Dedicata
a Airis ^.^
Note:
i Flashback sono in corsivo
Ho
preso ispirazione da questa immagine --> Hana
e Ru
the
Promise
Pow
Rukawa
Sono
già tre giorni consecutivi che sta nevicando, tutta la
città
sembra essere ricoperta da un candido manto bianco.
Non
ho mai amato l'inverno, anche se in questo periodo tutti sembrano
più
felici e più uniti per via delle feste. Per me un giorno
vale
l'altro, preferisco di gran lunga mettermi a dormire.
Però,
questa stagione fredda mi ha portato una cosa bella: papà mi
ha regalato una palla da basket.
È
già da un po' di tempo che sono affascinato da questo sport
ed
è la prima volta che qualcosa mi incuriosisce
così
tanto. Forse è proprio per questo che mio padre mi ha
incoraggiato a provarci, avere una passione è una cosa
stupenda, dice lui.
Peccato
però che il campetto vicino a casa mia è quasi
interamente ricoperto dalla neve.
E
come se non bastasse c'è un gruppo di mocciosi scocciatori.
Ma
non hanno nient'altro da fare che rotolarsi nella neve?
Faccio
per andarmene a casa seccato, con l'intenzione di ritornarci una
volta allontanati quelli che considero intrusi, quando,
all'improvviso, una palla di neve mi arriva dritta in faccia.
Resto
perplesso e per un attimo ho la vista appannata, ma la risata allegra
di un altro ragazzino poco distante da me mi mette sull'attenti.
La
candida neve a contatto con la pelle mi dà fastidio e mi
affretto a ripulirmi il viso con una mano, sbuffando nervosamente.
Sto
per fulminare con un'occhiataccia il malcapitato che ha scelto la
persona sbagliata con cui giocare, quando un'altra palla di neve mi
colpisce, questa volta sulla spalla.
Mi
giro verso il responsabile di quegli attacchi che si è messo
a
ridere indicandomi con un dito.
Alzo
un sopracciglio, interrogativo.
Il
Do'hao ha si e no undici anni, la mia stessa età ed
è
stranamente alto quanto me, forse anche di più.
La
cosa che più mi incuriosisce sono i suoi capelli rossi. Un
colore caldo che contrasta con il bianco della neve, avvolgendo il
ragazzino davanti a me in un'aura quasi magica come se fosse uscito
da un libro di fiabe.
Lui
mi si avvicina, sorridendo soave.
“Bè?
Vuoi restare ancora per molto imbambolato qui a non far niente o ti
arrendi al Tensai?” proclama, accigliandosi.
Mi
viene quasi automatico dargli del Do'hao ma non faccio nemmeno in
tempo ad aprire la bocca che il rossino si avvicina ancora di
più.
Da
questa distanza posso osservare i suoi occhi vivaci di un intenso
colore castano scuro che brillano di una luce indagatrice, le guance
arrossate per il freddo, le labbra piegate in un sorrisetto
strafottente.
Allunga
un braccio e il suo gesto mi fa indietreggiare sospettoso.
Lui
mette il broncio e non contento si avvicina di nuovo.
“Che
vuoi?” domando titubante.
E'
uno strano elemento quel Do'hao, sembra così imprevedibile.
“Allora
sai parlare! - si illumina e allunga una mano verso di me - Meno
male, iniziavo a preoccuparmi!” Questa volta non faccio nulla
per
sfuggirgli.
Il
rossino mi tira una ciocca di capelli forse con un po' troppa energia
provocandomi una leggera smorfia di dolore.
Mi
osserva attento, quasi affascinato.
“Hn?”
“Ti
va di giocare con me?” chiede, rivolgendomi un radioso
sorriso.
***
Ok,
non posso più continuare così.
C'è
un limite a tutto.
Allora,
o il Do'hao lo fa apposta o ha un talento naturale a farmi ribollire
il sangue nelle vene. Alla faccia della mia indifferenza, della mia
freddezza e del mio autocontrollo! E non dico tanto per dire,
insomma: ci tengo alla mia reputazione!
Dunque,
ricapitoliamo.
Sakuragi
sta facendo di nuovo lo scemo davanti alla Akagi.
Fin
qui, nulla di strano.
C'è
solo un piccolo, minuscolo, insignificante dettaglio.
Hanamichi
è il mio ragazzo!
Teoricamente
siamo fidanzati, solo che il Do'hao sembra essersi scordato della
nostra promessa.
Non
che abbia qualche significato particolare per me... figuriamoci!
Tsk!
A
me quel rossino non piace neanche un po'. Mi chiedo dove ho sbattuto
la testa da piccolo per essere diventato amico di Sakuragi ma,
soprattutto, per avergli promesso una cosa del genere!
Ma
non posso più tirarmi indietro. Sono un uomo di parola, io.
E
poi, non avendo il ragazzo, rischio di causare spargimenti di sangue
vari, perché se quelle oche che si ostinano a chiamarsi le
mie
fans non mi lasceranno in pace giuro che farò una
carneficina.
