TITOLO: In girum imus
nocte et consumimur igni *
NOME: Neal C.
FANDOM: Hyperversum
RATING: giallo
PAIRING : Ian/Isabeau,
Martewall/Nuovo Personaggio, Daniel/Jodie
AVVENTIMENTI: linguaggio
forte, het
GENERE: generale,
drammatico, storico, introspettivo, avventuroso
TITOLO CAPITOLO : Omnes
homines liberi aequique dignitate atque iuribus
nascuntur*
In girum imus nocte et consumimur igni
1. Omnes homines liberi aequique dignitate atque
iuribus nascuntur
All’imbrunire di una tranquilla giornata estiva un messaggero
si presentò alle guardie di Chatel-Argent con un messaggio
urgente per il Signore di Montmayeur, Jean Marc de Ponthieu.
Ian dovette abbandonare a malincuore il suo posto accanto al figlio
Marc, immerso nei suoi studi di “latinorum”, e il
ragazzino tirò un sospiro di sollievo guardando con simpatia
una giovane guardia imbarazzata, forse al suo primo giorno di servizio,
rigida e con il volto in fiamme davanti all’espressione
seccata del Conte.
“Monsieur, mi dispiace disturbarvi ma è
urgente”
La sua frase cadde nel vuoto mentre il Signore del castello fulminava
con uno sguardo il figlio minacciosamente, affinchè non si
sentisse dispensato dagli studi, ma alla fine si rassegnò a
seguire il soldato, di buon passo.
Tutte le volte che qualcuno si faceva annunciare con un messaggio
urgente in genere c’erano guai in arrivo.
Ian pregò con tutte le sue forze che niente rovinasse,
quest’anno, il compleanno del suo secondogenito, Michel. Era
una data importante, il suo decimo compleanno e Ian aveva pensato ad un
piccolo ricevimento per pochi intimi. Ma il solo pensiero del
messaggero che lo attendeva nel cortile dell’ “alta
corte” lo innervosiva profondamente.
Era quasi un anno che si era ritirato dalla corte di Francia e dalle
politiche spietate che inseguivano le lotte sanguinarie dei baroni in
Inghilterra, sulla quale la presa francese si faceva sempre
più debole ogni giorno che passava e la Regina Bianca di
Castiglia, da due anni reggente al trono di Francia per il figlio Luigi
IX, aveva dovuto affrontare anche l’ostilità dei
baroni francesi del sud e trovava sempre più difficile
controllare la situazione oltre Manica.
Ian aveva temuto più volte di essere strappato alla sua pace
e invece quei mesi erano trascorsi fra i rapporti di Monsieur Thibald
de Chailly, i registri dell’attività
agricola-mercantile del feudo, i colloqui e le mille richieste dei suoi
sudditi, il cantiere per quel nuovo mulino, a poche miglia da Arras, e
un secondo cantiere per restaurare la torre del monastero di
Saint Michel di cui aveva promesso di occuparsi in uno slancio di
generosità “aristocratico-feudale”. Se
non ci fosse stata sua moglie a soccorrerlo con la sua esperienza e la
sua grande conoscenza dei terreni Ian avrebbe avuto un esaurimento
nervoso.
Il momento che preferiva arrivava nel pomeriggio tardo, in cui
raggiungeva Marc e Michel e li assisteva nello studio del latino,
della geografia, del francese e dell’inglese.
Con grande disappunto di Marc, Michel, pochi mesi prima era stato
invitato dal barone di Dunchester, Geoffrey Martewall a passare da lui
il mese di agosto e il bambino aveva pregato il padre di accettare
l’invito.
Ian era restio all’idea di mandare suo figlio in Inghilterra
da solo e aveva risposto che ci avrebbe pensato su.
Fortunatamente Dunchester e Glevehen erano al riparo dalle guerre
intestine e Martewall si manteneva neutrale nonostante le sue
collaborazioni segrete con Bianca di Castiglia e la sua
fedeltà alla corona francese.
Ci avrebbe pensato su ancora un po’. In fondo non
c’era fretta.
Dopo il compleanno di Michel ne avrebbe parlato con Isabeau e poi
avrebbe scritto a Geoffrey la sua risposta. Questo si ripeteva fra se e
se Ian quando finalmente si trovò davanti il messaggero.
