Au revoir, ma pucelle.

di Lothiriel_Indil
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Fiamme.
“Al rogo la strega!”
“Uccidetela!”
“Venera il demonio!”
Le grida della popolazione risuonavano come echi alle orecchie del francese che, cercando di mantenere la calma, teneva gli occhi color turchese puntati su quella scena disumana.
Non poteva muoversi, le aveva promesso che non avrebbe interferito, che l’avrebbe lasciata morire senza lottare ulteriormente.
“E’ il volere di Dio.”, così gli aveva detto la sera precedente, quando, chiusa in quella fredda e sporca cella, aveva cercato di farlo ragionare e di tranquillizzarlo.
Ora lei lo guardava, rivolgeva verso di lui quegli occhi che gli ricordavano tanto il vasto mare azzurro. Gli sorrideva, voleva mostrarsi forte e ribelle, quella che aveva sempre cercato di essere.
Ma cosa poteva fare una semplice ragazza in quella situazione?
Come aveva potuto Dio affidarle un compito tanto grande?
Un grido.
La “strega” si stava lasciando andare. La sua pelle, ustionata dalle fiamme incandescenti che la accarezzavano ininterrottamente, era ormai diventata rossa e aveva abbandonato quella piacevole sfumatura candida che tanto la rappresentava.
Lei, l’angelo mandato da Dio. Cos’altro poteva essere?
La prima volta che l’aveva incontrata, Francis, aveva addirittura creduto di aver visto due candide ali sulla sua schiena, cosa che inizialmente aveva attribuito a uno scherzo causato dalla luce del sole.
 Ma dove erano ora? Perché non fuggiva?
Si ritrovò a sperare che quelle grida dicessero il vero, che la sua Jeanne fosse veramente una strega. In quel modo non avrebbe dovuto dirle addio. Avrebbe potuto stringerla tra le proprie braccia e le avrebbe impedito di compiere altre azioni in nome di quel Dio misericordioso che ora la stava facendo morire.
Ma esisteva veramente un Dio? Lui, il rappresentante della Francia, per la prima volta si trovava a dubitarne. Come poteva credere in lui in un momento simile? Era disperato e sconvolto, la ragazza che tanto amava stava bruciando sul rogo in suo nome.
Jeanne… La sua piccola e fragile Jeanne, l’unica ragazza che aveva saputo condurre degli uomini in battaglia.
Silenzio.
L’anima doveva aver abbandonato il corpo della Pulzella d’Orléans che ora restava immobile senza cercare di fuggire da quelle ultime fiamme che la stavano divorando.
Dal cielo, ormai grigio, iniziarono a cadere delle piccole gocce di pioggia che spinsero la folla a disperdersi.
Soldati, nobili, contadini… Nessuno rimase su quel piazzale nel quale aleggiava l’odore di morte.
Rimanevano solo lui e la sua Jeanne.
Avvicinandosi, Francis, non distolse per un solo attimo lo sguardo da colei che era riuscita a conquistare il suo cuore. Mai si era ritrovato a soffrire tanto per la perdita di qualcuno.
“Jeanne…”, mormorò mentre gli occhi iniziarono a riempirsi di lacrime che fortunatamente nessuno vide. Cosa avrebbero potuto pensare? Lui, il rappresentante francese, che piangeva per la morte di una strega?
No, lui stava piangendo perché non era stato in grado di difendere la persona amata e il suo dolce sorriso capace di riempire il cuore di chiunque, anche di uno come lui.
“Au revoir, Jeanne…”
Non voleva dirle addio, non ne era in grado. In qualche modo sperava in un suo ritorno, una sua futura rincarnazione… Ma l’avrebbe riconosciuto? Quella dolce fanciulla si sarebbe ricordata di lui?
Piangere, non poteva fare altrimenti in quella situazione. Lui, l’uomo osannato dalla sua popolazione, era stato del tutto inutile in una situazione del genere.
Mai si sarebbe perdonato per quanto accaduto.
Era lui il colpevole.




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