A cominciare dalla sorella del capitano.
Sì,
proprio da lei. Non mi sta tanto simpatica, tutto qui.
Se
il rossino dovesse confermare di essere impegnato con me, dovranno
sparire! Scommetto che se scoprissero che sono gay si metterebbero
tutte l'anima in pace! Dalla prima all'ultima!
Ma
qui serve la collaborazione di quel Do'hao... e so come farlo
ragionare. Basta rinfrescargli un po' la memoria...
***
Terza
persona
L'amichevole
contro il Kainan si era appena conclusa con la vittoria dello Shohoku
anche se di pochi punti.
L'allenatore
Anzai era rimasto contento dei suoi ragazzi perché la
squadra
iniziava ad essere sempre più unita e più forte
anche
grazie ai continui e massacranti allenamenti imposti dal capitano.
In
particolar modo Sakuragi, anche se era solo un principiante,
migliorava ogni giorno di più e riusciva sempre a stupire i
propri compagni.
L'unica
cosa che non era cambiata di una virgola, ma alla quale tutti ormai
non facevano caso, era il continuo battibeccare del rossino con
l'asso dello Shohoku. In partita i loro rapporti sembravano
migliorare e rafforzarsi ma ogni occasione era buona per prendersi a
pugni.
Hanamichi
si rilassò sotto il getto dell'acqua mentre i suoi compagni
chiacchieravano entusiasti negli spogliatoi, commentando la partita
da poco terminata e delle mosse più spettacolari dei
giocatori
di entrambe le squadre.
Rukawa
era stato davvero fantastico contro il Kainan. Era sembrato
più
determinato che mai e nei suoi occhi, il rossino aveva notato uno
strano fuoco, un po' diverso dal solito. Anche perché dopo
ogni canestro perfetto, la kitsune gli aveva rivolto delle occhiate
profonde, che non promettevano nulla di buono. E lui proprio non
riusciva a capire cosa avesse fatto di così grave da
infastidirlo in quel modo.
Mah,
le volpi, chi le capiva era bravo!
Sakuragi
sperava solo che qualsiasi cosa fosse, la faccenda non riguardasse
quello che era accaduto un paio d'anni prima tra lui e il numero
undici.
Arrossì
al ricordo.
Al
solo pensiero, gli veniva voglia di sotterrarsi per la vergogna!
Se
qualcuno fosse venuto a sapere che lui e il suo nemico giurato si
conoscevano fin da bambini e che erano stati pure 'amici del cuore',
chissà che risate si sarebbe fatto.
Scosse
la testa imponendosi di non pensare.
“Sakuragi,
dobbiamo parlare.” la voce profonda del moro alla sue spalle
gli
provocò mille brividi lungo la schiena, ma non fece molto
caso
a ciò. Gli capitava solo con Kaede di provare quelle scosse
elettriche, ma non si era mai soffermato molto sulla loro
motivazione. Era sicuramente un effetto collaterale della vicinanza
del volpino.
Uscì
dalle docce e si diresse negli spogliatoi notando che quasi tutti
erano già andati via e che solo Rukawa era rimasto, forse
per
parlare con lui...
Aspettò
il volpino che a sua volta si era fatto una doccia veloce mentre lo
spogliatoio poco a poco si era svuotato e Hanamichi nel frattempo si
era rivestito, facendo mille congetture sull'argomento dell'imminente
discussione.
Appena
gli fu vicino, Rukawa, non amando i giri di parole, andò
subito al dunque.
“Smettila
di sbavare dietro alla Akagi.” disse serio e il rosso
sussultò
girandosi di scatto verso il compagno di squadra. Non si era accorto
della sua presenza, perso com'era nei suoi pensieri.
“Come
osi?! Io non sbavo dietro a nessuno!” si arrabbiò,
cercando
tuttavia di trattenersi, per non scatenare l'ennesima rissa prima del
dovuto.
Che
diritto aveva quel ghiacciolo di dargli ordini?! Poi con quel tono,
come se tutto gli fosse dovuto! Lui non era un suo schiavo
né
tanto meno un giocattolo. Non erano nemmeno amici, figurarsi!
Si
accorse per l'ennesima volta che Rukawa non era affatto cambiato.
Anche da piccolo era assolutamente come in quel momento: una volpe
distaccata che non pensava mai prima di parlare! E meno male che
parlava una volta all'anno.
Kaede
sembrò leggergli nel pensiero perché
abbassò gli
occhi per un attimo prima di parlare con un tono meno freddo.
“Lei
non ti piace, perché continui questa farsa?”
domandò,
anche se l'argomento lo infastidiva parecchio. E se il Do'hao non
ricordasse davvero nulla del passato? Una cosa abbastanza
improbabile... ma non impossibile.
Hanamichi
sgranò gli occhi rimanendo per un attimo interdetto, poi si
accigliò irritato, mettendo le mani sui fianchi.