In abiti scuri da viaggio e mantello con il cappuccio in testa,
nonostante la calura estiva di pieno luglio, questi si guardava intorno
frettolosamente e ciò rese Ian ancora più nervoso
e maldisposto di quanto non fosse già.
“Monsieur Comte, J'ai un message pour vous”
annunciò, inchinandosi profondamente, quasi tirando un
sospiro di sollievo “de l'Angleterre”
“Dovete aver fatto un lungo viaggio, sarete
stanco.” Esordì Ian pazientemente, annuendo, in
tono serio.
“I miei uomini si occuperanno di voi affinchè vi
rimettiate in forze prima di partire. Siete mio ospite.”
“Grazie, Monsieur.”
Seguì un attimo di silenzio, attesa da parte di Ian mente
l’uomo raccoglieva le idee.
“Mi manda il barone di Dunchester. ” a quelle
parole Ian ebbe un brivido, come un cattivo presentimento;
che fosse successo qualcosa? Cattive notizie da Londra?
“vi avverte che egli sarà vostro ospite in
occasione del compleanno di vostro figlio che sarà
festeggiato presso la dimora di vostro fratello, in Piccardia.
E”” aggiunse davanti allo stupore del Conte
“Monsieur de Ponthieu vi fa sapere che saranno presenti anche
Sua Altezza la Regina Bianca di Castiglia e Monsieur Tebaldo IV, Conte
di Champagne.”
Ian rimase sconvolto a fissare il portone d’ingresso
presidiato da un manipolo di soldati, tutti sull’attenti nel
momento in cui il conte era sceso in cortile.
Gli uomini dovettero sentirsi addosso lo sguardo del loro signore
poiché gonfiarono il petto e si fecero più dritti
e attenti, osservando concentrati il portone come se questo potesse
spalancarsi da un momento all’altro.
Ma Ian non vedeva niente di tutto questo e sentiva la mente in
subbuglio, assediata da una valanga di domande.
Perché questa riunione urgente? Si sarebbe parlato della
questione inglese? E perché proprio il giorno del compleanno
di Michel?
“Monsieur, vi sentite bene?” Ian dovette
tranquillizzare l’uomo che lo osservava preoccupato ma anche
conscio di non aver portato esattamente delle buone notizie.
Sicuramente questo significava tornare alla vita di intrighi politici
nello stagno degli squali, dove Guillaume avrebbe approfittato del suo
“occhio di falco” ,come lo chiamava lui, per
tessere nuove strategie e formare nuove alleanze a corte.
Dopo aver congedato il messaggero nelle mani delle guardie, Ian si
riavviò pensieroso, non verso la biblioteca dove il figlio
lo attendeva, ancora intento nella lettura di San Tommaso ma
bensì per raggiungere Isabeau e schiarirsi le idee.
**********
Daniel Freeland si disse che quello era proprio un buon giorno per
fuggire, indietro di ottocento anni.
Il lavoro in laboratorio era stato massacrante, per poco non aveva
fatto fallire l’esperimento di elettromagnetismo che avrebbe
dovuto presentare alla conferenza di quel liceo tecnico-linguistico, la
settimana successiva e aveva dovuto completare in fretta e furia la
presentazione power point per l’occasione. Reclutare nuove
matricole era fra i compiti affidati a Ricardo che però in
quel momento era spaparanzato su una spiaggia della Florida a
spassarsela e gli aveva affibbiato per e-mail questo sgradito
onere. Grazie al cielo aveva ancora il week-end per poter
respirare e poi, dopo quel dannato progetto si era ripromesso di
prendersi una bella vacanza con Jodie.
Anche lei prima di Agosto non avrebbe avuto le ferie e
mancava ancora poco.
Ma quel giorno era il 25 luglio, il compleanno di Michel e Daniel non
sarebbe mancato per niente al mondo.
Fu semplice programmare Hyperversum e caricare la partita salvata,
controllare il backup dei dati che era solito fare, persino quello su
memoria esterna e, dopo aver lasciato un biglietto di spiegazioni a
Jodie, immergersi nel mondo virtuale, e ritrovarsi a camminare al
confine con il monastero di Saint Michel, al limitare del boschetto.
Quando fu vicino alla cinta esterna delle mura di Chatel-Argent vide
che c’era troppo movimento al di fuori delle mura, anche per
un semplice compleanno. Ian doveva essere vicino poiché
Daniel sentì per un attimo le sue percezioni amplificarsi
mentre la magia della macchina del tempo lo catapultava nel medioevo.
