MIO
FRATELLO. IL MIO PEGGIOR INCUBO
1.
Barbara Gordon era veramente stanca.
Possibile che il sabato sera non ci fosse nulla di decente per tv?
Anzi, ancora meglio, possibile che il sabato sera non ci fosse nulla da fare?
Dick era impegnato in una missione coinvolgente il fuggitivo Due Facce,
evaso da un giorno dall’ospedale criminale Arkham Asylum,
Bruce l’aveva assolta dai suoi incarichi di Oracolo per tutto
il weekend (“Devi riposare, cara”,
“Certo, mammina”) non aveva pensato di prendere in
prestito qualche libro dalla biblioteca e ora si ritrovava bloccata in
casa senza un programma preciso, a parte fare zapping tra un canale e
l’altro.
Il problema era un altro.
Era decisamente
un altro.
Il problema era che aveva bisogno di qualcosa da fare, qualcosa che le
impedisse di pensare, un divertissement;
invece quell’immobilità totale non faceva altro
che incanalare i suoi pensieri verso la sua situazione attuale.
Sola, senza lavoro, e, per giunta disabile.
Distrutta nel fisico e nella mente da un malato psicotico con i capelli
verdi.
Quante volte l’aveva combattuto, con la determinazione e la
sventatezza tipiche di Batgirl, suo alter-ego? Quante volte aveva
ingaggiato lotte con lui e la sua compagna Harley Quinn?
E non era nemmeno riuscita a spostarsi quando lui le aveva sparato a
bruciapelo.
Non aveva protetto suo padre.
Già, suo padre.
Un’altra persona che ora stava cercando di evitare a tutti i
costi.
Non poteva più sopportare il suo sguardo pieno di
compassione, rimorso e pietà per una figlia
irrimediabilmente perduta. Come quello di sua madre.
Almeno Bruce e Dick la trattavano come una persona capace di cavarsela
da sola (più o meno): perché altrimenti avrebbe
accettato il ruolo di Oracolo?
Dick, poi ….. Ne era certa, lui era, e sarebbe sempre stato,
l’amore della sua vita: le aveva aperto il suo cuore mentre
era su un letto d’ospedale, l’avrebbe amata
nonostante le sue incapacità, le aveva persino
impedito di mettere fine alla propria vita.
Uno squillo la riscosse dai suoi pensieri, facendola quasi sobbalzare.
Un messaggio.
Guarda il notiziario.
Il mittente, Bruce.
Con qualche difficoltà dettata dall’ingombrante
mole della sedia a rotelle la rossa raccattò il telecomando
e girò su un canale qualsiasi: sembrava fosse successo
qualcosa di grave, perché in tutti i canali c’era
uno speciale del Tg di Gotham.
“Notizia dell’ultima ora: è certa
l’evasione dal carcere di Gotham del pericoloso criminale
James Gordon Jr, figlio del Commissario e possibile nuovo sindaco di
Gotham City James Gordon. Le dinamiche non sono ancora state accertate,
ma si contato due morti ….”
Quello che seguì la giovane non lo ascoltò
nemmeno, tanto lo shock era immenso.
Il telecomando si schiantò sul pavimento, senza che ci fosse
una reazione da parte della proprietaria.
Il suo cervello era bloccato, come un disco che ripropone sempre la
stessa canzone.
James Gordon Jr.
James Gordon Jr.
James Gordon Jr.
Non lui.
Il suo fratellastro. Il fratellastro che amava torturare, squartare e
ammazzare la gente per divertimento. Quello che aveva sbudellato il suo
coniglietto quando aveva dieci anni. Quello che aveva costretto la
madre ad abbandonare la famiglia, la quale sperava che le cose
andassero meglio per lei e suo padre. Quello che Bruce aveva dovuto
sbattere ad Arkham per aver a lungo seviziato un uomo che aveva rapito.
Perché era evaso? Perché?
Lei conosceva già la risposta.
Per lei.
Driinnn.
Driiiinn.
Driiiinn.
Per la seconda volta in una sera si riscosse. Il suo telefono. Qualcuno
la stava chiamando. Chi? Suo padre? Bruce? Dick?
Doveva subito andare al computer e fare qualche ricerca, ciononostante
rispose.
“Pronto?”
Nulla.
“Pronto?”
Silenzio.
“Chi è?”
Respiro affannato dall’altra parte del telefono.
Paura.
E consapevolezza.
Barbara sapeva chi era al telefono.
Decise di lasciare che la telefonata andasse avanti, mentre, cercando
di fare meno rumore possibile, si recava verso il computer.
“Barbara?”
Il panico improvvisamente lasciò il posto al sollievo.
“Dick?!”
“Sì, scusami, c’è poco campo
qui …”
“No, no, figurati!” rispose lei con la voce di
un’ottava più alta del normale, ridendo quasi
istericamente di infinito sollievo, “Hai bisogno di
qualcosa?”
“Non io” ribattè lui preoccupato,
“ma tu chiuditi con la catena, per favore … Bruce
mi ha detto di James, e non voglio che ti accada nulla di
male…”
“Non ti preoccupare, l’ho già
fatto” lo rassicurò lei, “ e poi credi
veramente che verrebbe subito qui?”
“Non lo so, ma non mi fido lo stesso”
rimarcò lui il concetto, “vuoi che venga per la
notte, così mi posso assicurare che tu sia al sic-”
La chiamata era stata interrotta.
“Nessun campo…”
Poco dopo venne staccata la luce.
C’era solo il buio.
Barbara non riusciva a muoversi.
Rumori dal corridoio.
Passi.
Non poteva vedere nulla, ma le pupille si stavano ormai abituando al
buio; prese così la statuina ornamentale presente sul
comodino vicino alla tv e la pila a batterie posizionata lì
vicino, aspettando l’intruso in silenzio.
Rimase in quella posizione per quelle che sembrarono ore, fino a quando
non riconobbe un altro respiro oltre al suo.
Le parole che uscirono da quella bocca la raggelarono.
“Ciao, Sis. Ti sono mancato?”
Note: Sì, lo so, fa schifo, però avevo voglia di
cimentarmi in questo fandom, e volevo farlo con Barbara, il mio
personaggio preferito in assoluto, e J. Gordon Jr, che mi affascinava
come cattivo di questa long, soprattutto per il rapporto malato che ha
con la sorella …. XD quindi fatemi sapere che ne pensate XD
Uadjey
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