fffffff
E
rieccomi dopo
diverso tempo ad aggiungere una nuova storia, cogliendo l'occasione per
dirvi che "convivenza forzata" è stata aggiornata e
finita...
per ora. Spero che questa vi piaccia come le precedenti,
perchè
il vostro sostegno è indispensabile per andare avanti e
migliorare la storia, ed anche Me "scrittrice".
Premetto gia, che più in la ci saranno scene dal raiting
rosso, tra cui erotiche e/o cruente.
Questo è un link che porterà direttamente, chi
interessato, ad ascoltare la canzone che ho "usato" per questo primo
capitolo:
http://www.deadwinter.net/upload/files/Enigma%20-%20Gravity%20of%20love.mp3
Non mi resta che dire: Buona Lettura.
§§§§§§§
Una bandiera dai colori del sole sventola frenetica, giocando contro
il vento di quella mattina inoltrata. Più distante, in
risposta
ve n'è un'altra, del colore del cielo, dove un enorme aquila
si
muove su quel drappo, sembrando quasi reale.
Possenti zampe si muovono a ritmo, affondando, scavando, sollevando
la terra che al loro passaggio sembra voler esaltare quei possenti e
fieri destrieri. La lunga distesa verde quindi, lascia il libero
accesso ai Cavalieri diretti al castello di Seldor, mentre i raggi
solari danno del loro meglio infrangendosi contro le armature di quest
ultimi, lasciando che esse brillino in risposta ad ogni singolo
frammento di luce.
Una lieve brezza accompagna quella scena, spostandosi dal drappo
colorato, alle criniere dei cavalli, ai fini fili d'erba, fin al
soldato che sulla torretta da il comando di abbassare il ponte
levatoio.
Uno scricchiolio del legno, fa si che chi all'interno delle
mura possa prender parte all'arrivo delle Guardie Reali di Dom.
Queste dal canto loro, si limitano a diminuire l'andatura dei loro
destrieri, entrando con assoluta calma nel cortile del castello.
Il brusio di voci, le grida gioiose dei bambini, i saluti dei vari
soldati e cavalieri rivolti ai nuovi giunti, fanno si che un ometto
basso e tarchiato vestito di tutto punto, si faccia largo dalla
folla che ormai accerchia le Guardie, senza farsi vedere.
Quindi, tra una gomitata, una spinta ed una leggera imprecazione,
Tullio De Borgo si fa spazio avvicinandosi a breve distanza alla
Guardia a cavallo precedente le altre tre.
Piegandosi quasi in due, sia per dovuto saluto e quindi inchino di
rispetto, sia per il fiatone che blocca ogni sua parola, cerca
di parlare con voce sommessa "Che il cielo mi fulmini! Vi aspettavamo
non prima di domani!" strabuzza un istante gli occhi, come se
qualcuno gli avesse dato una gomitata in pieno stomaco, prima di
lasciare che un profonfo respiro preceda le sue parole "Lieto
però di rivederVi De Gaulle" un sorriso si fa largo,
mostrando
la dentatura malaticcia dell'uomo.
La Guardia a cavallo del nero destriero, che nel frattempo ha
osservato dall'alto in basso quell'ometto, senza proferire parola, si
limita a lasciare le redini sul collo dell'animale, portando poi
ambo le mani all'altezza del capo. Subito viene sfilato l'elmo, che
ne rivela il volto pallido e la chiara espressione sicura del
Comandante delle Guardie Reali, mentre una lieve brezza ne scompiglia
i corti capelli corvini.
Il sorriso sprezzante che il Comandante porta, si annulla
quando muove le chiare labbra per parlare, chinando lievemente il capo
verso il basso "Ius, ser De Borgo..." una pausa, mentre lascia che la
lingua
passi una volta sola sulle fine labbra, umettandole "Vedo che
crescete sempre più..." sarcastico, mentre le chiare iridi
squadrano da capo a piedi l'ometto, soffermandosi su ogni minimo
particolare.
Questo, si limita a sorridere, abbassando un
istante lo sguardo, prima di riportarlo sul Comandante, o
più
precisamente sul suo mento, data l'incapacità di sostenere
il
suo sguardo freddo, "Che Volete farci, mi concedo i pochi piaceri che
la vita mi ha concesso..."
"Oh, immagino... ma dalle Vostre vesti devo dedurre che la vita Vi ha
fatto dono di qualcos altro rispetto all'ultima volta che ci siamo
incontrati..."
"Esattamente" risponde pronto ser Tullio, gonfiando d'orgoglio il petto
"Sono divenuto il Segretario del Re da diversi mesi ormai." Attende una
qualche risposta, se non complimento da parte del Comandante per
quell'incarico, ma, deve accontentarsi di un'altra squadrata
d'occhi, "Ehm... coff coff..." si porta la mano destra chiusa a
pugno all'altezza della bocca, cercando di mascherare un finto tossire,
"lasciate che chiami lo stalliere per condurre i Vostri destrieri alle
scuderie..." volta il capo a destra e manca, cercando qualcuno fra la
folla, "Santi numi Alice! Dove sei finita?"
L'attesa dura diversi minuti, attendendo che la persona da lui chiamata
si
faccia avanti, sotto lo sguardo freddo del Comandante, e dal
ridacchiare delle tre Guardie dietro di lui.
Questo provoca l'inevitabile rossore sul viso dell'ometto, che
si affretta a rispondere "Dovete perdonarmi, ma questi ragazzi
d'oggi sono degli scanzafatiche! ...Alice! Aliceee?!" riprende quindi
ad
urlare quel nome, portando entrambe le tozze mani all'altezza della
bocca, con l'intento d'ampliare la sua voce.
