Cap 4
We keep going on
Ovvero:
è in giorni come questo che mi chiedo come faccia a essere
ancora vivo.
Harry
si era svegliato presto quella mattina, si era pettinato e vestito
facendo attenzione a non svegliare i suoi compagni di stanza che
dormivano come sassi nei loro letti. Poi silenzioso come un gatto aveva
preso la cartella con i libri ed era uscito chiudendo piano la porta.
Controllò
l’orologio e si mise a posto gli occhiali sul naso,
notò
che mancavano solo pochi minuti all’apertura della
caffetteria e
decise di andare lì, fare colazione e leggere qualcosa
mentre
aspettava che arrivasse l’ora di entrare in classe.
Mentre si avvicinava alla sala mensa attraverso il corridoio in comune
con il dormitorio femminile si accorse di non essere solo.
I passi erano leggeri ma udibili, si voltò, magari qualche
mattiniero lo stava seguendo, ma non c’era nessuno.
Rimase stranito perché lui i passi li sentiva ancora e
adesso erano più vicini.
Quando si girò di nuovo in avanti trasalì nel
vedere che
un’ombra nera era comparsa a pochi metri da lui.
Urlò
d’istino e fece un salto indietro.
L’ombra si spaventò e qualcosa le cadde di mano,
non ci
voleva certo un genio per capire che era un libro e che lo spettro era
in realtà una ragazza. Sopra la divisa indossava un golf di
cotone nero e largo tre volte lei, i capelli erano neri e lisci ma
leggermente spettinati e i suoi occhi erano spalancati e fissi su Harry.
Non sapevano dire chi di loro fosse il più spaventato, se la
ragazza/ectoplasma o il tipo occhialuto.
Harry però si riprese in fretta e si scusò
balbettando,
le raccolse il libro e si avvicinò per restituirglielo.
“S-scusa. Sai, è mattina e sono ancora mezzo
addormentato” fece un risolino nervoso, lei continuava a
fissarlo, erano talmente imbarazzati che il disagio
nell’aria
si poteva toccare “Tieni” e le porse il volume.
Lei boccheggiò, si tolse quell’espressione da
pesce lesso dalla faccia, e disse
“Grazie…”
“Harry. Mi chiamo Harry, piacere”
“Carlotta”
Le guance di entrambi si colorarono leggermente di rosso mentre si
stringevano la mano e con balbettii sconclusionati si salutavano.
Harry entrò nella caffetteria mentre Carlotta
imboccò il
corridoio che portava al dormitorio maschile con il suo libro stretto
fra le mani, entrambi straniti e imbarazzati come non mai.
~
Phìnne
e Reiko entrarono in classe con fare teatrale, spalancarono la porta e
tutti furono costretti a voltarsi. In pochi secondi avevano
già
l’attenzione di tutti.
“Vi
ricordate quello che ho detto un paio di giorni fa sulle feste da
organizzare? E che quasi nessuno di voi scansafatiche voleva aiutarmi?
Beh, vi ho fregati. Ho parlato con il preside e con i ragazzi di
quinta, e adesso tocca a noi occuparci della gita in campagna e abbiamo
già deciso che faremo un campeggio”
annunciò
soddisfatta
“Non sarà semplice organizzare tutto ma insieme ce
la
faremo” Rise Reiko, che sembrava davvero felice
all’idea di
passare qualche giorno nella natura.
“E indovinate un po’? C’è
stato un errore con
l’assegnazione delle ore e sia qui che in quinta ci saranno
ben
due ore di vuoto totale” il suo normale sorriso educato si
trasformò in un ghigno “Aspettatevi il
peggio”
E se ne andò, seguita da Reiko, nello stesso modo in cui era
entrata: la porta che sbatte e tutti gli occhi puntati su di lei.
~ ~ ~
Alyson
e Madeline furono le prime ad entrare nella classe di arte, il
professor Artemisio salutò la classe con un cenno e attese
che
tutti si mettessero seduti.
“Allora, come sono andati i primi giorni qui? Vi trovate
bene?” chiese gentile, alzandosi dalla sua sedia per mettersi
davanti alla cattedra.
“Sì” Risposero in coro i ragazzi.
“Mi fa piacere” prese una busta di carta tutta
bitorzoluta
dalla sua borsa e facendo il giro per la stanza mise su ogni banco un
frutto.
Il tavolo di Madeline e Alyson aveva una baccapesca, quello di Giulia e
Vera una baccarancia come quello di Marzia e Raffaello, a Selvaggia e
William era toccata una baccacedro, a Francesco, Brendan e Lino una
baccaperina mentre a Lucinda e Iris una baccastagna.
“Oggi faremo dei disegni a matita di queste bacche, niente di
difficile non spaventatevi, e ricordate di aggiungere le ombre e le
varie sfumature affinché diventi il più
realistico
possibile. Se avete qualcosa da chiedere io sono qui per voi”
Si
sedette e cominciò a disegnare anche lui un paio di frutti
per
ammazzare il tempo.
