quotidianità
SVEGLIA.
Quell' isola aveva un
vantaggio: non c'era sole che potesse penetrare dalle tende di broccato
ed interrompere un genuino sonno ristoratore. Certo, l' umidità
raggiungeva picchi improbabili 365 giorni l' anno, facendo arricciare
capelli e colare trucco, ma per lo meno il nemico luce mattutina girava
ben alla larga dal castello.
Eppure, nonostante la sveglia biologica non potesse entrare in funzione
data la mancanza di luce, quell' odioso spadaccino abbandonava la
branda alla solita sconsiderata ora e, come da copione, si recava nel
fitto della boscaglia ad inseguire qualche scimmia, attendendo
fiducioso il giorno in cui l' altro samurai gli avrebbe concesso il
piacere di un duello.
Se inizialmente si era dimostrato un bradipo, ora sembrava infaticabile.
Ovviamente, essendo il castello un intricato gozzoviglio di corridoi
perfettamente identici, fatta eccezione per qualche arazzo, quella
testa bacata verde finiva immancabilmente per girovagare a vuoto per
ore, prendendo a tirare maledizioni di ogni genere dopo il
decimillesimo tentativo andato in fumo. Se era fortunata Zoro si
addentrava nell'area nord del castello, la più complicata e
quella da cui lei stessa faticava ad uscire alle volte, bestemmiando in
solitario e lontano dalla sua comoda camera. Se invece la iella la
perseguitava, veniva a farle visita nell' area sud, blaterando senza
senso davanti alla porta di camera sua e quindi, svegliandola senza un
minimo di garbo.
Quella mattina la sfiga rideva di lei dall' alto dei cieli,
sogghignando alla vista della sua faccia esterrefatta davanti all'
improponibile insulto che il verde aveva lanciato in direzione della
sua porta.
Era solita considerare ogni cosa carina, amorevole, come i suoi adorati
fantasmini che le rallegravano nei giorni di tristezza infinita: quello
che invece considerava un insulto all' intelligenza umana era il senso
dell' orientamento che si ritrovava l' apprendista che girovagava nel
castello, e che, senza di lei, non ne sarebbe di certo mai uscito se
non da una finestra.
Ma quella mattina non aveva la benché minima voglia di lasciare
il suo caldo letto per trasportare fuori un piccione viaggiatore
rincoglionito dal magnetismo dell' isola, no di certo.
Si riaccoccolò al tepore del piumone e del suo personale scaldino,
chiudendo gli occhi nel tentativo di riaddormentarsi il prima possibile
e tornare a prendere parte al meraviglioso sogno che aveva finora
allietato il suo riposo. Doveva solo convincersi che quella zanzara
dalla testa color smeraldo non fosse nei paraggi e non stesse facendo
un baccano tale da essere sentito anche a mille miglia di distanza.
Voleva solo che quell' imbecille abbandonasse il proposito di andare a
squartare qualche scimmia e tornasse in camera a riposare, contando
tante katane che saltavano lo steccato.
Ma no, ovviamente le sue preghiere erano troppo per essere prese in considerazione.
- Merda! -
All' ennesima imprecazione la sua pazienza fece le valigie, la
salutò con un cenno della mano e se la diede a gambe, diretta in
qualche isola tropicale. Era troppo anche per lei.
Facendo attenzione a non far traballare troppo il letto, sgusciò
fuori dal lenzuolo, mettendosi seduta sul bordo per poter fare appello
almeno alla calma che le era rimasta. Sorprendentemente quella era
appena partita insieme alla pazienza, lasciandola sola in balia delle
cavolate di Zoro. Si infilò le ciabatte di pelo rosa, facendo
forza sulle mani per potersi alzare con più agilità dal
materasso, in modo che non cigolasse troppo visto l' uso prolungato che
ne veniva fatto nell' ultimo periodo, dirigendosi verso la porta.
Arrivata all' uscio sentì il vociare dell' uomo che si faceva
sempre più vicino alla sua posizione: immediatamente si rese
conto di aver perso anche ogni residuo di autocontrollo.
Spalancò la porta, affacciandosi in corridoio con aria omicida
ed un tic nervoso all' occhio che la rendeva ancora più
minacciosa, tendenzialmente posseduta.
- Cosa diavolo ci fai tu qui a quest' ora?! -
Ogni buona qualità, segno di educazione o civiltà, li
aveva lasciati sotto alle coperte assieme all' uomo con cui aveva
passato un' altra notte, riducendola ad un ammasso d' ira e collera
da scaricare al più presto, prima di implodere come una
bomba mal costruita.
Quello fece per aprire la bocca per rispondere, ma venne prontamente
zittito da una pantofola pelosa rosa confetto in pieno volto.
- Non dirmelo, ti sei perso ancora! -
Zoro si indispettì, camminando nella sua direzione con un ghigno
strafottente che prometteva vendetta per l' affronto. Lei non si
scompose più di tanto, sicura che il fruscio delle lenzuola alle
sue spalle fosse la carte vincente da giocare nel caso il verde avesse
deciso di tagliuzzarla in mille pezzi.
- Stupida! -
Si fermò ad un palmo dal suo naso, dando sfogo alla sua miglior
riserva di insulti; era infoiato dopo quell' insulto formato ciabatta.
Fece finta di ascoltarlo finché non sentì un respiro
caldo che ben conosceva solleticarle
le spalle: vide Zoro bloccarsi a ganasce aperte quando notò l'
ombra dietro di lei, l' ultima che lui di certo di sarebbe aspettato di
vedere in quel luogo. Era quasi piacevole osservare l' espressione
basita del giovane pirata, l' aveva messa stranamente di buon umore
nonostante il risveglio non fosse stato dei migliori. Una sorta di
senso di pace e tranquillità la pervase, sostituendo al broncio
di pochi attimi prima un ampio sorriso rivolto al verde.
Non ci fu nemmeno bisogno di parole perché quello abbassasse la
testa e si dileguasse, mosso dal proposito che Mihawk l' avrebbe un
giorno allenato a diventare il miglior spadaccino del mondo. E di certo
l' aver interrotto qualcosa tra occhi di Falco e la sua donna non lo avrebbe facilitato durante l' addestramento, anzi, probabilmente gli sarebbe costato.
Sorridendo tra sè e sè Perona salutò con un cenno
della mano Zoro, provocandolo volutamente, chiudendo la porta ed
immergendosi nuovamente nel buio della stanza, sospirando rilassata.
- Torna a letto. -
Si volse indietro, cercando a tentoni di giungere incolume fino al materasso. Quella frase, detta da quel particolare
spadaccino, era la tenerezza migliore che si sarebbe potuta aspettare,
un po' come se dietro a quelle tre parole si nascondesse un ' implicita
dichiarazione d' amore.
Voglio dormire ancora un po' con te.
Che c'era di male se lei vi leggeva la sua voglia di averla ancora tra le braccia?
Angolo dell' autrice:
Vale, sei contenta?
Detto questo, chiedo scusa se anziché aggiornare le long mi
cimento in nuovi lavori! Abbiate fede, aggiornerò anche quelle!
Non ho mai trattato questi due personaggi, mai, ergo perdonatemi eventuali inesattezze!
Aggiornerò appena posso ( tra cento anni )
Saluti,
Alu.
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