Con suo sollievo accanto a lui c’era il suo cavallo, con una
sacca da viaggio che prometteva di contenere le fantomatiche provviste
che lo avevano accompagnato fin dalla sua partenza dalle isole della
Scozia.
Al posto della sua T-shirt nera da casa, sformata, aveva addosso
camicia e calzoni e stivali, mantelllo da viaggio e un fresco cappello
per proteggersi dal sole estivo. Con sé aveva il suo arco e
la spada nel cinturone, simbolo della sua posizione di cavaliere,
sebbene quest’ultima fosse molto meno amata da Sir Freeland.
Si riscosse, tornando a concentrarsi sul convoglio da viaggio che stava
uscendo dalle porte del castello diretto a est, verso Bearne
a quanto ricordava.
Salito in sella, lo inseguì al trotto per stargli dietro e
man mano che si avvicinava riconobbe le divise dei soldati di scorta,
bianche e azzurre dei Ponthieu.
Alcuni subito lo identificarono e Daniel su annunciato ancor prima di
dire A.
Il convoglio si fermo per un attimo mentre Ian scendeva da cavallo per
andare a salutare il suo più caro amico di sempre, anche se
un po’ in ritardo all’appuntamento.
“Ehi, signor conte, dove te ne vai di bello?”
Ian gli sorrise dandogli una pacca sulla spalla e invitandolo a
cavalcare accanto a lui mentre dava ordine di riprendere il cammino. Si
giustificò dicendo che aveva cercato di ritardare la
partenza il più possibile per non dover perdere il loro
appuntamento mensile.
“Ma non dovevamo festeggiare quel farabutto del tuo
figlioletto?” scherzò Daniel, cercando con lo
sguardo Isabeau che però era nascosta dalle tende di una
rudimentale carrozza. Infatti Ian aveva preferito rinchiudere li moglie
e figli per non far sforzare Isabeau e non costringere i bambini a
cavalcare tutto il tempo.
“Ma non è un po’ anacronistico un
carrozzone alla cenerentola?” motteggiò
l’inglese e ricevette un’occhiataccia
dall’amico.
“Non me ne importa niente. Diciamo che in genere si
usa per il trasporto dei malati. Ma è meglio
così. Se dovessi controllare quella furia di Marc che va a
cavallo avrei un esaurimento nervoso dopo il primo
chilometro.”
“Allora signor conte, che si dice? In che guaio mi stai
cacciando?”
“Sono stato richiamato a corte praticamente”
brontolò Ian e Daniel quasi carpì una punta di
preoccupazione e infelicità che lo misero
sull’attenti. Forse che veramente sarebbero andati incontro a
qualche guaio?
“Temo che dovremo festeggiare Michel alla presenza della
Regina Bianca e del suo alleato prediletto Monsieur de
Champagne”
“Wow, l’importante è che il vino lo
garantisce de Champagne” tentò di mostrarsi
spiritoso Daniel ma Ian si rabbuiò al pensiero della folla
che lo aspettava presso il fratello.
“Ma non eri tu il preferito di Bianca di Castiglia?”
“Ho felicemente ceduto il primato al Conte Henri
Grandpré. E adesso la Regina ha trovato un solido alleato,
ancor più potente di Grandpré.”
“Quindi Champagne è uno che conta?”
“Teobaldo IV è figlio di Bianca di Navarra e di
Teobaldo III di Champagne, un fedelissimo della corona francese e anche
un uomo del Papa. Ha partecipato alla IV crociata al primo appello di
Innocenzo III e il figlio è stato un protetto del Re Filippo
Augusto. ” recitò quasi a memoria Ian sempre
più scontento della caterva di personaggi storici che si
affacciavano all’orizzonte e con cui, presto o tardi avrebbe
avuto a che fare.
Daniel fischiò scherzosamente per esprimere tutto il suo
stupore e aggiunse quasi malizioso:
“E così la Regina si è sistemata ben
bene con questo qui”
Ian lo guardò curioso mentre abbassava la voce per non farsi
sentire da Monsieur de Chally che cavalcava poco dietro di lui.