Il professore poté notare, durante il suo giro per
controllare
l’andamento generale del lavoro, che non c’era
nessuno
particolarmente negato e che (chi meglio e chi peggio) stavano
riuscendo a riprodurre il frutto assegnato.
Francesco aveva un’espressione super concentrata,
scarabocchiava
svelto con la matita lasciando tracce forse troppo scure sul foglio.
Ogni tanto si fermava per sbirciare i fogli dei vicini, Giulia era di
sicuro quella che se la stava cavando meglio, non aveva ancora finito
ma il suo disegno ero quello che più si avvicinava alla
realtà…
Madeline aveva la solita faccia apatica e la sua compagna Alyson pareva
divertita da quell’attività, nonostante il suo
disegno non
fosse un capolavoro.
~ ~ ~
“Bene
classe, prendete le vostre cose e andate negli spogliatoi, cambiatevi e
poi ci vediamo in cortile” Furio entrò in classe
senza
neppure dire ‘buongiorno’ , prendeva molto sul
serio il suo
ruolo di insegnante di ginnastica, questo era certo.
I ragazzi di
seconda si alzarono quasi in contemporanea, provocando un
fastidiosissimo rumore con le sedie che slittavano sul pavimento, poi
si incolonnarono alla porta e uscirono.
Ginnastica era una materia amata da molti, soprattutto dai ragazzi, ma
c’erano comunque dei pigroni che per tutta la durata della
lezione si trascinavano in giro senza entusiasmo, sbuffando e mugolando
frasi di disappunto.
La palestra si trovava fuori dall’istituto ed era
lì che
avrebbero dovuto fare lezione ma visto che ancora il tempo lo
permetteva, a settembre era ancora soleggiato e non faceva freddo,
usavano il campetto.
La classe si sparpagliò in fretta e tutti si diressero nei
rispettivi spogliatoi. La divisa sportiva era costituita da una
semplice maglietta a maniche corte bianca per entrambi i sessi e un
paio di calzoncini, azzurri per le femmine, mentre per i maschi rosso
scuro ed erano leggermente più lunghi.
“Bene, oggi giochiamo a pallavolo” Anche Furio era
in tuta, ma per strani motivi non aveva la maglietta…
Umi, a sentir nominare quello sport cominciò a fremere per
l’eccitazione, era brava, molto brava e non vedeva
l’ora di
mostrarlo a tutti anche quest’anno.
“Ma prima vi dividerò in due squadre, mettetevi in
fila” e prese una palla dal cesto che si portava appresso
“io vi indicherò e vi nominerò come:
uno, due, uno,
due… e così via. I numeri uno si mettano a destra
e i due
a sinistra, tutto chiaro? Bene, allora comincio”
Della squadra uno facevano parte: Lyra, Berry, Dimitri (e il suo viso
smorto), Nicolas, Nina, Carlotta, Elizaveta e Niko.
La squadra due contava un componente in meno ed era formata da: Umi,
Lucas, Chiara, Feraligatr, Corinne (che avrebbe fatto di tutto per
superare Umi), Akahito e Azuma.
La seconda era chiaramente in vantaggio, poteva contare su Umi che era
la punta di diamante indiscussa della squadra, su Chiara, energica come
suo solito, Azuma nonostante talvolta fosse un po’ goffa in
questo sport era abbastanza brava e anche su una Corinne disposta a
tutto per non sfigurare davanti alla sua rivale. Poi c’erano:
Feralis che era un po’ svogliata e Akahito era un disastro
nel
gioco di squadra ma si impegnavano comunque, senza lode ne infamia,
insomma. Ma Lucas faceva eccezione, pigro e lento, praticamente se ne
stava in campo a occupare spazio, utile quanto una statua di gesso.
Nell’altro team invece non c’era nessuno
particolarmente
bravo, forse Lyra e Nina che erano più o meno al livello di
Chiara,
e Niko che era un tipo sportivo, nonostante la pallavolo non fosse il
suo forte.
Poi c’erano Nicolas, Carlotta e Berry, non erano esattamente
dei
campioni. Carlotta era visibilmente a disagio ma se la cavava, Nicolas
e Berry correvano per il campo come matti e qualche volta riuscivano a
fare qualcosa di giusto.
Mentre Elizaveta e Dimitri erano due melanzane. La prima odiava con
tutta se stessa la pallavolo e non toccava mai palla a meno che non
fosse strettamente necessario, il secondo se ne stava nascosto negli
angoli per evitare di essere colpito ed era inutile e praticamente
invisibile.
“Visto che è la prima lezione, e che siete pochi,
facciamo
una partita rilassante con cinque persone in campo, che si scambieranno
con quelle in panchina quando ce ne sarà bisogno o lo
dirò io. Bene, la squadra due serve per prima” e
lanciò la palla.
Umi la prese al volo e in un attimo si mise in posizione di battuta,
poi dette qualche indicazione al suo team e si mise in silenzio, in
attesa del permesso per partire.
Furio fischiò, Umi palleggiò un paio di volte per
trovare
l’equilibrio, prese la mira e tirò. La palla
sfrecciò senza problemi oltre la rete e batté sul
pavimento senza che nessuno tentasse di riprenderla.