Sospira esasperato, quando una voce si fa largo tra la folla,
attirando l'attenzione dell'uomo e delle quattro Guardie, "Eccomi!
Eccomi!" una ragazza vestita con abiti maschili avanza tra la
gente, spintonando qualcuno da una parte e qualcun'altro dall'altra,
"Sto arrivan--" non riesce a proseguire la frase, che un'uomo
abbastanza robusto le da una spinta di rimando, facendola finire
contro una coscia di uno dei cavalli delle Guardie. Questo per sua
fortuna non si mette a scalciare colto di sorpresa, si cimenta
invece nell'impennarsi diverse volte, nitrendo seccato mentre la
Guardia in sella cerca di calmarlo.
"Io... mi dispiace ser..." si scusa la ragazza, inchinandosi
diverse volte, in modo esagerato, tanto da portare i neri capelli
sciolti sulle sue spalle, a toccare terra quasi con le punte.
"Tranquilla, non l'avete fatto apposta..." risponde la Guardia, mentre
un sorriso divertito si fa largo sul suo giovane volto "Suvvia,
potete tranquillizzarvi, davvero." prova a rassicurarla, mentre
la ragazza ancora resta china verso loro.
"Alice!" interviene a quel punto l'ometto, afferrandole malamente un
braccio. La strattona un poco, cercando di attirare la sua
attenzione su di lui, "Hai fatto fin troppi danni oggi! Vedi di darti
una mossa e portare i cavalli delle Guardie in scuderia!" quasi un
ringhio gli usce fuori, facendo si che il rossore sul volto
assuma quasi una gradazione violacea.
"Subito!"
"Alt." una voce fredda raggiunge i due, portandoli ad alzare entrambi
lo sguardo sul Comandante, ancora seduto in sella, "E' sola, non
può condurre quattro cavalli da guerra in scuderia, sapete
bene
che temperamento hanno."
Il Segretario muove le labbra per parlare, ma viene preceduto da Alice
"State forse dubitando delle mie qualità Messere?" un tono
stizzito esce dalle rosse labbra, in contrasto con il candido
volto che le accoglie.
Uno scalpellotto sulla nuca la raggiunge, da parte del Segretario, che,
davvero viola in volto, la riprende subito "Modera il tono ragazzina!"
La ragazza non gli risponde, si limita a borbottare qualcosa di
incomprensibile ad orecchie estranee, rivolgendosi poi al Comandante
"Perdonate la mia mancanza d'educazione..." cerca di usare tutta
la finzione necessaria per dar l'idea che sia davvero mortificata, ma
il silenzio del Comandante le fa venire l'enorme dubbio di non
esserci riuscita.
Rimangono tutti in attesa quindi, quando questo si decide a parlare,
"Non scusatevi di qualcosa che non pensate sia giusto..." una pausa,
mentre la scruta attentamente dall'alto "Fate bene a difendere il
Vostro lavoro, Io stesso risponderei a tono se Venisse a Me rivolta
cosa non gradita."
Di rimando, la ragazza si limita a donargli un sorriso, stavolta
sincero, ma che non viene ricambiato.
"Tuttavia...Van, aiutate la Lady a portare i cavalli in scuderia..."
guarda una delle tre Guardie, quella protagonista del precedente
incidente, per l'esattezza "AssicurateVi che vengano trattati
egregiamente." usa il solito tono pacato ma autoritario, che lo
distingue, come sempre.
"Mpf!" una smorfia di disappunto altera i delicati leneamenti
della stalliera, portandola a volger capo in tutt'altra direzione.
Il Comandante la fissa un istante, con un'espressione
indecifrabile, seguito a sua volta da Tullio, che ha ben poco di
indecifrabile vista l'espressione sconcertata "Dopo facciamo i conti!"
bofonchia, agitando il
tozzo indice della mano destra in direzione d'Alice.
Da parte della stalliera nessuna risposta, si concentra invece nel
seguire i movimenti
nelle Guardie nello scendere da cavallo. Sul Comandante porta
particolarmente la sua attenzione, inclinando lievemente il capo verso
la sua destra, costringendo cosi i capelli a seguire quel movimento,
lasciandoli ricadere lungo la spalla.
Se ne accorge, ma non ve ne bada altamente, troppo abituato
ormai ad avere lo sguardo delle persone puntato addosso, delle donne
poi. Riprende a stringere le redini nella mano sinistra, quando
libera ambo i piedi dalle staffe, facendo si che la gamba destra
possa passare sopra il dorso dell'animale, e raggiungere sul fianco
sinistro la gemella.
Scende da cavallo elegantemente, come la sua figura ispira nel solo
vederlo.
Attende quindi che la ragazza si avvicini, lasciandole poi le redini,
"Mi raccomando, trattatelo a dovere."
"Sarà fatto..." mormora lei, afferrando le redini nella
mano destra, mentre subito dopo le vengono poste le redini di un altro
destriero nella sinistra. Aspetta che l'altra Guardia la
raggiunga, donando un secondo l'attenzione al Comandante, "Lieta
giornata." cosi si congeda, iniziando a muover passo.
"Lieta giornata a Voi..." è la sua risposta, mentre i loro
sguardi si
incrociano per una frazione di secondo. Ciò, porta le
delicate e morbide gote della ragazza a colorarsi di un rosa pallido,
che viene quasi subito esiliato dallo sguardo dell'uomo, quando lei
volta velocemente il capo, dritto davanti a se.
Inizia quindi a dirigersi verso le stalle, tenendo strette le
redini dei due destrieri che la seguono, seguiti a loro volta dalla
Guardia Reale rimasta ad aiutarla.
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