cap1 marta
Hello Internet!
Oggi sono alquanto agitata perchè ho fatto il mashup migliore della mia
vita (so far.) e sì, devo per forza spoilerare in modo che chi non è
amante del genere - babbani v.v - può evitare di leggere
direttamente...con mio grande disappunto, aggiungerei.
Sooooo, sì, ecco, io amo - ma che dico amo?- io ador..no, ok, io sono
completamente ossessionata da Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio e
company (gli altri romanzi, l'800, i balli..eccetera).
Yes, I'm kinda a nerd.
La mia mente da piccola Janeite fa sì che ogniqualvolta io ascolto la
canzone Enchanted di Taylor Swift ho come dei flash di scene presi dai
romanzi della Austen perchè penso che questa canzone si adatti
terribilmente bene!(Voi poi non credeteci.)
Ad ogni modo, ecco la mia storiella, è un pochino lunga forse (Ciao Ham <3) ma bè, spero che vi piaccia
perchè io ormai la amo con tutta me stessa e, come ben sa il resto del
trio, la amavo pure mentre la scrivevo. Spero quindi che piaccia anche a
voi...e al resto del trio a cui non ho fatto leggere neanche una frase
di tutto questo.
Sì, ora la pianto e vi lascio in pace.
PS: Jane, this is for you. I'm sorry. I love you.
Sun, love, Jane and love y'll!
Starlight
It is a truth universally acknoledged that a single man,
in possession of a good fortune, must be in want of a wife.
-Incipit di Pride and Prejudice
- Dobbiamo proprio andarci? -, chiese un giorno una figlia alla propria
madre riferendosi a un ballo che si sarebbe tenuto quella sera nella
grande villa di campagna del paese, recentemente presa in affitto da un
gentiluomo del nord dell'Inghilterra. - Cosa mi interessa se questo
giovane ha deciso di affittare Netherfield Park? Voglio dire, un sacco
di uomini ricchi affittano case in tutto il Paese, cos'ha lui di tanto
speciale? -
- E' scapolo, mia cara, sca-po-lo -, ribattè la madre esasperata, scandendo con enfasi l'ultima parola.
- Se pensate che io abbia intenzione di sposarmi all'età di 19 anni vi
sbagliate di grosso, mamma -, rispose la figlia che, ormai, dopo quasi
vent'anni di convivenza, comprendeva bene i ragionamenti della madre;
non dubitava, infatti, che la sua adorata mamma avesse già iniziato a
ordinare tutto il necessario per il corredo matrimoniale della figlia,
in vista del suo imminente, nonchè inesistente, – secondo il parere
della ragazza – sposalizio con il nuovo proprietario di Netherfield
Park.
- Oh Taylor, quante storie fai! Quando ero giovane io alla tua
età ci si incontrava, ci si piaceva e ci si sposava. Fine della storia
-, disse la madre cercando di placare i lamenti della figlia mentre
sistemava un nastro color panna sulla schiena dell'abito della ragazza.
- Ma io voglio amare l'uomo che sposerò..non mi basta trovare simpatico
un ragazzo, non voglio sposarmi per convenienza. Non mi importa del
denaro -, ribattè la figlia mentre controvoglia si sistemava un ciondolo
al collo, prima di aggiungere con enfasi - Amare è bruciare, ardere di
passione, come Giulietta, come Ginevra...-
- Mia cara, tutte hanno
fatto una fine piuttosto penosa.-, ribattè la madre mentre continuava a
spazzolare i ricci biondi della figlia.
La ragazza saltò su dalla
sedia su cui era seduta per voltarsi e guardare negli occhi la propria
madre chiedendo - Penosa? Morire per amore? Cosa può esserci di più
glorioso? -
- Forse glorioso e appagante nelle tue belle canzoni,
ragazza mia, ma non nella vita reale. Se il marito muore, la moglie deve
sposare il primo che capita...-
- ...Altrimenti morirà di povertà.