L’uomo gli aveva fatto un cenno amichevole di saluto che
voleva essere una sorta di inchino a cui Daniel aveva
risposto chinando il capo con rispetto.
Ma quando Ian lo aveva preso in disparte Chally aveva distolto lo
sguardo tornando ad osservare gli alberi che incorniciavano la strada
di pietra, sobbalzando sul suo cavallo.
“Cosa ne sai? Hai letto qualcosa sull’atlante
storico?”
“No, ho tirato a indovinare” aggiunse Daniel
inarcando il sopracciglio perplesso “vuoi dire che fra i due
c’è veramente qualcosa?”
“Chi può dirlo? ” commento con un tocco
amaro Ian “alcuni dicono che si tratta solo di una decina di
lettere al mese, un amore platonico e passeggero, altri
pensano ancora peggio, che la regina stia tradendo la sua vedovanza. E
tutto ciò ovviamente non aiuta quando sei una donna
avversata da almeno una decina di baroni che ti vorrebbe quieta come
una casalinga del Massachuttes.”
“Ehi, vedo che ogni tanto rispolveri un po’ il
vocabolario del ventunesimo secolo. Allora non sei diventato un vecchio
conte medievale obsoleto.”
Ian gli scoccò un’occhiataccia quasi offesa e
ribatté minaccioso: “dovrei sfidarvi a duello per
quest’offesa Messere…”
“Come non detto” ridacchiò Daniel
restituendo al compagno il sorriso.
**************
Daniel non aveva mai visto Ian così teso e attento mentre
salutava con un finto sorriso Teobaldo di Champagne e la sua consorte
Agnese di Beaujeu.
Ma non appena ne ebbe l’occasione, si appartò poco
lontano, all’uscita del giardino verso cui sciamavano molti
degli ospiti oppressi dalla calura della sala e invitò
Daniel a raggiungerlo.
Aveva un’aria talmente afflitta e pensierosa che
l’amico attese spiegazioni al suo fianco con il sopracciglio
inarcato e un’ombra di curiosità negli occhi
chiari.
“Non posso credere che Guillaume abbia invitato mezzo mondo
per il compleanno di Michel”
Il biondo avvertì irritazione e risentimento del giovane nei
confronti del fratello e lanciò un’altra occhiata
alla sala, annoiato. C’erano parecchi personaggi a lui
conosciuti, in primis l’energico Etienne che parlava a voce
altissima attirando l’attenzione della famiglia de Bearne al
gran completo, e persino i Courtenay.
Daniel riconobbe Pierre de Courtenay *che Ian aveva battuto in torneo
almeno quindici anni prima.
Era parecchio invecchiato, la capigliatura si era ingrigita e schiarita
del tutto ma sembrava in salute e si accompagnava ad una dama che
doveva essere sua moglie da come lei gli dava il braccio.
La dama era parecchio più giovane di lui ma sembrava
comunque piuttosto affettuosa con il suo consorte.
“Il conte si è risposato da poco. La sua storica
consorte è morta almeno un anno e mezzo fa.”
“Beh, non sono poi una coppia così male
assortita.”
Ian scosse il capo funereo mentre volgeva la schiena al gruppetto per
non dover essere costretto a incrociarne lo sguardo e il saluto.
“Io non potrei mai risposarmi dopo Isabeau”
“A Isabeau non capiterà mai nulla.”
Asserì serissimo Daniel cercando di cancellare i pensieri
che ronzavano in testa dell’amico. Tentò quindi di
cambiare argomento e soddisfare la sua curiosità:
“Embè, a parte Ponthieu che ha trasformato il
compleanno di tuo figlio in un nido di intrighi politici qual
è il problema?”
Ian sgranò gli occhi e ribattè truce:
“E ti pare poco?!” guadagnandosi
un’occhiata paziente e un sospiro da parte del fisico.
“Senti, Io non conosco neanche la metà della gente
in questa sala. Si può sapere cos’è che
ti rende così… nero? ”
“Vedi quei due?” indicando due gentiluomini uno in
nero, all’apparenza molto giovane in abiti
ecclesiastici impreziositi da una lunga sottile catena che
culminava con una croce d’argento e l’altro invece
vestiva i colori di un casato a Daniel sconosciuto, in giallo e nero, e
aveva tutta l’aria di essere “duca di qualche
cosa”.
“Quelli sono Hugues de Lusignan e Pierre de Dreux*.
