Quella strana avventura che è il nostro amore
Fuga dall'amore
"Ormai non so che farmene di lui... Basta non voglio più neanche vedere la sua faccia." sbottò Ranma, che aveva lasciato il suo ragazzo per l'ennesima volta. Era
al ristorante di Shampoo, attorniato da quelle che un tempo erano le
ragazze che combattevano per il suo amore, e che ora erano le sue
migliori amiche. Oltre
alla cinesina erano presenti Ukyo e Akane.
Delle spasimanti mancava solo Kodachi, che ancora attentava alla sua
virtù, non essendosi arresa all'evidente omosessualità del ragazzo.
Come ultima partecipante c'era Lin Chan, nuova cameriera del locale,
che si era aggregata volentieri al gruppo. "Pensavo
che avessi imparato a conoscere Kuno." fu il commento di Akane "Lo sai
che non è un genio, anche se ammetto che mi ha stupito quando ha capito
che tu eri la Ragazza con il codino." "Vuole solo dire che anche la sua
stupidità non è infinita." rimarcò Ranma, che non riusciva a
trattenere offese nei confronti del suo ragazzo, quando era arrabbiato.
"In pratica mi sono trasformato davanti a lui. Dovevate vedere la sua
faccia, sembrava che avesse visto un fantasma. L'ho osservato rabbuiarsi,
cominciare a pensare per cercare una soluzione e poi andarsene chissà
dove a rimuginare. Te la ricordi la scenata che mi ha fatto, dopo due
settimane che nessuno lo vedeva?" "E come potrei scordarla!" rise Akane
"Mi ha quasi rovinato la festa di compleanno. Per fortuna alla fine le cose sono evolute al meglio "Me lo ricordo pure io." ridacchiò Ukyo. "Però non mi sembrava che le cose tra di voi andassero così male." disse Shampoo. "In
realtà la colpa è del signor Kuno e di Kodachi." ammise Ranma, triste
"Non mi lasciano in pace un solo istante, nonostante Take-chan si arrabbi
molto. Il preside continua ad attentare alla mia vita,
Kodachi alla mia virilità. Per fortuna, essendo propositi
opposti, spesso s'intralciano fra loro." Seguì
un attimo di silenzio, durante il quale ognuno sembrava pensare a una
soluzione per il problema del ragazzo: non poteva continuare a
difendersi dagli attacchi di chi abitava con lui. "Senti,"
intervenne Akane "perché non torni a vivere alla palestra con noi. Papà non è
più così arrabbiato, sono certa che se glielo chiedo per favore,
accetterà. Magari così potremmo richiamare anche Genma, credo sia
stanco di dormire nella sala d'aspetto dello studio del dottor Tofu." Ranma scosse la testa, risoluto. "Mi
dispiace Akane ma ho un minimo d'orgoglio. Tuo padre ci ha cacciati su
due piedi, senza darci la possibilità di trovarci prima un posto dove
andare. Non me la sento proprio di elemosinare alla sua porta."
Oltretutto Ranma era certo che fosse ancora fuori di sé, ma non lo
disse all'amica, che lo venerava essendo il suo unico parente in vita,
oltre le sorelle. "Sono certo che mio padre accetterebbe, però, come
esperto di arti marziali di orgoglio ne ha davvero poco." "E tornare da tua madre?" propose Ukyo "Alla fine, nonostante la promessa
di harakiri, è l'unica che ti abbia accettato per quello che sei fino
in fondo." "Uhm, potrei, ma dovrei cambiare ancora scuola e non me
la sento. Mi sono accorto di avere dei voti più decenti da quando
frequento regolarmente le lezioni, senza correre dietro a quel demente
di mio padre. E poi vedrei Kuno troppo poco." rispose. "Ma che te ne importa se non vuoi stare con lui?" lo riprese Shampoo, facendo ridere le altre. -Maledetta
linguaccia.- pensò Ranma, arrabbiato con se stesso -E maledetto Kuno,
nonostante tutto non riesco a fare a meno di pensare a lui.-
"Scusa,
posso chiedele una cosa?" intervenne Lin Chan, che era da poco in
Giappone e non aveva ancora perso l'accento. "Come gestite tu e Kuno le
tlasfolmazioni in lagazza? Tu dice che lui è innamolato di Lanma
maschio, o ho capito male?" "Diciamo, che al contrario di quando
abitavo dai Tendo, passo meno tempo possibile trasformato in ragazza."