“E
sentiamo, come ha fatto la volpe addormentata a giungere a questa
conclusione?” chiese ironico e anche un po' incuriosito da
quella
situazione.
“Hn,
Do'hao! - lo rimproverò il moro, lanciandogli tuttavia uno
sguardo malizioso – Semplice: perché sei
innamorato di me.”
affermò come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Sakuragi
boccheggiò un paio di volte, preso alla sprovvista, senza
sapere cosa dire, poi il suo viso diventò del colore dei
suoi
capelli.
“Che
cosa?! Che diavolo stai blaterando?! Innamorato? Di te, poi? Ma fammi
il favore!” urlò, gesticolando agitato, senza
riuscire a
nascondere l'imbarazzo.
Rukawa
gli si avvicinò e per far capire a quel Do'hao ancora una
volta a chi appartenesse, l'afferrò per il braccio e sotto
lo
sguardo confuso del numero dieci, gli accarezzò piano sulla
delicata pelle del polso prima di chinarsi un poco e depositare un
leggero bacio sulla mano ambrata.
***
Pow
Hanamichi
Che
strano quel Kaede! Mi è sembrato fin da subito un po'
isolato
dagli altri.
E
ci credo, con il caratteraccio che si ritrova! Però,
nonostante questo, mi sento così bene in sua compagnia. Dopo
il nostro incontro al campetto siamo usciti di nuovo un paio di volte
insieme e devo ammettere che nonostante la sua aria misteriosa e un
po' distaccata è troppo buffo! Non è
così
insensibile come dicevano gli altri ragazzi e non fa per niente
paura. Tsk! Un genio come me non ha paura di niente, tanto meno di
questa volpe spelacchiata!
“Hm...
sei stranamente silenzioso. A che pensi?”
Sorrido,
socchiudendo gli occhi.
Ci
troviamo in camera mia e io me ne sto qui, sotto le coperte, con la
febbre. Devo ammalarmi più spesso se questa sottospecie di
volpe diventa così logorroica, in situazioni come questa.
“Mi
hanno detto che appena hai saputo che stavo male ti sei precipitato
da me! Sono contento.”
Lui
si gira dall'altra parte, imbarazzato, borbottando qualcosa di
incomprensibile.
Comincio
a tossire piano mentre la testa diventa sempre più pesante.
Kaede mi si avvicina di più e mi lancia uno sguardo
preoccupato.
Non
faccio in tempo a dire alcun che quando la porta si apre e mia mamma
entra portandomi delle medicine e rivolgendo un sorriso caldo al
volpino.
“Non
preoccuparti, non è nulla di grave. Hana si
riprenderà
in fretta, - lo rassicura - Però è meglio se non
vi
vediate per un po', potresti ammalarti anche tu standogli
vicino.”
Rukawa
scuote subito la testa e le rivolge uno sguardo che non ammette
repliche.
“Resto
con lui.”
Mia
madre annuisce poco convinta, ma non dice nulla. Dopo avermi misurato
la febbre sotto lo sguardo attento di Kaede, esce chiudendo
silenziosamente la porta dietro di sé.
Sento
che sto per addormentarmi e l'ultima cosa che percepisco è
la
mano fresca della kitsune sulla mia fronte.
Mi
sveglio nel bel mezzo della notte a causa di una sensazione di
disagio che mi fa rigirare nel letto inutilmente senza che io riesca
a riaddormentarmi .
Accendo
la piccola lampada sul comodino vicino al mio letto e dopo che i miei
occhi si sono abituati alla luce mi guardo intorno confuso, notando
Kaede che dorme tranquillamente sdraiato dall'altro lato del letto.
Mi
tranquillizzo un po' ma ho tanta sete e dovrei disturbarlo per
chiedergli di portarmi un po' di acqua.
Avvicino
lentamente una mano verso di lui ma poi mi blocco a
metà.
Che
stupido, non ho bisogno dell'aiuto della volpe! Ormai sto meglio,
posso benissimo farcela da solo.
Mi
alzo cautamente per non svegliare Kaede, anche se nemmeno un
terremoto ci riuscirebbe.
Soffoco
una risata a quel pensiero e scendo le scale che portano al piano
terra cercando di non fare troppo rumore.
Appena
starò meglio andremo di nuovo a giocare insieme... mi ha
promesso di insegnarmi a giocare a basket! Qualsiasi cosa sia il
basket, batterò sicuramente Kaede!
Per
un attimo smetto di pensare e mi appoggio alla parete sospirando
esausto. Mi gira un po' la testa... forse era meglio se fossi rimasto
sotto le coperte e avessi chiesto alla kitsune di non fare la volpe
in letargo e di portarmi qualcosa per rinfrescarmi la gola...
Ma
ormai è troppo tardi per i ripensamenti e poi i geni come me
non si arrendono per così poco!
Finalmente
sono in cucina e dopo aver acceso la luce mi avvicino al tavolo con
un sorriso trionfante dipinto sulle labbra. Non vedo l'ora di
tornarmene a letto!
