Diario di una pattinatrice (quasi) sempre arrabbiata

di Lilyth
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Per quasi tutta la mia attuale vita, togliendo ovviamente i primi anni, nei quali sono stata una bimbetta comune, ho praticato pattinaggio artistico.
Mi sono avvicinata a questo sport al compimento dei miei quattro anni, sebbene avessi già iniziato (e non continuato) già qualche mesata prima.
Se qualcuno mi chiedesse ora, su due piedi, se credo al colpo di fulmine, non ci sarebbe alcun dubbio sulla mia risposta.
Fu amore.
Non so cosa realmente mi avesse attratto da quella disciplina, i miei coetanei andavano quasi tutti in piscina, i maschietti al massimo si avvicinavano al calcio e le femminucce alla ginnastica artistica o alla danza.
Io volevo pattinare, senza sapere realmente cosa volesse dire.
Iniziai nella palestra della scuola del mio quartiere, piccola e con il pavimento in linoleum nero.
Ho ancora qualche ricordo di quei periodi; io minuscola correvo con i miei pattinini fisher price multicolore e intorno a me delle ragazze, che a me sembravano enormi, sfrecciavano l’una dietro all’altra con i loro body gialli, rossi, bianchi e blu.
Dovetti smettere qualche mese dopo aver iniziato perché mamma era incinta di quella bestia di mio fratello e non riusciva più a portarmi agli allenamenti.
Penso che ne soffrii parecchio (penso perché non ne ho memoria), so solo che appena il nuovo arrivato mise piede dentro casa io espressi il desiderio di tornare alle quattro ruote.
Mamma si impegnò moltissimo a ritrovare l’insegnante che avevo avuto per i primi mesi, ma aveva lasciato la struttura scolastica e nessuno sapeva che fine avesse fatto.
Una mattina, l’ennesima mattina di telefonate e ricerche una signora della quinta circoscrizione ( le sarò grata a vita ) ci lasciò il numero di cellulare di una signora che lei conosceva personalmente e che insegnava pattinaggio in zona Quarticciolo.
Quella sera stessa conobbi Mirella, l’unica insegnante della mia vita, quella sera stessa entrai in un mondo dal quale non sarei mai più uscita.
 




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