“Un punto per la squadra numero due”
annunciò il prof fischiando di nuovo.
Il gioco andò avanti così per un po’,
con Corinne
che moriva d’invidia e Umi al centro
dell’attenzione,
mentre l’altra squadra imprecava sottovoce.
Almeno fino a che due simpatici (ma anche no…) bulletti
decisero
di vendicarsi per l’imbarazzante punteggio di 11 a 3 per la
squadra due.
Toccava ad Azuma servire, tenuta d’occhio dalla capitana per
controllare che non sbagliasse, al fischio la ragazza lanciò
il
pallone in aria e mentre tornava giù lo colpì di
nuovo.
La palla volò nell’altro campo, a poca distanza da
Niko
che la chiamò e si mise sotto di essa, la spinse in alto
verso
la sua compagna Elizaveta che perse la rincorsa e schiacciò
con
tutta la forza che aveva.
Elis era una pessima giocatrice di pallavolo ma di certo aveva un
ottima mira e una brutto carattere.
Il pallone seguì una traiettoria dritta e perfetta che lo
condusse con velocità inaudita sulla faccia della povera Umi.
La ragazza cadde a terra con un tonfo e sul campetto calò il
silenzio, l’unico rumore era fatto dalla palla che continuava
a
rimbalzare. Nicolas oltrepassò senza pensarci troppo la rete
e
si avvicinò alla sua amica che gemeva di dolore con il naso
sanguinante.
“Umi? Umi sei tutta intera?” le toccò la
spalla gentile e la sorresse mentre lei si metteva seduta
Quella non rispose ma a Nicolas bastò uno sguardo per capire che
nonostante
la faccia rossa che formicolava dolorosamente, il rivolo di sangue che
scendeva dalla narice e il senso di stordimento generale non erano
quelle le ‘ferite’ peggiori.
Era una ragazza orgogliosa e quest’umiliazione bruciava
peggio
del suo viso. Nicolas non disse nient’altro per rispetto al
suo
ego ammaccato.
Gli artefici del misfatto si batterono il cinque e fissavano la scena
ridendo senza alcun rimorso. Gli occhi del professore si posarono su di
loro rabbiosi, seguiti a ruota da quelli di tutta la classe compresi
quelli lucidi della sfortunata studentessa dai capelli azzurri.
“Howell, Wiblin! Accompagnate la signorina Ryuzaki in
infermeria.
E ringraziate che è la prima lezione o vi avrei spedito dal
preside!” Sbraitò, mentre aiutava Umi a rialzarsi.
“Ma prof…” cominciò il
ragazzo accusato
“Lo sa che io non sono brava in questo sport”
Continuò lei
“è stato un incidente”
terminò l’altro.
Furio sembrò calmarsi un pochino “Adesso fate come
vi ho detto e poche storie” brontolò
I due si avvicinarono alla ragazza con stampata in faccia la forma
della palla, Niko le assestò una pacca amichevole sulla
schiena
“Su, su, che non è niente. E te lo dice uno che
è
abituato agli infortuni…” Rise sguaiatamente
“Se i
denti ci sono e le ossa sono intatte, va tutto alla grande”
“A meno che non ti abbiano accoltellato”
ridacchiò la castana facendo spallucce
Umi intanto li guardava arrabbiatissima e giurava vendetta in segreto.
Quando furono lontani dal resto della classe poté giurare di
aver sentito sussurrare qualcosa come “Ne è valsa
la
pena” ma quando si voltò per verificare, i due
teppisti
avevano già messo su le loro migliori facce da bravi
ragazzi.
~ ~ ~
“Voglio
morire” questa fu la prima frase che disse Christopher quella
mattina, afflosciandosi sul banco nascondendo la testa fra le braccia.
Silver lo osservava senza proferir parola ma non ce n’era
bisogno, gli si leggeva in faccia quanto bassa fosse
l’opinione
che aveva del suo compagno.
Il professor
Oak stava tenendo una delle lezioni più noiose di biologia
dell’ultimo secolo, ma a lui non importava e continuava a
parlare
di specie e classi di esseri viventi come se alla classe importasse
qualcosa.
Amethyst e Micaela si passavano bigliettini tutte le volte che il
professore girava lo sguardo, ma nemmeno loro sembravano divertirsi.
Mana era ormai un quarto d’ora che aveva rinunciato a
prendere
appunti e, assodato il concetto che non ci avrebbe mai capito
un’acca, adesso guardava gli alberi fuori dalla finestra,
pensando a come chiedere all’amica Zeina di farle qualche
ripetizione, ma qualsiasi pensiero era di certo un trilione di
volte più interessante della lezione.
Accanto a lei c’era Bonney, silenziosa come era raro vederla,
se
ne stava piegata sul banco come una brava alunna dando
l’impressione di controllare qualcosa nel libro di testo. In
realtà aveva un romanzetto di dimensioni ridotte sulle
ginocchia
e lo leggeva con gusto, controllando di tanto in tanto che il
professore non sospettasse niente.
