Mindless thoughts
Mindless thoughts
Continuava a torturarsi le unghie, spezzandole prima con le
dita, poi
con i denti. Prese a mordicchiarsi nervosamente la pelle ormai secca a
martoriata intorno ad esse, facendo comparire qui e lì la
carne
rosa e viva, qualche piccolo punto di sangue sparso. Non capiva da
quanto tempo si trovasse ormai per strada. Probabilmente solo pochi
minuti, ma già sembravano ore, estenuanti, infinite per uno
come
lui.
Continuò a camminare a passo spedito per le vie
della Seoul
notturna, come fosse sicuro dei suoi passi, e soprattutto sicuro su
dove lo stessero conducendo.
Ma di sicurezza, Do Kyungsoo, adesso ne aveva solo una: gli
serviva. E
subito. Non importava dove, quale o quanto. Il suo
corpo ne chiedeva
adesso, questo contava.
Gli occhi già naturalmente grandi del ragazzo
erano ancora
più dilatati al buio, alla ricerca di ciò di cui
necessitava. Continuava a camminare, il cervello elaborava febbrilmente
pensieri a caso uno dietro l'altro, affollandoli fin quando Kyungsoo
non ebbe la testa talmente piena che quasi pensò stessero
per
fuoriuscirgli dalle orecchie; diede due colpi con i palmi su di esse,
cercando di smettere di pensare. Ma ancora una volta, pensò
anche che se avesse smesso di correre a quella maniera, probabilmente
sarebbe morto per strada.
Alla fine i piedi riuscirono a portarlo nel posto giusto e
prese a
guardarsi intorno schifato. Quel quartiere gli aveva sempre portato
addosso una sensazione di vero schifo.
Mai era riuscito a trovare parola più adatta (e in quel
momento, non sarebbe comunque nemmeno riuscito a pensare
di cercare un sinonimo a quel termine). I palazzi cadenti, tutti grigi,
tutti uguali. Nessuna cura, nessun riguardo; gente ubriaca e fatta ad
ogni angolo della strada, qualche volta aveva beccato qualcuno a
scopare in qualche viottolo laterale. Si chiese come riuscissero a fare
una cosa del genere per strada o che tipo di persone fossero. E
puntualmente si sentiva una merda quando realizzava che lui non era da
meno a tutto ciò. Ma d'altronde la sua mente affollata non
reggeva nemmeno un pensiero così spossante, e
decise di abbandonarlo lasciandolo alla deriva.
In genere non cercava una persona in particolare. Molti lo
facevano, ma
a lui non poteva importare. Uno valeva l'altro, fin quando gli avessero
dato ciò che cercava. E per fortuna i soldi non gli
mancavano,
altrimenti credeva davvero che sarebbe potuto impazzire o morire sul
ciglio di una strada. Per l'ennesima volta pensò che sul
ciglio
di una strada ci sarebbe morto comunque, di quel passo, ma nuovamente
scacciò il pensiero quando una fitta più forte
alla testa
lo riportò al vicolo buio e soffocante in cui si trovava.
Guardandosi intorno, notò un giovane -ad una
prima occhiata non
sembrava tanto più giovane o più grande di lui,
ma
decisamente più alto, sì- poggiato al palo in
ferro
all'angolo opposto al suo. Era vestito in maniera molto sportiva: un
pantalone largo di una tuta nero con sopra un felpone grigio, almeno
tre taglie più grande di lui, il cappuccio calato sugli
occhi e
una mano nelle grandi tasche anteriori. L'altra reggeva una sigaretta
già mezza consumata e Kyungsoo si perse un attimo ad
osservare
il ragazzo sollevare la mano e portare la sigaretta alle labbra.
Scoprì con grande sorpresa che aveva delle labbra davvero
enormi
e lo guardò stringere la sigaretta e aspirare, per poi
arricciare leggermente le labbra in fuori -rendendole ancora
più
grandi- ed espirare via il fumo che si disperse nell'aria gelida della
sera in piccole volute grigie miste al fiato condensato del giovane
dalle labbra abnormi.
Fece una smorfia con le labbra. Quello sembrava davvero il
tipo di cui
aveva bisogno. Senza esitazione si avvicinò fino a fermarsi
a
circa un metro di distanza dal ragazzo, che lo aveva notato
già
due tiri di sigaretta prima.