Il giovane Lusignan è uno che promette di fare carriera.
È invischiato fino al collo nelle beghe fra il
Papa e il Patriarca di Gerusalemme, per non parlare
dell’appoggio del padre Jacques I de Lusignan che in futuro
diventerà il re di Cipro, di Armenia e di
Gerusalemme.”
“E l’altro?”
“L’altro è il figlio del Duca di
Britannia, Robert II de Dreux, e secondo cugino del
Re.”
“Filippo Augusto?” azzardò Daniel ma
ricevette un’occhiata di fuoco.
Ecco che in qualche secondo rinasceva il professore di storia anche se
più intollerante che mai davanti all’ignoranza
altrui.
“Daniel, attualmente è re di Francia e Conte di
Artois Sua Maestà Luigi IX detto ‘il
Santo’ ”
“Scusa tanto se non sono aggiornato sull’ultimo
pettegolezzo fra i feudatari di Francia.
Tu mica sai chi è stato eletto ultimamente alla presidenza
degli Stati Uniti d’America?”
rimbeccò arrabbiato il fisico, incrociando le braccia per
rimarcare il concetto.
“Lo so benissimo, invece. Quell’Obama, il senatore
junior dello stato dell’Illinois.”
Ribattè Ian esasperato
“non smettevi di ripetere che non ti pareva vero di vivere il
primo presidente afroamericano della storia.”
“Ok, ok, grazie tante, professore. Allora
cos’hanno quei due che non va?” tagliò
corto Daniel, indispettito.
Ian gli fece segno di uscire in giardino. In effetti sembrava
proprio che Etienne e De Bar si erano accorti della sua scomparsa e lo
cercavano ansiosamente.
“Quei due hanno entrambi cospirato contro la Regina Bianca di
Castiglia quando ella era ancora reggente”
rivelò Ian lasciando l’amico stupefatto e
allarmato.
“E cosa diavolo ci fanno due traditori della corona in casa
tua e di Ponthieu?!” si pronunciò indignato.
“Pare che si siano pentiti. Li ha scagionati proprio Teobaldo
de Champagne.”
Alla domanda muta dell’amico Ian aggiunse, per completezza di
dettagli, con tono pensoso:
“D’altra parte anche de Champagne era un traditore
prima di invaghirsi della Regina Bianca.”
“Ma che tormentata storia d’amore”
commentò il fisico sarcastico.
“C’è solo un tassello di questo
intricato puzzle che non riesco a posizionare;”
confessò Ian, a mezza voce, lo sguardo perso verso
l’aiuola del giardino che era stata potata di fresco
probabilmente proprio in occasione di quel giorno. “cosa
c’entriamo noi? Io , la mia famiglia e soprattutto
Michel?”
“Beh, magari tuo fratello voleva fare le cose in
grande” disse Daniel per poi stupirsi lui stesso
dell’appellativo con cui aveva definito Guillaume de Ponthieu.
Non era stato facile accettare l’idea che il suo migliore
amico di sempre viveva nel medioevo, gareggiando ai tornei, ballando
qualche strana Carola medievale, andando a caccia con il Re di Francia
e i suoi più fedeli feudatari e rischiando ogni giorno di
essere spedito in qualche insensata crociata da cui avrebbe potuto non
uscirne vivo. Si era abituato all’idea ormai, accettando che
Jean Marc de Ponthieu prendesse il posto di Ian Maayrkas, consapevole
che qualunque vita lontano dalla sua famiglia e soprattutto da Isabeau
lo avrebbe distrutto.
Ma chiamare Guillaume de Ponthieu fratello era qualcosa che andava
aldilà delle sue forze.
Anche Ian doveva essersene accorto perché per un attimo lo
osservò con gli occhi spalancati e poi si sciolse in un
sorriso, il primo di quella mattinata.
“perché non glielo chiedi?”
suggerì Daniel e stava per aggiungere qualcosa ma apri la
bocca e la richiuse senza emettere suono.
Ad un cenno di Daniel, Ian si girò per accogliere Sua
Maestà la Regina Bianca di Castiglia, accompagnata da
Guillaume de Ponthieu e Teobaldo de Champagne.
