Ieri sera prima
di
addormentarmi ascoltavo la radio quando il dj ha passato la famosissima
canzone
“ no woman, no cry“ del sommo profeta BOB MARLEY.
(Se non sapete
chi
sia mi rifiuto di spiegarvelo! Anche solo di sfuggita credo che tutti
sappiano
chi sia e cosa abbia fatto. Se non è così fatevi
una rapida ricerchina su
Google e scaricate qualcosa da Emule. È doveroso sentire una
delle sue opere!
Anche se non è il vostro genere preferito!!)
Comunque..dicevo:
mi
è venuta una facile associazione di immagini e in breve mi
sono chiesta se
fosse possibile che il chitarrista dei Tokio Hotel, famoso anche per i
suoi
lunghi dread, non abbia preso spunto dal mitico artista reggae.
Scusate, perché
no? A questo mondo tutto è possibile ^_^
Premetto che non
so
come siano andate veramente le cose e a che età di preciso
li abbia fatti. Mi
sono fatta due conti e ho ipotizzato il periodo tra i 10 e gli 11 anni.
Ecco come me la
sono
immaginata.
Tenera.
Buona lettura!
PURE
IO VOGLIO ESSERE FIGO!
“Bambini
vi va di andare a vedere la
scuola di Gordon?”-
una signora alta e magra, dalla folta e
voluminosa chioma rossa, entrò nella camera allegra e in
cerca delle sue
piccole pesti.
“Mhhhhhh
“-
ebbe un semplice mugugno poco convinto in risposta dai due.
“Ci
sono tanti strumenti musicali con
cui potrete suonare e cantare…vi va?”-
disse in modo di convincerli
“Siiiiiiiiiii”- i due biondini
iniziarono a saltare
come forsennati presi dall’improvviso entusiasmo.
Chiuso il
portone d’entrata si ritrovarono in un corridoio rosso pieno
di quadri,
all’interno dei quali vi era il ritratto di molte stelle
musicali. Da
quell’unico corridoio si poteva entrare in tutte le
sale-prove della scuola di
Gordon, il compagno di Simone, la mamma di quelle birbe bionde dai
capelli a
spazzola.
“Piccoli,
restatemi dietro! Non voglio
cercavi per ore se vi perdete! “–la
signora si rivolse ai bambini che erano rimasti a fissare incuriositi
da ogni
personaggio fotografato.
In
particolare Tom. Lui era rimasto col nasino
all’insù incantato a mirare un preciso
quadro, ammaliato dal magnetismo trasmesso in
quell’istantanea, con una faccia
da cui traspariva ammirazione verso quell’uomo
così strano.
Era il
primo
piano di un signore di colore. Aveva un sorriso gentile sul volto e i
suoi
occhi davano un senso di sicurezza mista a serenità. In mano
aveva una
sigaretta (ma diversa da quelle di Gordon) ed era lì,
rilassato e per nulla
infastidito, sicuro di sé e calmo.
“Tom,
piccolo, vieni?”- la voce della
signora distolse il
bambino dal suo stato catatonico di fronte quella fotografia
“Mamma,chi
è questo signore?”-
chiese allora il bimbo con un
candore disarmante
“Questo
è Bob Marley! È un cantante
reggae”-
rispose lei
sorpresa
“Mh..io voglio essere come lui!
“-
esordì deciso il biondo
“Che
cosa intendi?”
“Voglio
sembrare come lui…è bello! È
figo! Pure io voglio essere figo! “- esclamò
gonfiando il suo piccolo petto da bambino di dieci anni.
La donna
scoppiò
a ridere per la troppa sincerità posseduta da quello
scricciolo – “e sentiamo
cosa vorresti fare?”- incalzò
divertita
“Voglio
questa!”- rispose dopo
averci pensato un poco e
indicando la ‘sigaretta’ tenuta in mano dal
cantante ritratto.
La mamma
strabuzzò gli occhi e negò secca
“Allora
voglio questi!”- indicando
sorridente quelli che
dovevano essere capelli ma parevano tanto corde. Era una massa di
salsicciotti
nodosi e neri, di diverse dimensioni e forma, che ricadevano sciolti
sulle
spalle muscolose dell’uomo.
“Amore
ma quelli sono rasta! Tu sei
troppo piccolo per averli e poi hai i capelli corti per
farli!”-
terminò così la discussione, accarezzandogli
la testolina bionda e trascinandoselo dentro la prima stanza a destra
in cui si
poteva entrare dal corridoio.
“Piccoliiiiiiiiiii,
sbrigatevi che il
barbiere chiude!”-
Simone urlò su per la rampa per richiamare i figli-
I due
gemellini scesero di corsa le scale intenti da una divertente lotta
fatta di
spintoni e gomitate come erano abituati a fare. La mamma sorrise a
quella scena
e si preparò a coprire i figli con le rispettive sciarpe e
cappotti. Appena gli
furono davanti, infatti, iniziò a vestire il primo e finito
passò al secondo..
“No
mamma, io non me li taglio!!”- disse quello
scostandosi dalla presa
della donna
“E
perché?”– lo
guardò curiosa
“Devono
diventare lunghi come quelli
di Bob Mali! “-
affermò sorridente
“Si
dice Bob Marley! …e perché li vuoi
lunghi?”- sempre
più
incuriosita e sorpresa da quella decisione
“Così
posso avere i ….rasta!!”- urlò
contento della sua scelta e
fiero di aver detto il termine giusto
“Ah!
Vuoi i rasta!”- disse secca
pensando: mannaggia a Gordon e a Bob Marley!