Verso
un po' del succo all'ananas – il mio preferito - nel
bicchiere e
bevo a grandi sorsi. Per un attimo mi sento meglio...
...ma
forse ho cantato vittoria troppo presto.
All'improvviso
un altro capogiro mi annebbia la vista e il bicchiere mi scivola
dalle mani frantumandosi in mille pezzi sul pavimento.
Tutto
d'un tratto diventa nero e il mio corpo non risponde più ai
miei comandi. L'unica cosa che riesco a mormorare prima di svenire
è
il nome di Rukawa.
***
Kaede
resta immobile a fissarmi con un'espressione indecifrabile sul volto.
Non
capisco se è serio o è solo una coincidenza che
abbia
fatto lo stesso gesto di qualche anno fa.
Ha
fatto la stessa cosa quando... no, non può essere...
perché
allora ha aspettato tutto questo tempo?!
Mi
ha baciato sulla mano.
Continuo
a guardarlo incredulo e confuso senza muovermi né dire
nulla.
E che diamine, non può mica presentarsi da un giorno
all'altro
come se niente fosse e fare una cosa del genere?! E' assurdo!
Credo
di essere diventato color aragosta e a questo punto il volpino, dopo
aver messo la sua roba nella borsa, fa per uscire dagli spogliatoi.
Ma
se pensa che lo lasci andare così facilmente si sbaglia di
grosso!
“Rukawa!
Non giocare con me! Mi stai solo prendendo in giro! Ti stai
divertendo, vero?” sussurro piano scandendo bene le parole,
guardandolo dritto negli occhi per capire cosa sta passando in quella
testa piena di segatura.
“Do'hao!
Sono assolutamente serio.” mi risponde e sembra terribilmente
sincero. Dopodiché senza degnarmi di un altro sguardo
né
di altre certezze, decide finalmente di tornarsene a casa,
lasciandomi solo con i miei pensieri e i ricordi del passato.
E'
trascorso tanto tempo dalla nostra improvvisa separazione.
Sicuramente
io non ho mai scordato quella volpe surgelata... Ma a quel tempo
avevamo solo undici anni e io mi sono convinto che nessuno di noi due
era stato serio per quello che riguardava la promessa.
Fin
da piccoli abbiamo provato molto affetto l'uno per l'altro ma dopo
tutto questo tempo sapevo che molte cose erano cambiate e infatti,
è
stato così.
Quattro
anni prima i genitori di Rukawa si sono trasferiti a Tokyo per motivi
di lavoro e non so Kaede, ma io ho sofferto molto per questa
lontananza. Ma cosa potevano fare due ragazzini della nostra
età?
Purtroppo non molto.
Gli
anni sono passati in fretta senza che io me ne accorgessi, ma ammetto
di essermi arreso già molto tempo prima.
Mi
sono messo il cuore in pace, ero convinto che non ci saremmo mai
più
rivisti, comunque non ho mai dimenticato i bellissimi momenti
trascorsi insieme.
Dal
canto mio poi, da quando Kaede mi aveva abbandonato, ho cominciato a
odiare la pallacanestro, il suo sport preferito. Il basket mi portava
solo ricordi nostalgici, quindi mi sono dato alla pazza gioia con gli
amici, divertendomi con loro, diventando poco a poco un teppista
abbastanza temuto ma famoso anche per la mia sfortuna con le ragazze.
Quando
ho saputo che un certo Rukawa frequentava lo Shohoku, all'inizio non
ho dato molto peso alla cosa. Ero convinto che fosse un semplice caso
di omonimia, anche se il fatto che il misterioso ragazzo giocasse a
basket mi ha fatto venire qualche dubbio. Mi sono dato subito
dell'idiota, era assurdo pensare di rivederlo dopo così
tanto
tempo.
Ormai
Kaede non faceva parte della mia vita da un bel pezzo, sicuramente
tutte quelle non potevano essere altro che delle coincidenze!
Quando
però mi sono incontrato faccia a faccia con il mio 'amico'
d'infanzia sulla terrazza, il mio cuore si è fermato: non
riuscivo a crederci.
Era
proprio lui, il mio Kaede era tornato!
Ma
lui non sembrava mi avesse riconosciuto e questo mi ha fatto andare
su tutte le furie.
Certo,
nemmeno io ho cercato di chiarire la situazione, ma è stato
lui a lasciarmi nonostante la promessa...! Ma ora non gli
permetterò
più scappare da me.
***
Pow
Rukawa
Sono
riuscito a fare un'espressione facciale abbastanza seria da far
preoccupare quel Do'hao.
Certo
che mi ricordavo della promessa, è così strano?
Ovviamente
lo faccio solo per questo! Kaede Rukawa non si rimangia mai le
proprie parole.
Hmm,
però non mi spiego questo strano calore che provo
all'altezza
del cuore, sarà che ho corso troppo oggi durante gli
allenamenti?