-, concluse Taylor a malincuore mentre si raccoglieva i capelli in un
intricato chigogn di ricci. Quella frase l'aveva sentita parecchie volte
fin da quando era in fasce.
- Sono abbastanza bella per il mio
principe? -, chiese scherzosamente poi, alzandosi dalla sedia e
sorridendo con ironia alla madre.
- Sei troppo bella per chiunque -, rispose con affetto la madre abbracciandola con calore.
- E così questo famoso signor Darcy si è stabilito nella nostra contea
con lo scopo di derubarmi della mia bambina, eh? -, disse una voce
maschile sulla soglia della camera della ragazza. - Spero per lui che
sia intelligente almeno la metà di quanto si dice in giro che sia ricco
se proprio vuole privarmi della mia figlia preferita..-, aggiunse poi il
padre di Taylor facendole un buffetto su una guancia.
- Nonchè l'unica -, disse la ragazza sorridendogli.
Poi raccolse il proprio ventaglio dal tavolo della toletta e, dandosi
un'ultima occhiata allo specchio, uscì velocemente dalla camera per
partire alla volte della maestosa Netherfield Park.
Era una
calda sera d'estate, il vento soffiava tiepido tra le fronde degli
alberi che circondavano la vasta tenuta. Nonostante la casa appartenesse
a uno straniero, Taylor fu contenta di trovare tutte le sue amiche
all'ingresso della casa, proprio vicino alla fontana di marmo: a
un'osservatore esterno sarebbe sembrato più un ritrovo di gente di
campagna, piuttosto che un festino di ricchi signorotti di città come
certamente era questo fantomatico Darcy.
Le giovani fanciulle
avevano fatto di tutto per essere più eleganti del solito, adornandosi
con nastri, vestendosi con i vestiti delle proprie sorelle maggiori – le
quali avevano indossato i vestiti delle madri – le quali avevano deciso
di non presenziare all'evento senza il loro vestito migliore per cui si
decisero a comprarne uno nuovo, oppure arricciandosi più che potevano i
capelli: tutto per impressionare il gentiluomo e fare bella figura alla
compagnia che il signor Darcy si era portato con sé. A parte le figlie
dei ricchi proprietari terrieri del villaggio, belle ed eleganti – e
snob per natura-, solo Taylor, tra tutte le ragazze di ceto medio, era
la più tranquilla; non vedeva, anzi, l'ora di poter tornare a casa a
scrivere una canzone o a suonare la sua chitarra, oppure, come spesso
faceva, rimanere alzata fino a tardi, senza che i suoi genitori lo
sapessero, nel giardino di casa a osservare le stelle.
Quando entrò
nella villa si accorse che i balli erano già incominciati: giovani e
vecchie coppie ballavano armoniosamente nella grande sala da ballo che
Taylor scorgeva dall'entrata, mentre un gruppo di violinisti li
accompagnava in sottofondo.
Si era incantata nel guardare il
soffitto della sala da pranzo in cui lei si trovava, completamente
affrescato con figure mitologiche in stile classico, quando un cameriere
le chiese gentilmente se desiderasse qualcosa da bere, offrendole un
bicchiere di vino bianco che lei accettò con piacere.
In compagnia
della sua amica, Abigail, Taylor fece il giro della sala, osservando i
presenti e, in particolare, le giovani donne provenienti dal nord
dell'Inghilterra: erano piuttosto brutte, o forse, Abigail suggerì,
erano brutte solo perchè erano completamente snob e si consideravano
superiori alla loro compagnia, rifiutandosi categoricamente di ballare
qualsiasi danza che veniva loro proposto.
Le loro battute
sarcastiche vennero interrotte dall'arrivo di due aiutanti giovani che
facevano parte del reggimento – questo venne capito dalla rossa divisa
che i due ragazzi indossavano – e che chiesero loro l'onore delle
prossime due danze. Le due amiche accettarono con piacere. Dopotutto
erano a un ballo, in che altra maniera avrebbero potuto trascorrere la
serata?
