PRO QUID VALET

di DeiDeiDei
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PRO QUID VALET




[Glossario e chiarimenti sul fondo]



 

Quando Scott disse a Stiles di avere chiesto l’aiuto di Derek per imparare a controllarsi, ottenne effettivamente la sua completa attenzione, o quasi. Perché per quanto il ragazzo desiderasse ignorare con tutto se stesso il compagno e magari lasciarlo ribollire nei sensi di colpa per ancora qualche giorno con un bel trattamento del silenzio, il fatto che si fosse rivolto all’Hale era un drastico cambiamento dalla sua precedente linea di pensiero. E di conseguenza una modifica netta anche ai piani di Stiles, per quanto il giovane non era ancora sicuro fosse qualcosa di positivo o meno. Da un punto di vista, dopotutto, Scott avrebbe avuto un Lupo vero e proprio come maestro invece che un druido mascherato, ma d’altra parte lui non poteva permettersi di non rimanere aggiornato passo passo sugli sviluppi della licantropia del proprio migliore amico. Quindi, per quanto fosse terribilmente rischioso rimanere a contatto anche sono un secondo di più con Derek Hale per chi come lui doveva rimanere nascosto, decise che non poteva lasciare tutto in mano sua proprio in quel momento e che, di conseguenza, avrebbe trovato un modo per rimanere in gioco senza far ballare scie magiche sotto le sovrannaturali narici del mannaro.

Sospirò, mordendosi il labbro, irritato per la sua stessa capitolazione. Ma dopotutto cosa altro avrebbe potuto fare?

-Ok, cosa ha detto?-
 
***

Non era stata una delle sue idee più geniali, ma cosa avrebbe potuto fare dopo le informazioni ricevute? Dopo aver sentito Allison parlare a Lydia (posta casualmente proprio nel tavolo alle spalle sue e di Scott, in modo che nessuno di loro potesse vedersi in faccia ma che il druido riuscisse a sentire parola per parola tutto quello che si dicevano le due comari. Che coincidenza straordinaria, eh, cara la mia Lorhen?). La mora aveva tirato fuori un libro, molto vecchio e moooolto poco rassicurante, e si era messa a leggere di cacce di secoli prima, di gente e regnanti francesi e della prima, maledetta spedizione degli Argent. Loup Garou*. E con quello erano fottuti: in un modo o nell’altro qualcuno stava facendo scoprire ad Allison la storia della sua famiglia e presto o tardi sarebbe toccato anche a lei prendere in mano aconito ed argento e correre dietro ai lupi mannari ed alle altre bestie sovrannaturali. Non proprio una buona notizia per una piccola congrega di incantatori adolescenti.

Lydia aveva cercato di non darle corda, fingendosi disinteressata, ma l’agitazione della strega era praticamente palpabile e, non appena Stiles aveva lasciato la mensa, deciso a sistemare un poco l’autocontrollo di Scott prima dell’incontro con l’Hale, la rossa aveva iniziato a riempirlo di messaggi, riferendogli parola per parola ciò che le veniva detto.

Perciò il piano era stato piuttosto campato in aria. Niente di elaborato. Una cara e vecchia lezione direttamente sul campo. Letteralmente. Legare i polsi a Scott dietro la schiena era stata la cosa più strana, perché sapeva quanto quel nastro isolante sarebbe stato inutile in caso di perdita di controllo, ma doveva dare a vedere una sicurezza assoluta, se non voleva rovinare tutto. Lanciargli addosso le palle era stato… bhè, divertente, maledizione! Non solo aveva potuto scagliare un proiettile dopo l’altro contro una persona immobilizzata e volontariamente disposta a farsi colpire: aveva bersagliato un lupo mannaro, ripetutamente, senza che lui reagisse e questo, in un qualche perverso modo, lo aveva fatto sentire in pace col mondo. Insomma, non ti capita tutti i giorni una cosa del genere e se anche ti capitasse di poter prendere a pallonate un Licantropo senza che poi lui ti uccida, normalmente non potresti utilizzare i tuoi poteri per modificare la traiettoria della palla senza che lui se ne accorga ed inizi a fare domande.