Frida scarabocchiava sull’ultima pagina del quaderno e ogni
tanto
guardava le amiche, Selica, Ririchyo e Bianca come a voler dire
‘non ce la faccio più’ e sospirava, le
tre avevano
la stessa espressione priva di vita anche se la seconda stava tentando
di prendere qualche appunto, ma solo per scrivere mezza frase doveva
fare appello a tutta la sua forza di volontà.
Den stava sbattendo la testa sul banco con gli occhi vuoti, tipo pesce
lesso, quando prese una decisione che avrebbe potuto evitargli il
trauma cranico: alzò la mano.
“Che c’è Den?” chiese Oak, si
vedeva proprio che la lezione interessava solo a lui.
“Posso andare in bagno?” chiese titubante.
“Sì, va pure”
‘Sia lodato Arceus’
pensò mentre si alzava,
una volta che si fu richiuso la porta alle spalle riprese vita e
partì per un lungo, lungo giro per l’istituto.
Quelli in classe invece erano nella stessa situazione di prima, solo
che adesso la maggior parte provava una certa invidia per il compagno
fuggiasco e la sua libertà.
Micaela leggendo l’ultimo bigliettino fece una risatina
silenziosa, ma non riuscì a nasconderla tutta e uno degli
ultimi
squittii le uscì un po’ più alto degli
altri. La
ragazza con i capelli fucsia si tappò la bocca con entrambe
le
mani, rimanendo in apnea e con un’espressione orripilata.
Guardò il professore temendo il peggio, ma dopotutto era un
rumorino ignorabile, no?
No. Le orecchie da pipistrello di Oak lo captarono
all’istante e per la studentessa non ci fu pietà.
“Yamamoto” chiamò,
l’irritazione ben visibile
nella sua voce. La faccia di Micaela era come quella di un cervo
davanti ai fari di un tir.
Gli occhi di tutti i presenti si posarono all’unisono sulla
malcapitata, il cui unico desiderio era di essere inghiottita dal
pavimento e mettere fine alle sofferenze
‘Cacchio!’
“Se la mia lezione la diverte tanto perché non
viene qua
alla lavagna e ci spiega la differenza fra un Pidgey e un Pidove, in
termini di genetica ovviamente” un sorriso sadico si dipinse
sul
volto lievemente rugoso dell’uomo.
Micaela si alzò, nelle orecchie una musica funebre,
cercò
un aiuto negli occhi dei compagni ma sembrava che invece di darle una
risposta la salutassero come un condannato che va al patibolo, il
tragitto dal suo banco alla cattedra si era dilatato, le sembrava di
camminare da un’ora.
Arrivata alla lavagna Oak le fece cenno di parlare ma lei rimase
impalata nel mezzo della stanza a torturarsi le mani e con dipinto in
fronte un gigantesco ‘Oh, merda’
Lanciò un’ultima occhiata alla sua compagna che
ricambiò spalancando gli occhioni azzurri e scuotendo la
testolina viola.
Black si era rianimato solo per assistere alla scenetta e Ethan se la
rideva sotto i baffi. Lo stesso faceva CJ ma con meno discrezione,
infatti fu beccato all’istante e chiamato alla lavagna
insieme
alla ragazza.
Adesso erano in due a starsene impalati davanti a tutta la classe, due
belle statuine terrorizzate e con lo stesso colore del marmo.
“Allora?” fece il professore. Seguirono lunghissimi
secondi
di assoluto silenzio, dove Ririchiyo tentò di suggerire
qualcosa
ai due malcapitati, sbracciandosi e sibilando parole, fallendo
però a causa della distanza.
“N-non lo so” Fece infine Micaela abbassando la
testa tristemente.
“E tu, Willsock?”
Christopher tirò fuori la sua migliore faccia di culo per
dare
quella risposta “Posso chiedere l’aiuto del
pubblico”
Inutile descrivere la faccia del professore, incredula e oltraggiata,
probabilmente non sapeva se ridere o spedirlo a calci in presidenza.
Alla fine però, pensando anche alle sue povere coronarie che
non
avrebbero tratto nessun giovamento da un attacco d’ira,
optò per un sospiro pieno di disapprovazione e una
ramanzina.
“Willsock, ti consiglio di ridurre al minimo questi
comportamenti
irrispettosi” e da coglione, ma lo pensò solamente
“Se aveste prestato attenzione alla lezione sapreste
rispondere,
andate a posto” corrugò la fronte “Tutti
voi
dovreste ascoltare e prendere appunti, con questo atteggiamento mi
costringete a fare interrogazioni e compiti a sorpresa”
Oak andò avanti a farneticare sull’importanza
dello studio
e l’atteggiamento da tenere a scuola per qualche minuto prima
di
riprendere con la spiegazione, alla quale fecero attenzione solo per
poco, prima di tornare alle loro occupazioni.
Quell’ anno erano proprio sfortunati con le verifiche.
~ ~ ~
Den
Miller passeggiava tranquillo nei corridoi, la lezione era una delle
più noiose che potesse ricordare e così aveva
deciso di
prendersi una pausa e con la scusa di andare in bagno era fuggito da
quella tortura.