“Si”-
confermò entusiasta lui
“Lo sai
che una volta fatti poi non li
puoi più togliere?”-
cercò di intimidirlo con una mezza bugia
“Fa
nulla! A me piacciono..”- sempre
più convinto
“Lo sai
che devi stare tante ore seduto
su una sedia per farteli fare?”-
insistette ancora
“Beh..mi
leggerò qualche fumetto…”-alzando le
spallucce con indifferenza
“Sicuro?”- ci
provò un ultima volta
“Si”-
sicurissimo
“Come
vuoi!” -sorrise. Alla
fine era una semplice
acconciatura e se era solo quello che desiderava, glielo avrebbe
permesso- allora io e Bill andiamo dal
barbiere e
torniamo fra mezzora. Tu intanto fai il buono e torna a fare i compiti!-
concluse prendendo per mano l’altro gemello, il quale durante
tutto il loro
dialogo era rimasto in silenzio a riflettere: a lui non piacevano i
capelli
disordinati. Gli dava persino fastidio quando la sua frangetta cresceva
troppo
e disturbava la visuale, non avrebbe di certo sopportato farseli
crescere
indomiti senza un taglio preciso! Non capiva il fratello e la sua nuova
decisione, ma, incurante di ciò, seguì la mamma e
uscì di casa per farsi
sistemare il suo di taglio!
Lui ci
teneva
sempre a risultare in ordine!
“Bill,
resti con me?”- chiese Tom
sedendosi sulla grande
poltrona del salone in cui li aveva portati la mamma, arrendendosi
finalmente
alla scelta presa dal figlioletto
“Perché?”- ancora doveva
capire perché era anche
solo andato in quel salone dato che il suo taglio era ancora perfetto.
“Mamma
ha appena detto che deve
tornare al lavoro e non può stare tutto il tempo qui
perché ci vuole tanto…lei
torna a prenderci quando la signora Neiba ha finito!”
“E
io?”- della serie: e
quindi?che vuoi da me?
“Tu
resti con me..?”- era
un’affermazione che sapeva di
richiesta speranzosa
“Ma
mamma dice che ci vogliono tante
ore…”- rispose
sbuffando, sapendo bene che comunque il suo destino era segnato. Che
sfiga
essere piccoli!
“Si lo
so. È più di un anno che me lo
dice! …Dai resta!!! Io da solo mi annoio!”- lo
guardò supplichevole con quegli occhi da cucciolotto
a cui nessuno sapeva resistere, neanche il suo gemello.
Infatti
Bill
si ritrovò costretto ad accettare e rimanere a far compagnia
al fratello per
tutte le 5 ore e 45 minuti del trattamento durante il quale la signora
Neiba,
una donna un po’ in carne di origini africane e molto
simpatica, aveva
trasformato la testa e i capelli di Tom in un puntaspilli o meglio in
una
matassa di cordoni sparati in ogni direzione.
“E
questo era l’ultimo dread!”- disse Neiba
chiudendo l’ultima
ciocca e girando la poltrona verso lo specchio in modo da far
rispecchiare il
bambino.
“Ma non
sono come quelli di Bob
Marley!!!!!!!!”-
esclamò deluso
“Oh
beh, Bob Marley li aveva lunghi
perché li ha avuti per tanti anni..”-
rispose con tenerezza alla ingenua reazione del piccolo
“Va
bene, ma lui non li aveva dritti
in aria come li ho io!!!”-
rifletté amareggiato
“Tu li
hai così perché sono appena
stati fatti! Sono tutti annodati stretti stretti..è per
quello che restano
dritti! Col tempo si abbassano e avrai i dread come Bob
Marley” - gli
spiegò la donna. Il mugugno di approvazione
da parte del bimbo la fece sorridere e continuare a dargli consigli-
“scuoti un po’ la testa e
vedi che piano
piano ti si abbassano!”- concluse convinta.
Tom non
le
diede neanche il tempo di farla finire di parlare che già si
era messo a
muovere velocemente il capo. Ripeté l’azione
numerose volte sempre più deciso e
divertito dal fatto che realmente i suoi rasta si stessero piegando
verso la
testa.
“Tom,
Bill, sono tornata! Avete fatto?
Neiba ha finito?”-
chiese Simone entrando di filato nel salone di bellezza dove aveva
lasciato i
figli
“Si
mamma! “-rispose per primo
Bill – “Guarda che fa
Tom!”- indicando
divertito il gemello che prontamente iniziò a scuotere
rapido la testa e quindi
ad agitare i piccoli rasta biondi sbattuti a destra e sinistra ad una
velocità
tale da pensare volesse prendere il volo. Fiero e felice del suo
risultato, con
un sorriso tanto largo e contento da provocare la somma
ilarità dei presenti.
Forse era
per
quella faccia così allegra, forse era per quel bambino che
imperterrito
continuava ad agitare il capo o forse era per la risata divertita del
gemello che
restava in sottofondo, ma sta di fatto che sia la mamma che la
parrucchiera
scoppiarono anche loro in una fragorosa risata che ebbe termine quando,
dopo
dieci minuti buoni, Tom smise di muovere la testa e si
accasciò per terra
esclamando: “Mi gira la
testa!”
Questo
è come il mio cervellino fumato
ha architettato le vicende che hanno portato Tom ad essere un rasta.(e
che
rasta!XD)
Spero sia
piaciuto.
Ringrazio in
anticipo chi leggerà e
commenterà…spero sarete in tanti!
kisses
Laura
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