-ווינטפירןמייןהאַנט, מייןביקס, מייןציל*- Unasemplice invocazione al Vento e poteva stare sicuro di colpire sempre il punto desiderato.

Benedetta l’ignoranza di Scott. E benedette le idee assurde di Stiles che, in un modo o nell’altro, quasi sempre portavano a buoni risultati. Doveva ammettere che fare infuriare il licantropo e tenere sott’occhio il suo battito cardiaco nella speranza che in un modo o nell’altro la bestia non si manifesti era stata una cosa piuttosto rischiosa. Ma visto che dopo tre tentativi tutto ciò che di male ne era uscito erano state due ore di punizione con Harris (per quanto l’elemento Harris rendesse il tutto più simile ad una condanna a vita), poteva dirsi soddisfatto.

A Lorhen il tutto non era piaciuto particolarmente, ma era riuscita a distrarla dalla ramanzina virando sull’argomento del miasma di cadavere che emanava il suo fidanzato. Non avevano bisogno di altra robaccia strana.
 
***

Nemmeno dare a Derek Hale il nome di Deaton era stata proprio una trovata geniale, per quanto lo avesse fatto anonimamente e fosse sicuro che il Licantropo non sarebbe stato talmente idiota da precipitarsi alla clinica e rapire lo sciamano (che per questo un giorno lo avrebbe davvero fatto a cubetti minuscoli, montato nel frullatore e servito ai suoi dolci pazienti).

Errore suo, ovviamente, a non calcolare quanto magistralmente cerebrolesi siano tutti i lupi mannari. אזוןפוןדילבנהריזאַנינגפוןכייַעאוןשטערן, ניטפֿאַרמענטשן, נישטפֿאַרפרויען, דורךענטיטיז*. O, per chi non ha sangue druido che ti fa vedere strana roba ogni volta che fai un bagno caldo, “le bestie sono bestie, se ne trovi uno col cervello segnalo sul calendario e sagnalalo alla protezione animali”. Virgola più, virgola meno.

Quello successivo invece era un piano geniale. E nessuno avrebbe potuto fargli cambiare idea. Se c’erano stati errori, come Scott che aveva dovuto provare due volte per riuscire ad ululare (due volte? Suvvia, sembrava un gatto soffocato. Un. Gatto. Soffocato.) o Derek sorprendentemente non collaborativo (no, ok, quello era stato calcolato) o, bhè, il fatto che l’Alpha, appena arrivato, avesse attaccato e fatto sputare una cosa come due litri di sangue al sopracitato insegnante di lupomannarità, erano stati malaugurate coincidenze. E tutta colpa altrui. Tipo di Derek.
 
***

-Apparentemente dare la colpa a Derek è la nuova moda.- Sbottò Lydia sedendosi davanti a lui nel magazzino della biblioteca. Il loro solito posto era perfetto per parlare della disastrosa notte precedente, per quanto nessuno dei due avesse molto tempo prima di dover tornare ai loro ruoli di guardiani di Scott McCall ed Allison Argent.

