la mia più cara amica
La mia più cara amica
Di Mirko T.
“Ciao, mi chiamo Rebecca” -
è la prima frase che scrivo di getto, senza badarci, su uno di quei
diari che tutti adorano chiamare “segreti”! E’ la prima volta che decido di
affidare un po’ di me a pagine bianche che saranno pronte e disponibili ad
accogliere i miei sfoghi. Saranno proprio sfoghi? Bah, tutto mi sembra così
banale, ridicolo narrare di me ad un diario che sta zitto, senza che ti dia
consiglio. Molti mi ripetono continuamente, che il proprio quaderno personale è
come un amico e che averne cura di uno ti dà la possibilità di analizzare
meglio te stessa. Sostenessero tutto ciò
che vogliono, ma io proprio non mi ci vedo a parlare con un amico.. immaginario
(oh.. sono così confusa.. come esprimermi ?). A dir la verità ,forse , avrei qualcosa da scrivere, da raccontargli. C’è un problema
però.. e se fosse geloso? Avrei intenzione di parlargli ..beh.. della mia
migliore amica. Oh , mi sentirei distrutta se tutto ciò dovesse stancarlo o
ingelosirlo. Ma sì , è deciso. Gli parlerò della mia più grande amica! Devo
essere davvero pazza per preoccuparmi della gelosia di … un diario ! Sono
proprio convinta ad iniziare a scrivere su di esso, lo apro e sfoglio le prime
pagine. Oh che tristezza, è proprio una vecchia agenda quella che mi hanno
regalato, senza neanche una vignetta , o qualche battuta carina. Almeno mi
“consolo” inserendo i miei dati personali in una delle prime pagine :
Nome : Rebecca
Cognome : Ranieri
Età : 18
Data di nascita : 16 / 3 /
1990
Indirizzo : (non scrivo nulla.. troppo lungo da scrivere..
beh per essere una ragazza diventata maggiorenne da pochi mesi.. sono un po’
pigra, vero?)
Con la coda dell’occhio guardo verso il fondo della pagine e
noto che deve essere proprio vecchia questa agenda, tra le richieste dei dati
personali non allude minimamente ad un indirizzo e-mail. Ad ogni modo, sento il
bisogno di inserire un pezzettino della mia migliore amica, sin dalla
primissima pagina, in angolino. Io stessa scrivo : “Amici” , annotandovi
accanto “ tanti , ma la best è V” .
Indugio qualche istante su ciò che ho appena scritto e sorrido. Sì,
nonostante tutto le voglio bene. Non voglio tenere ancora tutto dentro e così
prendo la decisione di iniziare subito a narrare di lei, del perché la
consideri la migliore.
E ‘ da sempre che la conosco, sin da quando ho memoria, o
chi sa anche prima … non mi ricordo la prima volta che l’ho incontrata (questa
frase mi ricorda troppo quella canzone di quei due grandi artisti italiani ….
ma quale sarà mai il titolo?? Oh.. forse sto divagando.. “caro mio diario”…
perdonami se sarò condotta in tentazione di uscire fuori argomento.. l’ho
sempre detto mi perdo nei miei discorsi – ecco che ci risiamo!). Per parlare
dei lei, ti devo narrare prima un poco di me. Sono sempre stata una ragazza
spensierata, ma la classica tipa pulita, ottimista in tutto, spiritosa (oh oh..
spero di esserla..ma d’altronde chi sono io per dirlo se sono o meno ?!?!), e
mi ritengo di essere abbastanza matura, nonostante dietro questa maschera che
indosso da ragazza stupida ed infantile , matura psicologicamente. Non capita a
tutte le ragazze di 15 anni di dover aiutare la propria madre ad uscire dalla
depressione post divorzio. Per carità , non mi lamento di esserle stata accanto
tutti quei mesi. Di quei tempi, mia
madre non vedeva alcuna via d’uscita ai suoi problemi. Mi ripeteva di essere
fiera di me, sapeva di aver una figlia forte e che sulla quale stava gravando
un grande peso ma nonostante tutto non era abbastanza forte da affrontare un
colloquio di lavoro, o chiedere aiuto a qualcuno. Erano in quei momenti che
abbracciavo la mia mamma , le sorridevo negli occhi, le pizzicavo teneramente
la guancia (ormai pallida a causa del troppo stress), e le bisbigliavo parole
che avrebbero dovuto darle fiducia, coraggio per alzarsi e mostrare a chiunque
che lei avrebbe camminato per la sua strada anche senza un uomo che le era
stata vicina per più 15 anni. Non riuscivo a fissarla, senza fare nulla. Dentro
di me sapevo che avrei dovuto prendere in mano la situazione , scuoterla anche,
se si fosse presentata l’occasione, perché in quel modo non si poteva
continuare. Ha fatto sempre fatto parte di me dare un senso di protezione a coloro che si sentivano persi smarriti.
