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Wecome To PageBreeze
Capitolo 1: S.O.S. (Good Charlotte – The Chronicles of life and
death)
Il fischietto del professore risuonò
nello stadio, dandomi l’opportunità finalmente di crollare a terra. Avrei
preferito buttarmi su un grande prato soffice invece che lì sul circuito di
atletica, sollevando da terra una nuvola di polvere rossiccia.
Guardai in alto, il sole faceva capolino
dalle nubi che si erano formate nella mattinata, quella stupida città era sempre
così, la mattina ti alzi con un magnifico cielo azzurro terso, e con il sole che
illumina le vette più alte delle montagne e poi puf! Tutto dun tratto compaiono
come dal nulla ste benedette nuvole che vanno a coprire tutto!
La mia è una piccola città di nome Kiryu,
conterà sì e no 40000 abitanti. Si trova in collina, ma mezzora di macchina
basta per farti arrivare oltre i 1000 metri di altitudine. È graziosa come
località, si sta bene, non può certo offrire i divertimenti o le attrazioni di
una grande metropoli è vero, ma ha il suo fascino.
Amo la vita tranquilla, non sono la
tipica ragazza che il sabato sera non aspetta altro che uscire per andare in
discoteca, a me basta la tv e un buon film che già mi sento del tutto appagata.
Yoko mi si avvicina – sei già stanca?!-
mi dice
"guarda che è inutile che tenti di
regolare il respiro, si vede lontano un miglio che sei distrutta pure tu!" –
già… odio fare atletica e tu lo sai- le rispondo al contrario di quello che
stavo pensando.
Yoko è una delle mie amiche, se così è…
È difficile trovare delle persone che si
possono considerare veramente tali.
Magari sembrate gemelle siamesi per un
po’, andate in giro assieme, vi invitate a turno a mangiare la domenica, in
sostanza fate tutto insieme fino a quando la vedi che si sta stancando e le
telefonate di ore si riducono a mezze ore, le uscite si fanno sempre più rade,
finché non scopri che si è trovata il ragazzo e che lui ti ha sostituita, poi
quando si mollano lei torna e tu (io) che sei stupida, troppo buona da far
impallidire a volte la fata madrina di cenerentola la accogli a braccia aperte.
Comunque tornando a lei, è una bella
ragazza, non è altissima ma ha tutti gli attributi al posto giusto, capelli
lunghi fino alla vita lisci, occhi scuri e un sorriso smagliante. Addosso le sta
bene tutto, perfino la tuta da ginnastica verde acido che la scuola ti rifila.
È l’unica forma di divisa che è
sopravvissuta, da quando con voto popolare i ragazzi le hanno abolite,
scatenando una guerra a chi è più trendy.
Mi aiuta ad alzarmi e chinandosi fa
esultare quei cani in calore dei miei compagni.
Con non chalance si gira e mostra il dito
medio a tutto il gruppo.
- ma come ti dà fastidio? Credevo che ci
godessi a tutte quelle attenzioni…- dissi sarcasticamente.
- Alle lunghe diventa stancante credimi
Keira…-
E io non posso far altro che crederle
perché non lo so.
Noto che l’unico che non ha fatto una
piega è il solito ragazzo, non sono mai riuscita a scambiarci quattro
chiacchiere, sta sempre in disparte con il suo lettore mp3 nelle orecchie.
Yoko vedendomi fissare un punto oltre la
sua testa si gira ed emette un lungo sospiro.
- io quello proprio non lo capisco. E
pensare che una volta gli morivo pure dietro!- disse
- davvero? E perché io non lo sapevo?-
chiesi
- perché è successo prima che fossimo in
classe insieme.- rispose guardando verso l’alto nell’atto di ricordare.
- Non lo metto in dubbio è veramente
bello e poi è pure bravo a scuola…- notai io.
Lo fissavo seduto sulle tribune con lo
sguardo perso chissà dove, i capelli argentei lunghi fino alle spalle, un corpo
neppure a dirlo statuario e due profondissimi occhi verde acqua.
Yoko mi fece un coppino.
- toglitelo dalla testa! è meglio
lasciarlo perdere quello lì! Gira voce che spacci…- mi disse in tono di
rimprovero.
- Perché? chi l’ha visto?-
- Nessuno ma uno a cui non interessa
niente e che non si è mai visto in compagnia di una ragazza o è gay oppure è un
drogato… forza dobbiamo fare il salto con l’asta sbrigati!-
Si allontanò.
