Allora, prima di iniziare a leggere, volevo precisare un
paio di cosette: questa è la prima fiction che scrivo
su Tsubasa. Consideratela una sorta di esperimento… in realtà ne sto progettando un’altra, una
AU divisa in più capitoli, ma prima di gettarmi nell’impresa, ho voluto
cimentarmi in una sorta di allenamento,
appunto questa piccola one-shot. Che costituisce una
novità per me sotto vari punti di vista: è la prima one-shot che scrivo, oltre a essere la prima che scrivo al di fuori del fandom di Ranma 1/2; è anche la prima che
scrivo in prima persona. Il bizzarro è che nonostante io sia letteralmente
partita di zucca per Kuro-love (aahhh,
piccola pausa per sospirare deliziata…), mi è venuto spontaneo “impersonarmi”
in Fay…
Fatemi sapere che ne pensate, mai come ora ho bisogno di
consigli: mi muovo in un terreno sconosciuto, per così dire, e la caratterizzazione dei personaggi potrebbe essere alquanto
lacunosa. Critiche costruttive saranno quanto mai bene accette!
E’ un abbozzo però, ricordatelo.
Riguardo agli spoilers, non ce
ne sono di clamorosi essendo ambientato il tutto nel mondo di
Oto, ma molte cose fanno riferimento a fatti rivelati molto più avanti.
Nel senso che lette con il senno di poi,
alcune cose hanno più senso.
Naturalmente i personaggi non mi appartengono, non essendo
io un membro (o dovrei dire una membra? XD) delle Clamp. Se fosse così sarei molto
più sadica e crudele e di certo ogni capitolo di TRC abbonderebbe di fanservices gratuiti. Eh già…
Quindi, mi rassegno all’amara realtà per
cui Kuro-chan non mi appartiene se non nei
miei sogni più sfrenati e vi auguro buona lettura!
Sperando che sia davvero buona…
Crimson and Sapphire
di Breed 107
Ha davvero un bellissimo colore…
Una sfumatura di verde davvero particolare, questo Clover.
Mi rammenta il bellissimo sguardo della principessa Sakura ed ho il
presentimento che, come la ragazzina, sia molto dolce.
Sarà per questo che Kuro-pon
non l’ha nemmeno assaggiato. Il suo bicchiere è là dove la graziosa barista
l’ha lasciato prima, intatto.
“Non faccia complimenti, signor
cliente. Sono curiosa di conoscere il parere sul nostro cocktail più famoso…”
Cardina ha davvero un sorriso convincente,
devo ammetterlo. Annuisco con un cenno del capo e in
un unico gesto fluido, mando giù l’intero contenuto del bicchiere.
Avevo ragione, è dolce… “È molto buono!” ammetto con una
gaiezza quasi eccessiva, o meglio, eccessiva per il mio compagno di avventure che mi scocca l’ennesima occhiata irata. Con la
coda dell’occhio lo vedo stringere le labbra con malcelata stizza, mentre il
suo sguardo si fa più penetrante…
Se gli sguardi potessero
uccidere, credo che non sarei sopravvissuto a questa serata! Gli occhi
scarlatti di Kuro-bau potrebbero essere persino più
letali di quegli strani oni
contro i quali ci siamo battuti poco fa.
Le parole che il mio arrabbiato compagno ha affermato con
encomiabile nitidezza, circa il mio non poter
morire a prescindere dalla mia volontà, mi ritornano alla mente con uguale
chiarezza. È un tipo fatto così lui, schietto fino alla brutalità. Sorrido tra
me e me, mentre il secondo Clover si materializza davanti a me con una velocità
tale da farmi quasi sospettare che anche Cardina pratichi della magia.
Lei mi strizza l’occhietto e dopo un cenno vola dall’altra
parte del bancone, pronta a servire un altro cliente. Che
ragazza premurosa…
Kuro-chan sbuffa impazientemente alla mia
sinistra, nel tentativo di attirare la mia attenzione. “Sbrigati a bere
quell’affare, così possiamo andarcene. Non abbiamo più nulla da fare qui.”
Non ha torto, il mio compagno di ventura. Abbiamo saputo
quello che c’interessava, o meglio, tutto quello che la bella
Oluha ha potuto dirci sul nuovo oni che sta spaventando Oto. Non è molto, ma è più di
quanto sapevamo prima di entrare in questo locale.