Mah,
non importa. Inoltre... quel Do'hao durante la mia assenza si
è
fatto scaricare da cinquanta ragazze... e meno male che ci siamo
promessi di stare insieme per sempre! E sarei io quello traditore,
brutto e cattivo che l'ha abbandonato?! Tsk!
Comunque
ammetto che quando l'ho rivisto dopo quattro anni, sono rimasto molto
sorpreso.
Il
rossino è cambiato moltissimo. È cresciuto, non
che io
sono rimasto quello di sempre...
Ma...
Kami!
Da
dove ha tirato fuori quel fisico da urlo?!
La
sua pelle è più abbronzata, ha sviluppato dei
muscoli
niente male, è diventato più alto e forse meno
ingenuo,
i suoi occhi brillano di una nuova luce piena di energia e di
determinazione... soltanto i suoi capelli che ho sempre guardato
estasiato e il suo sorriso contagioso, quelli sono rimasti gli
stessi.
Se
solo non ci fosse stata la sorella del capitano in mezzo, credo che
quel lontano giorno in terrazza gli sarei saltato addosso senza far
troppo caso ai suoi amici. Bè, l'ha fatto il rossino al
posto
mio, solo non per le ragioni che avrei voluto io...
Da
quel giorno ho dovuto sopportare gli occhi a forma di cuore di quel
Do'hao ogni volta che faceva la sua comparsa la Akagi. Tsk.
Adesso
la mia pazienza è finita.
Se
anche domani lo vedo fare il cretino con quella, giuro che lo bacio
davanti a tutti!
Sono
arrivato e appoggio la mia bici davanti al cancello. Varco la soglia
di casa mia e non mi stupisco quando l'unico a darmi il benvenuto
è
il silenzio.
Mio
padre è ancora al lavoro, sarà a casa per la cena
e mia
madre sarà uscita a fare un po' di spesa. Infatti sul
comodino
trovo un biglietto dove mi avvisa che è andata al mercato e
che tornerà il prima possibile.
Mi
dirigo verso la sala e mi butto sul divano accendendo la televisione
e comincio a cambiando i canali distrattamente.
Quasi
quasi mi faccio un bel sonnellino... ma il suono del campanello mi fa
imprecare. Oggi sono parecchio suscettibile. Tutta colpa del Do'hao,
come sempre!
Sicuramente
non è mia madre, la porta non l'ho chiusa a chiave. Chi
sarà
a quest'ora?
Mi
avvicino con passo lento e lo sguardo che farebbe scappare anche il
teppista più temuto a gambe levate... ma quando apro la
porta
scopro che certamente quello che ho davanti non è il genere
di
teppista che fuggirebbe per così poco.
Un
Hanamichi furioso mi spintona di lato ed entra senza tante cerimonie.
“Hn..”
richiudo la porta e mi giro verso di lui aspettando una spiegazione
per questa visita inaspettata.
“Questa
volta non pensare di cavartela! Mi spieghi cos'era tutta quella
sceneggiata di poco fa?!” sibila stringendo i pugni.
“Non
ti stavo prendendo in giro.” ripeto di nuovo, tanto per
mettere le
cose in chiaro.
“Ah
si? Bè, e mi dici perché allora hai aspettato tre
mesi
prima di ricordarti di questo dettaglio poco importante?”
sbotta
seccato avvicinandosi e prendendomi per il colletto della maglietta.
“Non
mi sono mai dimenticato.” ribadisco.
Mi
spinge contro la parete ringhiandomi contro, stufo delle mie risposte
che non gli dicono nulla.
In
questo modo posso vedere da vicino le fiamme di rabbia nei suoi
occhi, in cui però scorgo anche confusione e speranza.
Il
mio sguardo si sposta sulle sue labbra serrate per l'irritazione. La
sua bocca è così vicino alla mia...
La
voce di mia madre ci interrompe bruscamente e, sempre rimanendo nella
stessa posizione, ci giriamo a osservare la nuova arrivata che
è
una donna sulla quarantina non molto alta con lunghi capelli castani
legati in una coda.
“Kaede,
sono tornata! Mi dispiace sono in ritardo, ma tuo padre non
è
ancora a casa? Strano, sarà stato trattenuto al lavoro e...
oh!” dopo mezz'ora di parlantina e dopo aver messo le buste
della
spesa sul pavimento per togliersi le scarpe, finalmente si è
accorta di noi e non le sfugge la tensione che ci circonda.
“Mmm..
che scema che sono, mi sono dimenticata di comprare un ingrediente
speciale per la cena di stasera. Quando avete finito invita pure
Hana-chan a restare, mi raccomando! A dopo!” e senza dare il
tempo
a nessuno dei due di ribattere, si è già
smaterializzata dietro la porta.
Noto
la crescente confusione di Sakuragi e decido di chiarire la
situazione, approfittando del tempo che ci ha concesso mia madre.