«Ehi tu» Kyungsoo fece un cenno col capo
in direzione
dell'incappucciato, passando nervosamente il peso da un piede
all'altro. Sperò vivamente che quel tipo avesse qualcosa -qualsiasi cosa- da
vendergli perché davvero, non poteva resistere ancora.
«Che vuoi?» Il ragazzo
sollevò il capo, permettendo
così alla luce del lampione di illuminare il suo viso quel
tanto
che bastava per farsi vedere -e quel tanto che bastava da scrutare
l'altro con le sopracciglia aggrottate, mentre tirava un ultimo tiro
dalla
sigaretta per poi gettarne il filtro consumato per terra. Per un
attimo si chiese chi fosse, cosa ci facesse un ragazzo così
ben
vestito e così a
posto, con quell'aria da bravo ragazzo, forse un po'
stronzo, ma quel viso che gridava figlio
di papà
a chilometri di distanza. Fantasticò su un lussuoso
appartamento
a Gangnam (magari un attico con piscina privata sul terrazzo), su un
giovane che avrebbe seguito le orme del padre ed ereditato l'azienda di
famiglia; una giovane fidanzata bella e ricca, figlia di qualche amico
o collega del paparino.
Vacanze
oltreoceano, feste private, ristoranti lussuosi da 40.000 won a
portata, aperitivi sul tetto di Seoul e Jaguar lucide fiammanti. La vita a volte è
ingiusta. Sospirò interiormente,
meravigliandosi di quanti pensieri potesse formulare la sua mente in
una frazione di secondo.
«Hai roba?» chiese senza mezzi termini
Kyungsoo, mentre le
palpebre andavano fuori il suo controllo alzandosi e abbassandosi
davvero troppe
volte al secondo per essere normale.
Dovette mentalmente aggiungere un piccolo punto alla lista
della sua
fantasia. Sicuramente a papino i soldi non mancavano e non li faceva
mancare a lui per comprarsi la sua dose giornaliera. Se solo li avesse
avuti lui, tutti quei soldi... La vita a volte è
davvero troppo
ingiusta.
«Lsd»
rispose semplicemente, atono. Per quanto quel
ragazzo fosse diverso dalla clientela che incontrava abitualmente e
suscitasse in lui una certa curiosità -ed ammetteva con
rabbia, anche
molta invidia-, rimaneva pur sempre un cliente e anche ben pagante, a
giudicare dall'apparenza.
«Cazzo...» rispose seccato e
visibilmente agitato,
deformando le labbra nell'ennesima smorfia della serata. Lo spacciatore
si chiese da quanto tempo non si facesse, date la condizioni. Schizzato
sarebbe stato il termine più adatto. D'altronde, non credeva
ci
fosse altro termine con cui definire un tossicodipendente. Ma c'est la vie,
si ripeteva, e ringraziava una qualche entità
lassù per
non essercelo fatto cadere dentro con tutte le scarpe. Spacciava per
necessità si, ma non aveva mai toccato nulla in quegli anni.
Almeno le scarpe le
aveva salvate.
Kyungsoo girò in tondo un paio di volte,
frugandosi nervosamente
nelle tasche, prima di alzare di scatto la testa verso lo spacciatore
dalle labbra abnormi «Nient'altro? Eroina, coca?»
chiese
speranzoso, spalancando ancor di più gli occhi. Nuovamente,
pensò che se li avesse spalancati ancora un po' gli
sarebbero
finiti per terra, quindi portò una mano davanti gli occhi e
li
chiuse. Trovò strano che effettivamente, fossero ancora al
loro
posto e non gli fossero ancora rotolati via dalle orbite in tutti i
suoi vent'anni di vita.
«No. Stasera o questo o niente bello»
fece semplicemente
spallucce. Certo, non era un supermarket della droga. Quello che
riusciva a recuperare in giornata, vendeva. Almeno quel tanto che
bastava per
riuscire ancora a garantirsi un tetto malandato sopra la testa.