Rigiro il sottile gambo del bicchiere tra le dita,
titubante. Non ho voglia di bere questo cocktail… o meglio, ho voglia di bere,
ma non ho voglia di fermarmi ad un solo bicchiere e
andar via. È una strana sensazione…
Forse è per la melodia della canzone di Oluha, o più verosimilmente per le sue parole sussurrate
con dolce mestizia, ma ho l’animo in subbuglio.
Non ho mentito prima. Ho detto la
verità a Kurogane, una delle rare volte in cui l’ho fatto, anzi.
Per tanto, tanto
tempo ho desiderato che qualcuno venisse a portarmi
via… via dal mio personale inferno. Solo per poi scoprire che era l’inferno ad
essere dentro di me e non il contrario.
Sento le mie labbra stendersi in un sorriso. È automatico,
quasi: da quando questo incredibile viaggio tra le
dimensioni è iniziato, ogni qualvolta sento l’angoscia e la tristezza
assalirmi, sorrido.
Vorrei ingannare gli altri, credo. Non so, spero che serva
perché se loro solo intravedessero il vero me stesso sotto questa faticosa
maschera che mi porto dietro… Santi Numi, ho davvero bisogno di bere!
Sorseggio la dolce mistura, bagnandomi appena le labbra
per poi poggiare il volto ad una mano, dondolando oziosamente il bicchiere
nell’altra.
“Ha davvero un colore bellissimo, non trovi Kuro-tan?” domando senza nemmeno voltarmi verso il ninja
che naturalmente non si prende la briga di rispondermi, né di apostrofarmi,
come ancora più ovviamente mi aspetterei.
Incuriosito dalla mancanza di rimbrotti mi volto verso il
silenzioso shinobi, solo per ritrovarmi di fronte ai suoi occhi scarlatti.
Hanno qualcosa di implacabile, quelle iridi color
sangue… Qualcosa che mi terrorizza ed affascina al tempo stesso, che mi spinge
a nascondermi ancor di più. Perché esse riescono ad attraversarmi, ad osservare
ciò che celo dietro la maschera che ho creato, temo.
Le sue sopracciglia sono aggrottate come al solito, ma non è arrabbiato. Il suo volto è solenne e
serio, appena visibile nella penombra del locale, ma non ho bisogno di vederlo
per sapere cosa sta facendo.
Mi sta scrutando.
“Cosa c’è Kuro-mou?
Ho qualcosa sul viso?” domando, sorridendo ancora di più ed inclinando il capo
di lato, a mimare una leggerezza d’animo che in verità non ho.
“Quello che hai detto… sulla canzone…”
Lo sapevo. Devo stare più attento. Kuro-wan
è un guerriero esperto, sa come approfittare della debolezza altrui e prima,
parlando a vanvera, gliene ho mostrata fin troppo.
Inarco un sopracciglio e mi poggio un indice sul mento,
fingendo una confusione che spero lo faccia infuriare
abbastanza affinché cambi discorso. “Ho detto qualcosa, cagnolone?”
blatero, mettendoci tutto l’impegno per fare la figura da tonto.
Lo ammetto,
aggiungere il nomignolo che tanto lo fa arrabbiare è un colpo da maestro, infatti funziona: Kuro-puppy quasi
digrigna i denti e mi afferra per il colletto della camicia, strattonandomi con
forza.
“NON CHIAMARMI COSÍ!” sbotta, la luce nei suoi occhi
ancora più scarlatta.
Affascinante. Quel bagliore è davvero seducente.
Non faccio che ripetere a me stesso che scherzare in
questo modo con il ninja, rischiando pesantemente la vita, è solo un modo per
tenerlo a distanza, un altro aspetto della mia arte interpretativa. Una parte
del ruolo che sto recitando…
Beh, sono diventato così dannatamente bravo a mentire che
lo faccio anche con me stesso: in realtà trovo divertente scherzare con lui,
prenderlo in giro, passare lunghi minuti nel pensare a nuovi nomignoli sempre
diversi che lo facciano infuriare. Non l’avevo mai fatto con
nessun altro, non avevo mai giocato.
Mi piace vederlo arrabbiato, lo confesso, perché mi piace
vedere accendersi il suo sguardo.
