Labbra fredde, mani rosse, sorrisi screpolati di Dominil (/viewuser.php?uid=49959)
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Labbra
fredde, mani rosse, sorrisi screpolati
Le
labbra erano secche e screpolate e, nonostante non
le vedesse, sapeva con certezza che ormai fossero diventate viola.
Anche le
nocche delle mani avevano perso il loro naturale colore e quasi sentiva
la
pelle esposta bruciare come se fosse avvolta dalle fiamme.
Nonostante
tutto questo Zacky continuava a rimanere
immobile con gli scarponcini immersi nella neve, ad avere quello
spettacolo che
per vent’anni gli era stato negato. Da perfetto californiano
qual era l’unica
precipitazione che aveva visto, era la pioggia, non aveva mai messo le
dita
nella neve, non l’aveva mai guardata così
intensamente da sentire male agli
occhi.
“Vengeance!”
Il
ragazzo non aveva fatto nemmeno in tempo a voltarsi
che il viso fu investito da una cascata ghiacciata che si era dispersa
non
appena aveva toccato la sua pelle. Dovette ripararsi con un braccio, a
quanto
pare era iniziata una gara di palle di neve senza che se ne fosse
accorto.
Con
un largo sorriso si abbassò per rispondere
all’attacco
e solo quando lanciò il suo primo proiettile si rese conto
che si trovava a
combattere contro Synyster Gates che, dal canto suo, non indossava il
cappotto
e aveva gli zigomi arrossati.
“Inizia
a correre Syn, questa non te la lascio passare!”
L’altro
ragazzo di tutta risposta rise, per nulla
spaventato. Stringeva le braccia lungo i fianchi e le mani, di cui solo
una
libera, erano strette a pugno.
“Avanti
Zack vieni avanti, se hai abbastanza coraggio.”
lo intimò, in tono di sfida.
“Mi
pregherai in ginocchio di smetterla.”
La
battaglia ebbe iniziò e non lasciò scampo a
nessuno
dei due, continuavano a colpirsi una palla dopo l’altra fino
a buttarsi esausti
nella neve senza aver decretato un vincitore ufficiale.
A
quel punto anche le labbra di Brian erano diventate
viola e screpolate, il suo viso era di un rosso accesso e le
articolazioni
delle mani erano bloccate. La felpa quasi del tutto bagnata aderiva
alla pelle
e non si poteva che pensare che presto si sarebbe ammalato di brutto.
“Ma
non hai freddo?” chiese Zacky, che solo ad avere la
testa poggiata su quel manto candido gli faceva male il cervello.
“Volevo
gustare a pieno tutto questo, chissà quando
avremo la possibilità di rivedere un passaggio simile.
È il nostro primo tour
americano, ma potrebbe anche essere ultimo.”
La
sua frase aveva un che di tragico, ma ovviamente
l’espressione
che gli incurvava il volto era tutt’altra che triste.
Sorrideva con gli occhi
rivolti al cielo lattiginoso, un sorriso spavaldo e sicuro di
sé che Zacky gli
aveva sempre invidiato. Qualsiasi cosa Synyster Gates provasse, era
nascosto da
quell’a volte insopportabile sorriso.
“Esagerato.”
commentò Zacky, senza però muoversi.
E
adesso se ne stavano lì, praticamente in silenzio a
parte i loro respiri gelati che bruciavano la trachea, a costringersi a
tenere
gli occhi aperti per fissare tutto quel bianco che non avevano mai
visto prima
di allora.
“Romeo
e Giulietta in piedi, o vi beccherete una
polmonite! Fino a prova contraria i chitarristi ci servono ancora,
anche se il
mio modesto parere sostiene che siano del tutto inutili.”
I
due ragazzi scoppiarono a ridere prima di eseguire il
comando, per poi pulirsi i vestiti dalla neve con le mani.
“Sia
chiaro, io sono Romeo.” disse Syn mentre
attraversava l’entrata del tour bus, rivolgendo a Zacky un
occhiolino che
voleva essere sensuale, con tanto di movimento del bacino.
