Away from Pain

di AlfiaH
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Away From Pain


Alfred percorse in fretta il giardino di quella casa un po’ vecchia, simile a quelle dei suoi film horror, un po’ scura, rimessa in sesto con cura. Non perse nemmeno tempo a guardarsi attorno sicchè la fretta era tanta, l’entusiasmo fremeva e quella vitalità che da sempre lo caratterizzava ribolliva più che mai nei suoi occhi che parevano emanare gioia. Non si accorse del prato tosato, delle siepi perfettamente simmetriche, dei fiori vivi, dell’erba bagnata, né tanto meno di quell’auto color del metallo che tanto stonava con quel panorama così pieno d’affetto, parcheggiata nel cortile, appena prima delle scale.
Non si accorse nemmeno dei rumori in realtà, dei suoni, di tutto ciò che gli stava intorno, come d’altronde faceva di solito, perché quello che non riguardava la sua persona non era importante e ciò che non era importante poteva tranquillamente essere trascurato.
Non che si ritenesse un egoista, assolutamente, infondo ogni singola azione, ogni movimento, ogni parola da lui emessa era giusta a prescindere, non c’era bisogno di ascoltare i pareri altrui.
D’altro canto quando Canada l’aveva informato dell’imminente matrimonio di Francia e Inghilterra non si era neppure degnato di ascoltare la versione dei diretti interessati, preso com’era dalla sua idea di giustizia ed eroismo. Già.
Era ovvio che Arthur non volesse sposarlo, era ovvio che non l’amasse, era ovvio che quell’unione avrebbe offeso i principi del matrimonio, la fedeltà, la sincerità, l’amore.
L’avrebbe salvato.
Sarebbero scappati da tutto questo.
Magari lontano, lontano da Francis, lontano da una vita infelice.
Trovò la porta aperta, entrò sogghignando, impaziente.
Qualcosa finalmente attirò la sua attenzione.
Si avvicinò ancora un po’ a quella stanza, ancora voci strozzate giunsero alle sue orecchie, gemiti soffocati, una risata a stento trattenuta.
Poi qualcosa si ruppe.
Non seppe ben dire se quello che sentì fu cristallo cadere in mille pezzi o marmo spaccarsi a metà, forse solo squallido vetro violentemente frantumato.
Sapeva però che il suo cuore non era fatto di cristallo né di marmo né di vetro.
I suoi occhi rimasero fermi sull’inglese, le gambe spalancate, sul francese nel mezzo, sulle loro labbra che si univano, le mani strette.
E quelle parole marchiate a fuoco nella sua mente.

-          Je t’aime, Angleterre… -

Indietreggiò, qualche lacrima scivolò giù, inevitabile.

-          I love you too, France… -

Si tappò le orecchie. Corse via.
Sarebbe scappato da tutto questo.
Magari lontano, lontano da loro.
Lontano dal dolore.



#Angolo della disperata 
Vualà. Ecco il mio primo esperimento FrUk. Non sono una grande fan della coppia ma, damn, dovevo mettermi alla prova.
E ci sono riuscita.
Considerate che ruolo Alfred.
E' stata una sfida con me stessa, anche se è una storia breve spero che l'abbiate apprezzata lo stesso.
Almeno lo sforzo e_e 
...Mi sento potente bulabulabulaaaaaa-... *la trascinano via*
 




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