Sarà consapevole di avere occhi stupendi? Mmm, sospetto di
no. Anzi, sospetto che se mai glielo facessi presente, riuscirebbe
a trovare un modo per uccidermi anche senza una spada.
“Su, Kuro-puu, non vorrai
malmenare un povero infermo?” gli domando con voce
lamentosa. La caviglia mi pulsa dolorosamente, ma è quasi piacevole, quasi… rassicurante. Il dolore è un altro modo per sentirsi vivi, desumo.
Mi lascia andare con uno sbuffo ed incrocia le braccia al
petto, mostrandomi il suo affilato profilo sdegnato. “Idiota…” borbotta a denti
stretti, lasciando vagare lo sguardo che trovo tanto intrigante per la sala.
“Kuro-sama?” si volta di nuovo
verso di me, un sopracciglio inarcato; non so perché ma questo soprannome in
particolare lo fa irritare meno degli altri. “Perché
non bevi il tuo cocktail prima di andare via? Cardina è stata così gentile da
preparacelo e da presentarci Oluha, sarebbe scortese
non assaggiarlo nemmeno.”
“Non mi piace quella roba” borbotta, tornando a guardare
dinanzi a sé, le forti braccia sempre incrociate al petto.
“Ma non l’hai nemmeno provato Kuro-poo, come fai a sapere che non ti piacerà? Sei
astemio, per caso?”
Mi guarda ad occhi sgranati come se avessi pronunciato la
più grossa bestemmia mai udita da orecchio umano. “Non bevo certe cose! Sarà
certamente una di quelle schifezze dolci come quelle che ci propini tu!” urla,
scandalizzato. Uhm bene, questo vuol dire che nei
prossimi giorni preparerò colazioni dolcissime per il nostro Kuro-bau, non posso deluderlo.
“Non è così dolce – mento spudoratamente – o forse è il
colore che non ti va giù? Non ti piace il verde?”
Stavolta lo sguardo che mi dedica è confuso, le
sopracciglia sono così aggrottate da formare quasi un'unica linea che gli
attraversa la fronte. Batte le palpebre un paio di volte,
ancora perplesso “Cosa diavolo ha a che fare il colore con questo? Non
si sceglie il cibo o da bere in base a simili
futilità!”
Mi stringo nelle spalle, in verità sono completamente
disinteressato a dove questa chiacchierata condurrà, ma mi diverte troppo per
lasciar andare. Sono genuinamente divertito da lui, dal suo
sguardo severo e perennemente corrucciato. E ne
sono anche intrigato.
Dai suoi occhi cupi e scintillanti. Dalla linea netta
della mascella, dove a volte vedo guizzare un nervo sotto la pelle tesa, quando
è furioso (quasi sempre a causa mia…); le sue labbra
mi intrigano. Il naso elegante e dritto, la forma allungata dei suoi occhi… I
suoi occhi ancora… Eh già,devo avere proprio un
debole per i suoi occhi scarlatti.
“Un bell’aspetto rende il cibo
più invitante… Qual è il tuo colore preferito?” la mia domanda improvvisa lo
coglie alla sprovvista, cosa che credo lo irriti quasi quanto i miei nomignoli
o le prese in giro di Mokona.
“Ora che diavolo c’entra questo?” sibila, lo sguardo
ridotto ad uno spiraglio iridescente.
“Beh, visto che il verde non ti piace, mi chiedevo se ci fosse
un altro colore che preferisci? Magari hanno qualche cocktail colorato proprio
così… Scommetto che ti piace il nero, eh Kuro-wan?”
Esasperato, decisamente: bene, è
così che le cose devono andare tra noi, Kuro-puppy.
Non mi piace quando mi fai certe domande troppo serie,
né quando i tuoi bellissimi occhi mi attraversano da parte a parte, mettendo a
dura prova le mie difese.
Ho un compito da svolgere e tu non devi ostacolarmi.
Evidentemente ne ha abbastanza delle mie chiacchiere senza
senso e borbottando tra sé di maghi idioti e scervellati fa per allontanarsi. “Kuro-wan, non puoi abbandonarmi qui in queste condizioni!
