Disclaimer: I personaggi presenti in
questa storia (scritta senza scopo di lucro) sono stati creati ed appartengono
ai loro rispettivi autori, booyah o/
Non possiedo e non guadagno nulla 8D
Warning: Canon character
death.
Conteggio parole: 1.067
Note: Scritta per il COWT-T #3.5 @ maridichallenge con il prompt: famiglia
Titolo da Bleeding Out degli Imagine Dragons.
The day has come
but I’ve lost my way around.
E’
appena passato mezzogiorno e il cielo di Seattle è così grigio e pieno di
polvere che Raleigh è costretto a tenere le luci accese.
Yancy è seduto sul divano sfondato del
loro appartamento e continua schiacciare i tasti del telecomando nonostante
tutti i canali stiano trasmettendo la stessa cosa.
Raleigh
stringe i denti fissando le immagini dell’ultimo attacco a Jakarta. Non importa
da quale inquadratura lo riprendi, un kaiju ti fa
sempre sentire una cazzo di formica che sta per essere schiacciata, nonostante
tu sia con il culo al caldo sul tuo divano.
“Potremmo
fare qualcosa” dice suo fratello dopo aver spento la televisione. “Sta mattina
a lavoro sono passati i reclutatori, hanno lasciato un volantino.”
Raleigh
si siede accanto a lui e Yancy apre una lattina di
birra, passandogli un piccolo pezzo di carta. Solita propaganda, soliti slogan
e, Dio, Raleigh ci pensa da quando
aveva visto per la prima volta un jaeger in
televisione; fare qualcosa di utile, di grandioso, e farla pagare finalmente a
quei cazzo di mostri.
Gli
ruba un sorso di birra e mette i piedi sul tavolino di legno, ormai mezzo
divorato dalle tarme. “Sono anni che sono curioso di sapere che cos’hai nella
tua cazzo di testa.”
E
la risata di Yancy è così luminosa, in contrasto con
l’aria pesante che da anni si respira in quella città, che Raleigh non può
evitare di ridere a sua volta.
“Sarà
divertente fare il drift con te” esclama
riprendendosi la birra. “Non sono mai stato nel nulla assoluto”
*
Le
prima notte ad Hong Kong è tutt’altro che rilassante.
Fa
troppo caldo, Raleigh si sente ancora il jetleg
addosso e, quando si risveglia nel mezzo della notte, per un secondo ha
l’impressione di essere ancora in Alaska. Le fotografie appese al muro di
cemento sono lì anche per ricordargli che, può anche riviverla nella sua testa
ogni fottuto secondo, ma quella missione non è altro che un ricordo lontano.
Dopo
essersi girato per qualche minuto tra le coperte decide di alzarsi, rassegnato
a passare la notte in bianco.
Raggiunge
la sala controllo e rimane qualche secondo in silenzio, lo sguardo puntato sui jaeger in riparazione.
Gypsy è grandioso e se Raleigh chiude gli
occhi si ricorda ancora come ci si sentiva. Tutto il potere, quella forza, il drift sembrano cose di una vita fa e per un secondo si
chiede se sia davvero quello il suo posto.
Non
che ne avesse altri tra cui scegliere.
*
Succede
tutto molto velocemente. Un minuto prima Yancy è
seduto al suo solito tavolo, un bicchiere di birra in mano e una nocciolina tra
i denti, subito dopo si ritrova ad attraversare il locale spingendo la gente
per farsi strada.
Nota
un tizio più alto di Raleigh di almeno venti centimetri dargli un pugno in
pancia e un altro con un sorriso sghembo e la prontezza di riflessi di un
ubriaco avvicinarsi a lui con un coltellino.
“Che
cazzo fai?” domanda tra i denti prima di spingere quello più grosso contro un
tavolino e dargli un pungo in faccia con tutta la forza che ha, sperando magari
di dislocargli la mascella.
Raleigh
è di nuovo in piedi e ci mette davvero poco a torcere il braccio di quello con
il coltello fino a fargli mollare la presa e poi ancora un po’, lasciandolo
solo quando sente l’osso rompersi.
In
pochi secondi hanno tutta l’attenzione del locale e Raleigh afferra il suo
braccio con una risata prima che siano raggiunti dai buttafuori, trascinandolo
fuori.
Tra
la corsa e le risate, Raleigh ha il fiato spezzato.
“Che
diavolo era quello?” gli chiede Yancy appena girato
l’angolo.
Lui
alza le spalle e lancia ancora un’occhiata al locale. “Due cazzoni,
nulla che non potessi gestire.”
Yancy scuote la testa e si accende una
sigaretta, senza dire nulla. Come se fosse questo il punto e non sarebbe stato
al suo fianco in ogni caso.
*
“A
te è mai capitato di…’” Mako
non continua la frase, nascondendo il viso dietro il bicchiere d’acqua che sta
bevendo.
Raleigh
lancia uno sguardo a Gypsy. “Le prime volte che mi
collegavo al drift mi succedeva sempre. Rivedevo il
primo attacco di Seattle, il fumo, le grida, la paura…
Puoi addestrarti tutta la vita ma una volta che sei dentro è difficile mantenere il controllo,” deglutisce e sposta
lo sguardo verso di lei, guardandola negli occhi. “E’ stata colpa mia, avrei
dovuto sapere che -Mi dispiace.”
“Eppure
tu sei riuscito ad uscirne” Mako scuote la testa,
mordendosi le labbra. “Sono passati anni da quel giorno e ci sono cascata lo
stesso, avrei dovuto saperlo”
Raleigh
scuote la testa, perché nessuno meglio di lui sa quanto questo sia una
stronzata. “Il tempo non rende un ricordo meno vivo. Drft
o non drift non cambia un cazzo.”
Mako si ricorda di tutto quello che ha
visto quando era collegata alla sua testa, dal dolore lancinante alla spalla,
alla paura sul volto di suo fratello, a quando l’ha visto sparire nell’acqua
scura ed è stato come se l’aria che aveva nei polmoni fosse uscita tutta in una
volta.
Lo
sguardo di Raleigh è ancora fisso su Gypsy Danger e Mako vorrebbe dirgli che
anche lei sa come ci si sente; che quando chiude gli occhi sente la polvere
nella gola e il rumore di quel maledetto kaiju
avvicinarsi, rivede il sorriso dolce di sua madre e la mano di suo padre
accarezzarle una guancia proprio qualche istante prima dell’attacco. Ma si
rende conto che in realtà non sa un cazzo, e così continua a mangiare in
silenzio.
*
“Riesci
a crederci?” domanda Raleigh fissando il soffitto della loro piccola camera.
Yancy vorrebbe lanciargli un cuscino
perché da quella sera sono di turno e Dio solo sa che ha già troppe notti
insonne davanti a se senza che Raleigh tenga svegli entrambi.
“Sono
ancora un po’ indeciso su di te, ad essere onesto. Probabilmente anche con i
loro computer c’è un margine di errore.”
E
Railegh sorride perché sa che probabilmente non
dureranno una settimana (nessuno di loro due era fatto per l’esercito, solo a
pensarci gli veniva da ridere), e anche se per qualche miracolo ci fossero
riusciti, c’è solamente un numero di volte in cui puoi rimandare l’apocalisse
prima che questa ti travolga in pieno con tutta la sua merda. Ma anche se gli
avessero dato l’occasione non avrebbe scelto diversamente.
In
questi tempi dove tutto gronda polvere e macerie, se doveva assistere alla fine
del mondo era felice di avere un posto in prima fila con Yancy.