-Io gli do la colpa per un motivo. Scott invece ha soltanto complicato tutto. Cosa gli è venuto in mente di accusarlo di tutti gli omicidi? Quell’uomo è psicopatico. Finirà per ucciderlo lui prima che l’Alpha lo attiri a sé. E poi ucciderà me, perché sono il suo migliore amico. Perché diavolo sono il suo migliore amico? eh, spiegamelo Lorhen!-  La rossa aggiustò la propria posizione su una delle tre poltroncine di vecchia pelle verde e si passò una mano tra i capelli  -Essere suo amico non mi sta che creando problemi. Chissenefrega se mi viene distrutta la Jeep o se qualcuno cerca di uccidermi (no, anzi, me ne frega. Me ne frega altamente, ma non è questo il punto). Rischio di essere scoperto. Ogni momento sono sempre meno al sicuro e non si riesce a capire chi sia il nemico e chi sia dalla nostra parte. Non si riesce a capire quale sia la nostra parte. E l’Alpha. Lorh, sono sicuro che l’Alpha abbia capito qualcosa. Quando sono uscito a prendere le tronchesi e l’ho rallentato, o quando ci ha visti dal tetto, o quando ho nascosto la scia mia e di Scott nello spogliatoio o, maledizione, persino quando l’ho rinchiuso e l’ho guardato dalla porta. Ha capito qualcosa. Ne sono sicuro.-

-Qualcosa… tipo?-

-Tipo che l’ho rallentato, l’ho individuato, l’ho intrappolato e gli ho nascosto una scia, Lorhen. Cose che non proprio tutti gli adolescenti umani avrebbero potuto fare.-

-Oh.-

-E probabilmente che la Molotov, per quanto inefficace, conteneva un tuo incantesimo.-

-Deam in somnis ei erit et offeret sanguinem suum terræ sororum*.- Sibilò la strega stringendo le mani a pugno. Stiles non poteva che simpatizzare per la sua irritazione e per il suo terrore, perciò decise di non farle notare la vena pulsante a fianco dell’occhio destro o il fumo che le si alzava dai capelli, sempre più crespi ed elettrizzati.

-Non imprecare in latino. È dannatamente inquietante.-
 
***

Ubriacarsi con un licantropo non è affatto divertente, Stiles se lo annotò in un angolino della testa la mattina dopo, combattendo l’emicrania del doposbornia con un intruglio verdeviolaceo  dalla consistenza della gomma liquida. Era sempre più sicuro che fosse stato un intervento della Madre in persona a portare la zia di Danny ad aprire il suo bar poco distante da scuola, il suo bar con una lista di bibite molto particolari per chi, come sua sorella ed i suoi adorati nipotini,  poteva far comparire alberi dal nulla o scatenare una tempesta di fulmini.

Comunque, ubriacarsi coi licantropi. Inutile, dispendioso e potenzialmente dannoso. Non un’esperienza da ripetere.

I lupi mannari possono soffrire di nevrosi? Lo avrebbe chiesto volentieri a Lydia, ma sfortunatamente la ragazza sembrava aver iniziato a risentire di un qualche strano influsso da quando erano entrati nell’ultima fase della luna piena quella mattina e si stava comportando in modo… strano.
 
***

Lo sceriffo alzò un sopracciglio quando, uscendo dall’ufficio del preside di BH, trovò suo figlio appena qualche metro a lato della porta, evidentemente in trepidante attesa. Non che fosse strano che Stiles comparisse nei luoghi dove il suo lavoro di poliziotto lo portava, ma in teoria il ragazzo avrebbe dovuto avere un test di matematica, o chimica, o una qualsiasi altra materia della quale sicuramente sapeva tutto ma non aveva voglia di occuparsi.

-Che succede? Hai trovato Derek?- Chiese l’adolescente e l’uomo avrebbe potuto giurare di aver visto i fogli attaccati alla bacheca svolazzare in modo un po’ eccessivamente innaturale. Ancora Derek Hale. Il ragazzo degli Hale, gli aveva assicurato Stiles, non era il responsabile degli assassinii, né dell’attacco a scuola (tantomeno un suo amico, aveva specificato in uno di quei discorsi machedicipapàloconoscoappena), ma era strettamente legato al colpevole. Perciò occhi sul moro, occhi sul criminale.