Speravo di tornare a casa avvolto tra le tue forti
braccia!” urlo abbastanza forte e molte teste si voltano verso di noi, compresa
quella di Cardina. Lui mi fulmina con lo sguardo e il
suddetto nervo si contrae sulla pelle tesa del viso.
Oh, di nuovo quello sguardo omicida! Mentre
si avvicina di nuovo, sento la rabbia spandersi da lui in portentose onde a
metri di distanza. Si muove con la ferina grazia di un predatore che ha un
qualcosa di ipnotico: non stento a credere che sia il
guerriero più forte del suo Giappone, mi dico deglutendo il groppo in gola che
mi si è formato di colpo. E non per la paura…
Non è una rivelazione improvvisa ed inaspettata, lo sospettavo da un po’ ormai, ma vedendolo avvicinarsi a me in
tutto il suo pericoloso furore, sento lo stomaco contrarsi per tutt’altro che
la paura dell’inevitabile punizione, ma per l’attrazione quasi violenta che il
suo sguardo scatena in me.
Dei del cielo, sto arrossendo!
Lo stomaco mi si serra in una morsa tale da tagliarmi il
fiato, mentre un’altra parte del mio
corpo più in basso del ventre si contrae, in uno spasmo quasi doloroso ma che
manda una scossa di puro piacere su per la spina dorsale, come se fossi
attraversato da elettricità.
Sono eccitato, da questo potenzialmente letale uomo che si
avvicina a grandi falcate. È davvero un predatore, mi dico deglutendo a fatica
per l’improvvisa secchezza che sento in gola. Ed io sono la sua preda… Che
diavolo ho da eccitarmi per questo?! Non sarò un
masochista?
Quando mi è finalmente dinanzi,
completamente ignaro della mia peculiare
condizione d’animo, Kurogane si china minaccioso su di me, il suo elegante e
dritto naso a pochi centimetri dal mio. “Se non la
pianti con queste sciocchezze, altro che infermo…” soffia come un gatto
infuriato, il suo alito caldo che mi carezza il viso, aggiungendo una non
richiesta tensione al mio stato.
Stavolta tocca a me battere le
palpebre alla ricerca di una lucidità perduta, non a causa dell’alcool che ho
ingurgitato, che appare ridicolmente poco adesso. Ho il sospetto che stanotte me
ne servirà molto, ma molto di più per
stordirmi e far svanire quest’insano eccitamento.
Vorrei allontanarlo da me, ma ho
quasi timore di toccarlo. Sarebbe davvero quasi meglio che mi mollasse un pugno
tale da farmi perdere i sensi.
“Posso offrivi qualche altra
cosa, gentili clienti?”
Un angelo salvatore sotto le mentite spoglie di Cardina accorre in mio aiuto. Il suo sorriso è imperturbabile,
mentre si posa con insistenza su Kurogane e la sua espressione divertita e
maliziosa lo imbarazza a tal punto da salvarmi. Con un ennesimo sbuffo, il
ninja si allontana da me quel tanto da restituirmi un respiro almeno regolare e
con una smorfia, chiede quanto le dobbiamo.
La giovane sorride ancora più allegramente e con una mano
indica le numerose bottiglie che scintillano alle sue spalle. “Che ne dite di comprarne qualcuna? Vi farò uno sconto… e
naturalmente questi – stavolta indica i bicchieri davanti a noi, uno dei quali praticamente integro – sono offerti dalla casa!” torna a
farmi l’occhietto.
Un angelo, ma con uno spiccato senso degli
affari non di meno.
Comincio davvero a credere che sia una maga…
--- --- ---
Giuro che ci ho provato. Sto dicendo
la verità, davvero.
Ho provato a camminare, ma proprio non ce la facevo… o
meglio, seppur zoppicando vistosamente avrei potuto
farcela a raggiungere il nostro caffé (a proposito, devo ricordarmi di
trovargli un nome…), ma la forzata lentezza a cui ci avrei costretto ha
irritato il mio suscettibile cacciatore di oni.
Mi ha guardato per alcuni istanti, un
chiaro disgusto sul viso, poi rassegnato ha scosso la testa. “Di questo
passo, non saremo a casa nemmeno per domani” si è lamentato,
prima di afferrarmi senza troppo riguardo.
