A TE
La luna
illuminava dolcemente la Terra, provocando ombre lievi e rischiarando
il viso di quel saiyan che, ormai, alla Terra si era affezionato. Con
una punta di rammarico fissò la luna piena dal davanzale
della sua camera e e il suo pensiero andò inevitabilmente
alla sua coda. Ma, in fondo, rifletté, voltandosi a guardare
la Sua luna dai capelli azzurri che dormiva tranquilla, anche senza
coda la luna conserva sempre la sua bellezza onirica e splendente.
Con un sospiro, Vegeta rientrò nella stanza e si
sdraiò sul letto, incrociando le mani dietro la nuca. Non
riusciva a dormire per il caldo, almeno così voleva
convincersi, ma, forse, anche per tutti i pensieri che prepotenti erano
tornati a galla qualche giorno prima quando aveva incontrato per la
prima volta gli occhi azzurri di sua figlia. Quella mocciosa l'aveva
stregato a tal punto che non riusciva nemmeno più a pensare
razionalmente. Ed era nata solo da pochi giorni; Vegeta tremava al solo
pensiero di come si sarebbe comportato nel giro di qualche anno.
E, nel silenzio della notte, ritornò con il pensiero alla
sua vita passata, a quella che aveva nascosto sotto strati di cemento
ma che continuava a bussare alla porta.
Guardò di
nuovo la donna che dormiva al suo fianco e si lasciò
sfuggire un sorriso. Sicuro che nessuno lo sentisse, iniziò
a cantare una canzone con una voce bassa, baritonale, ma stranamente
dolce.
A te che
sei l'unica al mondo
L'unica
ragione per arrivare fino in fondo
Ad ogni
mio respiro
Quando ti
guardo
Dopo un
giorno pieno di parole
Senza che
tu mi dica niente
Tutto si
fa chiaro
A te che
mi hai trovato
All'
angolo coi pugni chiusi
Con le mie
spalle contro il muro
Pronto a
difendermi
Con gli
occhi bassi
Stavo in
fila
Con i
disillusi
Tu mi hai
raccolto come un gatto
E mi hai
portato con te
A te io
canto una canzone
Perché
non ho altro
Niente di
meglio da offrirti
Di tutto
quello che ho
Prendi il
mio tempo
E la magia
Che con un
solo salto
Ci fa
volare dentro all'aria
Come
bollicine
Il suo pensiero tornò indietro di parecchi anni, ad un
pomeriggio afoso, quando si era ritrovato vivo invece che morto. Non lo
aveva chiesto, eppure gli avevano dato un'altra possibilità.
Il destino aveva deciso di permettergli di cambiare il suo futuro, di
espiare le sue colpe e di vivere.
Quando aveva incontrato quei due occhi azzurri e profondi, il suo cuore
aveva mancato un battito.
Su Nameck aveva risparmiato la vita a quella ragazzina e adesso lei lo
stava invitando a vivere con lei, permettendogli di allenarsi fino
all'arrivo della Terza Classe. Una richiesta strana, che ben poco si
addiceva alla situazione, ma che Vegeta aveva preso subito al volo. In
fondo, lui era il Principe dei Saiyan, cosa c'era di male se una
stupida terrestre gli offriva il suo aioto? Presto, però, le
cose avevano iniziato a cambiare. All'inizio Vegeta aveva dato la colpa
al clima, poi a Kakaroot e alla sua lontananza e, infine, alla
ragazzina che l'aveva ospitato. Che strano tipo di sortilegio era
quello che si impossessava di lui quando le sue mani callose
accarezzavano dolcemente la sua pelle o quando le loro labbra si
intrecciavano come due anelli di una catena?
"Nessun sortilegio, Vegeta", gli aveva risposto una vocina nella sua
testa anni prima in una sera come quella. "Solo amore".
E poi una navicella, lo spazio aperto e il desiderio impellente di
ricoprirsi d'oro. Ma questo non era bastato a dimenticarla.