L’altro, di rimando,
gli diede uno scappellotto.
“Vi
consiglio una doccia calda.” propose The Rev, per
poi sedersi su uno dei divanetti. Era lui che li aveva costretti a
rientrare
praticamente solo con un’occhiataccia ed era sempre lui a
obbligarli in quel
momento a fare una doccia. “Non insieme, anche se so che
muori dalla voglia,
Romeo.” aggiunse, facendo questa volta lui
l’occhiolino. Zacky rise e diede il
cinque all’amico mentre l’altro, lievemente
stizzito, si diresse verso il
piccolo bagno.
“Matt
e Johnny?” chiese il chitarrista, sedendosi
accanto all’altro.
“Sono
usciti a prendere delle provviste, Christ
sembrava ancora più nano in versione invernale.”
rise della sua stessa battuta
scuotendo la testa, come se il bassista fosse in quella mise
proprio lì davanti ai suoi occhi, imbacuccato peggio di un
bambino.
“Che
hai?” disse poi, guardando Zacky negli occhi.
“Niente,
perché?”
“Hai
uno sguardo assente, a cosa stai pensando? C’è lo
psicologo Sullivan qui solo per te!”
Zacky
scoppiò a ridere.
“Idiota
non ho niente, stavo solo pensando a Brian.”
“Oh
Brian Brian, perché sei tu Brian?” lo
canzonò l’altro,
beccandosi un leggero pugno sulla spalla.
“Perché
tu sei un cretino fatto e finito.” rispose. “E
comunque intendevo dire che se ne sta sempre lì con la sua
aria impenetrabile
da figo, siamo amici da due anni ormai ma non credo di averlo ancora
capito
davvero.”
“Le
persone si devono capire?” chiese l’altro,
mettendosi meglio a sedere.
“Beh
tu lo capisci Jim, sai ciò che sta per dire o fare
una manciata di secondi prima che l’avvenimento accada. E non
scuotere la
testa, so bene che è così. Io invece continuo a
vedere solo quel sorriso che
forse non sempre è vero come vuole farci credere. Brian sta
sempre bene, è
sempre allegro... Non è strano?”
“Dimentichi
che molto spesso è scazzato peggio di una donna col
mestruo.”
“Hai
capito cosa intendo dire.” ribatté Zacky,
guardando l’amico dritto negli occhi.
“Non
puoi semplicemente essere felice della sua
compagnia? Perché devi torturare il tuo cervellino con
queste seghe mentali da
donnicciola? Ridi e scherza con quel cazzone Giulietta, prima che
qualcosa
cambi o peggio ancora, rovini le nostre vite. Prendi Brian come viene,
vuole
solo la nostra amicizia.”
L’espressione
del Rev era maledettamente seria, così
tanto da far quasi paura. Era come se nei suoi occhi
s’intravedesse una verità
superiore che agli umani non era concesso conoscere,
un’atmosfera di spleen li
aveva avvolti.
Non
c’era nulla che poteva andare meglio, in quel
momento, quella frase non aveva ragion d’essere. Eppure dal
volto di Jimmy appariva
altro.
“Giulieeettaaaa,
la doccia è libera!” urlò Syn, mentre
si infilava i boxer nel lato notte del bus.
Zacky
ridacchiò divertito, prima di alzarsi e dirigersi
anche lui in bagno. Nonostante la vena tragicomica che quella
situazione aveva
preso, su una cosa Jimmy aveva ragione: doveva assaporare a pieno ogni
singolo
momento con i suoi migliori amici e questo includeva anche Syn,
perché tutto
quello che la vita ti da prima o poi te lo toglie.
Note:
questa one-shot era precedentemente inclusa nella raccolta “Two Hundred Avenged Sevenfold's pieces” che ho finalmente capito di non poter concludere nemmeno tra un milione di anni *sob* L'ho scritta così di getto e forse non ha nemmeno molto senso,
ma sappiate che nella mia mente Zacky e Brian nella neve erano di una
coccolosità unica! Chi vuole vederci una Synacky faccia
pure, io non ho esplicato
niente ;)
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