Capitolo 1
La mattina seguente Diego e Gabrielle dovevano
andare a lavoro, dunque mentre il piccolo Antoine venne affidato alla
cameriera Ester prese una carrozza da sola, diretta verso il Teatro
dell’Opera. Davanti all’entrata, ai piedi dello
scalone d’entrata, la attendeva madame Giry, le braccia
incrociate al petto e uno scialle nero sulle spalle.
-Bonjoure.- la salutò Ester.
-Bonjoure.- rispose madame Giry, la voce rigida al
pari del portamento –Venite con me.-
La donna la accompagnò innanzitutto ad
un camerino che, la informò, era suo da quel momento.
Lì le porse un abito verde ampio e semplice.
-L’abito che avete ora, con quella
fascia stretta in vita, non è l’ideale per
cantare.- la rimproverò.
Quando Ester si fu cambiata la portò
nell’immensa Sala e tramite una scaletta laterale salirono
sul palco.
Al centro di esso vi era una ragazza che doveva
avere più o meno l’età di Ester: era
bionda, gli occhi celesti, e indossava un abito bianco simile a quello
che avevano dato a lei.
-Lei è Christine Daaé.- le
spiegò madame Giry mentre si avvicinavano alla bella soprano
–Christine, lei è Ester Sancez.-
-Molto piacere.- le sorrise Christine con voce
dolce. Ester ebbe a malapena il tempo di rispondere prima che la
maschera Giry la trascinasse verso il corpo di ballo. Per prima le
presentò una ragazza dai capelli neri che, come le altre,
indossava un lieve tutù verde.
-Lei è Meg Giry. Mia figlia.-
spiegò a Ester la sua guida, poi passò alle altre
ballerine.
Infine, quando Ester ebbe conosciuto i due tenori,
la seconda soprano e un giovane contralto maschile, madame Giry la
condusse al coro.
-Per oggi…- spiegò Madame
Giry al termine delle presentazioni –Lavorerai con Philippe,
uno dei nostri maestri, sugli spartiti. Da domani inizierai a provare
con gli altri.-
Madame Giry la condusse dietro le quinte. Mentre
camminavano tra scenari e sfondi, tra alberi e colline, palazzi e
povere stamberghe, sul palco Christine Daaé
iniziò a cantare. Come Ester aveva potuto comprendere dai
costumi, cantava la parte di Ermia di “Sogno di una notte di
mezza estate”.
La sua voce si levò nel teatro con un
tono dolce e cristallino che Ester non aveva mai ascoltato prima. Era
davvero un piacere non solo perle orecchie, ma anche per lo spirito,
avere il privilegio di ascoltare una simile voce.
L’attenzione di Ester tuttavia fu
all’improvviso distolta dalla voce della cantante. Mentre
seguiva madame Giry si voltò indietro, certa di
ciò che aveva visto e sentito. Eppure, non c’era
nulla dietro di loro.
-Mi scusi madame, non ha sentito anche lei?-
domandò, curiosa.
-Cosa, mia cara?- domandò la donna
senza voltarsi.
-Un rumore, come di una porta.- disse Ester senza
smettere di fissare il lungo corridoio tra lo scenario del Faust e
quello di Romeo e Giulietta –E credo di aver visto anche
qualcosa…-
Madame Giry si voltò verso di lei,
finalmente –Ester, io credo che tu non abbia visto nulla. Se
invece non è così, sono certa che non sia altro
che un macchinista che fa il suo lavoro.-
“Certo, ma dov’era scomparso
ora?”, pensò la ragazza. Ma non disse nulla,
annuì e seguì Madame Giry.
Il signor Philippe era un uomo panciuto con due
lunghi baffi neri e il capo pelato. La accolse con un tono affabile
dietro cui, tuttavia, Ester non ebbe difficoltà a percepire
un velo di freddezza.
Quando Madame Giry lasciò Ester sola
con lui, non disse nulla che non riguardasse il canto. Nemmeno, per
dire, volle sapere il nome della sua allieva.
-Iniziamo con qualche gorgheggio.- disse solo, e
poi continuarono.
A fine lezione, quando l’uomo la
congedò senza quasi salutarla, Ester si imbatté
in Meg Giry, che la salutò in tono allegro.
-Hai fatto lezione con Philippe?-
domandò –Com’è andata?-
-Oh, beh… in realtà, non
saprei. Non ha detto nulla.- ammise Ester, ansiosa di sapere cosa
volesse dire quel silenzio dell’insegnante.
-Ma certo, che sciocca… Philippe,
dopotutto, non parla più quasi con nessuno, se non con il
signor Richard.- annuì Meg.
-Hai detto “non parla
più”… prima parlava? Cosa gli
è accaduto?- domandò curiosa Ester mentre le due
si avviavano verso il piano di sotto, dove c’erano i camerini
e il foyer della danza.
-Due settimane fa ha ricevuto una missiva dal
Fantasma. Ovviamente, c’era da aspettarselo, dopo la
storiaccia che ci ha raccontato…- disse sottovoce Meg.
-Cosa? Che storia è, i fantasmi
scrivono lettere?- rise Ester.
-Sssssssh, per l’amor del cielo, tieni
bassa la voce se parli del Fantasma in modo così
irrispettoso.- la redarguì Meg, guardandosi attorno come se
si aspettasse di vedere un fantasma sbucare dal nulla.