ammise Ranma "Non per pudore, ma non sono ancora certo che gli altri
due sveglioni abbiano capito che sono sempre io, in fondo i geni sono
sempre quelli, e non vorrei che cambiassero atteggiamento. Tipo Kodachi
che tenta di uccidermi e il preside di violentarmi." "Non pensavo
certo al pudore, voi maschi non conoscete il significato della parola,
tu meno degli altri." lo apostrofò Akane, memore delle scene che aveva
fatto alla palestra Tendo, mettendo in imbarazzo soprattutto suo padre Soun. "Pensi mai di
andare in Cina per tornare normale?" "In un futuro lo farò di certo.
In realtà Kuno me l'ha promesso come regalo se sarò promosso all'ultimo
anno di liceo." rivelò Ranma. "Uhm, ora capisco perché sei migliorato tanto." ridacchiò Akane "Temi che si possa rifiutare se non passi?" "Kuno
ha una certa idea dell'onore. Se fa una promessa, la mantiene, ma
seguendo le regole. In caso contrario faccio prima ad andarci a
nuoto, poiché non me lo posso permettere." sbuffò Ranma. Le ragazze risero ancora: trovavano divertente il ragazzo arrabbiato. "Addirittura
pensa che prima di partire mi possa iscrivere all'università. Per
fortuna che non l'ha messo come obbligo per la promessa, altrimenti
sarei sistemato." Un bussare alla porta, lo fece sobbalzare "Non aprite
deve essere lui, non me la sento di tornare con lui al momento." Il bussare alla porta si ripeté, questa volta seguito da preghiere per farsi aprire. Nessuna risposta ancora. "Shampoo, lo so che Ranma è lì, perciò, se non vuoi che sfondi la porta, aprimi." minacciò. La ragazza guardò un attimo l'amico, poi s'inchinò davanti a lui. "Perdono, mia nonna mi lincia se lui distrugge il locale, perché lo usi per nasconderti." disse. "Va pure, non voglio che la vecchiaccia se la prenda con te." accordò Ranma. Un
attimo dopo Shampoo aveva aperto la porta del locale e dopo un paio di
giorni, in cui Ranma non era tornato alla villa dei Kuno, i due
fidanzati si ritrovarono l'uno di fronte all'altro.
Kuno, al
contrario del solito, non aveva la sua divisa di Kendo, era vestito
in pantaloni e camicia. Le ragazze allargarono gli occhi: non era
niente male vestito in borghese, per non parlare di quell'espressione
contrita e imbarazzata che aveva sul volto! Sembrava che avesse sulle
spalle tutti i problemi del mondo e che cercasse di impegnarsi per
risolverli. Dopo aver salutato la padrona di casa e le altre ragazze,
si rivolse a Ranma, che dal canto suo aveva deciso di mostrargli le
spalle. "Ranma, tesoro, torna a casa con me, non puoi vivere in
mezzo alla strada." lo implorò. Purtroppo sapeva di aver torto,
nonostante la colpa non fosse sua ma dei congiunti. "Ho più
possibilità di sopravvivere, tuo padre continua a trovare delle
maniere sempre più sofisticate e fantasiose per eliminarmi fisicamente e, anche se
non riesce a scalfirmi, è fastidioso vivere in continuazione con il timore di
essere attaccati." rimbottò Ranma "Per non parlare di Kodachi." disse
voltando la testa all'indietro "Saresti contento se cedessi alle
avances della tua sorellina?" Kuno scosse la testa, impallidendo al pensiero. "Temo di perderti se dovessi starmi troppo lontano." confessò ricambiando di nuovo colore e diventando rosso fiamma. A
quella confessione, fatta davanti a degli estranei, Ranma sentì un
brivido alla schiena. Kuno non era facile ad effusioni in pubblico e
doveva essere stato difficile per lui aprirgli il cuore in quel
momento. Decise di non dargli comunque corda, ma si era commosso. Kuno,
che si aspettava una risposta, rimase un attimo in attesa. Shampoo,