Kyungsoo sbuffò, guardandosi intorno. Di altra
gente che potesse anche solo lontanamente
somigliare ad uno spacciatore, neanche l'ombra. E di girare ancora per
quello schifo di posto non se ne parlava, affatto. Per un attimo
ponderò la situazione: non aveva mai preso lsd o robe
simili,
aveva sempre tirato avanti a cocaina, eroina e crack -e sapeva che
davvero era entrato nel giro sbagliato e non ne sarebbe più
uscito. Ma l'esitazione durò un attimo e il bisogno di
prendere
qualsiasi cosa che lo facesse sentire bene anche solo per pochi miseri
minuti si fece più pressante di qualsiasi altro pensiero.
«Ok. Quanto?» si avvicinò
ancora di più al
ragazzo, infilando le mani in tasca pronto a tirare fuori i soldi per
pagarlo.
«Sono 35.000 won a dose» il ragazzo
dalle labbra carnose si
scostò dal palo cui era ancora poggiato, avvicinandosi a
Kyungsoo. Notò quanto fosse ancor più evidente la
differenza d'altezza da quella distanza. Poteva sembrare un ragazzino,
ed in effetti era un ragazzino proprio come lui. Scosse leggermente la
testa. I drogati non li capiva, proprio per niente. Ed in
realtà
gli facevano anche pena, ma non abbastanza da evitargli di vendergli
una morte lenta e abbastanza dolorosa -si ritrovava a credere- per
comprarsi da mangiare. Però quel ragazzo, inaspettatamente,
gli
faceva ancor più pena del solito. Saranno stati gli occhi
così grandi, che gli davano quell'aria spaurita e triste. O
il
fatto che fosse così piccolo e minuto, in quel postaccio,
alla
ricerca di droga... insomma, fosse stato un cucciolo sicuramente non
avrebbe esitato nel prenderlo con sé e portarlo in casa,
offrirgli cibo e acqua e un posto in cui tornare alla sera -ed era
consapevole che se avesse davvero dovuto prendere in considerazione di
accogliere un cucciolo con lui, avrebbe dovuto mangiare la
metà
per potersi permettere di non farlo morire di fame.
«Dammene due» asserì porgendo
velocemente le
banconote tutte spiegazzate al ragazzo che con tutta
tranquillità tirò fuori dalla tasca della tuta
una
bustina e la porse al moro, che la prese tra le mani e
guardò
perplesso per qualche secondo i cartoncini colorati con i
pokèmon
stampati sopra.
«Che cazzo sarebbe 'sta roba?» chiede
guardando schifato
prima la faccia sorridente di pikachu e poi quella apatica di
labbra-abnormi.
«La dose che hai chiesto» face per la
seconda volta spallucce il giovane, guardandolo poi come a dire seriamente un drogato non sa
come sia fatta l'lsd?
«E
di grazia, com'è che si prenderebbe? Sai
com'è, sono rimasto alle gocce io...» chiede
sempre
più scocciato e nervoso Kyungsoo, che intanto aveva tirato
fuori
i cartoni dalla bustina e li rigirava tra le dita.
«Devi tenerlo sotto la lingua per mezz'ora, poi
comincia a fare
effetto» questo sapeva, questo ripeteva quando glielo
chiedevano.
Come detto prima, non ci teneva a provare personalmente. Che fossero
gli altri a rovinarsi la vita. Per quanto la sua facesse davvero
schifo, se la teneva stretta.
Il più basso guardò un'ultima volta il
cartone prima di metterlo sotto la lingua.
«Ciao» disse semplicemente, per poi
girarsi ed incamminarsi
nuovamente verso il suo appartamento. Mezz'ora sarebbe bastata per
tornare, almeno non sarebbe collassato su un marciapiede lurido.
****
Kyungsoo decise che non avrebbe più comprato lsd
in vita sua. Due giorni
di merda, li
aveva definiti. No, decisamente quelle cose con i pokèmon
non facevano
al caso suo. Ma tant'è che le aveva comprate e doveva
usarle.
Per principio, non buttava via niente lui. A parte la salute e la vita
ma diede l'ennesima botta in testa e scacciare il pensiero sostituito
subito dall'ennesima incoerenza: come aveva fatto la sua testa a non
rompersi dopo tutte le botte che gli aveva dato?
Aveva decisamente bisogno di un'altra dose.