A
te che sei
Semplicemente
sei
Sostanza
dei giorni miei
Sostanza
dei giorni miei
A
te che sei il mio grande amore
Ed
il mio amore grande
A
te che hai preso la mia vita
E
ne hai fatto molto di più
A
te che hai dato senso al tempo
Senza
misurarlo
A
te che sei il mio amore grande
Ed
il mio grande amore
Capelli biondi e occhi azzurri: un super saiyan. Così Vegeta
era ritornato sulla Terra ed era deciso a combattere contro i cyborg.
Si diceva che il suo obiettivo era dimostrare la sua
superiorità a Kakaroot, ma nel profondo cercava di non
pensare che, in realtà, combatteva per due occhi azzurri.
Due occhi azzurri che durante quel viaggio l'avevano costantemente
accompagnato e, lentamente, lo avevano modellato, fino a far comparire
nel suo cuore uno spiraglio di luce, che si era trasformato in oro.
A lei doveva quella trasformazione e a lei doveva anche il mutamento
della sua anima. Perché, nel momento in cui quel figlio
venuto dal futuro era stato trafitto da l'onda di quell'essere, la sua
rabbia si era colorata di blu e il suo primo pensiero dopo la sconfitta
di Cell erano stati lei e quel figlio che aveva abbandonato e che,
inconsciamente, sapeva già di amare. A prova di questo, lei
l'aveva riaccolto in casa, e l'aveva perdonato, dando un senso al tempo
che li aveva separati.
A te che io
Ti
ho visto piangere nella mia mano
Fragile
che potevo ucciderti
Stringendoti
un po'
E
poi ti ho visto
Con
la forza di un aeroplano
Prendere
in mano la tua vita
E
trascinarla in salvo
A
te che mi hai insegnato i sogni
E
l'arte dell'avventura
A
te che credi nel coraggio
E
anche nella paura
A
te che sei la miglior cosa
Che
mi sia successa
A
te che cambi tutti i giorni
E
resti sempre la stessa
Un ragazzino dai capelli viola e dagli occhi così simili ai
suoi gli si affacciò nella mente, riportando in vita ricordi
che mai avrebbe immaginato di possedere.
Quel moccioso del futuro a cui si era involontariamente affezionato era
ricomparso anche nel presente, così simile alla madre da
fare male. La sua metà saiyan, però, contrastava
con la fragilità di quella donna, talmente bella e delicata
da potersi frantumare alla minima carezza.
Ed è grazie a lei se quel saiyan si è
ammorbidito, lasciandosi alle spalle il desiderio di uccidere e
imparando a sognare qualcosa di diverso da sangue e sofferenza. Quella
donna forte e coraggiosa, capace di tenere testa al grande principe dei
saiyan e riuscendo a farsi amare e a dimostrare che tutti sono capaci
di provare dei sentimenti. Quella donna un po' pazza, che su Nameck
aveva rischiato di uccidere, era stata la miglior cosa che gli era mai
successa e in tutti quegli anni non si era mai pentito di averla scelta
come compagna. Anche sotto il controllo di Babidy, era riuscito a
pensare a lei e a ciò che di lei l'aveva fatto innamorare,
ma che non avrebbe mai ammesso: Vegeta era cambiato, ma restava pur
sempre l'erede al trono della più potente stirpe dell'intera
galassia.
A
te che sei
Semplicemente
sei
Sostanza
dei giorni miei
Sostanza
dei sogni miei
A
te che sei
Essenzialmente
sei
Sostanza
dei sogni miei
Sostanza
dei giorni miei
A
te che non ti piaci mai
E
sei una meraviglia
Le
forze della natura si concentrano in te
Che
sei una roccia sei una pianta sei un uragano
Sei
l'orizzonte che mi accoglie quando mi allontano
A
te che sei l'unica amica
Che
io posso avere
L'unico
amore che vorrei
Se
io non ti avessi con me
a
te che hai reso la mia vita bella da morire,
che
riesci a render la fatica un immenso piacere
Un altro
ricordo e un altro sorriso. Lei e il suo caratteraccio e la sua voce da
gallina erano le uniche cose capaci di tenere testa alla sua
testardaggine. Un uragano in versione femminile, capace di essere
iperattiva ed esasperante e allo stesso tempo dolce ed eccitante.