vedendolo in difficoltà, gli accennò di continuare, facendogli
capire che era sulla buona strada. "Ranma, resisti solo qualche
mese. Quest'anno mi diplomerò e poco dopo diventerò maggiorenne. Allora
potremmo andarcene entrambi da quella casa." propose. Allora il ragazzo si voltò e guardò per la prima volta il fidanzato in volto. "Ma... Take-chan?! E l'università? Ci tenevi così tanto." gli fece notare Ranma, con un tono già meno scontroso. "L'unica
cosa cui tengo sei tu." rispose Kuno, scuotendo la testa e beccandosi
l'ammirazione delle ragazze "Mio padre ha sempre voluto che studiassi
ma, se non accetta te, non mi sento più obbligato a seguire le sue
direttive. Ran-chan, verresti a vivere con me appena potrò lasciare la
casa di mio padre?" Ranma
era davvero rimasto senza parole ma il suo
volto parlava per lui. Sapeva quanto lo studio contasse per Kuno e il
fatto che lui rinunciasse a tutto per amor suo lo faceva commuovere e
si rendeva conto che sarebbe stato infelice a rinunciarvi. Non poteva
permetterglielo. "Io
non posso negarti il sogno di studiare e di costruirti una carriera."
le parole gli uscivano dalla bocca a fatica "Forse questo è un motivo
in più per chiudere la storia qui. Non abbiamo speranze di essere
felici in futuro, perciò fattene una ragione." "Ma Ranma..." cercò di dire Kuno. "Niente
ma, vuoi la verità?" rimarcò il ragazzo, per cercare di convincerlo "Io
non ti amo, anzi credo di non averti mai amato. Probabilmente mi
piaceva il fatto che fossi ricco, anche mio padre mi ha spronato per
questo motivo a stare con te, ma la tua famiglia di merda non la sopporto per tutto
l'oro del mondo." Ranma
ci aveva messo tutto l'impegno che poteva per apparire crudele e
canzonatorio. Ogni parola di quel breve discorso aveva fatto male a
Kuno, che in un'occasione normale avrebbe impugnato la sua spada di
legno e invitato l'avversario a una lotta l'ultimo sangue. Ma
non aveva la spada e comunque non sarebbe mai riuscito a battersi
contro il ragazzo di cui era innamorato. Scelse allora di fuggire,
cercando di nascondere tutto il dolore che aveva dentro.
"Sei stato molto convincente, direi." l'informò Akane, nel caso lui stesso non se ne fosse accorto. "Non
è difficile ingannare quel credulone. Con il tempo capirà che è
stato meglio così." disse, tristemente Ranma "Non potevo permettergli
di rinunciare a tutto per me. Un giorno me l'avrebbe rinfacciato." "Ma
che farai ora? Devi decidere dove andare a stare." gli ricordò Akane
"Convengo anch'io che sotto i ponti non staresti comodo." "Puoi
stare da me quanto ti pare." propose Ukyo "Dove si mangia in due si può
mangiare anche in tre, e poi mi potresti aiutare con il locale, quando
hai tempo. Da ragazza attiri un sacco di clienti." "Potrei venire da
te per qualche giorno, finché non mi sono messo d'accordo con mia madre
per tornare da lei." accettò il ragazzo. "Alla fine te ne vai." Ukyo era triste e quasi dispiaciuta di essere lei ad avere avuto quell'idea: le sarebbe mancato. "Mi
dispiace, andavi così bene a scuola, temo che senza lo sprone del
viaggio in Cina ritornerai il solito somaro." aggiunse Akane. "Grazie
per la fiducia, sei davvero un'amica. Comunque sono certo che la
lontananza farà bene a entrambi per dimenticarci l'uno dell'altro."
sentenziò Ranma, cercando di essere convincente con gli altri, anche se
non lo era con se stesso.
Note: ho usato il Prompt Una Frase/Citazione - Ormai non so che farmene di lui... Basta non voglio più neanche vedere la sua faccia. (Si vede che ho usati il copia/incolla?) |