Inaspettatamente, quella sera i piedi lo condussero
nuovamente nello
stesso vicolo di due giorni prima -non poteva certo dire nello stesso
quartiere. Alla fine era solo uno quello popolato da spacciatori- e vi
trovò lo stesso ragazzo che gli aveva venduto quella merda
un
paio di giorni prima (aveva fatto il conto sul calendario, quando
l'effetto della droga era finito e aveva finalmente compreso che no,
non si trovava sulla cima dell'Himalaya o appeso per i piedi alla coda
di un aereo di linea, ma semplicemente sdraiato sul divano di casa) .
«Ehi tu» e gli
sembrò di avere una specie di deja-vu. Sarà l'astinenza.
Labbra-abnormi
lo guardò per qualche attimo, cercando di
mettere a fuoco il volto che adesso si trovava a pochi centimetri dal
naso. Lo riconobbe in pochi istanti -quegli occhi erano davvero
difficili da dimenticare- e si rammaricò del fatto che fosse
lì per comprare qualcos'altro. Quasi quasi sarebbe stato
tentato
di non vendergli nulla, sul serio. Ma la fame era fame. Mettiti l'anima in pace, Jongin.
«Quella
roba faceva davvero schifo. Dimmi che hai qualcosa
di buono stasera o da te non ci compro più un cazzo di
niente» disse passandosi una mano tra i capelli scuri con il
ciuffo già tirato indietro. Si prese qualche attimo per
guardare
meglio in viso quello che sembrava essere ormai il suo spacciatore di
fiducia. Era davvero un ragazzo bellissimo, la pelle decisamente
più scura rispetto alla sua, che ricordava più la
sfumatura biancastra di un qualsivoglia latticino. Adesso che poteva
osservarlo nel suo insieme, quelle labbra non erano poi così
assurde; più che altro sembravano urlare scopami a
chilometri di distanza e Kyungsoo si chiese se avesse potuto provarci
o più semplicemente, se avesse potuto averlo pagandolo.
«Ecstasy» rispose semplicemente tirando
fuori dalla tasca
una bustina con almeno una decina di pillole bianche dentro e
sventolandola davanti a sé.
«Sempre merda eh... Ma perché sei tu...
quanto?»
«Se ti fa così schifo non sei obbligato
a comprare eh.
Sono 15.000 won a pillola» lo informò
giocherellando con
la bustina, piegandola da una parte all'altra. Rifletté per
un
attimo su quel perché
sei tu, poi decise di sorvolare l'accaduto.
Kyungsoo ruotò gli occhi al cielo e
batté i denti un paio
di volte, prima di tirare fuori dalla tasca 15.000 won e, senza una
parola, li porse al ragazzo e prese una di quelle pillole bianche,
portandola alla bocca e mandandola subito giù.
Increspò
le labbra in una smorfia e decise che sarebbe stato meglio passare la
sera in discoteca. Poi semplicemente se ne andò, seguito
dallo
sguardo compassionevole dell'altro ragazzo.
Jongin pensò che avrebbe davvero voluto
conoscerlo, magari in
circostanze diverse e sicuramente più favorevoli. Quegli
occhi
da cucciolo non erano adatti alle perenni borse scure sotto gli occhi,
per niente.
****
«Chi non muore si rivede»
«Giuro che se stasera non hai almeno dell'eroina
ti prendo a calci in culo solo per avermi fatto arrivare fin
qua»
Kyungsoo lanciò uno sguardo più che omicida a
labbra-abnormi , che portò le mani avanti in segno di pace.
«Calma bello, stasera ho cocaina. E anche
buona» e
tirò fuori dalla borsa -che quella sera aveva a tracolla-
una
busta con al suo interno tante altre piccole bustine piene di polvere
bianca. Kyungsoo si morse le labbra, reprimendo l'istinto di afferrare
quella busta e sniffarla tutta, grammo per grammo.
«Quanto?» chiese saltando con lo sguardo
dalla cocaina al viso del giovane.
«100.000 won al grammo, 50.000 una
bustina» lo
informò l'altro, infilando una mano nella busta per tirare
fuori
la dose che sapeva l'altro avrebbe comprato.
