Quella
volta in cui Louis (non) ha imparato ad andare in bicicletta
«Non ci
penso nemmeno a salire su quell'aggeggio mortale a pedali» afferma Louis risoluto,
senza però riuscire a spegnere lo sguardo speranzoso di Harry.
Il ragazzo
ha tra le mani il manubrio di una bicicletta rossa ruggine in tutti i punti
peggiori e sulle labbra un sorriso incoraggiante. Questo fa imbestialire Louis
ancora di più: lui non ha bisogno di incoraggiamento. Semplicemente non vuole.
Dicono che
andare in bicicletta è una cosa che, una volta imparata, è impossibile da
dimenticare. Chi lo dice non ha mai conosciuto Louis Tomlinson e la sua
testardaggine.
Non è che
non sia capace.
Louis ha
disimparato ad andare in bicicletta il giorno stesso in cui ha imparato a
farlo.
«Louis» lo
ammonisce Harry mettendo il broncio. «Non fare il bambino», dice, e la cosa è
davvero ridicola, proprio lui che ha quell’espressione dipinta sulle labbra che
dovrebbe essere vietata a chi ha più di cinque anni.
A Louis
viene un po’ da ridere ma, «No», fa deciso, sperando che verbalizzare quel
rifiuto lo aiuterà a non cedere al verde degli occhi di Harry che si spalancano
sempre più su di lui, cercando di intenerirlo inconsapevolmente. Niente di
quello che fa Harry è studiato o fatto per raggiungere uno scopo. Harry
semplicemente vive, libero e spontaneo.
E Louis pensa
che forse non glielo racconterà mai, a Harry, di quella volta in cui ha
disimparato ad andare in bicicletta.
Probabilmente
non gli racconterà di un bambino con gli occhi celesti e furbi e con i capelli
castani e lisci tagliati in una specie di caschetto che lo fanno sembrare un
po’ un funghetto. Forse non gli racconterà di quella bicicletta rossa con il
campanello così lucido che ti ci potevi specchiare che Louis stesso aveva
scelto per il suo compleanno. Non gli racconterà di sicuro di suo padre, che
aveva promesso di non lasciar andare il sellino e invece poi l'ha fatto. E
nemmeno della sensazione orribile di tradimento che ha provato quel bambino non
appena ha voltato lo sguardo e ha visto che le mani grandi e sicure di papà non
erano più dove avrebbero dovuto essere. Non gli racconterà della caduta immediatamente
successiva, delle ginocchia e dei palmi delle mani sbucciati e dei pianti a
causa dell'acqua ossigenata che, a detta di mamma, era del tipo che non
bruciava, un “guarda, c’è scritto anche qui” detto a un bambino che non sapeva ancora
leggere. No, Louis non gli racconterà che qualche giorno dopo suo padre se
n'era andato per sempre, e quella sensazione invece non se n'era andata mai
più.
Sono così le
cose che ti cambiano la vita: semplici, apparentemente prive di senso, a prima
vista stupide.
Louis ha giurato
che non sarebbe mai più salito su una bicicletta. Questo lo potrebbe dire ad
Harry, ma non lo fa. Si limita a guardare alternatamente lui e l'aggeggio e a
scuotere la testa con risoluzione.
Ma Harry è
bellissimo e ha gli occhi più limpidi che si siano mai visti e scuote i suoi
ricci come se fossero campanelli e non smette un secondo di sorridere.
E il cuore
di Louis è così pieno di lui che è quasi insopportabile. A volte arriva quasi a
odiarlo, perché non è possibile che esista un amore che quasi ti soffoca per
quanto è intenso; non è possibile amare ogni gesto, anche quelli più idioti,
anche tutte le volte che Harry inciampa nei suoi stessi piedi, o che sbatte la
testa da qualche parte, o che si spruzza il succo di un’arancia negli occhi. È insopportabile
perché alla fine sa benissimo come finirà.
***
Louis è
seduto sul sellino e quasi non tocca a terra con i piedi, è costretto a
mantenersi in equilibrio con le punte. Le mani stringono il manubrio così forte
che le nocche sono bianche. La mascella contratta stona un po’ con le guance
arrossate e l’espressione di terrore che Louis cerca di mascherare ma riappare
di tanto in tanto nei suoi occhi. Harry non ha mai avuto così tanta voglia di
baciarlo in vita sua.
«Tienilo,
ok?» dice Louis tentando di suonare autoritario ma fallendo miseramente. Harry
sorride felice e annuisce: «Sì, Lou, non ti preoccupare…» dice calmo, ma un po’
troppo noncurante per i gusti di Louis.
«No, no, no»
sbotta il ragazzo allarmato «Non hai capito. Non devi lasciare andare il
sellino, assolutamente, per nessun motivo al mondo. Ok?»
Harry non sa
cosa pensare, non hai mai visto Louis così preoccupato. Cioè, sì, ma non per
cose così futili come il sellino di una bici. E poi, lo sanno tutti che per
imparare il trucco è quello: qualcuno ti regge per un po’ e poi ti lascia
andare e tu ti accorgi di potercela fare da solo. Gli sembra strano che, in
questo, Louis non pensi di potercela fare da solo, lui che è così forte,
coraggioso; lui che è la roccia di tutti, lui che salva tutti. Louis è il suo
supereroe e gliel’ha detto una volta, dopo aver fatto l’amore, ma lui non l’ha
preso sul serio. «Ti ho stordito così tanto, stavolta?» gli ha chiesto
ridacchiando. Poi l’ha abbracciato e se n’è dimenticato. Ma Harry no.
E quindi non
sa proprio cosa pensare, ma una cosa la sa: Louis non lo tradirà mai.
Perciò
annuisce di nuovo, stavolta con aria più seria e rassicurante, e Louis dopo
qualche secondo di concentrazione alza i piedi dall’asfalto e li appoggia sui pedali.
Rimane fermo ancora un po’, in equilibrio, con Harry che regge praticamente
tutto il suo peso. Gli sembra di sentirlo sospirare, prima di iniziare a
muovere le gambe.
Louis pedala
lentamente in mezzo alla strada deserta e non accenna ad accelerare, mentre Harry
lo segue, mani incollate alla parte sotto del sellino. Louis ogni due lente pedalate
guarda indietro con la coda dell’occhio, come se avesse una paura folle. Ma
Harry è lì. Fanno qualche decina di metri così, in silenzio, l’unico rumore il
battito del cuore di Lou nelle sue orecchie e il suo respiro affannoso,
nonostante lo sforzo sia minimo.
Harry non
lascia andare la presa, mai. Lo segue un po’ stranito, ma sorride, fiero.
Louis prende
un po’ di velocità e Harry deve allungare il passo, quasi mettersi a correre,
ma le mani rimangono dove sono. Louis ormai si gira indietro solo una volta
ogni quattro pedalate.
Poi, all’improvviso,
Louis si blocca, salta giù dalla biciletta facendola cadere rovinosamente in
mezzo alla strada e butta le braccia al collo di Harry di getto, stringendolo
forte a sé.
«Grazie»,
dice.
«Ma Louis»
risponde l’altro, per una volta il più razionale: «Non hai nemmeno pedalato da
solo…! Non hai imparato a…»
Louis però
non lo sente. «Grazie» gli sussurra tra i capelli.
Sono così le
cose che ti cambiano la vita: semplici, apparentemente prive di senso, a prima
vista stupide. E Harry è una di queste.