“Hei,
Den!” Il ragazzo si voltò un po’
stranito, quasi
impaurito, non gli avrebbe fatto piacere vedere che il suo professore
era venuto a riacchiapparlo. Il castano si voltò e vide un
ragazzo dall’aria famigliare che gli si avvicinava,
notò
subito che non era solo ma seguito da due ragazze, una aveva i capelli
color cioccolato, ondulati e legati in una coda alta, l’altra
li
aveva azzurri, liscissimi, tenuti in due codini. Questa fu la prima
cosa che notò, la seconda fu che entrambe indossavano
l’uniforme da ginnastica e che la celeste teneva un
fazzoletto
sporco di sangue sul naso.
“Ciao Niko” salutò sorridendo
leggermente imbarazzato
“Guarda chi si vede” gli dette una pacca delle sue
sulla
spalla “Muoviti Elis, questo qua è Den, lo sfigato
che si
è beccato il letto scomodo” rise, scambiandosi
un’occhiata con la castana
“Enchantée… Io sono l’amica
di quei due
coglioni con cui dividi la stanza” fece lei atona, quasi
annoiata, in quel momento il suo stomaco emise un rumore simile a un
ruggito e si portò una mano sulla pancia
“Pardon”
L’altra invece osservava tutto con mezza faccia coperta dal
fazzoletto, ma erano ben visibili le sopracciglia corrugare e gli occhi
che sembravano maledire i presenti e lasciavano trapelare anche una
certa impazienza mista a esasperazione.
Niko si rivolse di nuovo a lui “ Non farci caso, quando ha
fame
parla francese” lei lo fulminò ma venne ignorata
“Senti, io porto questa bestia a mangiare, e tu, visto che
non
hai niente da fare, potresti accompagnare questa graziosa ragazza in
infermeria?” disse facendo cenno prima alla castana e poi
all’azzurra.
“C-che?” chiese, corrugando le sopracciglia in
un’espressione incredula.
“Devi solo portare la tipa carina dall’infermiera
mentre
io, con un bastone e mezzo quintale di carne cruda penso a come placare
l’appetito dell’altra” scherzò
“Eddai… fai un favore a un fratello”
“Va bene” acconsentì “ma davo
dirti che non
è bello scaricare la gente come se fosse un pacco”
“Già, un attimo che vi presento: Den questa
è Umi
Ryuzaki, signorina faccia da pallone lui è Den Miller lo
sfigato” Rise come un idiota, probabilmente del soprannome
che
aveva dato a Umi, era raro in effetti che chiamasse qualcuno con il suo
vero nome, per lui inventare nomignoli era una soddisfazione.
“Fate un po’ di conversazione. Umi, raccontagli il
perché di questo soprannome” Tagliò
Elizaveta,
prendendo Niko per il colletto della camicia e trascinandolo via, verso
i distributori di snack probabilmente.
Den si schiarì la voce imbarazzato
“Allora..”
cominciò ma venne interrotto all’istante con
un’occhiata di puro veleno
“Non voglio parlarne” strillò Umi,
avanzando a
grandi passi verso l’infermeria. In poco meno di
un’ora
quei due idioti avevano mandato in frantumi il suo
buon’umore, il
suo orgoglio e anche il suo naso. E tutto in un colpo solo. Avevano
fatto jackpot, insomma…
Il ragazzo fu quasi costretto a rincorrerla “Non conosco i
dettagli ma non prendertela troppo, Niko non sembra una cattiva
persona, sarà stato un’incidente” disse
sorridendo,
il suo era solo un tentativo di tirarla su, dopotutto non conosceva
così bene il suo coinquilino e prendere le sue difese era
stato
azzardato. Molto azzardato.
“Un’incidente?!” sbottò la
ragazza ormai al
limite della sopportazione “Senti caro, non ti permetto di
fare
commenti di questo tipo, in primis se non sai di chi stai
parlando” gettò il fazzoletto per terra.
Den la fissava balbettando sillabe a caso, forse tacere fu la cosa
migliore che potesse fare, una ragazza arrabbiata è come un
tornado: arriva, distrugge e se ne va, la cosa migliore è
starsene buoni e pregare che la furia duri il meno possibile.
“Tu non li conosci come li conosco io, quelli là vivono per
dar
fastidio alla gente perbene! Non può essere stato
un’incidente, Elizaveta è una schiappa colossale a
pallavolo e quando le passavano la palla si girava dall’altra
parte, e invece oggi fa una schiacciata mai vista in due anni che
facciamo ginnastica insieme e centra proprio me”
Il castano deglutì “M-magari ha solo sbagliato
bersaglio…”
Umi ruggì “L’ho vista centrare il
cestino con una
pallina di carta dall’altro lato della stanza, quella ha la
mira
di un cecchino” quasi urlò, arrabbiata e
sull’orlo
di una crisi isterica.
“Ok, errore mio, quei due sono delle carogne” mise
le mani
in avanti, con i palmi rivolti verso la sua interlocutrice come per
scusarsi, mai tentare di combattere una ragazza/ciclone.