La donna avanzava regale in uno splendido vestito bianco con un
intreccio di fili d’argento fra i capelli e sulla gonna un
motivo di gigli d’oro si rincorrevano sull’azzurro
mare del raso, simbolo della monarchia francese. A Daniel apparve molto
più severa, appena un po’ invecchiata,
come testimoniavano sottili rughe intorno agli occhi e sulla fronte e
soprattutto gli occhi stanchi e un po’ infossati di chi non
dorme sonni tranquilli da molto tempo.
Al suo fianco il Conte di Champagne la seguiva con lo sguardo, quasi
adorante, incapace di nascondere la sua ammirazione per la sua regina;
non sembrava rendersi conto di Ponthieu che osservava la
scena divertito.
“Vostra Maestà” fece un profondo inchino
Ian, seguito da Daniel “spero che la nostra
ospitalità sia di vostro gradimento. È un onore
per noi avervi qui.”
“E voi siete un cavaliere come vostro solito, Monsieur
Jean” gli sorrise amichevole Bianca di Castiglia mentre
incrociava, per un istante, lo sguardo di Daniel.
“Monsieur Freeland, siete tornato a farci visita. Presso la
corte di Francia sarete sempre il benvenuto. Speriamo di avervi al
più presto, voi e il vostro signore.”
Ian si sentì in dovere di rettificare, forse troppo
precipitosamente
“Mia Signora, Daniel per me è un amico e un
fratello. Non ci lega alcun vincolo di vassallaggio.”
La Regina accettò la cosa con un cenno e un sorriso.
“Siete un uomo libero dunque Monsieur Freeland. Di nome e di
fatto.” Aggiunse amara
“Sono in pochi ad essere uomini liberi di fare le proprie
scelte. Non è così Monsieur de
Ponthieu?” chiamò in causa Guillaume che
acconsentì chinando lievemente il capo ma rimanendo
silenzioso.
“Ciascuno di noi è nato perché il suo
destino si compia così e non altrimenti. Nessuno di noi ha
potuto scegliere. Neppure adesso che reggiamo le fila del potere
possiamo donare la libertà ai nostri cari.”
Concluse la dama con un sospiro.
Ian non sapeva come interpretare quel discorso eppure sentiva che
avrebbe finalmente scoperto il perché di quella strana,
urgente e misteriosa convocazione.
Cercò aiuto presso il fratello, gettandogli uno sguardo
smarrito che denunciava tutta la sua confusione ma il conte rimase
impassibile come un busto di marmo.
“Maestà, vi prego di spiegarvi. ”
confessò con voce supplichevole Ian mentre i cattivi
presentimenti aumentavano.
“Monsieur, voi siete al corrente della situazione in
Inghilterra. Ormai siamo in una situazione di stallo e io ho bisogno
più che mai che i baroni, sia inglesi che francesi mi siano
fedeli. Eppure prevedo che molto presto mio figlio riuscirà
a portare dalla sua parte quei Signori ancora titubanti che non osano
schierarsi apertamente con la Francia perché guidata da una
donna” parlò con voce ferma e con freddezza
facendo quasi rabbrividire Daniel che, fino all’ultimo
trattenne il fiato.
“So bene cosa si dice di me a corte. Che sono una strega, che
dovrei starmene buona e lasciare la politica nelle mani degli uomini
come sempre è accaduto e sempre accadrà.
D’altra parte sono anche stanca di combattere e accetto con
piacere la prospettiva che mio figlio finalmente diventi
l’unico sovrano di Francia. Non sono certo un avvoltoio
assetato di potere” con un sorriso e uno sbuffo il
suo volto sembrò rischiararsi e la sua espressione si fece
quasi divertita “alle mie spalle già mi chiamano
tiranna e mi paragonano ad Agrippina”.
Daniel rimase un attimo perplesso. Come al solito la sua ignoranza in
storia non lo aiutava e in questo momento avrebbe voluto almeno
ricordare vagamente chi fosse Agrippina e Ian sembrò
intuirlo poiché gli gettò un’occhiata
di rimprovero senza però osare interrompere la Regina.
“Proprio per questo mi rivolgo a voi, Jean de Ponthieu. Ho
bisogno della vostra fedeltà, di tutto ciò che
potete darmi perché il progetto di mio marito, di mio figlio
e dei nostri antenati si compia.”
Ian ascoltava emozionato e turbato. Sapeva che la Regina gli avrebbe
chiesto qualcosa, qualcosa che lui avrebbe voluto poter rifiutare e
invece avrebbe dovuto accettare. Forse qualcosa di terribile.