Non credevo che fosse vero ciò che mi
aveva detto, ognuno è diverso, se lui preferiva stare da solo buon per lui, se
così si sentiva felice.
Senza accorgermene lui mi stava fissando
da un po’, probabilmente chiedendosi perché diavolo lo stavo guardando da
secoli, quando me ne resi conto, l’unica cosa che fui capace di fare fu
sorridergli e girarmi raggiungendo yoko prima che diventassi rossa come un
pomodoro.
Già che ci siamo e per educazione mi
presento:
il mio nome è Keira del Monte, ho 17 anni
e frequento un istituto tecnico commerciale, anche se a questo punto non so cosa
ci faccio… vivo con i miei genitori e mio fratello che attualmente studia a
Tokyo, per adesso vi basti sapere questo imparerete a conoscermi strada facendo,
sempre che mi vogliate seguire!
Negli spogliatoi io mi diressi verso i
bagni per cambiarmi, non stavo con le altre perché mi vergognavo.
Non è che ho un brutto fisico, sono alta
ho delle belle gambe dritte, il sedere tutto sommato accettabile, ma quello che
mi frega è la pianura che mi ritrovo al posto di quella bella catena montuosa
che ha invece la mia amica, una cosa che per i ragazzi di oggi sembra
indispensabile….
e non ho i capelli lisci che avrei sempre
voluto, ma dei "bei" ricci castani scuri quasi neri che molto spesso liscio con
l’aiuto della piastra. Direte "questa è matta a vergognarsi" eppure è così, non
mi sento bella, mi trovo troppo magra e non penso di avere il fascino che serve
ad un adolescente dei giorni nostri.
Odio quasi tutto di me, tranne gli occhi.
Quelli mi sono sempre piaciuti, anche perché a differenza della metà dei
giapponesi che li hanno marroni, io ce li ho azzurri, grandissimi occhi
azzurri.
Mi rimisi in sesto, sentivo le altre
ragazze scherzare e ridere sulle figuracce che hanno fatto, scambiandosi le
ultime novità sui rispettivi fidanzati.
Mi piazzai davanti allo specchio sopra il
lavandino, mi guardai tentando di mettere a posto la frangia, poi presi
l’elastico e mi feci una bella coda alta fermandola all’insù con una pinza a
forma di farfalla, me l’aveva regalata mio fratello, c’ero parecchio
affezionata.
Ripassai un po’ la matita nera intorno
agli occhi, mi sistemai la maglietta con la stampa di un paio d’ali sulla
schiena (comprata a 5 yen al mercatino) e rimisi le tasche dei jeans a posto,
infilandoci il telefonino e l’mp3.
Presi la cartella da terra, nella parte
superiore svetta la scritta "there are many worlds but their share the same sky
- one sky one destiny" frase rubata dalla poesia di un videogioco (^_-) e uscii.
Il cielo….
È così bello, la sera mi piaceva
piazzarmi sul davanzale della mia camera ad osservare le stelle, cercavo sempre
di individuare le costellazioni (con scarso successo), l’unica ero riuscita ad
individuare era il carro piccolo o grande che fosse.
Entrai nello spogliatoio vero e proprio,
naturalmente Yoko era ancora in mutande, adora parlare e così finisce per
metterci una vita…
- io comincio a uscire ti aspetto qui
fuori- lei mi fa un cenno alzando il pollice, spero che abbia veramente capito.
Uscii, quel giorno c’era vento, le nuvole
se ne stavano andando lasciando di nuovo il posto al sole.
Alzai una mano verso l’alto facendomi
schermo, lascio che i raggi passino tra le dita, è come se tenessi in mano la
luce.
Tirai fuori il lettore accendendolo,
tanto ci sarebbe stato mooolto da aspettare.
Scelsi la canzone, alzai il volume e mi
misi gli auricolari.
Appoggiai la cartella a terra facendo
qualche passo fino ad un grosso albero.
È lì da un secolo, nei giardinetti al di
fuori dello stadio.
Da piccola lì di fianco c’era uno scivolo
altissimo che poi hanno tolto perché dicevano che era pericoloso, dalla cima
potevi toccare i rami di quell’albero che invadevano la cabina.
Ora invece c’è solo uno di quegli
stupidissimi scivoli di plastica, che quando d’estate hai i pantaloncini corti
torni a casa brasata, e i rami non li puoi più toccare.
Mi giro e vedo shiro e nobuo che tentano
di rovesciarmi la roba dalla cartella.
