[Winter song; Sara Barellies]
Non ci sono stagioni
nell’oscurità. Non c’è il caldo dell’estate o il freddo dell’inverno. Non esiste
pioggia né sole, nuvole o cielo. Non esiste nulla, solo l’oscurità e loro,
gli heartless.
Vagare in un mondo
astratto senza meta, alla ricerca di quella sola e unica piccola scintilla di
luce è tutto ciò che è concesso.
Nessun rumore, nessun
sorriso. Nemmeno lacrime o risate.
Un silenzio più
pressante del suono della pioggia battente, più gelido dei fiocchi di neve che
si sciolgono sulla punta della lingua.
L’inverno sta arrivando.
Ha tenuto mentalmente il conto dei giorni, dei mesi passati in quel luogo
dimenticato da Dio.
Un angelo nell’Inferno
dell’esistenza, questo sarebbe potuto essere, ma lui non è un angelo.
Ha scelto la sua strada
lasciandosi alle spalle la sua infanzia, la sua gioia. Ha lasciato che il suo
lato oscuro corresse in una direzione diversa; ha lasciato che la sua brama di potere
divorasse tutto ciò che possedeva.
Si stringe più forte la
benda sugli occhi, unica difesa che protegge quella piccola luce che brilla nel
profondo del suo cuore.
Ha scelto di camminare,
di continuare quel gioco che l’ha portato a perdere se stesso e ciò che era più
importante per lui.
Si domanda se dall’altra
parte dell’oscurità la luce si gode i primi venti freddi, le prime piogge, le
prime foglie che lente cadono dagli alberi.
Alza il volto pur
sapendo che è inutile. È un riflesso, un malcelato tentativo di avvertire
qualcosa sulle guance pallide.
Porta le mani davanti a
sé in un gesto ripetitivo. Il keyblade appare, freddo ma vivo. Il suo cuore
batte a ritmo della vita dentro la sua arma, perché sa che non è un oggetto. È un
prolungamento del suo braccio, della sua vita e dentro di esso risiede quel
briciolo di luce che non ha gettato via assieme al resto.
La sua esistenza
ridotta a questo: un’arma più splendente di lui.
Si alza da terra anche
se non sa dove andare. Potrebbe lasciarsi cadere, è una possibilità.
Potrebbe lasciare agli
heartless i suoi resti, sparire per sempre inghiottito dall’oscurità e far
finire tutto.
Il rancore, l’orgoglio,
la fame. Perchè quella è rimasta e gli divora l’intestino con cruda rapidità. Gli
lacera le carni con malsana allegria ed allora pensa che non sarebbe male se
tutto finisse.
Gli altri non
dovrebbero più preoccuparsi per lui, ma si preoccupano davvero poi?
Qualcuno avverte la sua
mancanza?
Stringe spasmodicamente
il keyblade nella mano. Potrebbe portarselo al cuore, trafiggersi. Sarebbe un
istante, un attimo solo e tutto cesserebbe.
«Riku, dobbiamo
andare.»
Una mano piccola ma
forte gli afferra il cappotto e una voce bassa ma dolce lo riscuote.
«Sì.»
Sussurra in rimando, perché
anche se scuotesse la testa nessuno lo vedrebbe.
«L’oscurità sa essere
crudele. Farà sempre in modo che tu veda tutto nero, ma non dimenticare che la
luce è ovunque! Ahah!»
Sorride perché sa che
nessuno lo vede.
«Hai ragione. Non devo
dimenticarlo.»
Ma Mickey sa che ci
saranno altri momenti in cui l’oscurità tenterà di divorare Riku, ma non può
fare nulla se non cercare di restare al suo fianco il più a lungo possibile.
Sarà abbastanza?
My words will be your light