Nictofobia
A chi non è mai capitato:
stradina lunghissima, dritta, deserta, buia, senza nemmeno un lampione.
Magari però la maggior
parte di voi non ha avuto la sfortuna di percorrerla con gli abbaglianti fuori
uso, costringendosi a dover supporre cosa ci sia oltre il limitato cono di luce
proiettato dai fanali.
I tratti di linea che
dividono le due corsie che spuntano dal nulla e guizzano sotto la mia auto
sono, in realtà, l'unico indicatore del fatto che mi stia veramente muovendo,
perché altrimenti dovrei attendere qualche albero sporadico ai lati della
carreggiata, che magari schizza via troppo veloce per essere notato.
E' tardi, ho sonno, ma non
lo dimostro: raramente la stanchezza interferisce con le mie doti da guidatore.
Però l'ora tarda seduce la
mia mente con strani pensieri, perlopiù indefiniti, e quindi ancora più
inquietanti.
Percepisco uno strano
senso di turbamento, non so a cosa sia dovuto. E' come se percepissi un
pericolo, ma la strada è completamente sgombra, forse solo una o due volte
incontro qualche povera anima che spartisce con me questo supplizio venirmi
incontro sull'altra corsia.
Le mani sul volante ormai
hanno perso sensibilità, sono fredde.
Dalla radio viene fuori
qualche canzone scelta dalla stazione di turno, ma da me bellamente ignorata, e
usata soprattutto per mascherare il triste e monotono rumore del motore.
Il buio, tutto intorno a
me, che cinge e stritola quello spicchio di luce, mi fissa, mi insegue, insinua
nella mia mente quelle sensazioni.
Ad un tratto mi sento
sperduto, anche se la strada è una sola, quella, dritta, ma tutto intorno non
ci sono strade, solo quel nero vuoto e freddo.
A quanto ne so potrebbe
anche finire il mondo, lontano abbastanza dai miei fanali.
Le uniche altre luci sono
le stelle, distanti nel cielo, troppo spavalde e indifferenti per preoccuparsi
di illuminarmi il cammino; e la Luna poi, lei è la peggiore di tutte: potrebbe
risolvere tutti i miei problemi, invece gioca a nascondino dietro lenzuoli di
nuvole.
Forse sto impazzendo, da
quanto tempo è che sto guidando? Ma questa strada ce l'ha una fine? Ce l'ha
avuto un inizio?
La radio inizia a
sfarfallare, emana strani fruscii a intervalli casuali interrompendo in modo
innaturale gli speaker che cercavano di tenere insieme i pezzi della mia mente.
Poi all'improvviso
un'esplosione di luce, dritto attraverso la mia retina fin nel cervello,
accecante.
Proviene dallo specchietto
retrovisore interno.
Alzo lo sguardo e ne
scopro la fonte: una luce bianca mi sta seguendo.
Forse qualche stella ha
sentito i miei pensieri e, offesa, è scesa per dimostrarmi solidarietà.
Il problema è che non
aiuta per niente: la luce finisce quasi completamente nei miei occhi, oscurando
ancora di più ciò che c'è fuori.
Cos'è? Una moto? E certo,
è una luce singola, a meno che non sia qualcuno con più problemi di me con i
fanali.
Quell'accecamento costante
mi infastidisce non poco, così decido di rallentare e farmi superare, ma il
tizio non vuole saperne. Tra l'altro o guida la moto più silenziosa del mondo o
non mi ero mai accorto di quanto la mia auto fosse ben insonorizzata, perché la
radio, con tutti i suoi fruscii, non è comunque ad un livello tale da coprirne
il rumore.
Il terrore si rimpossessa
di me, avido delle mie budella che ora contorce e mastica.
Chi è? Che vuole da me? E'
un emissario del buio, è venuto a riprendersi quello spicchio di luce.
Ansia, paura, orrore, si
agitano, scontrano e mescolano nel mio stomaco come correnti marine opposte, e
il gorgo che si forma conseguentemente inizia a tirarmi giù in una spirale di
follia.
La salvezza! Spunta
all'orizzonte sotto forma di lampioni che illuminano un piccolo distributore di
benzina, con allegato uno di quei negozietti che sta aperto anche di notte.
Senza indugiare, mi ci
infilo forse anche troppo impavidamente, preso dall'isteria.
Una volta fermo osservo la
luce superarmi, indifferente: era davvero un tizio su una moto.
Parcheggio la macchina e
scendo.
Giocherello nervosamente
con le mani fredde e sudate per scaricare la tensione, mentre cammino a passi
svelti, lunghi, innaturali, verso il negozietto.
Lì pensavo di potermi
rassicurare con una presenza umana, ma il commesso non è il ritratto della
voglia di vivere, e ci credo: è l'una di notte... è tardissimo!
Giro e rigiro tra i pochi
e piccoli scaffali cercando di rimandare il momento in cui dovrò rimettermi al
volante e nel frattempo penso anche che potrei rimanere a dormire nell'area di
sosta, ma poi mi convinco che devo ripartire, compro un pacchetto di
chewing-gum per giustificare la mia visita e torno in macchina.
Parto lentamente, cercando
di bisbigliare a me stesso frasi rassicuranti.
Ma poi... è un incubo! La
luce è riapparsa alle mie spalle! Identica!
I sudori freddi sono ormai
incontrollabili, le mani sul volante tremano, la radio stride.
Accelero, il più che
posso. Perché non l'ho fatto prima?
Ma è inutile, la luce mi
sembra sempre alla stessa distanza.
Il buio ride, allunga le
sue lunghe e puntute dita invisibili sulla mia auto.
Dalla luce invece, nessun
segno, solo quella maledetta indifferenza che amplifica come un eco il mio
terrore.
Non riesco a combatterlo.
Forse non si può.
Forse devo assecondarlo,
unirmi a lui. Devo diventare tenebra.
La mia mano tremante
raggiunge la leva delle luci. Un istante di pausa. Poi uno scatto.
La notte mi abbraccia, mi
avvolge.
Il cielo esplode in una
miriade di stelle ritrovate nell'oscurità.
La Luna sbuca da una
nuvola, con un ghigno sul volto di roccia.
Il Cantuccio: storia ispiratami (indovinate un po') dalla medesima
situazione! Solo che non avevo gli abbaglianti fuori uso e non c'era
tutta questa drammatizzazione XD Ma ssshhh
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