- ehi! Non ci provate!-
mi metto a correre verso di loro, nel
frattempo mi cade il lettore sull’erba.
Quelli corrono via, per fortuna mi è
caduto solo il diario, è molto più spesso del normale visto che lo uso
soprattutto come archivio, ci infilo di tutto.
La parte davanti è occupata da una
scritta " i sogni sono come le stelle basta alzare gli occhi e sono sempre là,
quando ti sveglierai e non vedrai più il sole o sarai morto o sarai tu il sole"
(Jim Morrison), lo prendo e lo riinfilo nella cartella.
Sento una presenza dietro di me, mi volto
e lo vedo, con il mio mp3 in mano.
Alzatami lo guardo, ma lui no, sta
osservando il display del lettore, poi alza lo sguardo si avvicina e me lo
porge. Per la prima volta vidi i suoi occhi da vicino, erano talmente belli che
non avrei mai smesso di guardarli.
- in the end?- mi chiede
subito io non capisco, poi mi ricordo
della canzone che stavo ascoltando
"I've put my trust in you
Pushed as far as I can go
For all this
There’s only one thing you should know
I tried so hard… ".
Lo prendo.
- sì, ma tu?-
non mi lascia finire la frase che si
allontana, Yoko non aveva tutti i torti è proprio strano.
Finalmente lei esce, mi saluta con la
mano e insieme ci avviamo verso scuola.
- che tu ci creda o no mi ha parlato!- le
dico, fissando compiaciuta la faccia che mi sta facendo.
- No scherzi?! Ti avevo detto che era
meglio non attaccarci bottone! Ma cosa ti ha detto?! Ti ha chiesto se volevi del
fumo?! Delle pasticche?!-
Io rido – ma che vai dicendo?! Mi ha
semplicemente chiesto se la canzone che stavo ascoltando era in the end…- le
rispondo
Yoko subito non mi dice nulla poi come se
una lampadina si fosse accesa esclama – ho capito! Era un messaggio in codice!-
Mi devo fermare per elaborare le sue
parole – e cioè scusa?- non riesco a farlo.
Lei mi precede poi si volta verso di me –
dimmi dopo che ha fatto-
Ancora non capendo le dico un po’
stranita – non mi ha più detto nulla e se ne è andato-
- ecco! Tu non hai capito che sotto
quella domanda in realtà ti stava chiedendo se volevi comprare della droga! E
visto che ha pensato che tu non eri interessata ha lasciato perdere…-
probabilmente i miei occhi erano
diventati grandi come palline da tennis per lo stupore.
- tu sei matta!- sentenzio alla fine – e
toh guarda devo svoltare!-
casa mia era poco più in là, Yoko invece
doveva prendere il pullman perché abitava più lontano.
La saluto mentre lei delira ancora a
proposito di codici e droghe varie.
Percorro il viale che porta fino a casa,
sorpasso i giardinetti e sull’altro lato della strada il grande supermercato.
Con la coda dell’occhio vedo una figura famigliare, guardo verso una vetrina e
nel riflesso lo vedo.
Che mi stia seguendo?
Cammino ancora un po’ e lui continua a
seguirmi, sono quasi all’incrocio che svolta verso casa mia, il cuore mi batte
forte, se le voci che diceva Yoko sono vere? Se lui pensa che io abbia scoperto
che spaccia e che lo voglia denunciare? Mi vorrà uccidere? Immersa in tutti
questi pensieri, non mi accorgo neppure che lui ha girato.
Tiro un sospiro di sollievo e quasi mi
viene da ridere per la mia stupidità, tutta colpa di Yoko però.
Apro il portone di casa, salgo le scale
dell’ingresso e chiamo l’ascensore. Intanto che guardo i numeri dei piani
comparire sul display, ripenso allo sguardo di quel ragazzo, era così pensieroso
e… triste.
Le porte davanti a me si aprono, salgo e
spingo il pulsante del primo piano, come al solito dentro la cabina c’è il
profumo dell’uomo che abita al secondo piano, un profumo dolciastro che invade
anche tutto il pianerottolo.
Prendo le chiavi giuste dalla tasca della
cartella e apro la porta, dopo 5 ore di pensieri del tipo "non vedo l’ora di
poter andare a casa" ora sono cambiati "non vedo l’ora di uscire di
qui!".
Tanto per cambiare i miei stanno
litigando, non li sopporto più, è diventata un’abitudine, come se darsi addosso
fosse un hobby.