Si sentiva in trappola, come un pesce all’amo mentre lo
sguardo freddo del fratello lo trafiggeva quasi minaccioso.
“Mia signora, avete la mia stima e avrete per sempre la mia
fedeltà, in nome di Dio, di San Michele e San
Giorgio.” Fu costretto a giurare, con la voce fioca
come un prigioniero che pronuncia le sue ultime volontà e
attende la sua condanna.
La donna annuì soddisfatta e addolcì il tono,
quasi materna: “So quanto vi costa farmi questo giuramento e
so quanto vi costerà prendere in considerazione la mia
proposta. Non vorrei mai essere costretta ad ordinarvelo con
l’autorità che Dio e gli uomini mi hanno
concesso.”
Dopo un minuto di silenzio Guillaume de Ponthieu, rimasto in silenzio
fino a quel momento si pronunciò cercando di suonare il
più freddo e asettico possibile.
“Jean, con Sua Maesta la Regina Bianca abbiamo concordato che
è necessario rinsaldare i legami con
l’Inghilterra. È necessario che Sua Altezza Luigi
IX possa contare sui domini di Dunchester e Glevenhel e da
lì cominciare la riconquista di ciò che
è sempre appartenuto alla Francia, fin dai tempi dei
normanni.”
Ian avrebbe voluto urlargli contro, di farla finita, di dirgli cosa
veramente pretendessero da lui, cosa sarebbe stato costretto a
sopportare per i suoi giuramenti e i suoi vincoli feudali.
“Per questo pensiamo che sia necessario, per il bene delle
nostre nazioni, annunciare il fidanzamento fra Madmoiselle Leowyn
Martewall, figlia di Monsieur Geoffrey Martewall e Michel de Ponthieu,
mio nipote”
Mio figlio.
Ian sentì il grido strozzarsi in gola. Gli tremavano i denti
e le labbra come se improvvisamente avesse avuto un colpo di freddo. Fu
costretto a voltarsi, di tre quarti, per non dare le spalle alla regina
e per nascondere lo sgomento.
Suo figlio quel giorno festeggiava il suo decimo compleanno ignaro di
ciò che era già stato deciso dalle alte sfere
della politica francese.
Era promesso. Avrebbe contratto un matrimonio di interesse.
Sarebbe stato obbligato a sposare la figlia di Martewall. Ma
perché Michel? Perché non il giovane
figlio di Guillaume?
La risposta affiorò fulminea e maligna, come un veleno.
Michael era il secondo di un ramo cadetto. Il suo destino era
già segnato dalla nascita.
Non avrebbe ereditato nulla secondo i codici medievali. Tutto
ciò che poteva chiedere al fratello era una lettera di
raccomandazione per il convento semmai avesse avuto la vocazione di
farsi prete oppure una piccola somma di denaro con cui procurarsi le
armi e vendersi al miglior offerente.
Era orribile. Un orribile incubo.
Fu richiamato all’ordine da Teobaldo di Champagne che
commentò, con voce profonda
“Questo è un giorno importante per la Francia
Monsieur. Apprezziamo la vostra fedeltà e ne terremo sempre
conto” come se Ian avesse già accettato.
Daniel era profondamente indignato. Il suo istinto di uomo moderno si
ribellava a quella barbarie e fu tentato di rispondere sarcasticamente
davanti al ringraziamento affettato di de Champagne.
La Regina Bianca, saggiamente, alla fine si pronunciò in una
sorta di congedo “attenderò con ansia la
vostra risposta Monsieur. Prima di partire vorrò vedervi.
” fece prima di allontanarsi silenziosamente con Teobaldo al
seguito.
“Isabeau ne è già al
corrente?” chiese infine con voce strozzata al fratello che
non accennava ad allontanarsi studiando le sue reazioni.
“Si e approva.”
L’ennesimo macigno si abbattè sulla schiena di Ian
Maayrkas che scoppiò in singhiozzi come un bambino.
Ormai la tensione si era rotta. Adesso desiderava solo sfogarsi.
“Come hai potuto farmi questo Guillaume?! È mio
figlio! Ed è tuo nipote! Tu…” non
riusciva a trovare le parole, balbettava istericamente “tu
non capisci quanto è pericoloso! E fra sei anni non
sarà diverso! L’INGHILTERRA NON SARA’
MAI FRANCESE!” ruggì fuori.
