Oh, mio
adorato mondo di efp! Non ci si sente da un bel po’,
eh? *^* Ebbene, sono felice di annunciarvi che ho finito la maturità (con
grande soddisfazione, tra l’altro) e sono pronta a dedicarmi di nuovo alla
scrittura! Dio, quanto mi è mancata!
Come promesso,
questa è la seconda shot che avevo in programma (e
che alcuni di voi stavano aspettando da molto tempo!) incentrata su Marco ed
Ace!
Ma
sicuramente, nelle prossime settimane, vedrò di dedicarmi alla stesura di
qualche storia a capitoli J
Intanto, buona lettura!
P.S.
Ancora una volta, vi consiglio la canzone sulle cui note ho scritto: “Comptine
d’un autre été” di Yann Tiersen, un artista che
adoro!
CAMPI DI GRANO
“Il
tuo riso esplodeva
spontaneo e naturale
franco, sonoro e libero:
così come un uccello parte
trillando il suo mottetto
nel bosco che ancor vibra.
Quella voce, quel riso
fanno nella memoria,
dove spesso mi appari
da morto e da vivo,
come un suono di gloria
in un qualche martirio”
(Amour, Lucien Létinois - P.
Verlaine)
Ci risiamo. Stesso sogno, stesse tremende e vivide sensazioni.
E lui è sempre lì, steso accanto a me tra i campi di grano nei quali il
nostro intreccio idillico sbocciò e s'intensificò: immobile, sorridente, gaio e
rassicurante.
Vorrei prenderlo per mano, ma la consuetudine mi fa scansare; vorrei
accarezzare quel viso lentigginoso che tanto mi ha fatto dannare, ma sembra
sottile ed effimero come l'etere; i miei tentativi si dissolvono così nel vuoto,
non riescono ad afferrare l'innocente ma ingannevole illusione e non possono
spostare quel velo che separa le nostre realtà.
Così vivo, così vicino, così forte...
Perché, Portuguese D. Ace, hai dovuto sacrificare
la tua energica e meravigliosa vita e ridurmi in questo pietoso e soffocante
stato d'angoscia?
E ricordo ancora i suoi occhi ardenti, la sua ambizione e quella maledetta
testardaggine a voler andare fino in fondo pur di non infangare il nome di Barbabianca in quel giorno falsamente glorioso che ancora
oggi amano decantare.
Perché il comandante della seconda flotta era vita pura, era gioia
incontenibile ed instancabile energia contagiosa: Ace era tutto
questo, tutto ciò che gli era stato strappato brutalmente.
Eccoli, tornano a rivisitarmi i ricordi, si divertono a tormentarmi e a
martirizzarmi la notte, il mio sonno agitato ma beato, il sudore e
l'eccitazione, il sogno e la realtà, il suo viso ad un centimetro dal mio,
quelle vaste e smisurate distese pagline che ci
solleticano il naso con i loro profumi estivi...
"Tratti sempre male le persone che
ami?"
Ace mi guarda con aria interrogativa, al
che riformulo la mia domanda "Voglio dire, hai sempre cercato di ucciderle
almeno una volta, oppure c'è stata qualche eccezione? Perché sai, prima tuo
fratello, poi Barbabianca, adesso io... la cosa
lascia pensare..."
"No... nessuna eccezione" si fa
meditabondo, passandosi una mano tra i capelli corvini con aria stanca e
frustrata, dopodiché fissa lo sguardo oltre l'orizzonte, perdendosi nei campi
di grano che ormai ci circondano a perdita d'occhio "Amo anch'io,
Marco. Amo anch'io, ma di un amare strano, un amare che è congelato. Un amare
che, forse, neanche esiste..."
E allora mi giro e mi rigiro, strappando le lenzuola che mi coprono
inutilmente, cazzo, questo calore causato dall'immaginazione diventa
insopportabile, necessità di svegliarmi ma non di abbandonarti.