Non ho nemmeno provato a protestare, anche quando ho
avvertito la sua presa ruvida e scortese agganciarmi i fianchi. Come se fossi
fatto d’aria, mi ha issato senza sforzo e di colpo mi sono ritrovato addossato
a lui, afflosciato su una sua spalla con la parte superiore del corpo contro la
sua schiena e le gambe penzoloni davanti a lui.
Provo a sollevarmi un po’, ma non è proprio la cosa più
agevole da fare; il peso dei liquori acquistati in quantità quasi industriale
al Clover mi tira le braccia verso il basso, schiacciandomi ancor di più contro
le spalle di Kurogane.
Facendomi leva con l’unica mano libera dalla voluminosa
borsa contenente le bottiglie, riesco ad issarmi quel tanto da impedire al
sangue di fluire unicamente alla mia testa, quasi arpionando le dita nella
stoffa dello strano abito del ninja. Con un sorriso divertito e un po’
impacciato, mi rendo conto di avvertire distintamente i solidi muscoli muoversi
sotto di esse… Ah, non è a questo che devo pensare in
questo momento!
La fulminante sensazione che prima mi ha lasciato praticamente senza respiro non è ancora svanita del tutto.
Come dicevo, non è stata una rivelazione improvvisa…
nessun fulmine a ciel sereno, nonostante la sua
natura elettrizzante.
Credo di aver sospettato di essere attratto da Kurogane
quasi da subito, se non addirittura dal primo sguardo che ci siamo
scambiati nel cortile della strega delle dimensioni. Naturalmente ho provato a
non dare troppa importanza alla cosa, nella speranza che con il tempo l’attrazione svanisse. Non posso permettermi certe…
distrazioni. Non verso di lui, la pedina della strega.(*)
Ne è passato di tempo da allora, ma
ora che sono qui, abbarbicato a questo gigante dagli occhi incantevoli, devo
dichiararmi sconfitto. L’attrazione non è svanita, ancora mi
pulsa sotto pelle come il secondo battito di un cuore impazzito.
Ah, se solo Kuro-pon non fosse
così adorabile! Sembra folle pensare a lui in questi termini, considerando poi
che la prima volta che l’ho visto, il suo volto era
imbrattato di sangue dell’ultima sua vittima. Ultima di una serie estremamente lunga, come lui stesso ha ammesso con brutale
onestà… Ma nonostante questo, non è difficile intravedere in lui una vena di
candore che nemmeno le sue mani lorde di sangue possono imbrattare.
Kurogane ha un animo forte, integro. La morte che tanto ha
sparso e che gli è costata l’esilio dalla sua
dimensione non lo ha corrotto. E l’egoismo che ha
provato a spacciare come autentico, nei primi momenti della nostra strana
convivenza, si è dimostrato essere solo una mera facciata.
“Kuro-rin?” lo richiamo, di colpo il silenzio mi è sembrato troppo
compatto.
Lui si limita a guardarmi con la coda dell’occhio, senza
nemmeno rallentare né dare segni di esser stanco. Non sono un fardello
eccessivamente pesante, ma è davvero sorprendente quanto sia
forte… “Kuro-rin, la tua tecnica di prima è stata
davvero incredibile, molto più di quella di Hanshin!
Sei stato strepitoso!”
“Dovrò procurarmi un'altra spada, una che sia all’altezza stavolta.”
Mmm, non è un tipo suscettibile ai complimenti, vedo. Oppure, più verosimilmente, non vuole offrirmi alcun
pretesto per prenderlo in giro. Non che questo mi scoraggi…
“Eri davvero molto affascinante, mentre affrontavi quegli oni. Avevi un’espressione così virile!”
Lo sento sbuffare e ridacchio, sinceramente divertito
dalla sua timidezza. Vorrei poterlo guardare in viso, in questo momento.
“Sta’ zitto, idiota.”
“Immagina se Mokona fosse stata con noi! Oh, quello che
avrebbe detto!”
Un brivido gli percorre la schiena al pensiero dello
scampato pericolo ed io rido ancora più forte. La mano che mi stringe le gambe
rafforza la presa, come ad intimarmi di smetterla con le sciocchezze, ma non
posso evitarlo. Non posso tacere, perché il silenzio della notte di Oto è troppo profondo e le strade sono troppo deserte,
troppo vuote.