“Ho
aspettato tutto questo tempo perché eri impegnato con la
Akagi, o sbaglio? - rispondo alla domanda che mi ha fatto prima che
mi distrassi - Sei ancora arrabbiato per quello che è
successo
quattro anni fa. Ma lo sai bene che non è stata colpa di
nessuno.” lui si stacca da me e abbassa gli occhi mettendosi
a
fissare le sue scarpe senza sapere che dire. Sa benissimo che
né
io né lui eravamo in grado di impedire quella separazione.
Sono
tornato a Kanagawa solo per rivedere lui, solo per potergli
rinfacciare la promessa che ci siamo fatti, nel caso in cui lo avessi
trovato felicemente fidanzato.
In
teoria gli sto facendo una dichiarazione e sono sicuro che anche Hana
prova ancora qualcosa per me.
Dato
che è così, perché non approfittare
della
situazione? Farò contento il Do'hao e mi toglierò
dalle
scatole tutti gli spasimanti che ci ronzano intorno.
Prenderò
due piccioni con una fava.
“E'
vero, non è stata colpa di nessuno, però... mi
hai
lasciato solo! Non immagini nemmeno come mi sono sentito per tutto
quel tempo! - alza lo sguardo e io sento un peso improvviso sullo
stomaco quando vedo i suoi stupendi occhi nocciola riempirsi di
lacrime a stento trattenute – A adesso ti ripresenti qui come
se
nulla fosse!”
Non
sono mai stato in grado di rimanere indifferente di fronte al suo
dolore.
Questa
volta sono io ad avvicinarmi a lui e lo abbraccio senza alcun
preavviso.
Il
rossino si irrigidisce fra le mie braccia e cerca con non molta
energia di allontanarmi.
“Mi
dispiace.” è tutto ciò che posso dire,
stringendolo a
me con delicatezza.
Comprendo
benissimo come si è sentito, anche io ho sofferto, cosa
crede!
Saremo stati anche piccoli, ma il dolore era stato parecchio.
Hana
rimane immobile un attimo prima di mormorare un 'Baka Kitsune' e
ricambiare l'abbraccio nascondendo il
viso nell’incavo fra il collo e la mia spalla.
Finalmente
la tensione si è sciolta e, più o meno, ci siamo
chiariti, però ora sento nell'aria solo tanto imbarazzo. Non
so davvero cosa fare!
Ho
una voglia matta di baciarlo... ma non vorrei farlo incavolare di
nuovo. Il mio Do'hao è piuttosto sensibile!
“Kaede,
accidenti! Quando la smetterai di lasciare sempre la porta apert
...?Ah!”
Mio
padre.
E'
rimasto imbambolato con la mano ancora appoggiata sulla maniglia e si
è messo a fissare Hana e poi me come se non riconoscesse il
proprio figlio.
Devo
dire che i miei hanno un tempismo perfetto... se mi fanno scappare il
mio rossino giurò che non solo lascerò la porta
aperta
per il resto dei miei giorni ma inviterò personalmente tutti
i
ladri di Kanagawa, lasciando la chiave di casa sullo zerbino per
facilitarli un po' le cose!
“Argh!
Ma che stupido! Ho dimenticato di avere un impegno di lavoro urgente
! Credo proprio che tornerò più tardi!”
dice, più
a se stesso che a noi, uscendo in tutta fretta.
Però
non capisco una cosa: perché i miei genitori si danno degli
idioti da soli? Sarà mica diventata una moda?
Il
leggero sospiro del ragazzo fra le mie braccia riporta la mia
attenzione su di lui.
Mi
stacco lentamente e gli prendo il viso tra le mani notando il suo
rossore diffuso.
Gli
bacio una guancia mentre lui socchiude gli occhi e io non resisto
più, non ho tempo per andare piano. Voglio assaporare le sue
labbra, ho aspettato fin troppo!
Mi
fiondo sull'oggetto dei miei innumerevoli sogni a luci rosse, forse
con un po' troppa forza.
Sakuragi
risponde cingendomi il collo con le mani, accarezzandomi i capelli,
distrattamente mentre io lo sospingo verso la parete.
Eh,
la situazione si è capovolta a quanto pare. Però
preferisco un rossino tutto arrendevole piuttosto che irritato e con
la voglia di spaccarmi la faccia.
Ci
scambiamo un bacio un po' impacciato, ma c'è sempre tempo
per
fare esperienza!
Le
mie mani scivolano sulla sua vita, cercando di introdursi sotto la
maglietta e toccare, accarezzare, sfiorare, assaggiare questa pelle
bollente che è di mia proprietà e che nessun
altro
dovrà permettersi di toccare.
Ci
stacchiamo per riprendere il fiato e rischio davvero di sbatterlo
contro questa maledetta porta se continua a guardarmi con questi
occhi da cucciolo sperduto.
“Hai
mantenuto la promessa.” mormora e...
Oh!
Sbaglio
o l'ha detto con voce maliziosa? Mi sta sfidando? Crede che non abbia
il coraggio di staccarmi da lui in questo preciso istante? Da questo
corpo caldo ed eccitante? Da queste labbra gonfie? Dai suoi occhi
provocanti e innocenti al tempo stesso?
