Ethel - Colei che riaccese il buio [REVISIONE]

di watch me burn
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CAPITOLO 0.
-INTRODUZIONE-

 
Erano chiamati gli Squartatori, sin da piccola mi ero ripromessa che non sarei mai diventata come loro. Che non avrei mai venduto la mia anima a Lui, giurando di servirlo ogni giorno della mia lunga esistenza. Quando Loro prendevano di mira una città, una strada, delle abitazioni, nessuno ne usciva vivo. Nessuno, tranne coloro che decidevano, per un motivo o per un altro, di salvare. E non so se era meglio, essere salvati o squartati
Una volta venduta l’anima a Lui, non si poteva più tornare indietro, non potevi più riprendertela. Ma come in ogni cosa, anche qua vi è un’eccezione. Vi sono molte leggende sullo Squartatore Liberato, in ognuna di queste egli possiede un nome differente. Viene chiamato Liberatore, Illuminatore, Redentore o, il mio preferito, l’Innamorato. La storia che amo di più narra dello Squartatore Liberato che, innamoratosi di una bella fanciulla dagli occhi verdi, riuscì a ritrovare un briciolo della sua anima che ancora abitava nell’angolo più remoto del suo cuore. Me la raccontava mia madre, ogni sera, prima di addormentarmi. Ma ormai era passato tanto tempo da quando lo Squartatore si era ripreso la sua anima, andando contro il più potente non-uomo mai comparso sulla faccia della terra. Ormai la realtà si confondeva con la leggenda e la verità si distingueva a malapena.
Una notte, quando ero ancora piccola, arrivarono. Ciò che tutti noi temevamo è accaduto. Tutte le luci lungo St. Gregory Avenue si spensero, il buio inondò ogni luogo ed ogni angolo ancora illuminato da una qualche flebile luce si oscurò. Un vento freddo si alzò dal nulla.
«Prendi Ethel e nascondetevi nell’intercapedine del soggiorno.» ricordo di aver sentito sbraitare mio padre, fermo davanti alla porta d’entrata, con una mazza in mano, ben consapevole del fatto che non sarebbe servita a niente. Mia madre mi prese in braccio e mi portò in soggiorno. Fece scivolare delle travi del parquet e mi fece scendere in quel piccolo buco stretto e buio. Scese anche lei, si sistemò accanto a me, rimise al loro posto le travi e mi strinse a sé e così aspettammo.
Ricordo ancora quegli occhi. Le vene nere che si gonfiavano sotto la pressione del sangue, gli occhi che mutavano colore quando trovano le loro vittime. Rossi. Dannatamente rossi. D’un rosso acceso e brillante, che illuminava il buio da loro stessi creato. Ne ricordo uno in particolare. Colui che prelevò mia madre dall’intercapedine, separandoci per sempre. Lo ricordo perché aveva una grossa cicatrice che passava perpendicolarmente sul suo occhio destro, dividendolo perfettamente a metà, come fosse stato ben studiato quel colpo. Dall’occhio, poi, scendeva pesante lungo la guancia, fino a raggiungere il collo e sfiorargli la trachea. Ma gli Squartatori non possono essere uccisi. Possono soffrire le peggiori pene, ma non possono morire. Perché, in un certo senso, sono già morti. Senz’anima non provano emozioni, né sentimenti, nulla. Solo Lui può ucciderli o, almeno, così si credeva.
Quelli come me vengono riconosciuti come i Richiamati. Io sono stata salvata e mi sono persa. Mi hanno salvata, quella sera, anche se ancora non sono convinta di essere stata salvata realmente. Questa non è salvezza. Ed infatti mi sono persa. A sedici anni, mi sono persa. Mi sono innamorata, ovviamente della persona sbagliata. Di uno di loro, di uno Squartatore. Deam. Un nome che ricorda la parola ‘Dream’ e, per me, lui era veramente un sogno. Un brutto sogno, ma questo non lo sapevo, a quell’età. 

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SPAZIO AUTRICE.
Bho, forse è un po' corto, forse fa schifo o forse è decente. Vi prego, ditemelo così posso migliorarlo o, direttamente, riscriverlo! Grazie a tutti coloro che commenteranno! (non lo farà nessuno e così rimarrò forever alone ç_ç)
_Elli.




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