Ovviamente suo figlio gli stava tenendo nascosto qualcosa e questo, oltre ad irritarlo, lo preoccupava terribilmente. Gli aveva detto che la cosa “poteva avere una natura leggermente sovrannaturale” e che di conseguenza lui avrebbe continuato a condurre le indagini, ma i membri della giovane congrega di BH avrebbero portato avanti una loro azione distinta. Sapere che tuo figlio e due sue amichetti danno la caccia ad un serial killer che potrebbe avere forza straordinaria, zanne e artigli (nonché dimensioni considerevoli, date le foto) non è particolarmente rassicurante, nemmeno quando sai che quei tre bambini assieme possono far crollare un edificio.

Particolarmente se sai che quei tre bambini insieme possono far crollare un edificio.

E comunque no, niente Hale, gli disse. Si trattenne dal chiedergli ancora una volta di spiegargli la cosa, di ragionare e soprattutto di dirgli perché fosse così interessato al suo sospettato. Dopotutto il discorso era stato chiuso già dalla prima volta che Stiles gli aveva detto  טערראַעסאַנקטאַעדעאַעפיליאָרוםערד.* non era propriamente una strega, ma sua moglie gli aveva parlato dell’importanza dei territori e delle congreghe e sapeva che, se si fosse intromesso, avrebbe soltanto rovinato il suo ragazzo, e la piccola Martin e quel giovane sciamano dal nome magico impronunciabile.

Perciò, per quanto le bugie e le omissioni lo facessero soffrire, avrebbe ascoltato le parole di Stiles.

-Devi stare particolarmente attento sta sera, papà.- Fu il saluto del ragazzo prima che scattasse verso l’aula senza nemmeno guardarlo in faccia.

-Sto particolarmente attento tutte le sere.-

Fallo anche tu.
 
***

Come spezzare il cuore al tuo migliore amico e farlo infuriare in sola mezza giornata, indicazioni a cura di Scott sonounluridopezzodimerda McCall.

1_ Perdere la testa per via della luna piena

2_Trattare malissimo e poi imbrogliare il tuo migliore amico

3_Baciare la ragazza che sai essere la sua persona più importante (senza alcun motivo, poi, perché neppure ti piace) (e non importa se tu sei psicotico ed i feromoni rilasciati dal tuo corpo lupesco senza controllo hanno fatto perdere la testa anche a lei)

4_Fare del male ad un’altra persona (che tutti adorano, quindi è più auto sabotaggio che altro, coglione) (che poi comunque anche se non lo sai è un altro individuo importantissimo per il tuo migliore amico)

5_Dire che non hai bisogno di lui ad una persona che si sta, seriamente, sacrificando per te

6_Fare il Grande Lupo Cattivo, offendendolo e maltrattandolo ancora

7_Cercare di convincerlo a liberarti (eh, no, tesoro, le manette te le sei meritate tutte e di’ grazie al cielo che lui si è ricordato di portarti la ciotola) e poi ringhiargli contro (non attacca, mi spiace, se lo fai con un druido più forte di te)

E quell’essere ancora non capiva cosa aveva fatto di male? Quella bestia. Quello non era il suo migliore amico. Non era nemmeno Scott sotto l’influsso della luna piena. Non è nessuno, si ripetè Stiles, combattendo con se stesso per non far espandere il nero della propria pupilla e perché le rune che ribollivano sui suoi avambracci non discendessero fino alle dita. Nessuno. Avrebbe potuto dargli fuoco, o tagliarlo a metà, e toglierlo subito di mezzo. Non era altro che un maledetto, ferale omega senza alcuna capacità. Avrebbe potuto rubargli l’aria dai polmoni o fargli ribollire ogni liquido del corpo, per quello che aveva fatto e nessuno, non una strega, non un druido e non uno sciamano, gli avrebbero dato torto.

-L’hai baciata. Hai baciato Lydia.- Ringhiò tra i denti dalla cornice della porta. Lorhen, quel bastardo aveva bacito Lorhen solo perché gli era andata di farlo, giocandola con i suoi stupidi ormoni da licantropo. –Lei è la mia…- la sua Khinty*, la sua compagna, la sua sorella, l’unica donna della sua congrega ed una strega con già un compagno.