Pensa
che non possa resistergli?
...Allora
non è un Do'hao come sembra...
Mi
rivolge un sorriso dolce, lo stesso di quattro anni prima.
Delizioso.
“Bè,
volpe allupata? Mi inviti o no a restare a cena?”
Forse
in questo momento ho uno sguardo da predatore e probabilmente gli
sarei saltato addosso senza smettere mai di baciarlo fino al giorno
seguente... Forse lo avrei fatto se solo non esistessero certe
creature chiamate genitori.
“Bè
ti avevo detto che non si sarebbe spinto più in
là di
qualche bacio.” esordisce mia madre che è entrata
con tutta
tranquillità in casa, sbucando dal nulla.
Dopo
aver salutato Hana con un cenno della mano, prende una delle buste
che giacevano dimenticate sul pavimento, dirigendosi in cucina.
Mio
padre ha assunto un'espressione pensierosa e dopo aver sollevato la
seconda busta, è trotterellato dietro sua moglie senza far
caso né a me né a Hana.
“E'
strano, da quel che ho visto mi aspettavo di trovarli avvinghiati in
qualche angolo della casa!” mormora come se nulla fosse,
facendo
balbettare il mio -adesso ufficialmente- ragazzo.
“Non
conosci per niente nostro figlio, se fosse per lui si sarebbero
già
rotolati da qualche parte in attività molto piacevoli, ma in
realtà è Hana quello che controlla la
situazione!”
esclama la donna che ama definirsi mia madre.
Adesso
è il mio turno di spalancare gli occhi.
Che???
Chi è che controlla cosa?
“E
va bene hai vinto anche questa volta.” sospira sconfitto
l'uomo che
ha sposato quella pazza.
“Certo,
mi pare ovvio.” è l'ultima cosa che sentiamo,
mentre il
rossino mi rivolge uno sguardo pieno di puntini interrogativi.
“Kaede?”
mi guarda aspettando una spiegazione qualsiasi da parte mia. Io gli
rivolgo un piccolo sorriso poco rassicurante mentre mi avvicino a lui
maliziosamente, facendolo istintivamente indietreggiare.
“Rimani
per cena, Do'hao?”
***
Terza
persona
La
calda luce del primo mattino filtrava attraverso le tende, creando
giochi di luce ai piedi del letto in cui riposavano i due ragazzini.
Erano
passati pochi giorni da quell'incidente in cucina. Per fortuna,
sentendo il rumore del bicchiere che era scivolato ad Hanamichi, sua
madre era andata a controllare cosa fosse successo. Chissà
che
colpo si era presa, la povera donna, trovando suo figlio svenuto e
con il braccio sanguinante, dato che era accidentalmente caduto
sulle schegge di vetro.
Da
quella notte Rukawa era diventato una specie di guardia del corpo del
rossino, praticamente si era trasferito a casa di Sakuragi e lo
teneva sempre d'occhio.
Anche
se Hana faceva finta di arrabbiarsi e di tenere il broncio non poteva
negare che si sentiva felice di tutte quelle sue attenzioni.
Pensare
che, all'inizio della loro amicizia, gli era sembrato così
indifferente nei suoi confronti.
Hana
aprì lentamente gli occhi, ascoltando il leggero respiro di
Kaede sdraiato accanto a lui.
Si
girò lentamente su un fianco, mettendosi ad osservare da
vicino l'espressione rilassata del ragazzo dai capelli neri.
Era
diventato naturale per i due dormire insieme e prendersi cura l'uno
dell'altro e Hanamichi ormai si era ripreso completamente.
Il
suo sguardo si spostò sulle ciocche nere della frangia che
coprivano gli occhi chiusi di Rukawa. Fissò la sua pelle che
da così vicino sembrava ancora più diafana, le
sue
labbra rosee socchiuse...
Sentì
uno strano calore all'altezza del cuore e le guance gli divennero
rosse senza che potesse spiegarsi il perché.
Si
alzò di scatto, allontanandosi dall'amico che, ignaro
dell'accaduto, continuava a dormire tranquillamente.
Lanciò
un'ultima occhiata confusa a Kaede e corse fuori dalla camera.
Scese
in cucina borbottando tra sé e sé, rimanendo
fermo per
qualche secondo con la mano appoggiata alla maniglia e lo sguardo
perso nei ricordi di qualche notte prima.
Si
decise finalmente ad entrare. Ormai era guarito perfettamente, sua
madre e Rukawa si stavano preoccupando troppo.
Ora
come ora aveva altri pensieri per la testa...
Fece
qualche passo verso il tavolo e sospirò turbato. Non capiva
cosa gli stesse succedendo.
Si
sentiva così strano quando pensava a Kaede... o quando lo
guardava o quando gli parlava.
Aveva
caldo e un bisogno quasi insopportabile di abbracciarlo, di stargli
vicino in ogni momento della giornata.
E
quella sensazione lo spaventava un po'.