I passi di Kurogane sono l’unico suono, l’unico segno di vita in questo scorcio di mondo, un mondo
strano e assurdo. Ed io odio il silenzio…
“Kuro-pon?”
“Di’ un’altra delle tue stupidaggini e ti faccio cadere.”
Non dubito che lo faresti davvero. Non importa, quello che
volevo era solo sentire la tua voce.
--- --- ---
Così alla fine l’ha fatto davvero. Farmi cadere, intendo.
Era così sorpreso nel rivedere un volto conosciuto, da non
pensare nemmeno un momento che avrebbe potuto rompere le nostre preziose
bottiglie. Non mi illudo, sono certo che il pensiero
che potessi farmi ancora più male non gli abbia attraversato la mente nemmeno
per un istante… e se l’ha fatto, non glien’è
importato.
Era così buffo mentre si guardava
intorno! Probabilmente sperava di vedere spuntare da qualche angolo la sua
beneamata principessa, che magari in lacrime lo pregava di ritornare a casa… La
sua amata Tomoyo…
Mi sono chiesto un paio di volte come sia
questa principessa di cui il ninja non parla mai. Ma i
suoi occhi parlano per lui.
Mmm, è gelosia questa? E poi perché si ritorna sempre ai
suoi occhi?! Mi sono ubriacato, o meglio, ho provato
ad ubriacarmi, proprio nel tentativo di scrollarmi di
dosso certe sensazioni, ed ora che sono languidamente abbandonato al mio oblio
alcolico, non faccio che rimuginarci su.
Non posso essere geloso, non di Tomoyo, almeno.
Kuro-bau prova per la sua principessa una
devozione sconfinata che io non le invidio. Non la vorrei mai, la sua
devozione.
In realtà, non dovrei desiderare nulla di lui, se non che stia il più lontano da me e non mi intralci nel
realizzare il mio desiderio. Il mio vero desiderio, intendo. Ma
temo che in futuro, per lui diverrà impossibile non intralciarmi… è troppo
candidamente onesto per non farlo e già leggo nel suo sguardo il germe
dell’affetto per Sakura e Shaoran.
Uccide per difendere coloro che ama,
è così che ha detto.
Un brivido mi scuote appena, mentre mi rigiro nel mio
letto sfatto, troppo lucido nonostante l’alcool bevuto generosamente. Oh, è
stato così divertente farlo arrabbiare, stasera!
Ridacchio al ricordo di come ha dovuto rincorrere prima
Shaoran e poi Sakura, prima di costringerli a letto. Proprio come ha fatto con
me, ma non mi sono arreso senza lottare! Anche con la
mia caviglia malandata, gli ho dato filo da torcere. Divertente…
Il sorriso svanisce dal mio viso rapidamente. Non dovrebbe
essere così, vero? Non dovrei divertirmi tanto con loro, con lui. Dopotutto li sto tradendo, no?
“Desidero…” mormoro alla buia camera vuota, l’angoscia che
mi stringe il petto.
“Cosa c’è?”
Batto le palpebre contro la fitta penombra. La camera che
credevo vuota non lo è.
In un attimo è accanto al mio letto, la sua figura incombe
su di me e quasi mi ritrovo di nuovo a tremare. Perché
sei così maledettamente silenzioso?
“Uhm?” temporeggio, sperando che la mia finta sbornia mi aiuti, ma lui non si lascia ingannare. Lo sento fissarmi,
anche se non riesco a guardarlo negli occhi.
Sospira e si piega sulle ginocchia, in modo da potermi
guardare più da vicino… fantastico! Proprio quello che volevo evitare!
Affondo il viso nel cuscino, sperando di sfuggirgli. Vana
speranza…
“Mago…” mi richiama. La sua voce è seria, inspiegabilmente
tranquilla. Non voglio parlarti Kurogane, non voglio.
“So che non stai dormendo, perciò smettila di fingere.”
“Non sto fingendo, Kuro-rin.”
“Guardami.”
Ed io lo faccio. Lo guardo.
Non dovrei, ma lo faccio; dovrei stargli
alla larga, ma non ci riesco. Dovrei non desiderarlo, ma lo desidero. Dovrei non sentire il cuore in gola sotto il suo
sguardo rovente, ma non desidero altro che perdermi in
quel mare di fuoco…
E quando i nostri sguardi si incontrano,
ogni remora mi appare così sciocca. Perché avevo tanto
timore, nel perdermi in queste iridi meravigliose e vivide? Il calore che mi
avvolge è così gradevole… ed elettrizzante. Sì, davvero.