«Certo che a prezzi te la tiri eh»
commentò porgendo
50.000 won in contanti a labbra-da-scopare (aveva cambiato il
soprannome dopo averlo guardato per bene) e strappando con impazienza
la bustina dalle sue mani. Rovesciò parte del contenuto sul
dorso della mano, sistemandolo con cura, poi vi avvicinò il
volto e chiudendo una narice con la mano libera, inspirò a
fondo, sentendo finalmente
quella familiare sensazione giusto sulla fronte, quella
leggerezza ed euforia che solo la cocaina poteva dare.
Jongin lo osservò durante tutto il processo. Non
era certo il
primo che sniffava cocaina davanti ai suoi occhi, ma vedere lui farlo,
era una cosa molto.... poteva definirla strana, ecco. Quel
ragazzo non
era fatto per quel posto, stonava con quell'ambiente, con la droga...
Non doveva essere lì e basta.
Vedere il cambiamento repentino
nel suo volto, lo fece spaventare. E per la prima volta in vita sua.
Quegli occhi relativamente dolci (se quelli di un drogato in astinenza
potevano essere chiamati dolci)
mutarono in pochi secondi in uno sguardo che poté definire
soltanto come folle. E
quella sensazione così spiacevole -quasi una morsa
all'altezza
dello stomaco che non riusciva nemmeno a spiegarsi- si
acutizzò
quando il più basso vuotò anche la seconda dose,
continuando a tirar su col naso per un po' mentre se ne massaggiava la
base. Lo vide guardarsi intorno per qualche secondo per poi incantarsi
a guardarlo e sorridere con quell'espressione da maniaco che sul suo
volto era qualcosa di davvero inquietante. Ironico come un drogato di 1.73
possa incutere così tanta paura.
«Scopiamo»
«Che?!» Jongin osservò il
più basso
avvicinarsi a lui mentre istintivamente, ad ogni passo avanti
corrispondeva un suo passo indietro.
«Ho detto scopiamo. Ho voglia» concluse
semplicemente
massaggiandosi il cavallo dei pantaloni, cercando di dare sollievo al
piacere improvviso che la cocaina infiammava nel suo corpo.
Jongin lo osservò stupito per qualche secondo.
Davvero, gli faceva proprio impressione
vedere
quel ragazzo comportarsi a quella maniera «No bello, frena.
Sei
fatto, e anche molto. Vedi di calmare i bollenti spiriti da qualche
altra parte ok?» aveva intanto continuato ad indietreggiare
fino
ad arrivare con le spalle al muro. Prontamente il più basso
gli
fu praticamente addosso, continuando a sfregarsi il cavallo dei
pantaloni, andando a massaggiare con il dorso della mano anche quello
di Jongin, che inevitabilmente vibrò a quel contatto e si
lasciò scappare un ansito.
«Hai proprio delle labbra da scopare»
constatò Kyungsoo adesso che lo aveva davvero
vicino. Si sporse verso il viso del più alto e prese a
baciarlo
con foga, mentre la mano andava definitivamente a stringere l'ormai
semi-erezione del moro. Jongin d'altro canto, rimase letteralmente
pietrificato e non seppe neanche spiegarsi il perché. Non
era da
lui lasciarsi toccare e baciare da un totale estraneo (si
appuntò mentalmente di denominarlo così, dato che
incontrare per tre
volte scarse la stessa persona non significa
conoscerla) per di più in quelle condizioni. Ma quella
brutta
sensazione allo stomaco era solo peggiorata e non aveva avuto la forza
di fare nulla, se non cominciare nuovamente a pensare che forse avrebbe
potuto trovare un modo per farlo tornare in sé. Forse non
sarebbe poi stato tanto male andare a letto lui. Pensò anche
che
non lo aveva mai fatto con un ragazzo, ma che in vita sua non si era
mai nemmeno eccitato per un coetaneo del suo stesso sesso. Ancora una
volta i pensieri si mescolarono in una bolgia senza né capo
né coda fin quando non furono definitivamente spazzati via
dalla
lingua di quel ragazzo di almeno dieci centimetri più basso
di
lui, che continuava a vorticare impazzita nella sua bocca.
«Se vengo a letto con te...»
riuscì finalmente a
parlare Jongin quando l'altro si staccò poco delicatamente
dalle
sue labbra «... potresti prendere in considerazione l'idea di
non
fare più uso di droghe?» e mentalmente, si prese a
schiaffi, pugni e calci, per aver detto una stronzata simile. Ancora
non riusciva a capacitarsi del perché volesse vedere quel
ragazzo per ciò che era realmente, fallo uscire da quel
giro, da
quel mondo che non gli apparteneva per niente e stonava completamente
con la sua persona.