Ballare in quella bolgia fu estenuante, dopo neanche dieci
minuti ad Abigail cominciò a mancare il fiato, mentre Taylor arrossiva
per la grande energia che era necessaria nell'eseguire le varie figure
delle danze in uno spazio così ristretto, dovuto all'elevato numero di
persone che ingombrava la sala. Dopo le due danze Taylor era
profondamente stanca, i due ragazzi non erano neanche così simpatici per
non dire alquanto stupidi; non ci rimase molto male quando li vide
andare a caccia di altre due fanciulle più giovani che erano appena
entrate nella sala da ballo.
Dopo altri due bicchieri di vino Taylor
stava sventolando il ventaglio per farsi aria, faceva un gran caldo
ormai! Aveva perso di vista la sua amica e se ne stava stretta in
cerchio con un gruppo di suoi conoscenti che la ragazza non sopportava
affatto, ma che, con giusto riguardo al decoro, aveva deciso di
conversare per qualche minuto.
Risate forzate, sorrisi finti,
sguardi di insincera simpatia, assenti e vuoti, scomparvero quando
Taylor incontrò con gli occhi, vagando tra i presenti, il volto di uno
sconosciuto.
Tutto ciò che la ragazza poi sarebbe riuscita a dire di
quell'incontro è che era rimasta incantata dall'averlo
incontrato.
Gli occhi di lui sussurravano “Ci siamo già incontrati?”, mentre,
facendosi spazio tra la folla, la sua figura cominciava a muoversi verso
di lei.
- Vi state divertendo? -, chiese poi il ragazzo dopo un
inchino compito a cui la ragazza rispose con una profonda riverenza. Il
giovane era probabilmente un ufficiale, un luogotenente forse, a
giudicare dalla divisa blu che indossava, con una cravatta bianca
rigidamente stretta al collo.
Le basette scure erano molto lunghe,
ma anche ben curate, mentre i capelli castano scuro lisci gli ricadevano
sull'occhio destro, nascondendo uno dei due occhi quasi neri.
Dopo
aver completato l'esame dell'estraneo, Taylor tornò a sventolare il
ventaglio, cercando di non dare a vedere che fosse agitata - Non molto
-, rispose poi sincera.
- Dobbiamo rimediare allora. -, fece lui
serio. - Le dispiace se vi rubo un attimo dalla vostra compagnia? -,
chiese poi, dall'alto della sua statura, indicando con un cenno della
testa la cerchia di finti amici con cui la ragazza stava precedentemente
conversando, i quali, accorgendosi della presenza del gentiluomo,
rimasero di stucco nel vedere che stava parlando proprio con lei.
- Nient'affato -, replicò la ragazza.
Senza il tempo di dire altro il giovane arrivato la prese sottobraccio
conducendola con passo elegante alla sala da ballo in cui stava
incominciando un lento.
- Amo questa musica -, commentò lei dando inizio alla prima figura della danza.
- Sì, molto riposante -, ribattè lui riferendosi ai ritmi veloci delle quadriglie precedenti.
Un silenzio carico di imbarazzo li catturò per alcuni minuti, fu lei a
romperlo sorridendogli e dicendo - E' il vostro turno di dire qualcosa.
Io ho parlato della danza. Ora voi potreste fare un commento sul numero
delle coppie o sulla grandezza della sala. -
Lui rise di gusto,
prendendola per mano e facendole fare un giro su se stessa prima di
portarsela al petto – come richiedeva la figura della danza – e
bisbigliarle all'orecchio - Farvi cosa grata è un onore per me, vi
prego, consigliatemi ciò che vi farebbe piacere udire. -
Lei arrossì e poi con ironia - La risposta va bene per il momento. -
Continuarono a scambiarsi battute di questo genere, senza dirsi niente
ma sottintendendo tutto, fino alla fine della danza, quando lui,
prendendola per il braccio, la invitò a fare una passeggiata in
giardino.
Camminavano lungo il sentiero che costeggiava la casa,
quando Taylor decise che era arrivato il momento di smascherare il
giovane - Siete il signor Darcy, non è vero? -, gli chiese guardandolo
negli occhi, ma senza staccare il braccio da quello di lui.