Questi valori si sono consolidati ancora di più con la migliore amica che possa
esistere al mondo. Lei è come un colore, così bello, sempre così nuovo, così
innovativo che al quale ancora deve esserle affidato un nome. E’ profumo,
profumo che si coglie in ogni stagione, in ogni emozione che viviamo. E’ la
guida, guida ufficiale per chi si smarrisce nella sua esistenza, e mia madre
dovrebbe esserle grata. Forse lo è. La mia amica non chiede nulla in cambio,
siamo state entrambe ad aiutare mia madre ad uscire dal buio pesto. La mia
amica ed io ci rispecchiamo così tanto che qualche volta mi viene da pensare “e
se fossimo sorelle separate alla nascita?”. Sono matta, l’ho già detto.. ma io
le sono devota, è una carissima compagna di viaggio, la stimo , la ringrazio in
continuazione perché mi dà l’opportunità di migliorare me stessa, è lei che fa
sì che il mio positivismo sia sempre nel
mio spirito, che non mi perda quasi mai d’animo. E’ lei che mi ha voluto
,ancora qui con lei, poche settimane fa : fu un lunedì sera, festa di 18 anni
di un mio compagno di classe in discoteca , fuori città, lui era elegantissimo
(mi chiedo ancora come mai non abbia mai avuto una cotta per quel ragazzo!), i
regali scartati ad inizio serata, e la musica si impossessò di noi invitati. Il
volume era così alto che la musica attraversava le mura del locale, penetrando
in esse. D’un tratto alcuni cugini del mio amico , al momento dell’apertura
della torta, si radunarono attorno a lui, o dovrei dire noi dato che stavo
chiacchierando con lui. Si avvicinavano sempre più lentamente con sorrisi
dipinti sulle labbra. Avevo l’impressione che essi fossero pronti a realizzare
qualche scherzo e fu così. Un gran brutto scherzo per entrambi. I ragazzi in
cerchio ci bloccarono, entrambi (nonostante si concentrassero soprattutto sul
festeggiato) ed iniziarono a lanciare e
spalmare la torta sui nostri visi.
Iniziammo a ridere , e ci accorgemmo di aver ingerito chi sa quanta torta in
quella guerra. Non avevo il tempo di parlare, continuavano ad farci aprire la
bocca come dei forsennati. Il motivo per il quale fui coinvolto anche io resterà
un mistero, fatto sta che pochi secondi dopo mi accorsi di ciò che stava
accadendo e stava per succedere. Mi dimenai dalle loro strette, non capivano, ovviamente
loro non potevano saperlo. Come fu possibile che mi dimenticai del mio
“problema”? Il peggio è che lo dimenticai per poco più di 20 secondi. Secondi
che potevano essere stati fatali , se la mia amica non fosse stata così rapida
a venire a soccorrermi. In quei 20 secondi o poco più , dimenticai di essere un
soggetto celiaco , di essere intollerante al glutine. Dimenticai tutto d’un
tratto, gli sforzi compiuti da mia madre quando mi assillava ripetendomi di
stare attenta a non ingerire nulla che non fosse senza glutine. Che sciocca che
fui, mia madre aveva ragione , non ero in grado di badare a me stessa. Fissai
il mio compagno con occhi colpevoli, con gli occhi di chi sa di essere il
colpevole, l’assassino. Potevo essere la
assassina e la vittima allo stesso tempo, se lei non si fosse presentata al
momento adatto.
Mi chiedevano cosa mi fosse capitato, intanto c’era ancora
qualcun altro che lanciava panna tra di loro , ma non riuscii a rispondere
nulla, né ad emettere un suono, un sussurro . Niente. Le mie mani iniziarono a
gonfiarsi , diventando rosse, creandomi prurito incontrollabile. Sfregai le
mani con le lunghe unghia che mi ritrovavo ma niente , non provavo sollievo.