In più per le cose più stupide, ad ogni
urlo i miei nervi si contraggono sempre di più con la certezza che un giorno
daranno forfè.
Passo dal salotto, arrivo al corridoio e
li saluto prima di scappare via, nulla da fare. Ad un tratto smettono
improvvisamente di urlarsi contro e rivolgono tutta l’attenzione a me in modo
mieloso come per fare a gara a chi riesce a conquistarmi.
Tanto alla fine sono sempre le stesse
domande…
Com’è è andata a scuola oggi? Mi chiederà
mia mamma.
- come è andata a scuola oggi keira?-
- tutto ok come al solito…-
vi prego lasciatemi andare! La cartella
peserà 8 chili!!
Ti hanno dato i voti di qualche verifica?
Mi chiederà mio papà difatti
- hai portato qualche voto a casa?-
- no nessuno…- in realtà ho preso 4 di
matematica, l’unica materia in cui proprio non riesco ad andare bene.
- Dai allora vatti a cambiare che butto
il riso…-
Signore ti ringrazio! Senza farmelo
ripetere due volte, mi fiondo in fondo al corridoio e arrivata in camera mia
chiudo la porta, mollo la cartella dove capita e mi butto sulla mia beneamata
poltrona. Non è enorme come stanza però io ci sto divinamente, una volta la
condividevo con mio fratello che ha 5 anni in più di me, poi finalmente ha
iniziato l’università a Tokyo e mi ha lasciato il posto, ma a volte mi manca
proprio, era l’unica persona normale di questa famiglia e non lo biasimo neppure
un po’ se appena finita la scuola si è trasferito nella capitale.
Guardo verso l’anta del mio armadio e mi
accorgo che qualcosa non va, il poster dei green day è sparito! Il mio (uno tra
i tanti visto che ho la camera un po’ tutta tappezzata) favoloso poster con
Billie Joe che si fa accendere una sigaretta nonostante la cintura di dinamite
che ha addosso non c’è più!
Mi alzo di scatto e corro in cucina, mio
padre con indifferenza legge il giornale e mia madre borbotta ancora sotto voce
carica di rabbia.
- dov’è finito il mio poster?!- chiedo
titubante
- quale? Visto che ce ne sono almeno 20…-
- lo sai benissimo era sulla prima anta
del mio armadio!!!-
- a quello… l’ho messo via, non mi
sembrava proprio adatto, ti ho lasciato tenere quello enorme con quei tizi tutti
trasandati e con delle facce orribili…-
- sono i Linkin Park mamma, se fanno punk
per forza si vestono così e poi non hanno delle facce orribili, il cantante è
molto carino!- la interrompo, ma lei senza dare segni di aver sentito continua –
e quello che si fa esplodere poi è stato il massimo… -
- non ti deve interessare come sono!-
rispondo
- tutte le volte che entro in quella
camera mi vengono i brividi!-
- e tu non entrarci…-
visto che la conversazione era inutile,
torno in camera mia, apro il cassetto del mio comodino ritiro fuori il poster e
con almeno 2 metri di scotch lo incollo all’anta, mi metto le mani sui fianchi e
lo guardo soddisfatta, già controllano il 90% della mia vita ma camera mia è
appunto MIA e la agghindo come voglio IO!
Già che ci sono rimetto in sesto quelli
che stanno minacciando di staccarsi, li passo ad uno ad uno, quello degli
Evanescense, quello dei Sex Pistols, i 30 Seconds to Mars, i Good Charlotte,
anche se devo dire che mi hanno perso un po’ di stile nell’ultimo album … e
l’unico di un attore Jonny Deep, non fraintendetemi non l’ho messo lì solo
perché è bello da far paura, ma perché lo stimo molto come attore e come persona
ha un non so ché di diverso tra quelli della sua professione.
Sento il timer della cucina che suona
annunciando che il riso è cotto, mi svesto velocemente, mi infilo la tuta da
ginnastica e vado in cucina.
- io vado…- mio papà si alza prende la
valigetta e le chiavi della macchina, lavora in un ufficio contabile di una
grande azienda. Mia mamma non lo saluta e io gli faccio un cenno, esce sbattendo
la porta, mi chiedo perché non si siano ancora separati, sarebbe una liberazione
per tutti… ma si vede che per il mio "bene" non lo fanno….
- dove sono le bacchette?- chiedo
- a scusa mi dimentico sempre che a te
piace così…. –
me le porge insieme ad una ciotola di
riso.