Quando dal corridoio sentì Scott smettere di lamentarsi, si alzò ed entrò nella stanza a controllare. Era scappato. Poco male, che uscisse, uccidesse qualcuno nella sua furia cieca e che la mattina impazzisse dal dolore per quello che aveva fatto. Sua madre lo diceva sempre: si impara dagli errori. E per quel giorno la sua lezione lui l’aveva avuta.
 
***

Masgle osservò sua figlia rigirarsi nel letto, tenendo le labbra strette in una linea sottile. Genim non le avrebbe mai mentito, non sulla sua piccola Lorhen. Ma qualsiasi cosa fosse successa quel pomeriggio, non sembrava che la nottata della luna piena si rivelasse migliore. Stava ovviamente succedendo qualcosa. Cosa, non avrebbe saputo dirlo.

Prese il telefono dalla tasca della giacca elegante e scorse la rubrica.

-Le parole “vigilate argenteum*” ti dicono nulla?- Chiese asciutta non appena risposero all’altro capo della comunicazione, lo sguardo fisso nello specchio, dove una se stessa la fissava di rimando da dietro una rossa scritta storta comparsa qualche minuto prima. C’erano delle sirene della polizia udibili attraverso il ricevitore. Annuì una volta alla risposta e rimise il telefono al suo posto, avvicinandosi al letto di Lorhen e passandole una mano tra i capelli sudati.

-Genim…- Mormorò ancora una volta sua figlia, agitandosi nel sonno -…GenimGenim…-
 
***

Tutti i ragazzi guardano film d’azione, con quelle macchine che sfrecciano ad assurda velocità lungo strade tortuose inseguite dall’auto del nemico della settimana, magari che spara loro contro o che le tampona cercando di farle andare fuori strada.

Bene, anche Stiles, essendo stato un bambino come tutti gli altri, aveva seguito ammirato quello zigzagare di veicoli molteplici volte ed aveva sognato, un giorno, di essere a bordo di una di quelle macchine, perché, va ammesso, sembra una delle cose più eccitanti dell’universo.

Purtroppo dovette ricredersi. Gli inseguimenti in auto divennero di colpo una delle sue situazioni spreferite. A niente avrebbero potuto valere scuse come il fatto che non fossero in una metropoli ma nelle strade di BH, che non fossero gli eroi di una saga cinematografica piena di esplosioni (no, grazie tante, delle esplosioni non se ne ha davvero bisogno. Grazie!). Si accorse di come i sogni suicidi dei bambini di tutto il mondo fossero, effettivamente, suicidi, solo quando si ritrovò sul sedile del passeggero della Camaro nera di Derek Hale. Con Scott alla guida. Per la tangenziale malmessa che passava vicino a casa sua. In una macchina altrui. Una macchina sportiva altrui. Inseguiti da una cacciatrice psicopatica (LA cacciatrice psicopatica di lupi mannari) probabilmente ancora convinta di stare inseguendo il proprietario dell’auto. Armata. Senza cinture di sicurezza. Ad una velocità demenzialmente limitata.

-Forse non lo hai capito Scott, ma questo è un inseguimento! I.N.S.E.G.U.I.M.E.N.T.O!- Si era già detto che avevano Scott McCall alla guida?

Neanche a quel punto quell’idiota aumentò la velocità se non di due o tre kilometri all’ora, ma perlomeno si decise a farlo quando, seguendo le informazioni carpite dalla radio della polizia, cambiarono posizione e si diressero verso lo stabilimento siderurgico. Peccato che a quel punto la psicopatica regina degli psicopatici con fucili a canne mozze nelle mutande era già svanita nel nulla, lasciandoli sfrecciare da soli come degli idioti.