Kyungsoo sembrò pensarci un attimo su, ma in
realtà
quello che il cervello gli diceva era quanto fossero scopabili le
labbra di quel ragazzo e se anche il suo culo fosse altrettanto
scopabile come immaginava. Per averne la certezza, strinse
con forza
entrambe le natiche tra le mani, allentando e stringendo la presa
più volte constatando effettivamente che, si, ha proprio un culo da favola. «Si
si, come vuoi» rispose con noncuranza, impaziente di
affondare
dentro quel corpo che sembrava chiamarlo a gran voce.
Jongin fece una smorfia a quella risposta e pensò
che non lo
avesse ascoltato per niente. Ma si convinse dell'opposto e
sperò
per un futuro migliore per quel ragazzo di cui ancora non conosceva il
nome. E se un giorno la sua ricchezza fosse finita? Tutta sperperata in
droghe. Sarebbe rimasto senza un tetto sulla testa? Senza cibo? Proprio
come era successo a lui tanti anni prima... No, non poteva permettere
che quel ragazzo così... così... lui potesse
ridursi alla miseria di quella vita. In un attimo decise che se nessuno
si prendeva cura di quel cucciolo abbandonato, magari poteva farlo lui.
Avrebbe dovuto rinunciare a tanto, ma si ripeté che andava
bene
anche così.
Lo trascinò con qualche difficoltà
fino a quella che lui chiamava casa,
un
piccolo e diroccato semi-interrato di un palazzo fin troppo malandato
anche per gli standard di quel quartiere. Con un sospiro di sollievo,
notò che l'altro non sembrava nemmeno interessato a
guardarsi
intorno. Lo imbarazzava farsi sapere in quelle condizioni a soli
diciannove
anni. Quando Kyungsoo lo baciò nuovamente e con
più
violenza di prima, tutti i pensieri che vorticavano incessanti nella
sua mente persero di significato, tranne un ultimo che
continuò
a rimbombargli in testa fin quando, molte ore dopo, non
riuscì a prendere
sonno.
Farsi scopare
per la prima volta da uno totalmente fatto non è proprio
un'idea geniale.
****
Da quella sera, Kyungsoo tornava ogni sera in quel
quartiere, in quel
vicolo a comprare ciò di cui aveva bisogno da quel ragazzo
-che
adesso aveva scoperto chiamarsi Jongin- che ogni sera
sembrava
trovare una scusa diversa per vendergli dello schifo o/e sempre meno
roba. L'ennesima sera in cui con un'alzata di spalle gli rispose stasera niente, mi dispiace si
chiese perché continuasse ad andare da lui e invece non
cercasse
un qualsiasi altro spacciatore ben fornito. La testa sembrava
scoppiargli da giorni, non faceva altro che vomitare e stare davvero
una merda. Ne aveva un bisogno disperato.
Era stanco di stare
così male, così agitato e nervoso. Strinse le
tempie tra
le mani, facendo sempre più pressione mentre strizzava gli
occhi
nell'inutile tentativo di calmare il dolore.
«Ehi, stai bene?» chiese Jongin con
quella che
sembrò una nota di preoccupazione nella voce, allungando una
mano verso di lui, che Kyungsoo scacciò via malamente.
«No che non sto bene, idiota! Non hai mai un cazzo
di niente, ho
la testa che scoppia! Cristo...» il volto di Kyungsoo fu
attraversato da una smorfia di dolore prima d'essere costretto a
voltarsi di scatto, piegarsi in due e vomitare l'anima. Jongin gli
corse in contro sorreggendolo come meglio poteva e in quel momento
pensò che non era davvero stata una buona idea cercare di
farlo
disintossicare a quella maniera. Aveva bisogno di aiuto, un aiuto serio
e concreto che -si rese conto con rammarico- lui non poteva offrirgli
adeguatamente. Cosa poteva fare? Aveva cercato di diminuirgli le dosi
giorno dopo giorno, ma ora che se lo ritrovava in quello stato...
Doveva portarlo a casa e legarlo fin quando non si fosse calmato?
