Prologo
Il mio nome è Pablo,
cosa faccio nella mia vita? Lavoro
nella biblioteca ereditata dai miei genitori in una piccola
città nella contea
di West Yorkshire in Inghilterra: Halifax. E’ una
città di circa 82.056
abitanti.
Passo le giornate a leggere i
libri, a togliere la polvere
da quelli un po' meno usati.
Non vengono molte persone qua, adesso c'è internet, nessuno
ha più bisogno di
una biblioteca, ma io qui ci sono cresciuto e ho troppi ricordi per
abbandonarla, questa è la mia vita, o meglio la vita che mi
è capitata.
Quello che avevo in mente di fare, dopo il liceo, era
l'università per
diventare psicologo, ma un incidente ha cambiato per sempre la mia
vita, il mio
destino, adesso ho 18 anni e lavoro nella biblioteca di famiglia, bella
vita
eh?
La mia è una vita
alquanto monotona: la mattina alle sette
meno venti sono in piedi, mi faccio una doccia e vado a fare un
po’ di spesa in
centro a Halifax, torno in biblioteca e passo tutto il resto del giorno
a
leggere.
Mi piace cantare e devo dire che mi
hanno sempre detto che
ho anche una bella voce, mia mamma mi diceva sempre che avrei potuto
fare il
cantante, ma dopo la loro morte ho dovuto prendermi cura delle mie due
sorelline più piccole e il tempo di fare altro non ne ho mai
trovato.
Sono stato un tipo abbastanza
studioso, quando ero piccolo
passavo le mie giornate a leggere, il reparto Romanzi era
il mio
preferito, passavo lì ore intere, leggevo una marea di
libri. Anche adesso
leggo tanti libri, un po’ per il fatto che non ho altro da
fare un po’, invece,
perché mi piace ancora leggere.
Ma la storia che sto per
raccontarvi è la storia di un
ragazzo, che è cambiato grazie a una persona, incontrata per
caso, in un giorno
d’inverno.
“Sofia, Lucy, svegliatevi
che la colazione è pronta”.
Chiamai le mie sorelline per la colazione, anche se mancava poco alle
vacanze
di Natale, dimostravano di non avere più voglia di andare a
scuola. “Allora
piccole, avete fatto i compiti per oggi?” dissi servendo la
colazione alle
bambine “Si però fratellone” Lucy
sorrise con un’aria da furbetta “dobbiamo
andarci per forza a scuola?” “Lucy, non cominciare,
mancano solamente dieci
giorni e ci saranno le vacanze di Natale, dopodiché faremo
l’albero, il presepe
e starete a casa con me, ma devi resistere almeno dici giorni, vedi
prendi
esempio da tua sorella” sbuffai mettendo il latte in frigo e
la tazza
nell’acquaio.
“Pablo, oggi posso
rimanere da una mia amica a fare dei
compiti?” Sofia si risvegliò dal nulla, era ancora
addormentata, penso che
fosse innamorata “Certo piccoletta, tu Lucy che programmi hai
per la giornata?
Non voglio avere molte rompiballe intorno oggi”
“Tranquillo, anche io rimango
da un’amica” sorrisi, non le volevo intorno
“Bene, adesso mettetevi il
giubbotto e andate che il bus sta arrivando”. Uscirono di
casa e io andai a
ripulire un po’ la cucina.
Era venerdì e dopo
essere tornato da fuori, andai in
giardino e dopo essermi steso sull’amaca mi misi a leggere i
primi righi di una
pagina a caso “..«Siamo
solo noi due, Elena», disse Damon con voce intensa.
«Tu sei mia. Io sono tuo.
Ci amiamo fin dall'inizio dei tempi».
Ma certo. Doveva essere quello il motivo dei brividi: tremava di gioia.
Lui le
apparteneva. Lei apparteneva a lui. Erano fatti l'uno per l'altra.
Mormorò una
sola parola: «Sì».”. Chiusi il libro, era troppo
romantico per i miei gusti, tornai
dentro e andai nell’ingresso della biblioteca.
Una ragazza dai capelli scuri era
appena entrata, le andai
incontro “posso aiutarla signorina?” lei si
guardò intorno e “veramente sto
cercando una persona”, “ oh capisco, ma
è finita nel posto sbagliato, questa è
una biblioteca, non una stazione di polizia”. Lei rise
“lo so, ma stavo
cercando Carol”. Mi irrigidii. Erano secoli che non sentivo
il nome di mia
madre, tranne che dalla mia vocina nella testa, ma ora questa ragazza,
che non
avevo la minima idea di chi fosse, stava cercando mia mamma.
“Mi dispiace, sei
arrivata in ritardo di qualche anno, è morta”
presi una sigaretta e la misi in
bocca “oh Dio, come? Non posso crederci” si
barcollò sulle gambe, si mise a
sedere su una piccola poltroncina che stava a pochi passi da noi
“povera, come
è successo?” “vuoi un sorso
d’acqua?” le domandai e “beh è
successo, cosa
volevi da lei?” mi guardò con le lacrime che
stavano cominciando la loro
discesa sul suo bel viso “io.. lei.. non so ero passata a
trovarla e tu.. ora..
lei..” la fermai “senti io non ho idea di chi tu
sia, ma se devi stare qui a
balbettare, puoi anche andartene” mi diressi verso la porta
del giardino e
accesi la sigaretta “si perdonami” si
alzò, “sono Giada, sua nipote”.
Il mio sguardo divenne incredulo,
non sapevo di avere una
cugina, o almeno non mi ricordavo di lei, per quale motivo non sapevo
della sua
esistenza? Come mai mia mamma non mi aveva mai parlato di lei? Tante
domande e
nessuna risposta.
“Piacere, adesso puoi
anche andartene, mia mamma non c’è”
uscii fuori e lei se ne andò.
Salve a
tutti, mi chiamo
Pablo e questa è la mia prima storia a capitoli,
sinceramente ammetto di non
saper scrivere molto bene e che faccio molti errori di ortografia,
punteggiatura ecc.
Voglio scrivere perché
scrivere mi chiude in un mondo tutto mio, in un mondo che creo io, ed
essendo
io il creatore, è un mondo perfetto.
Mi aspetto recensioni da
chiunque e di qualsiasi genere, positive e negative, in nessun caso mi
offendo.
Se volete seguirmi su
Twitter sono: @wjldestdreams
Grazie
mille
e a presto
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