Fu così che passarono a prendere Derek. O, meglio, che Stiles rotolò nel retro dell’auto mentre Scott sgommava ed apriva la portiera, lasciando salire il proprio mentore del mondo sovrannaturale, arruffato, confuso e, apparentemente parzialmente accecato. Colpa delle frecce che avevano impattato a poca distanza da lui ed erano esplose. Fluorescenza, suppose, sorridendo tra se e segnandosi mentalmente qualcos’altro da aggiungere alla lista delle armi nelle mani degli Argent. E a proposito della sua famiglia di maniaci della caccia preferiti, era abbastanza sicuro che quello con la balestra fosse Chris, il padre di Allison. Grazie al cielo i finestrini della Camaro erano oscurati.

La madre doveva proprio averli a cuore.
 
***

Lydia era già seduta sulla sua poltrona logora quando Stiles arrivò sul retro della biblioteca. Inizialmente il suo intento era stato quello di chiederle appena entrato il motivo di quella sua chiamata piena di lacrime e parole pressoché incomprensibili. Ma vederla seduta lì, nella sua falsa aria composta, con le mani tremanti, gli occhi rossi e un fazzoletto malcelato tra le dita della destra chiusa a pugno gli fece cambiare idea.

Il ragazzo si avvicinò ed andò a sedersi sulla propria poltrona, direttamente di fronte alla rossa, ed attese, lasciando che dopo qualche minuto la ragazza si alzasse e gli si lanciasse letteralmente addosso, come faceva fin da bambina, atterrandogli in grembo e stringendogli le mani al collo.

La giovane iniziò a singhiozzare, stringendo sempre più la presa e tirando anche le ginocchia sulla poltrona, di lato. Era rilassante potersi affidare a quel modo a qualcuno che la conoscesse davvero, che sapesse chi era. Stiles era per lei quello che ai sabbath chiamavano Khinty e lei semplicemente sapeva di potersi fidare di lui. Anche nel caso Stiles fosse stato un mostro pluriomicida o la persona più detestabile al mondo, per lei ci sarebbe stato come per lui ci sarebbe stata lei. Non come amanti, assolutamente no. Come compagni, di vita, di anima, di soffio magico. Succedeva, in un modo o nell’altro, che due incantatori si trovassero e fossero compatibili. A loro era successo, perciò sapeva di poter mostrare ogni sua debolezza, ogni suo dolore, senza che l’altro ne approfittasse.

-Jackson.- Piagnucolò dopo un po’, tirando su col naso. Sentì il druido irrigidirsi tra le sue braccia e smettere per un attimo di passarle le mani tra le ciocche rosse. Scosse la schiena e lui sembrò riprendersi, tornando alla sua occupazione per consolarla, ma lasciandole tutto il tempo per ragionare prima di parlare. Dopotutto non c’era bisogno di spiegare tutto, avevano già ampiamente parlato del fatto che il suo ragazzo fosse in un qualche modo venuto a sapere dell’esistenza dei licantropi e che avesse minacciato Scott di dire tutto ad Allison, nel caso non lo avesse fatto diventare un Loup Garou a sua volta. Ne avevano massaggiato per ore. Semplicemente non c’era modo di comunicargli cosa era successo dopo l’ultima lezione.  –Jackson. Lui mi ha… mi ha mollata…- Sentì la voce morirle in gola e si fece schifo da sola per un attimo: era una strega, maledizione, una Martin, ed i Martin non piangono per cose che non ruotino attorno alla morte di un membro della congrega. Ma poi le mani di Stiles passarono ad accarezzarle la schiena, protettive, e decise che per una volta poteva anche permettersi di piangere. Dopotutto quello che l’aveva appena scaricata era la sua metà destinata, non un ragazzo qualsiasi.