L’azzurra fu felice di vedere che aveva trascinato il ragazzo
dalla sua parte, era soddisfatta e dopo la sfuriata si sentiva
più leggera.
Seguirono dei momenti di silenzio piuttosto imbarazzato, dove Umi
guardava in basso verso le sue scarpe da ginnastica e Den si torturava
i capelli
“Ehm, Umi... Che club frequenti?” fece poi lui
d’improvviso.
Fu la prima cosa che gli venne in mente, essendo passato solo poco
prima davanti alla bacheca degli studenti, e comunque anche la domanda
più stupida andava bene se l’obbiettivo era
rompere il
ghiaccio.
“A dire il vero devo ancora decidere, forse nuoto e
qualcos’altro” rispose, sembrava sorpresa da quella
domanda
posta in modo così improvviso.
“Oh, che coincidenza, anche io mi sono appena iscritto
lì” sorrise e per la prima volta nella mattinata
lei
ricambiò, o almeno così parve agli occhi del
ragazzo.
Intanto erano arrivati davanti alla porta dell’infermeria, e
Den, da bravo galantuomo, bussò per lei.
“Grazie” disse calma, aprendo la porta bianco panna.
“Di niente” Sorrise “e, ci vediamo in
piscina” e la salutò con un cenno.
Mentre si avviava verso la sua classe, consapevole che la sfuriata del
professore al suo rientro era quasi inevitabile, pensò al
suo
coinquilino e nonostante il racconto di Umi lo avesse fatto riflettere
su che tipo fosse quel Niko, adesso non poteva fare a meno di
ringraziarlo per avergli fatto conoscere quella ragazzetta scorbutica
dai capelli turchini.
~ ~ ~
In
caffetteria non era difficile trovare posto, neanche per le matricole e
c’erano abbastanza tavoli anche per i solitari o gli
emarginati.
Appena
entrata, Alyson si fiondò su uno di quelli liberi e spinse
le
sue compagne a sedersi con lei, alcune (quelle indecise) le mise sedute
personalmente con uno strattone.
Ed eccola qua la banda al completo: Madeline, Giulia, Selvaggia, Vera,
Marzia, Lucinda e Iris.
Agli occhi di Alyson era una visione che la rendeva felice come non
mai. Guardò alcune delle sue compagne alzarsi per andare a
prendere il pranzo, e quando furono tutte sedute, fra un boccone e
l’altro decise di parlare.
“Ragazze, siamo qui riunite oggi per parlare di cose
importanti” esordì forse un po’ troppo
solennemente
la bionda. Le altre la fissarono interrogative, sperando che
continuasse senza bisogno di domande.
“Dobbiamo parlare di ragazzi” prese fiato,
guardò
una per una le discepole e riprese con più energia e
convinzione
di prima “Dobbiamo fare conoscenza! Questa scuola brulica di
ragazzi carini e voglio scambiare almeno una parola con tutti entro la
fine dell’anno, e voi mi seguirete, vero?”
Cadde il silenzio (per così dire, erano in una stanza piena
di
gente che mangia, parla e sfoga le frustrazioni scolastiche della
mattinata urlando ai compagni...)
Madeline sbiancò, timida e riservata com’era
sarebbe stata
una tortura, Selvaggia aveva un’espressione divertita e
ridacchiava immaginandosi quello che avrebbero combinato nei giorni
successivi. Lucinda, Vera e Iris lanciarono un urletto di gioia, di
quelli che solo le ragazze in compagnia di altre ragazze riescono a
fare, Marzia e Giulia invece continuavano a fissarla con tanto
d’occhi e un’espressione che sembrava dire
“ma sta
scherzando o è seria?”
Purtroppo per loro, la piccola Alyson non era mai stata tanto seria,
era determinatissima a portare a termine il suo piano e non avrebbe
accettato rifiuti.
~
Feralis
e Lyra si sedettero a uno dei tavoli della caffetteria, erano reduci di
un match di pallavolo all’ultimo sangue (Sì,
perché
senza Umi e con Corinne gongolante che se ne fregava della partita dopo
aver assistito alla caduta della sua rivale, la bionda snob aveva passato il comando
ad Azuma e se ne era lavata le mani, la forza delle due squadre si era
bilanciata arrivando quasi a una situazione di parità) e non
vedevano l’ora di rifocillarsi con un bel piatto caldo.
“Credi che Elizaveta e Niko passeranno dei guai per
questo?” Chiese Lyra infilzando una polpetta.
“Non saprei, però non credo, anche se conoscendoli
era
più che palese che l’hanno fatto di proposito
poteva
davvero sembrare un’incidente” ragionò
la castana.
Intanto al tavolo si era seduto Ethan, il vassoio pieno zeppo di
cibarie e il suo solito buon umore.
“Che si dice?” cinguettò subito la
ragazza con i codini alla vista del sorriso dell’amico
“Sai, dopo la lezione di biologia più noiosa che
sia mai
stata fatta anche solo prendere del cibo diventa un gran
divertimento” rispose spiccio, ingozzandosi subito con quello
che
aveva nel piatto
Le due lo fissarono vagamente schifate ma non ci fece caso e
continuò a trangugiare roba.