Con grande stupore e costernazione, Daniel si accorse che il suo amico
bestemmiava a voce bassa, in francese. Ormai era così
radicata in lui quella lingua, quell’identità non
sua che il francese gli appariva la lingua più naturale, la
sua lingua madre. Non aveva potuto ignorare in quelle ore in cui si era
intrattenuto solo ed esclusivamente con lui che il suo inglese era
sempre più musicale, sempre più venato di un
accento francese che anche in quel momento lo inquietavano, mentre il
suo migliore amico soffriva le pene dell’inferno.
“Dovresti essere orgoglioso del ruolo che Michel
avrà in tutto questo. Deve considerarsi molto
fortunato di godere del favore della regina. Così
avrà l’occasione che a tanti secondogeniti
è stata negata. Avrà un nome rispettabile,
avrà suoi terreni da amministrare e per di più
servirà il suo re imparentandosi con una nobile famiglia che
ci è cara e amica. Cosa potrebbe desiderare di
più un padre per il proprio figlio?”
La Libertà.
Questo avrebbe voluto gridargli ancora e ancora Ian eppure, ad ogni
secondo che passava si sentiva raggelare sempre di più
poiché la logica medievale a cui si appellava Ponthieu era
stringente.
Il suo ragionamento non faceva una grinza, anzi, l’americano
stesso sembrò avvertire l’orgoglio del francese e
la sua delusione nei confronti del giovane.
“Speravo che con il tempo, vivendo al nostro fianco, mio e di
Isabeau avresti compreso anche ciò che al tuo paese deve
apparire estraneo e incivile. Alcune volte è necessario fare
sacrifici per un bene superiore.”
Replicò duramente Ponthieu prima di allontanarsi
con passo pesante.
***************
Note
* Famoso palindromo latino – tr.
“Andiamo in giro di notte e siamo consumati dal
fuoco.”
Detto delle falene che, attratte dalla fiamma, finiscono per bruciarsi.
Famosa frase attribuita a Virgilio e considerata, nel
medioevo, una formula magica [WIKI]
* Universalis de iure hominum declaratio
– Art. I
Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo
– “Tutti gli uomini nascono liberi e pari
per dignità e diritto.”
*Pierre de Courtenay , primo sfidante di Ian al torneo contro Derengale
(Hyperversum vol.1)
*Hugues de Lusignan [WIKI]
, Pierre de Dreux [WIKI]
Angolo
dell’autrice
Questo titolo ha un suo perché. Anzi ne ha ben due.
Intanto quello del destino per Ian (come per gli uomini in generale)
è una sorta di chiodo fisso e la possibilità di
conoscere la sorte propria e dei propri cari è un tarlo che
erode continuamente la mente del protagonista e di ciascuno di
noi. Insomma Ian è in tutto e per tutto una falena
attratta dalla fiamma.
Se poi finirà per bruciarsi lo vedremo insieme.
E poi non si può negare che Hyperversum è un
fantasy e il catapultarsi nel medioevo è magia.
Dunque direi che anche come formula magica, cade a fagiolo.
Non ho stesso delle vere e proprie note storiche, ma vi ho lasciato,
come indirizzo orientativo i link di wikipedia, sempre utile e
efficiente per ogni curiosità.
Ad ogni modo in genere cerco di essere piuttosto precisa con
l’ambientazione storico-fantastica (della Storia e del libro
insomma) qualunque errore, imprecisione, incoerenza, non chiarezza,
dimenticanza, vi prego, fatemelo notare.
Mi scuso in anticipo ma sono piuttosto lenta negli aggiornamenti.
Uomo avvisato mezzo salvato.
Ed è la prima volta che scrivo in questo fandom ma i suoi
personaggi hanno spesso popolato le mie fantasie, dunque spero di non
essere OOC (altrimenti, tell me please).
Grazie a chi vorrà leggere, commentare, e soprattutto
criticare (nel bene e nel male, anche spietatamente),
Neal C.
P.s inutile dire che non ho alcun diritto su nessun personaggio (tranne
quelli inventati da me, tipo la figlia di Martewall) e ogni
cosa che scrivo è pura fantasia
Ebbene si, chiamasi disclaimer.
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