-Shhh. Lorhen, shhh. Vedrai che te lo riprenderai. È destino. E nessuno gioca con la parola della Madre, della Dea. Lui è tuo e volente o nolente lo rimarrà, lo sai. Non potrà starti lontano a lungo, non senza soffrirne. Shhh, lo riavrai. Lo riavrai. Se pensa di poter lasciare a questo modo una la sua strega destinata, se pensa che diventare licantropo lo porterà troppo in alto perché tu possa raggiungerlo.-  Lydia poteva sentire un rombo di tuono scorrere lungo le corde vocali del compagno e la sua voce diventare roca, come se arrivasse da molto lontano o dall’antro buio nelle profondità di una caverna. Poteva sentire le sue dita diventare fredde sulla schiena ed il calore sparire pian piano dalla stanza, strisciando tra i libri come una brezza lenta e pesante. –Bhè, si sbaglia.-

La strega alzò lo sguardo sul druido e trovò i suoi occhi già neri e profondi come due pozzi di catrame. Sentì i suoi, di riflesso, rigirarsi nelle orbite nell’osservare il viso serio dell’adolescente rigato dalle rune.

- קייןאייןפיעסעסמיטדיווערטערפוןדימוטער*- Amava vedere il suo Khinty manifestare il suo potere.









GLOSSARIO [chi non legge questo probabilmente non capirà nulla andando avanti]


[personaggi] ad ora

Streghe:
-Samantha Martin (Mesgle)
-Lydia Martin (Lorhen)
-Mr. Martin (?)

Druidi:
-Stiles Stilinski (Genim)
-Mrs. Stilinski (?) [deceduta]

Sciamani:
-Danny Mahealani (Da-khar)
-"la zia di Danny"
-"i cugini di Danny"
-Dr. Deaton (?)
-Drs. Morrel (?)

[Dati]

Loup Garou è uno dei nomi francesi utilizzati per riferirsi ai lupi mannari. Nella serie viene adoperato nel libro con la storia degli Argent.

Khinty è la parola utilizzata in questa storia per indicare, come spiegato nel capitolo sia da Stiles che da Lydia, un compagno con un legame magico. In breve si tratta di una oersona che, solitamente fin dalla tenera età ti fa sentire completo. Solitamente non è un amante, poichè sarebbe come innamorarsi di una parte di se stessi, ma è più come un fratello, un gemello, uno spirito affine accanto al quale ti senti più potente e col quale riesci a condividere poteri ed emozioni.
Questo è uno dei motivi per i quali fin da appena conosciuti Lorhen e Genim sono sempre stati assieme anche ad ogni Sabbath.

[ווינטפירןמייןהאַנט, מייןביקס, מייןציל] vento guida la mia mano, la mia arma, la mia mira
[אזוןפוןדילבנהריזאַנינגפוןכייַעאוןשטערן, ניטפֿאַרמענטשן, נישטפֿאַרפרויען, דורךענטיטיז] Un figlio della luna ragiona da animale e da astro, non da uomo, non da donna, da entità

[Deam in somnis ei erit et offeret sanguinem suum terræ sororum] Che la dea se lo prenda nel sonno e offra il suo sangue alle sorelle della terra

[
טערראַע סאַנקטאַע דעאַע פיליאָרום ערד]  Terrae Sanctae Deae terra filiorum. VEDI CAPITOLO PRECEDENTE

[vigilate argenteum] fai attenzione all'argento

[קייןאייןפיעסעסמיטדיווערטערפוןדימוטער] nessuno gioca con la parola della Madre












Angolo dell'autrice:
Scusate davvero davvero davvero tanto per questi enormi ritardi, ma purtroppo sono fatta così. so che la storia sta procedendo a rilento, ma vi assicuro che ogni stramaledetto pezzo è importante per il mio scopo finale. 
Il prossimo capitolo sarà l'ultimo riguardante i fatti della prima serie del telefilm e finalmente introdurrà DANNY! Sono sicuramente più felice io che voi, perchè è così che va la vita, purtroppo.

fatemi sapere se trovate errori o se non comprendete qualcosa, sono sempre disponibilissima a chiacchierare di occulto e mitologia.
Eva.














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