Kurogane è pura energia che mi attraversa.
Lui non batte ciglio, mentre scruta il mio volto. Vorrei
tanto sapere a cosa sta pensando, mentre il suo sguardo attento s’incatena al
mio.
“Mago – sussulto, sorpreso dal tono quasi sommesso della
sua voce – quello che hai detto prima… Stai ancora
aspettando che qualcuno ti porti via?”
Non risponderò a questa domanda e tu lo sai
Kurogane, anche se non immagini neanche lontanamente il perché. Non posso, ma
soprattutto non voglio, perché farlo vorrebbe dirti parlarti di me, di Ashura-ou, di quel mondo di
ghiaccio da cui sono scappato… dovrei parlarti del vero me stesso. Ed il tuo candore ne potrebbe restare insozzato…
Non posso permettere che i tuoi occhi, i tuoi meravigliosi occhi scrutino la voragine oscura del mio
animo corrotto: profanerei qualcosa di prezioso e intatto.
Sento le mie labbra stendersi nel solito, falso sorriso e
una mia mano si poggia delicatamente su una delle sue
guance. Com’è calda la sua pelle…
“Perché, Kuro-rin – la mia voce
è bassa e appena venata di ironia – vorresti proporti
come volontario?”
Non si prende nemmeno la briga di
arrabbiarsi, il silenzioso ninja ha smascherato il mio puerile tentativo
di tergiversare. Non allontana la mia mano, però ed incoraggiato, mi avvicino
quel tanto da potergli sussurrare dritto sulle labbra “E’ un vero peccato che
tu mi detesti, perché invece a me piaci tantissimo, Kuro-chan.”
E lo faccio, annullo la distanza
che lo divide da me poggiando le labbra sulle sue. Sto proprio corteggiando la
morte stasera. Pazienza, almeno morirò sapendo com’è baciarlo…
Ha labbra inaspettatamente morbide e nonostante si
ostinino a restare serrate di fronte al mio assalto, il loro calore è tale da
stordirmi più dell’alcool che mi circola in corpo.
La sua mancanza di reazioni dovrebbe scoraggiarmi, ma non è così: voglio assaggiarlo. Letteralmente.
Con la punta della lingua gli sfioro il
labbro inferiore, assaporando appieno la sensazione… Mmm, hai un buon
sapore.
Riprovo di nuovo, ma stavolta il ninja mi ferma; mi
afferra la spalla e senza complimenti mi allontana da sé, in un gesto deciso ma
non scortese.
Quando riapro gli occhi, che mi accorgo
solo ora di aver chiuso, mi ritrovo di nuovo ad annegare nei suoi. Non è
arrabbiato come mi sarei aspettato e il cuore mi si
stringe in una morsa dolorosa: dimmi, Kurogane, non hai provato nulla?
Assolutamente nulla?
“Faresti meglio a dormire.”
Tutto qua.
Sì, hai ragione, sarebbe meglio. Così come sarebbe meglio
se domani fingessimo che tutto questo non sia accaduto: il bacio, la tua
domanda, il tuo tono quasi gentile e preoccupato nel pormela…
Sorrido guardandolo lasciare la mia stanza.
Sorrido.
+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*
Fine.
(*) Il riferimento a Kurogane come
alla “pedina della Strega” è lo spoiler più consistente della fic. Se conoscete tutto quello che è successo dopo il mondo
di Infinity, in particolare
a Celes, allora non devo spiegare oltre… Se invece
non sapete di che cavolo sto parlando, ehm, forse prima non ho segnalato
abbastanza la presenza di spoilers ^_^; e non
dovreste esser qui. Se però ci siete lo stesso, vi
resterà confuso come riferimento…
Dedico questa fiction alle Kuroiste (tra cui ho l'onore di schierarmi),
Fayilluse, Ashuriste, Shaoraniste e FeiWReediste (che mi assicurano essere almeno un paio XD) che
con me sclerano alla grande nella sezione spoilers
dedicati a TRC e Holic nel forum dello
smo… Ragazze (e ragazzi, ovviamente) vi adoro!
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