"Allora diciamo che dovrei prenderlo
come un gesto d'affetto, il tuo tentativo di colpirmi alle spalle ed annegarmi
nel fiume poco fa?"
Ace sospira, chiude gli occhi e apre
leggermente la bocca, la sua frustrazione mi affascina, la sua incapacità nel
dimostrare i suoi sentimenti m'intriga: è bizzarra, violenta, devastante.
Vorrei accarezzare quel viso infantile,
baciare quelle labbra insicure, premere il mio corpo adulto contro il suo,
fargli sentire quest'erezione che egli mi provoca così spesso ultimamente con
le sue incertezze.
I miei giorni proseguono così, sospeso tra l'illusione e la cruda verità,
mangio per tenermi in vita e parlo solo se necessario, questo futile bicchiere
d'acqua forse irrorerà vitalità nei miei organi disidratati: oh Ace, che cosa
mi hai fatto! Che cos'hai fatto a quest'equipaggio sconvolto e che,
probabilmente, ci metterà un bel po' a riprendersi!
Vivo sempre lo stesso incubo. Per me è sempre la stessa, tremenda data
fatale.
Ma poi, la sera arriva quella leggera brezza a rinfrescarmi la memoria e
allora mi ricordo che non sono solo, nonostante tutto: esiste ancora il mio
angolo di paradiso perduto, laggiù tra quelle alte spighe dove il nostro amore
si consumò e divenne parte integrante dell'ambiente stesso, facendoci natura e
tremando come quegli esili steli tremavano.
"Tutto ciò che dici è poesia, gli
attimi con te si librano come rondini in cielo e tutto ciò che resta non è
altro che un silenzioso ma magnetico gioco di sguardi: quelle parole intrise di
tristezza che sempre si leggono nei tuoi occhi, malgrado i tuoi tentativi di
nasconderle, quel viso talvolta contrito da emozioni impossibili da
decifrare..."
"Marco, tu..."
Sospiri zittiti da baci, frasi troncate da
amorosi impulsi, le mani, i miei e i suoi polpastrelli smaniosi di toccarsi ed
intrecciarsi, quei deliziosi suoni della campagna ad accompagnare i nostri
gesti: gli insetti ci spiano dai loro nascondigli giallastri, riesci a vederli,
amore?
Ma il viaggio deve
continuare e mi si attribuiscono responsabilità che io stesso stento a
riconoscere: questo era il vostro sogno, il tuo obiettivo, figli dello stesso
padre e sangue proveniente da luoghi sconosciuti, io riuscirò a far risplendere
ancora i vostri nomi, vincerò per voi.
...e mentre l'azzurro del cielo ancora
risplende, offuscato di tanto in tanto dal passaggio delle candide nuvole, Ace
ride come un bambino che ha appena scoperto il mondo: quella stessa risata
infantile che ora mi tormenta e che proprio non riesco a dimenticare.
La confusione che aleggia nell'aria, questo vento portato dal mare che non
fa altro che scombussolarmi ulteriormente, mi fa passare ore così, affacciato
al parapetto a rincorrere i miei pensieri tormentati, ma dove mi porterà tutto
ciò?
Infine i corvi, il buio avvolgente, una
rapida sensazione di smarrimento e il vuoto: la morte.
La morte arriva a prenderti, Ace, ti
strappa anche dai miei incubi notturni, ma la verità è che ti vogliono
nell'aldilà almeno quanto ti reclamiamo qui, mio innocente ragazzo: non ci
resterà nient'altro che una funebre preghiera, una speranza con gli occhi
rivolti al cielo, il nostro rifugio segreto nei sogni e nei nostri sconfinati e
confortanti campi di grano.
©
Sì,
comincio ancora una volta con Verlaine –lo adoro, non si era capito?- e
stavolta però chiudo con un quadro di Van Gogh che si chiama “Campo di grano
con volo di corvi” che secondo me sta benissimo col tema della shot! Ovviamente vi ringrazio e vi chiedo di farmi sapere
cosa ne pensate J a prestissimo!