Chiamare un ambulanza e farlo ricoverare in ospedale? Probabilmente
cercare dei parenti sarebbe stata la cosa più logica da fare
ma
d'altro canto, chi era lui nella vita di Kyungsoo? Lo spacciatore che si era
portato a letto e che gli vendeva merda. Non era nessuno.
Così quando un nevrotico Kyungsoo si
allontanò di scatto
da lui incamminandosi per le strade di Seoul, rimase
semplicemente
immobile a fissare la schiena del ragazzo fin quando non
sparì
alla sua vista.
****
Jongin era quel tipo di persona che leggeva
raramente i
quotidiani. Non sprecava certo i soldi per comprarli; preferiva
rimanere nell'ignoranza che morire di fame, detto in tutta
sincerità. Ma a volte capitava che ne trovasse uno
abbandonato
su qualche panchina arrugginita al parco, o semplicemente qualche
edicolante vecchio e gentile gli permettesse di leggerlo senza
comprarlo. Allora si sedeva a gambe incrociate e, tutto attento e
concentrato, iniziava a leggere dalla prima all'ultima pagina.
Quel giorno stava semplicemente facendo una passeggiata al
parco,
stringendosi più che poteva nella grande felpa grigia, la
stessa
che indossava la prima sera che Kyungsoo era andato da lui per comprare
roba. Si ritrovò a pensare che erano almeno un paio di
giorni
che non lo vedeva. Forse aveva trovato un altro spacciatore, non è poi
così difficile in fondo pensò
con una punta di rammarico. A qualche metro da lui, vide un uomo in
giacca e cravatta alzarsi da un panchina, ripiegare il giornale che
teneva tra le mani e gettarlo nel cestino vicino, per poi incamminarsi
nella direzione opposta alla sua, probabilmente diretto a lavoro.
Jongin si avvicinò al cestino, pensando che a volte la gente
è davvero assurda. Si guardò un attimo intorno
(perché infondo si sarebbe vergognato a farsi beccare mentre
recuperava un giornale dall'immondizia) e poi prese velocemente il
groviglio di carta ripiegata, allontanandosi verso un punto
più
riparato e tranquillo dove poter leggere in pace.
Andò a sedersi ai piedi di un albero dalle grandi
radici,
accovacciandosi più che poté per recuperare un
briciolo
di calore in più. Marzo a Seoul è un mese davvero
freddo.
Cominciò a dare un'occhiata alla prima pagina, leggendo i
vari
titoli stampati in bella mostra al centro della pagina. Ma
più
che quei grandi caratteri neri scritti in grassetto, fu un piccolo
trafiletto -giusto all'angolo in basso a destra della pagina- a
catturare la sua attenzione: "Scandalo
nella famiglia Do". I Do erano
una delle famiglie più ricche e famose di tutta Seoul. A
quello
che sapeva, possedevano praticamente tutte le aziende e compagnie di
comunicazione della metropoli e negli anni gli affari si erano
allargati a contatti e commerci internazionali soprattutto con gli USA,
cosa che aveva portato non pochi benefici all'intera nazione data l'amicizia economica tra
i due paesi.
Seguì l'indicazione a piè di pagina
che indicava
l'articolo completo a pagina 27. Sfogliò velocemente
finché non trovò ciò che
cercava. In alto, lo
stesso titolo della prima pagina riportato a caratteri più
grandi e visibili, accompagnato da un sottotitolo che riportava:
"Trovato
senza vita il promettente erede del grande Do" e una foto
del
ragazzo sorridente accanto al padre, che stringeva un braccio attorto
alle spalle del figlio. Rimase per qualche secondo immobile, gli occhi
che studiavano i lineamenti di quel ragazzo in ogni suo particolare:
dalle labbra spesse tirate in un sorriso radioso, i denti dritti e le
gengive in bella vista; gli zigomi alti e tondi, gli occhi ridotti
quasi a due fessure e le borse evidenti al di sotto di essi; i capelli
neri e corti portati indietro in una cresta scompigliata e sbarazzina;
il corpo snello e così piccolo avvolto in un completo
elegante,
in tinta con quello del padre. Con gli occhi ancora sgranati quasi
quanto quelli naturali del ragazzo che sorrideva in foto,
riuscì a
cogliere qualche frase sparsa per la pagina, cogliendone il significato
approssimativo: il ragazzo era stato ritrovato morto nei bagni di una
discoteca e l'autopsia aveva riscontrato la causa della morte in
overdose da cocaina.