Il ragazzo rise, - Cosa ve lo fa pensare? -
- Punto primo: quando siamo entrati nella sala da ballo, la musica
lenta è partita su vostro ordine, non penserete che non mi sia accorta
del cenno che avete dato al primo violinista...-, rispose lei
-
..punto secondo: siete troppo compito per essere un qualsiasi soldato
del reggimento, punto terzo: ogni ragazza presente nella sala non vi
scattava gli occhi di dosso. -
- Non posso certo ordinare a delle
giovani donne di non guardarmi -, rispose lui facendo finta di essere
vanitoso. - ..per non parlare del fatto che mia madre vi ha descritto in
ogni singolo dettaglio poiché vi ha tenuto d'occhio dalla prima volta
che avete messo piede nell'Hertfordshire. -, continuò lei guardandosi le
unghie, incurante.
Darcy rise di gusto - A questo punto devo
ammettere che mi avete proprio scoperto. Stavo quasi pensando di aver
incontrato la ragazza più sveglia e intelligente della contea, ma
evidentemente mi sbagliavo - aggiunse poi stringendole dolcemente una
mano con affetto.
Taylor rise mentre aggiungeva - Lo sono, infatti,
nonché la più intonata - con una punta di orgoglio. - Sentiamo, allora
-, disse il ragazzo scostandosi da lei e incrociando le braccia al petto
come in attesa che lei iniziasse a cantare.
- Non canterò,
ovviamente. Come ogni altra cantante mi vergogno a cantare per un
pubblico ridotto nonché per una persona che ho appena conosciuto - e poi
ricordandosi - e che ha finto di essere un'altra persona! -
Lui
rise mentre insieme arrivavano sul retro della villa che dava su un
piccolo lago incastonato nel giardino davanti alle scale della casa.
- Perchè lo avete fatto? -, gli chiese Taylor accorgendosi solo allora
che non era affatto normale che un signorotto di città si travestisse da
militare al primo ballo nella sua nuova casa di campagna.
- Perchè
per una volta volevo divertirmi a un ballo come ogni altra persona
normale. Non volevo conoscere una per una ogni ragazza del paese per
decidere quale sarebbe potuta diventare mia moglie. Già in città è pieno
di arrampicatrici sociali a cui non importa assolutamente nulla di me e
vogliono solo il mio denaro. -, e qui fece una pausa, guardando con
attenzione la luna. - Io ho bisogno di qualcosa di più, mi serve..No,
non lo dico, non mi credereste -
- L'amore? -, suggerì lei, con una
mano al cuore. Era semplicemente incantata dalla figura del ragazzo, in
piedi sul grande terrazzo della scalinata con la luna alle sue spalle,
nonché dalle parole che stava dicendo.
- Sì..-, ammise guardando per
terra quasi vergognandosi, -..e non capisco perchè io stia parlando con
voi di queste cose personali, dopotutto vi conosco appena...-
- Non
è ammaliante l'idea che la felicità di qualcuno sia interamente nella
mani di una persona? -, chiese lei appoggiandosi al davanzale della
terrazza e guardando la luna, come se non avesse ascoltato nulla di ciò
che Darcy le stava dicendo.
- Assolutamente -, convenne lui
avvicinandosi a lei. - Come vi chiamate? -, le chiese poi appoggiandosi a
sua volta sul davanzale con i gomiti delle braccia.
Lei stava
giocherellare con un ricciolo ribelle che era scappato dallo chignon e
le ricadeva elegantemente sul collo. - Taylor -, rispose guardandolo
negli occhi.
- Taylor -, ripetè lui a bassa voce avvicinandosi
ancora di più a lei finchè le sue labbra furono vicinissime allo zigomo
di lei. - Taylor, lo sapete che il modo in cui vi brillano gli occhi
questa notte fa vergognare le stelle di tutta l'Inghilterra? -, aggiunse
sottovoce.