“Che
ci fai qui?” la voce bassa dell'oggetto dei suoi pensieri lo
fece
sobbalzare. Si girò verso Kaede, rivolgendogli uno sguardo
quasi colpevole.
Rukawa
si era appena svegliato e non trovandolo accanto a lui era andato a
cercarlo, sentendosi a disagio in sua assenza. Il non sapere dove
fosse Hanamichi gli metteva una strana paura addosso, soprattutto
dopo gli ultimi avvenimenti.
Kaede
aveva i capelli arruffati e una faccia mezzo addormenta ma, appena
vide il rossore sulle sue guance, tornò di colpo sveglio e
preoccupato.
“Stai
bene?” gli si avvicinò di corsa prendendogli il
viso tra le
mani.
Il
rossino, stizzito da quel comportamento esagerato si
allontanò
dal moretto forse un po' troppo in fretta.
“Sto
benissimo!” borbottò, sfuggendo dagli occhi
indagatori del
corvino.
Rukawa
lo guardò poco convinto.
“Che
è successo?” insisté, anche se
sospettava di cosa si
trattasse.
“Niente,
baka! Cosa vuoi?” sbottò, arrabbiato
più con sé
stesso che con la volpe.
Giorni
prima aveva saputo che la kitsune si sarebbe temporaneamente
trasferita in un'altra città con i suoi genitori. Quello
significava che non si sarebbero più visti per
chissà
quanto tempo!
Kaede
sbuffò senza aggiungere altro, lasciandolo solo.
Sakuragi,
convinto che non gli importasse niente del suo stato d'animo, strinse
i pugni tremando leggermente.
Scivolò
sul pavimento, appoggiando la schiena alla parete e si
rannicchiò,
portando le gambe al petto.
Tutto
era immerso nella quiete più totale, soltanto lui e la
kitsune
erano in casa.
Sicuramente
Rukawa era tornato a dormire e non lo biasimava per quello. Il
moretto non aveva colpe, anzi, era stato fin troppo buono nei suoi
confronti in quegli ultimi giorni.
Il
rossino si stava comportando come uno stupido e lo sapeva... in fondo
Kaede non era obbligato a restare con lui.
A
quel pensiero si accorse che le sue guance si erano bagnate di
lacrime.
Scosse
la testa stupito.
“Ma
perché sto piangendo?” sussurrò ancora
più
confuso di prima. Solo l'idea di separarsi da Kaede gli procurava
una fitta dolorosa al petto.
“Perché
sei un Do'hao.”
Hanamichi
spalancò gli occhi stupito, notando solo in quel momento che
Kaede lo stava fissando dalla soglia.
Si
affrettò a coprirsi il viso con le mani.
Farsi
vedere in quello stato da Rukawa!! Non doveva sembrare un debole!
Voleva dimostrare che poteva stare bene anche senza quella volpe
narcolettica.
“Stupida
kitsune, vattene!!”
“Hana...”
sentì la voce del moretto pericolosamente vicina,
alzò
lo sguardo solo in tempo per vedere Rukawa inginocchiato davanti a
lui, dopodiché due braccia calde lo strinsero
protettivamente
e un corpo snello lo attirò a sé.
Sakuragi
rimase immobile con gli occhi spalancati, stupito da quel suo gesto
così inaspettato.
Il
tempo sembrò essersi fermato in quel preciso instante e
l'unica cosa che percepì fu il battito del suo cuore
impazzito
e il profumo di Kaede.
Di
nuovo quella sensazione di calore e di serenità lo avvolse
completamente, facendolo rilassare fra le braccia di Rukawa.
Stettero
in quella posizione ancora per un paio di minuti finché Hana
non si decise a rompere quel silenzio imbarazzante che era sceso fra
di loro.
“Promettimi
che tornerai.” bofonchiò abbassando lo sguardo,
senza
staccarsi dall'amico.
“Certo
che tornerò, chissà cosa combineresti senza di
me!”
lo prese in giro l'altro, accarezzandogli piano sul polso, sulla
fasciatura che copriva il taglio che Sakuragi si era fatto qualche
tempo prima.
“Baka
di una volpe! - nonostante quelle parole, si staccò da Kaede
sorridendogli più tranquillo – E' una
promessa?” chiese,
desiderando di essere rassicurato ancora di più.
Rukawa
sembrò pensarci su un attimo poi alzò lo sguardo
su
quello attento del rosso.
“Quando
tornerò non ci separeremo mai più.”
detto questo gli
prese delicatamente la mano fasciata e gli strinse il polso, stando
attento a non fargli male.
Hana
lo lasciò fare curioso e quando il volpino chiuse gli occhi
e
avvicinò le sue labbra alla sua mano, sfiorandola appena,
questi agì d'istinto. Prese Rukawa per le spalle e,
annullando
la poca distanza che ancora esisteva fra di loro, appoggiò
le
proprie labbra su quelle di Kaede, in un bacio casto e pieno di
significati.
“E'
una promessa.”
|