quell'idiota di mio cugino, ma io non.. Che c'è? - si interrompe quando si accorge dei miei occhi sbarrati. Scoppio a ridere a crepapelle, tanto che Lauren da lontano si volta incuriosita.
-Che cosa? - esclamo -credi.. Credi che io sia qui per una specie di appuntamento combinato?!
Lui fa un mezzo sorriso, un misto tra ammirazione e sgomento.
-Non avevo idea che ci fosse qualcun altro! Mi sono venuti a prelevare a casa e mi hanno trascinata qui!
A quel punto ride anche lui, ma non so perché la sua risata mi da tristezza. 
-Scusami - dice, e mi accorgo che ha un leggero, adorabile accento inglese - è probabilmente un incontro combinato..
-È sicuramente un incontro combinato - lo correggo ridendo. Guardiamo entrambi i nostri amici, ma sono troppo presi da un abbraccio. Vado ad appoggiarmi al muro di pietra, e Harry mi passa quella che sembrerebbe la bottiglia di una birra, stappandola. Bevo un sorso.
-È.. Coca cola? - dico, un po' sorpresa, un po' per evitare silenzi imbarazzanti. 
-Che ti aspettavi, un Pinot?
Scoppio a ridere di nuovo. Adesso che abbiamo chiarito il malinteso che ci ha portati ad uscire insieme questa sera siamo tutti e due più socievoli, e devo dire che é bello parlare con qualcuno che non sa niente di te, qualcuno che non ti guarda assicurandosi che non stai per crollare. Il viso del ragazzo viene illuminato dai fari di un auto, e io rimango a fissarlo. Sorride a disagio.
-Che c'è?
-È che, beh - farfuglio, - fino a qualche tempo fa pensavo di avere degli occhi particolarmente belli, ma continuo ad incontrare gente che mi batte alla grande..
Lui ride, di nuovo la risata che sembra triste.
-Se questo è un complimento, è il più strano che mi abbiano fatto - dice ironico. 
-E hai anche un fastidioso ma dolce accento inglese.
-Oh, mi farai arrossire - risponde prontamente, imitando teatralmente la posa di un modello. Io scoppio a ridere, di nuovo. È incredibile, conosco questo ragazzo da dieci, forse quindici minuti e sento che non mi sembrava di essere così me stessa da secoli. Non so da dove sia stato mandato quest'angelo riccio, ma è bravo nel suo compito.
-Sono di Londra, però vivo a Long Island.
-A New York? Stai scherzando - gli dico, e fa cenno di no con la testa.
-È dove vorrei andare al college - gli spiego, - sei di Londra ma vivi a Long Island. Che ci fai a Portland?
-Sono qui da mio cugino per il prossimo mese. I miei stanno traslocando, e io ne ho approfittato - dice. 
Oh. Una data di scadenza, penso. Peccato. 
-New York è meravigliosa. È il mio sogno da sempre - gli dico per fare conversazione. Abbiamo cominciato a muoverci, e da quello che ho capito andiamo a vedere una specie di mini concerto a Jamison Square. 
-Si, è bellissima, ma a volte sento di voler tornare a Londra. 
Prima che io possa chiedergli il perché squilla il suo cellulare.
-Si? Dimmi - dice. Dal tono di voce credo stia parlando con suo fratello, o con un amico stretto.
-Si, chiedigli scusa, ha ragione.. Ma adesso non posso parlare. Okay? A domani, Lou. 
Attacca il telefono e mi sorride appena.
-Scusa. Sono i miei migliori amici. Mi chiamano tutti i giorni, da quando sono qui - mi spiega.
-Non dovevi attaccare - gli dico, più per cortesia che per altro.
Lui mi studia aggrottando le sopracciglia.
-Si, invece - risponde serio. Io porto la bottiglia alla bocca e continuo a camminare, guardando davanti a me. 







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