Il Sesto Destinatario.

di nothanks
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Capitolo 1: 27 Luglio 1993 – St. Thomas Hospital, London, UK

Mezzanotte e un minuto: una bimba è cullata tra le braccia della madre, Georgia, che l’ha appena data al mondo.
– Può farci una foto? – suo padre, Albert, era così eccitato che l’infermiera ci mise un po’ a prendere la fotocamera dalle sue mani tremanti.
– Come avete deciso di chiamarla?
– Caroline.
8 ANNI DOPO – Mayfair, London, UK
– Taaaanti...auguuuriiii…aaa a…teeee! Esprimi un desiderio, Caro!
– Vorrei una piscina!
– Non dovevi dirlo, sorellina! – Josh rideva a crepapelle mentre sua sorella gli dava pugni in tutte le parti del corpo che potesse raggiungere.
– Josh, lascia stare tua sorella. – il padre.
– Caroline, lascia stare tuo fratello. – la madre.
Josh aveva dieci anni e sua sorella era la sua copia esatta: folti capelli rossi e occhi di un verde ipnotizzante. Come tutti i fratelli, si stuzzicavano molto, ma erano anche molto affezionati l’uno all’altra: ogni volta che uno dei due aveva paura o bisogno d’aiuto, sapeva che poteva contare sull’altro.
Un’ora dopo, la festa per Caroline era terminata e lei e il fratello stavano giocando con i regali che aveva appena ricevuto, mentre i loro genitori discutevano tra loro.
– Al, dobbiamo dirglielo… Non possiamo partire domani senza informarli di nulla! Se ne accorgeranno, se li facciamo entrare in auto con delle valigie e un camion per traslochi che ci segue.
– In più domani dovranno salutare tutti…
– Non so come la prenderanno… Sono molto preoccupata…perché ci siamo ridotti all’ultimo momento? Ora non capiranno…un giorno, un giorno! Come…?
– Ce la faremo a convincerli… Sono ancora piccoli, si adatteranno, conosceranno nuova gente… Preferisci che perda il lavoro?
– No, questo no…
–Abbiamo più di ventiquattr’ore... Riusciranno a vedere tutti e li potranno salutare come si deve…
Si abbracciarono e, quando Josh e Caroline li videro, chiesero loro cosa fosse successo.
– Josh, Caro, sapete quanto il lavoro di papà sia…sorprendente, giusto? – Georgia avrebbe voluto usare “imprevedibile”, “incostante”, “contraddittorio”, ma…“sorprendente”…no…le sembrava quasi un complimento.
I due annuirono.
– Beh, vostro padre è stato trasferito in un altro ufficio e dobbiamo andare ad abitare lì…
– Avremo una piscina?
– Sì… Mamma ha scelto una casa bellissima con una piscina e un giardino. – fu il padre a parlare, incoraggiato dall’ingenuità della bambina.
– Cosa t’importa della piscina?! Dobbiamo lasciare tutto e tutti qui! Ben, Lizzie, i nonni, gli zii… Dove andremo?
Josh capiva quanto sarebbe potuto essere difficile lasciare una vita e iniziarne un’altra e, anche se non se lo ricordava molto, ci era già passato: quando aveva due anni, il padre era stato trasferito da Dublino a Londra e aveva dovuto lasciare la sua città natale per andare a vivere in quella dei suoi genitori.
– Josh, vi farete nuovi amici e, per le feste, i nonni e gli zii verranno da noi… – la madre lo accarezzò ma lui si alzò da terra e cominciò a piangere.
– Non m’interessa! Non voglio lasciare la scuola e i miei amici! E poi chi me lo dice che papà non verrà trasferito ancora una volta e un’altra ancora e ancora? Il suo capo è cattivo! Ha già provato un’altra volta a farci andare via e questa volta ci è riuscito!
Il padre lo abbracciò e cercò di consolarlo, mentre sua madre accompagnava la sorella in camera.
– Mamma, perché Josh non vuole una piscina? E perché non vuole che gli zii e i nonni ci vengano a trovare?
– Oh, cuore… Josh vuole solo rimanere qui…
– A casa?
– Sì… – Georgia sorrideva ma aveva tanta voglia di piangere – Sì, a casa…
Il giorno dopo passò velocemente tra saluti, ultimi preparativi e promesse che Albert e Georgia fecero ai figli per rendere il loro trasferimento più piacevole.
Arrivarono le dieci e, puntuale, la famiglia Butler partì, lasciandosi dietro una decina di persone piangenti e una casa in cui non avrebbero più vissuto.
Destinazione del loro viaggio: Mullingar, Westmeath, Irlanda.

 

 





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