Poi distolsero lo sguardo quasi in contemporanea “Chi
è
stato eletto rappresentante di classe in classe vostra?”
Chiese
Feralis rivolgendosi a Ethan
Lui smise per un attimo di masticare e alzò gli occhi
“Ah,
sì… non mi sono informato bene ma credo che siano
Bonney
e Komor” e deglutì
“E indovina invece chi sono quelli di seconda?” fece
Lyra con gli occhi che brillavano
“Chi?”
“La nostra Feralis!” entrambi fecero un piccolo
applauso e
la ragazza incriminata si alzò per un inchino, poi
scoppiarono a
ridere tutti e tre
“La mia scalata al potere inizia oggi! Anche se non ho ancora
capito chi mi abbia votato” Feraligatr ridacchiò
“L’altro chi sarebbe?” chiese il moretto
che
finalmente aveva deciso di smettere di mangiare come un cavernicolo
“Umi Ryuzaki, se me lo chiedi non ho idea neppure di chi
abbia votato lei…”
Risero di nuovo e finirono il loro pasto chiacchierando tranquilli.
~ ~ ~
Erano
stati fregati, abbindolati, infinocchiati, intortati. Cotti e mangiati.
E la colpa
era di Seraphìne, anche se questo disastro non era
incriminabile solo a lei. Da sola non avrebbe mai potuto combinare
tutto questo casino. La ragazza aveva la complicità di
alcune
sue compagne ovvero Reiko, Misaki, Lyra (con chissà quale
stregoneria, visto la sua tendenza a starsene in disparte in questi
tipi di eventi) e Blue, in più aveva fatto squadra con
Gardenia,
Alice, Jasmine e qualche povero ragazzo di buon cuore tipo Spighetto e
i suoi fratelli che erano stati praticamente trascinati lì
per
le orecchie e la loro funzione era per lo più simile a
quella di
uno zerbino.
Adesso che erano una gang tentare di fermarli sarebbe stato come
bloccare uno schiacciasassi lanciato in discesa con uno stuzzicadenti.
Il professore incaricato di tenere d’occhi le classi
(sì,
due nello stesso tempo) era il povero Elm e quando Seraphìne
era venuta a saperlo si era illuminata, era un bravo professore ma
certe volte era troppo morbido e accondiscendente.
Reiko, Blue e i loro dolci faccini avevano convinto il giovane
occhialuto a far unire quarta e quinta per organizzare la gita in
campagna, Gardenia e Alice avevano garantito che tutto si sarebbe
svolto con la massima serietà e nel rispetto delle regole.
Dopo
essere stato tartassato di suppliche aveva acconsentito.
Ora le classi erano riunite in aula magna, dove Elm li aveva
accompagnati più per gentilezza che per vera
necessità,
infatti sarebbero potuti entrare tranquillamente anche in altre stanze,
ma almeno qui avevano più spazio e poteva controllarli tutti
dal
suo posto leggermente rialzato rispetto ai banchi dei ragazzi.
Reiko e Misaki erano sedute su un tavolo davanti alla classe, in quello
accanto c’erano Lyra e Jasmine mentre Seraphìne e
Gardenia erano in piedi. Tutti gli altri erano sparpagliati per
l’aula e guardavano verso le due ragazze in attesa che
iniziassero a spiegare i loro piani.
“Come sapete tutti gli anni la scuola organizza una gita
nella
campagna poco lontana da qui, ma quest’anno ci siamo messi
d’accordo con il preside e con i professori e abbiamo deciso
di
organizzare un campeggio” La ragazza dai capelli rossicci
mise le
mani sui fianchi e fece un’espressione soddisfatta, lasciando
la
parola all’altra.
“Staremo fuori ben tre giorni, a proposito: ringraziateci
pigroni. Dobbiamo ancora definire qualche particolare ed è
per
questo che servite voi” fece Phìnne prendendo un
quaderno
e una penna “Fatevi venire qualche idea, che due ore sono
lunghe
da passare in silenzio” concluse con tono vagamente
trionfante.
Brock alzò la mano “Che ne dite di organizzare un
falò? Così mangiamo tutti insieme e ci
raccontiamo
storie”
La castana prese nota e diede la parola ad un’altra mano
alzata
“Ma sono tutti costretti a venire o si può
scegliere se
aderire o meno, piccola dittatrice?” chiese Damien piegato
mollemente sul banco.
“No, per partecipare bisogna mettere il proprio nome nella
lista
e versare una piccola somma in denaro per comprare un sacco a pelo, nel
caso non se ne abbia già uno. Ma non preoccuparti, tu sei
già segnato (così come tutti i presenti in
quest’aula), quindi quando vuoi portaci i soldi o dormi per
terra, Coso”
“Mi chiamo Damien, per l’amor del cielo, ci
conosciamo da
quattro anni. E non fingere di non ricordartelo per farmi arrabbiare,
dittatrice formato tascabile!” Lui odiava essere ignorato,
dimenticato o liquidato, ma se a farlo era una ragazza allora lo
prendeva come un’offesa personale.