Lei rise - Non è vero. -
- Cosa ne sapete voi? -,
chiese lui prima di baciarle con delicatezza una palpebra per chiuderle
gli occhi e poi baciandole le labbra, mentre lei lasciava che lui le
alzasse delicatamente il mento con due dita della mano.
Rimasero
così per qualche secondo e quando lui si staccò la ragazza ebbe
occasione di notare che il modo in cui occhi di lui brillavano avrebbero
fatto vergognare le stelle di tutta l'Inghilterra.
Quel bacio era stato incantevole.
Mentre la carrozza si allontanava dalla villa Taylor non era riuscita a
staccare gli occhi di dosso dal suo proprietario, una figura scura in
piedi sulla scalinata principale della tenuta che, a ogni metro
guadagnato dalla carrozza si rimpiccioliva sempre di più fino a
scomparire completamente.
Non sapeva che lui era rimasto per ancora
qualche minuto fermo sulla scalinata mentre la carrozza era già
scomparsa alla sua vista.
Era rimasto incantato da lei.
Una
volta arrivata a casa, Taylor chiuse con cautela la porta per paura di
fare rumore, dopodichè appoggiò la schiena alla porta e giocherellando
con il ciondolo che portava al collo si accorse che non riusciva a
smettere di sorridere.
Le furono necessarie parecchie ore per calmarsi e non mettersi a gridare per quanto fosse felice.
Era stata una delle più belle notti della sua vita e sentiva la necessità di scriverne.
Quindi, una volta al suo scrittoio prese da un cassetto segreto il suo
vecchio diario e, con ancora addosso il vestito da ballo, scrisse di
getto con tutta la velocità che l'inchiostro permetteva:
this night is sparkling, don't you let it go
I'm wonderstruck, blushing all the way home
I'll spend forever wonder if you knew I was enchanted to meet you
Questi erano i pensieri che era stata costretta a tenere per sè mentre se andava via dalla casa decisamente troppo presto.
Quando finalmente Taylor si mise a letto era mezzanotte passata.
Il ballo era terminato da diverse ore ma lei provava in corpo ancora
tutti i sentimenti che aveva provato quella sera. In particolare quelli
dell'ultima ora che con profondo piacere rivedeva davanti ai suoi occhi:
quei bisbigli, quegli occhi...quelle labbra...al pensiero arrossì
ancora violentemente.
Alle due di notte la ragazza si convinse
che quella notte non sarebbe riuscita a chiudere occhio, era ancora
troppo emozionata e sapeva benissimo che i suoi pensieri avrebbero
echeggiato il nome di lui finchè non si sarebbero incontrati di nuovo.
Si alzò quindi dal letto con una fastidiosa domanda che non faceva
altro che disturbare i ricordi perfetti di quella serata: il signor
Darcy amava qualcuno? Era possibile che abbandonasse tutte le ricchezze e
le bellezze della città e di quelle eleganti ragazze per stare con lei?
Questa domande l'avevano fatta svegliare completamente dal suo sonno
inesistente e ora camminava avanti e indietro per la stanza con il
desiderio che Darcy si presentasse alla sua porta e dicesse “E' stato
incantevole fare la vostra conoscenza”, e a chiudere la frase quel
bellissimo sorriso da cui non era riuscita a staccare gli occhi per
tutta la sera.
Tutto ciò che Taylor avrebbe poi avuto il coraggio di
confessare alle sue amiche su quella sera sarebbe stato “E' stato
incantevole incontrarlo.”
Immaginandosi ancora il giovane nella sua
finta divisa blu da soldato Taylor non riuscì a evitare di tornare a
sorridere cominciando a ballare per la stanza quella musica lenta che
aveva ballato insieme a lui, prima di fiondarsi sul suo diario per
scrivere.
This is me praying that this was the very first page
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Dopo aver messo via il diario la sua più grande paura tornò ad affacciarsi nella sua mente.
Si recò, quindi, sul suo terrazzo e dopo aver preso una boccata d'aria, guardò la luna bisbigliando
Please, don't be in love with someone else.
Please, don't have somebody waiting on you.
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