Una lacrima scivolò giù lungo la
guancia cadendo sul
giornale, macchiandolo e lasciando che l'inchiostro si sciogliesse
sulla
carta, offuscando un piccolo cerchio di caratteri scuri.
Pensò
che avrebbe davvero
voluto conoscere quel ragazzo in circostanze
migliori o, magari,
in un'altra
vita.
****
Leggete le
note per favore!
Buonasera people! Finalmente dopo lo sbarco sul fandom dei
Super
Junior, approdo anche sul fandom degli EXO! E davvero, non era mia
intenzione iniziare con una Kaisoo, ancor meno con una sottospecie di
angst ma, come chi mi conosce sa, sono perseguitata da questa specie di
maledizione che mi costringe a pubblicare (almeno come prima volta in
un fandom) qualcosa di sicuramente triste.
E siccome nella Kaisoo muore sempre
Jongin e io sono
alternativa, ho fatto morire Kyungsoo. Capitemi, tutto
ciò non era nemmeno in programma e davvero, la parte del
bastardo o quellochevoletevoi
più
che appiopaparla a Jongin perché è alto
è
figo, preferisco concederla a D.O. Scusatemi se non lo vedo il dolce e piccolo Do coccole,
sorrisi e gné gné, ma
la voglia di scrivere su di lui è partita proprio dalla mia
visione del suo carattere e dalla caratterizzazione che volevo dare al mio D.O.
Ah, per le ripetizioni del verbo pensare: è
fatto apposta, per il titolo e perché si.
Prendetela come viene.
Ah! I prezzi in won... prendetela come un licenza poetica.
Fortunatamente non ho idea dei veri costi delle varie droghe (ho dato
un'occhiata in internet per scegliere dei prezzi approssimativi) ma non
sono nemmeno sicura del cambio corretto (sono troppo pigra per
controllare) quindi spero per voi non siate informate su ciò
e prendete tutto come licenza poetica, davvero.
* La mia cara mogliah mi ha fatto notare delle cose che credo sia
meglio prendere in esame. Innanzitutto, i due protagonisti. Non ho
volutamente descritto le loro vite o approfondito i loro sentimenti per
dei motivi ben precisi. La storia è nata con lo scopo
d'essere una specie di slice-of-life, quindi già questo
dovrebbe spiegare tante cose. Jongin e Kyungsoo sono due personaggi
particolari (e davvero gente, mi chiedo come abbia fatto a pensare e
scrivere una cosa del genere in sole due ore) in una situazione ancor
più strana. Ci sono dei motivi ben precisi dietro che hanno
portato Jongin alla povertà e necessità di
spacciare e altrettanti sono i motivi che hanno portato Kyungsoo ad
entrare nel giro della droga. Non sto a spiegarveli adesso
perché, sinceramente, se l'idea vi piace, sarebbe più carino
scrivere altre one shot e far diventare questa una serie,
in modo da scoprire cosa ha protato questi due ragazzi alla situazione
attuale.
Comunque, fatto sta che alla fine, entrambi sono attratti l'uno
dall'altro. Solo, Kyungsoo non se ne rende conto perché
annebbiato dalla droga e Jongin.... boh. Sapeva che si sarebbe
innamorato del vero Kyungsoo.
Si dovrebbe capire dalla storia.
Credo che per quanto non sia scesa in particolari descrizioni
psicologiche, la storia sia alquanto complessa da quel punto di vista.
Non so che altro dire al momento, io modifico le note ogni tre secondi
perché puntualmente dimentico qualcosa d'importante da dire.
**Ahahah avevo sbagliato l'altezza di D.O xD Non me ne vogliate male,
non sono una di quelle fan che sa a memoria vita, morte e miracoli dei
ragazzi. Comunque, ho controllato in internet giusto ora, spero sia
corretto adesso.
Sarei felice se mi faceste sapere cosa ne pensate, soprattutto vorrei
capire se il fandom italiano si davvero attivo o meno quindi boh, io
aspetto voi!
안녕하세요!
Polly~
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