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Just a small part of me inside you
Quando il fagottino rosa all’interno della culla apre
lentamente gli occhi e comincia a divincolarsi tra le lenzuola
finemente decorate, Zoro gli rivolge una breve occhiata –
l’ennesima di quella notte – e preferisce staccarsi
dalle sbarre di legno bianco, mantenendosi a debita distanza da quella cosa che ha
sconvolto completamente la sua vita: ha quasi paura di intaccare una
creatura tanto innocente con il suo essere rozzo e burbero, di veder
spuntare da un momento all’altro la sua espressione fredda e
distaccata sul visino delicato della bambina. Perché lei,
nonostante appaia come una Robin in miniatura,
è anche
sua figlia.
La osserva muovere manine e piedini fino a disfarsi delle lenzuola e
mettere in bella mostra una delle tutine colorate di cui Robin fa
scorta insieme a Nami ad ogni sbarco della nave. I capelli neri
contrastano con la pelle diafana, mentre gli occhietti azzurri e
luminosi vagano per la stanza alla ricerca di chissà cosa:
è in quel momento che lo sguardo della piccola e quello di
Zoro si incontrano.
Lo spadaccino volta la testa, ma con la coda dell’occhio
riesce a scorgere un piccolo sorriso sul volto della bambina, la quale
lo fissa incuriosita. Gli hanno detto che i neonati non fanno altro che
piangere dalla
mattina alla sera, ma lei è diversa.
È tranquilla ed elegante come la madre, dorme e mangia tutto
il tempo esattamente come il padre.
Gli somiglia più di quanto sembri e, a questo pensiero,
l’uomo storce la bocca.
È inutile che si mantenga lontano da lei, perché è sua figlia,
e già possiede qualcosa di suo.
Rassegnato, avanza di qualche passo verso la culla e poggia le braccia
sull’asse di legno.
Il sorriso della piccola gli sembra più intenso, ora, o
forse è solo una sua impressione?
«A-pà»,
mormora lei, allungando un braccino verso il suo viso. «Aaaa-pà».
Il cuore di Zoro sussulta, mentre la manina calda e vellutata della
figlia gli accarezza una guancia. E la guancia sembra bruciare.
O forse Zoro quel fuoco ce l’ha dentro da quando lei
è nata, da quando Robin si è intromessa nella sua
vita.
«Serata tra padre e figlia?», una voce fin troppo
familiare alle sue spalle.
Robin è poggiata allo stipite della porta e osserva la scena
con un sorriso divertito dipinto in volto.
«Non riuscivo a dormire», risponde lui, atono,
allontanandosi dalla culla.
«Bugiardo», lo rimbecca la donna, maliziosa.
«Tu non hai mai sofferto di insonnia. Avevi solo voglia di
passare del tempo con tua figlia».
Zoro sbuffa, incrociando le braccia al petto.
«Ti adora, sai?», aggiunge Robin, avvicinandosi
alla culla. «Guarda tu stesso».
A quel punto, lo spadaccino si volta verso la bambina e rimane
completamente basito: non essendo più degnata dello sguardo
del padre, ha spostato la sua attenzione sulle tre spade poggiate per
terra vicino alla culla e cerca di allungare le braccine fino a
toccarne le lame.
Dal modo in cui brillano gli occhi di Zoro e dal fatto che lui non ha
mai permesso a nessuno di toccare le sue spade fino a quel momento,
Robin capisce che... è
amore.
Note dell'autrice:
Dopo due righe sul mio OTP di One Piece (The
best present from the right person, RuNami), ho voluto
scrivere qualcosa su Zoro e Robin (♥) perchè ho
sempre sognato di trattare Zoro in un contesto del genere... spero di
non aver reso i personaggi OOC.
Mi fate sapere cosa ne
pensate? Grazie
mille a tutti coloro che leggeranno/recensiranno. Alla prossima!
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