“Uff, quanto la fai lunga Daniel”
Avrebbe voluto rispondere con uno dei suoi monologhi spacca-palle ma
Misaki intervenne.
“Se magari la smetteste di stuzzicarvi come una vecchia
coppia di
sposi saremmo tutti più felici. Vorrei ricordarvi che
abbiamo
del lavoro da fare” senza saperlo aveva appena salvato il
ragazzo
dalla cartella che Shane stava per lanciargli in testa pur di zittirlo,
o semplicemente per fargli del male gratuitamente…
Phìnne sbuffò stizzita e Gardenia
parlò per lei “Altre idee?”
Vennero proposte varie cose, e i ragazzi sembravano particolarmente
interessati e continuavano a esporre le proprie idee, alla fine (si
erano segnate tutto, anche le idee più stupide per
ricordarsi
con che razza di cretini avevano a che fare) nell’elenco
delle
possibili cose da fare figuravano cose come: lezioni di botanica
all’aperto, lotte clandestine nel fango, fughe nella
boscaglia,
un corso di sopravvivenza, terrorizzare i più giovani con
storie
dell’orrore…
Tutto sommato la riunione era andata bene, nonostante i soliti ragazzi
sbuffanti o completamente estraniati (vedi Philip, Ikuto, Harry, Green,
N, Zeina e Misty che si erano messi in un angolino e lì
erano
rimasti per due ore intere, alienati in un mondo che vedevano solo
loro) e qualche commento che si poteva evitare.
Riuscirono anche a discutere della festa di halloween e parlare di
un’uscita invernale sugli sci, ma niente di serio, solo
discorsi
laconici fatti di ipotesi.
~ ~ ~
L’ora
di cena era passata da un po’, le lezioni erano finite da un
pezzo e gli studenti erano liberi di fare quel che volevano.
Lya, questo
era il nomignolo con cui si faceva chiamare, si sedette su una delle
panchine del cortile e prese il cellulare dalla tasca.
Si mosse quasi meccanicamente, senza pensare troppo a quello che stava
facendo, perché quelle azioni le aveva compiute altre mille
volte. Andò alla rubrica e cercò un numero in
particolare
poi spinse il tasto verde e avvicinò l’apparecchio
all’orecchio.
Poco dopo udì la vocina sottile di una ragazzina che diceva
“Pronto?”
“Kimy, come te la passi?” chiese lei con voce
allegra
“Sorellona, che sorpresa. Io sto benone e Biancavilla
è
calma come al solito, piuttosto sei tu quella con una vita
interessante” Rise “C’è
qualche bel ragazzo
quest’anno?”
“Kimy!” la più grande arrossì
furiosamente,
sua sorella era un demonietto ma le voleva un gran bene “Mi
spiace deluderti, ma per adesso non vedo altro che i soliti stupidi
degli anni scorsi, ma magari qualcuno mi farà cambiare
idea” ridacchiò
“Sei sempre la solita, ma dimmi: c’è un
motivo particolare per cui mi hai chiamato?”
La realtà e che la sorellina un po’ le mancava
“Volevo solo sentire come stavi, a scuola come va?”
What happened
in the High:
Harry e
Carlotta si incontrano per la prima volta, anzi si scontrano, ma la
loro conversazione non è certo delle migliori. In quarta
Seraphìne insieme a qualche sua amica e a delle ragazze di
quinta organizza la gita in campagna, o meglio un campeggio di ben TRE
giorni. In prima
il prof Artemisio tiene una lezione d'arte ma intanto la cara Alyson
pensa a come espandere le sue conoscenze, ovviamente tutte le sue
compagne sono coinvolte (volenti o nolenti) in questa pazza caccia ai
ragazzi.
In seconda si svolge la lezione di ginnastica con Furio, gioco scleto
pallavolo, Umi dimostra alla classe la sua bravura (mentre Corinne
muore d'invidia) almeno fino a che due idioti non decidono di metterle
i bastoni fra le ruote, ma non tutti i mali vengono per nuocere
perchè questo imprevisto le farà incontrare Den,
fuggito dalla sua classe per evitare una lezione di biologia che
mieterà più vittime del previsto.
Infine
si scoprono i rappresentanti di classe di seconda e di terza, siete
sorpresi?
Note autrici:
Questo
cavolo di capitolo ha 5620 (fottutissime) parole. Se non ce la fate a
leggervelo tutto in una volta vi capisco, magari mettete un segno a
metà e fatevi una pausa...
In
tutta sincerità spero di non dover mai più
scrivere un capitolo come questo tutto da sola, ho quasi dato di matto,
ma tutto sommato sono felice del risultato e anche a Scolopendra
è piaciuto quindi ora ve lo proponiamo e speriamo che lo
gradiate anche voi.
Ho allargato il font su richiesta, come vi sembra?
[Vongola]
Grazie
tutti
(perché se siete arrivati fino a quaggiù e
riuscite anche a recensire vi meritate tutti i ringraziamenti di questo
mondo)
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