BranJojen
Anamnesi.
Sopra la testa di Bran, persino la luna sembra rotta.
La solitudine non è propriamente la mancanza di compagnia,
bensì la compagnia di persone sole. Solitudine richiama
solitudine.
-Cosa ci fai sveglio? Prova a dormire.- La voce calda di Jojen che pian
piano si è sostituita, nella sua mente, a quella delle
troppe persone amate. Spettri sorridenti a girovagare inquieti attorno
al bambino solo. Al lupo senza branco.
Voce calda che s'incrina stancamente. Prova a dormire. Non ci si
può fidare più di nulla -tantomeno del sonno. La
vera trappola è quella che non si teme finchè
non azzanna.
Jojen lo sa. Lo sa che non ci si può fidare del sonno.
-Fuggire non serve.- dice con voce d'oracolo e occhi severi. -Prima o
poi ti addormenterai. Ciò che devi vedere lo vedrai
comunque.-
-Non si fugge con le gambe rotte.- Voce affilata come i denti di un
lupo che non può mordere. Un lupo in prigionia.
Jojen muove le mani in gesti inutili, efficaci, competenti. Vuole
coprirlo. Gli cinge il busto con la coperta, gli sfrega le mani.
-I lupi non sentono il freddo.- ribatte Bran, divincolandosi senza
convinzione. Ormai non è più convinto di niente.
-Non significa che non lo abbiano.- Ha sempre la risposta giusta,
Jojen. La risposta esatta al momento esatto. Sa.
Il freddo è troppo familiare per far paura. Bran soffia un
sorriso storto. -Esistono cose molto peggiori del freddo.-
-Ti abituerai ai tuoi sogni. Imparerai a renderli tuoi alleati,
anzichè nemici.- Jojen comprende il problema senza anamnesi.
Pensiero nella mente, pugno nello stomaco.
-Tu credi di sapere tutto di me.- Un'accusa? Una supplica? Una
speranza? Quando si rompe anche la luna, chi non vorrebbe risposte
esatte?
Jojen gli carezza il mento con un dito. Una carezza tranquilla,
ponderata. Come lui. -So quanto basta. So quello che ti serve.-
E cadere di nuovo in un calore di cui sentiva la mancanza,
lasciare che qualcuno si occupi di lui, che qualcuno metta le mani su
quel cuore viziato e insoddisfatto.
Scivolare nella gola maledetta di un'inezia consapevole ed
irreprensibile, e magari anche piangere.
Un Bran che dorme sotto le macerie di casa sua, quello. O ancora prima,
sul patibolo di suo padre.
Jojen pensa di avere a che fare con un bambino debole.
Pelle dura come la corteccia degli alberi degli antichi dèi,
occhi ossidati nascosti dalle ciglia lunghe, mento orgoglioso sollevato
sotto le macerie, labbra serrate a nascondere i canini aguzzi. Sangue
degli Stark, inclemente come il vento del Nord, generato da un grembo
freddo, fra la neve ed il ghiaccio d'una terra scontrosa.
Jojen scosta la coperta e la getta alle sue spalle.
-Non ha senso.- Bran alza gli occhi alla luna rotta. -Così
avrai freddo anche tu.-
-Meglio avere freddo insieme che da soli.-
Rimangono fermi, inamovibili, scogli nel mare, anime invecchiate in
fretta, senza difese nè protezioni se non l'uno per l'altro,
per una volta con gli occhi chiusi sul futuro e spalancati nel
presente. Contro la notte, il freddo, i sogni. Contro il fato.
Finchè sono insieme.
Perchè anche se l'inverno sta arrivando, nulla impedisce di
sperare nella sua fine.
Note dell'Autrice: Pucciosi loro. Mi sembra giusto: Robb ha la moglie,
Jon ha Ygritte, Sansa ha Tyrion, Arya ha Gendry, e Bran ha
Jojen. E Rickon?? o.o Rickon ha Cagnaccio. XD Lasciatemi
perdere.
Bene, bene. Grazie per avere letto. Se qualcuno vorrà
recensire, faccia pure. ^-^
Lucy
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