Ester sollevo un sopraciglia, sorpresa
–Hai paura che ci senta?-
-Oh, lui sente ogni cosa.- annuì Meg,
sempre curandosi di non alzare la voce al di sopra di un sussurro
–Perché credi che abbia mandato quella lettera
minacciosa al signor Philippe, altrimenti?-
-Ma certo… giusto…-
concordò Ester, scettica.
Non aveva mai creduto ai fantasmi. Tuttavia,
quando arrivò a casa, non poté fare a meno di
chiedere a suo fratello notizie su questo
“fantasma” di cui Meg aveva parlato.
-Oh, cielo, ancora!- sbuffò Diego.
Lavorava nella polizia di Parigi, dunque sapeva bene a cosa si riferiva
la sorella –Ebbene, non volevo dirtelo per non spaventarti.
Circa tre settimane fa il signor Buquet, uno dei macchinisti
dell’Opera, è stato trovato morto. Impiccato,
pare, anche se non si è mai trovata la corda…-
Ester rabbrividì –Impiccato?-
domandò –Lì, all’Opera?-
Diego annuì –Beh, pare che in
molti siano convinti che ad ucciderlo è stato il Fantasma
dell’Opera. Oh, non è che una leggenda.- si
affrettò a rassicurarla Diego –Te lo dico io, se
Buquet non si è ucciso da solo, significa che aveva qualche
debito e si è dimenticato di saldarlo.-
Ester annuì e il giorno seguente
tornò all’Opera emozionata esattamente come le due
mattine precedenti.
Un fantasma che andava in giro a impiccare le
persone non era più credibile delle leggende e delle storie
che le vecchie del paese raccontavano a lei e ai suoi amici quando era
bambina.
Le prove furono molto più divertenti,
ma anche molto più faticose, della lezione con il signor
Philippe. Il signor Richard passò a dare
un’occhiata, e quando si ricordò di lei
domandò alla signora Lafrés, direttrice del coro,
come se la stava cavando.
Ester arrossì di piacere nel sentire la
donna rispondere con un entusiasta –Egregiamente, signor
Richard.-
Nella pausa per il pranzo, dopo aver mangiato con
Meg e un’altra ballerina, Jemmes, le due le proposero con
aria eccitata –Che ne dici di fare un giro… al
palco numero 5?-
Ester sollevò un sopraciglio, sorpresa
–E perché non al 15?- domandò.
Le due ragazze scoppiarono a ridere
–Già, dimenticavo che sei nuova… il
palco numero 5 è il palco maledetto!- disse Meg.
Ester alzò gli occhi al cielo: fantasmi
e palchi maledetti?
-E perché sarebbe maledetto?- chiese,
curiosa nonostante lo scetticismo.
-Nessuno può assistere ad una
rappresentazione da quel palco. È riservato.-
spiegò Jemmes in tono confidenziale.
-Dal Fantasma, magari?- scherzò Ester.
-Esatto. Andiamo?-
Ester assentì, pensando che dopotutto
bisognava pur passare il tempo. Così seguì le due
verso il palco.
-Apri tu.- la sfidarono quando furono davanti alla
porta.
-Va bene.- scosse le spalle lei, ed
entrò. Una volta nel palco, si sporse per osservare il palco.
“Beh, il Fantasma si è scelto
un buon posto, da qui la vista è perfetta”
osservò, notando che di lì poteva benissimo
vedere Christine che, seduta al centro del palco, sembrava scrivere
qualcosa su quello che doveva essere un diario “Invece di
fare queste sfide, la prossima volta vado a parlare con lei”,
decise mentre Meg e Jemmes entravano con circospezione dietro di lei
“Non mi piacciono queste sciocche sfide di coraggio, manco
avessimo cinque anni invece di diciassette…”
-Sai, nessuno l’ha mai visto.- disse Meg
quando l’ebbero raggiunta –Ma in molti
l’anno sentito. Anche i signori Richard e Moncharmin, anche
se non l’hanno mai ammesso.-
Ester annuì
–Capisco… e perché questo Fantasma
è tanto interessato all’Opera?-
-Beh, lui vive qui.- rispose Jemmes.
-Scusa, non vive, è un
Fantasma… al massimo infesta.- scherzò Ester
–Ad ogni modo, credi che lui sia qui ora?- domandò
per evitare le raccomandazioni di cautela che già aveva
letto negli occhi delle due compagne –Ci sta osservando,
ascolta ciò che diciamo?-
-Oh, è possibile.- annuì Meg
lieta che l’avesse presa sul serio –Proprio per
questo, come ti ho già detto l’altro giorno,
dovresti essere più cauta quando parli di lui. Ora
è meglio andare… mia madre non vuole che io venga
qui.-
Ester annuì e seguì le due
fuori. Stava per chiudere la porta quando si bloccò: le era
parso di sentire un rumore. Non era certa di che natura fosse
ciò che aveva sentito, ma le sembrava venire proprio da
lì, dal palco numero 5…
Scosse le spalle: probabilmente non era che uno
scherzo di Meg e Jemmes, di certo c’era nascosta da qualche
parte una loro amica con l’intento di spaventarla.
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