Cosa potevo fare?? Ero in panico, conoscevo la diagnostica della mia malattia,
conoscevo i rischi. Sapevo ciò che sarebbe accaduto. Altri sintomi si
manifestarono sul mio corpo, nella parte visibile e non. All’interno vi era una
sorta di chiodo che lacerava ogni parte dell’intestino. Un chiodo piccolo, con
la punta più sottile di tutte, ma il più doloroso. Pulsava all’interno mentre
il mio organismo dava i numeri : un momento avevo caldo, un altro freddo.
Qualcuno mi fece sedere su una poltrona dove notati che finalmente tutti si
resero conto della mia salute poco buona. Affatto buona. Chi sa quanti istanti
dopo, avvertii i primi giramenti di testa. Tutti dicono che quando stai per
morire la tua intera vita di scorre sotto i propri occhi in un momento lungo
un’eternità, ma non è così. Sono solo cazzate ciò che dicono, dette solo per
tranquillizzare . Non è affatto come un rivedere la tua vita sottoforma di un
film al rallentatore. E’ panico ciò che avverti, ti affidi alla preghiera,
anche se non hai mai creduto in Dio, gli chiedi di risparmiarti, chiedi di
vivere. Sì, gli chiedi di poter continuare a vivere, perché non vuoi
morire. E poi da questo momento in poi
non c’è una procedura uguale a tutti i
casi, c’è chi inizia a stare meglio, o chi perde il controllo del proprio
corpo, perdendo coscienza. Beh, caro diario.. indovina un po’ a quale gruppo io
appartenessi? .. come?... Sì è vero che grazie alla mia amica sono diventata una
persona ottimista … ma ottimista non significa fortunata!... sì , esatto …
appartengo al secondo gruppo. A coloro che non hanno potere né forza di sapere
cosa stia succedendo. Quando poggiai le palpebre, chiudendo gli occhi, avvertii
un ultima coltellata proveniente dall’interno. Sì, era sempre quel chiodo.
Cos’era il suono che percepivo? Passerotti che volavano
felici in un giorno di primavera? No, erano solo le rotelle di un carrello ,
forse troppo vecchio, che allo spostamento di esso emetteva quel suono
stridulo. Mi venne automatico aprire gli occhi, lentamente. Sugli occhi
avvertivo un peso enorme, come se ogni ciglia pesasse tonnellate. Pian pianino
li aprii totalmente. Non sapevo dove mi trovassi. Dov’era mia madre? Ero così
stanca, fiacca, debole, da non riuscire a sussurrare nulla. Perché intorno a me
era tutto bianco? Era quello il paradiso? Ad un tratto tutto mi fu chiaro. Ero
in un ospedale, in una camera con le pareti dipinte di bianco, in un giorno di
primavera. Avvertivo una strana sensazione : mia madre non era accanto me al
mio risveglio, la cercai ancora più in lontananza con la coda degli occhi, per
poi aver una folgorazione, una rivelazione. La vidi, come potevo non essermene
accorto prima. Eccola lì, attorno a me.. era lei .. la mia migliore amica, che
mi stringeva calda con i suoi raggi del sole, con l’aria che ad ogni respiro
inspiravo.
Era lei, la mia più grande amica, la Vita.
Note dell’autore : Ciao! Storia scritta tutto di un getto dalle
21:48… terminata due ore dopo!! E una storia abbastanza drammatica ma sentivo
di apportare qualche modifica ai miei soliti racconti. Volevo mostrare una
persona, in questo caso Rebecca, diversa dagli altri personaggi delle altre fan
fictions , afflitta sempre da problemi minori che affliggono la sua vita, ma
che nel suo carattere si vedesse la forza, la tenacia che possiede. All’inizio
del racconto ho tentato di descrivere il carattere di Rebecca come una ragazza
non stupida, ma molto confusionaria, che si lascia prendere dalle mille cose
che le girano per la testa, facendo sì che ella perda il filo del discorso! Ho
tentato di far spuntare dei sorrisi in alcuni punti … ma su questo non oso
esprimermi sull’eventuale riuscita o meno!! Spero la lettura vi sia gradita.
Mirko .
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