Maledettamente eccitante, gli suggerì una voce nella sua
testa, ripensando a quello che era successo poche ore prima. Vegeta
gettò di nuovo uno sguardo alla moglie e notò che
si era mossa, lasciando scoperto il seno pallido e perfetto illuminato
dalla luce della luna. Il saiyan si mise prono, con il volto rivolto
verso la moglie e, lentamente, fece scivolare la mano sul suo ventre,
assaporando quella pelle morbida e perfetta che ormai era diventata una
droga per lui. Ogni volta che ne stava lontano per molto tempo, finiva
sempre per impazzire, spaventando pure se stesso. Passò poi
le dita sui seni soffici e sodi, pensando che se non li avesse,
bisognerebbe inventarli. La sua mano si fermò infine sul suo
viso, accarezzandole una guancia e pensando un po' malignamente che
quando stava zitta era cento volte più bella. Si
ritrovò a sorridere, suo malgrado, quando dovette ammettere
che, in realtà, la apprezzava molto di più da
sveglia, e non solo a letto.
Si può amare una persona a tal punto che i battiti del cuore
siano uguali? Vegeta non lo sapeva: era un tipo pratico, lui, non uno
da sentimenti. Ma in quel momento sapeva che il cuore della donna che
stringeva tra le braccia era perfettamente a tempo con il suo.
Il colibrì e l'aquila: due animali così diversi
ma in fondo così simili, bisognosi l'uno dell'altro e capaci
di imprese inimmaginabili per poter stare assieme.
"A
te che sei il mio grande amore ed il mio amore grande,
a
te che hai preso la mia vita e ne hai fatto molto di più,
a
te che hai dato senso al tempo senza misurarlo,
a
te che sei il mio amore grande ed il mio grande amore,
a
te che sei, semplicemente sei, sostanza dei giorni miei, sostanza dei
sogni miei...
e
a te che sei, semplicemente sei, compagna dei giorni miei...sostanza
dei sogni..."
Vegeta guardò la moglie e si specchiò negli occhi
azzurri, mentre la sua voce intonava le ultime note.
I due si guardarono a lungo, senza dire niente. Ma in fondo non servono
le parole quando si appartiene l'uno all'altro, quando ci si conosce
alla perfezione, senza riserve.
A sorpresa, Vegeta, iniziò ad accarezzare il viso della
moglie, e si avvicinò alle sue labbra, respirando
profondamente quel profumo ormai indispensabile e baciandola, prima
dolcemente, poi con più passione.
Con un colpo di reni si portò sopra la donna che lo
guardò maliziosa, accarezzandogli la schiena.
“Sai”, sussurrò il saiyan avvicinandosi
all'orecchio. “Stavo pensando che in fondo questa vita non
è male, Bulma”.
La moglie sorrise. “E chi ha mai detto il
contrario”, rispose avvicinandosi e baciando il marito,
trascinandolo in un amplesso che difficilmente avrebbero dimenticato.
E, sotto la luce protettrice della luna, i due anelli della catena, il
colibrì e l'aquila, si giurarono ancora eterno amore,
ringraziando quella seconda possibilità che aveva reso
possibile tutto quello che avevano sempre sognato.
Salve gente!
Okay, so perfettamente
che su questo fandom ce ne sono a centinaia, se non migliaia di fic
ispirate a questa canzone, ma la ripetizione casuale della play-list
non la decido io e nemmeno l'ispirazione che mi prende quando invece
dovrebbe aiutarmi a concludere l'altra storia che ho in ballo.
Vabbé,
tornando alla storia. Io amo la coppia Vegeta-Bulma, in modo
particolare il loro rapporto e come sono entrambi cresciuti e
migliorarti grazie all'altro. Spero di essere riuscita a passare questo
pensiero anche a voi e di non avere scritto castronate.
Ho un dubbio,
però, che mi assale. Secondo voi, Vegeta è OOC?
Oddio, secondo me la canzone è maledettamente OOC, ma in
generale, se si guarda il contesto, non lo è più
così tanto! Ditemi voi cosa ne pensate: se è
davvero troppo, inserisco l'avvertimento.
Ora vi saluto, sperando
di riuscire a concludere il capitolo per l'altra fic che avrei dovuto
postare ieri!
a presto
mikchan
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