Siamo di origini italiane, infatti mio
fratello è nato in Italia, poi subito dopo essere nata io ci siamo trasferiti.
Ci torniamo almeno una volta all’anno per
trovare i nonni, una cosa che ha affascinato molto i miei compagni è che io
sapessi l’italiano.
Tutto questo per dire che mangiamo sempre
italiano ma che io voglio usare le bacchette, anche perché alla mensa della
scuola sono abituata così.
Mangio guardando il telegiornale, poi mi
alzo metto i piatti nella lavastoviglie e vado in camera.
Decido.
Studio fino alle cinque poi posso
finalmente usarla!!!
Mi metto d’impegno, anche perché il
giorno dopo ho la verifica di arte e l’interrogazione di storia, per cui devo
imparare tutto a memoria.
L’orologio ha un attrattiva particolare,
lo guardo ogni 5 minuti aspettando l’ora x.
Alle quattro mia mamma mi chiama per fare
merenda, le urlo che non ho fame, chissene frega della merenda io voglio fare
solo una cosa!
Finalmente le cinque!
Chiudo di botto i libri, mi siedo a gambe
incrociate sul letto, prendo i fogli sul mio comodino e la impugno…..
La mia chitarra elettrica, è la cosa più
preziosa che ho!
Un regalo per i miei 10 anni da parte di
Daniele (mio fratello), lui mi insegnò le basi e poi io mi sono esercitata da
allora tutti i giorni, quindi diciamo da 2555 giorni o meglio 7 anni.
Il manico è di legno scuro, la cassa è
nera ai bordi e bianca al centro, io con il pennarello indelebile l’ho
personalizzata disegnando attorno al foro centrale un cuore con una corona in
cima, modestamente sono una brava artista.
Per terra ho lasciato la cinghia per
reggerla quando suono in piedi, un piccolo regalo che mi sono fatta, con i soldi
della paghetta di un mese con sommo orrore di mia mamma visto che è borchiata.
La attacco alla cassa e prendo tra
l’indice e il pollice il plettro, era insieme alle all star che ho comprato anni
fa su cui è riportato il disegno della stella simbolo del marchio. Ho davanti a
me gli spartiti ma non è che mi servano a molto, conosco quasi tutte le canzoni
e se mi annoio a suonare sempre le stesse internet è un’utilissima risorsa per
trovarne di nuove. Ho bisogno di rilassarmi per cui decido di suonare Good
Riddance.
Sta diventando tardi e io continuo a
suonare, sono quasi le sette ora in cui mio padre rientra, sento di là i piatti
che vengono sbatacchiati mentre tolti dalla lavastoviglie ma il rumore cessa e
come prevedibile mia madre entra in camera mi guarda storto e dice
- sei ancora lì a suonare? Non è che ti
passa per la mente di aiutarmi?!- non mi muovo sapendo già che appena tentassi
di mettere giù un piede mi risponderebbe stizzita che non ha più
bisogno.
Il campanello mi riserba di risponderle
in qualsiasi modo, scompare dalla porta e va ad aprire.
- ci hai messo un bel po’ oggi per
tornare a casa-
grazie al cielo adesso scaricherà i suoi
nervi su qualcun altro…
- c’era traffico… mi vado a svestire.-
mio papà passa per il corridoio butta un
occhio nella mia stanza e mi fa un cenno con la mano, per tornare poi a
sbottonarsi i polsini, per tutta risposta io gli faccio la scala dal do al si.
Dopo cena accendo il computer e vado
sulla mail. C’è un nuovo messaggio di mio fratello.
Da:Dany86@libero.it
Ricevuto il 20 aprile 2007 alle ore
20:12
" Ciao sorellina come te la passi?
Scommetto che fino a dieci minuti fa ti sei esercitata con la chitarra! Il tuo
talento è sprecato dovresti trovarti una band! Ma da quello che mi racconti i
tuoi compagni non sono molto adatti… mamma e papà? Quando li sento dicono che è
tutto ok ma non ci credo più di tanto ho ragione? Almeno tu cerca di tenere i
nervi saldi visto che stanno dando di matto tutti in questi ultimi tempi! Beh se
ci sono sviluppi avvisami! Un grande abbraccio il tuo fratellone!"
scorro con gli occhi più volte il
messaggio, non ho ancora letto la frase che vorrei tanto scrivesse "quando è che
mi vieni a trovare e stai un po’ con me?", neppure a dirlo che sarei già in
partenza per trasferirmi.. forse è per questo che non mi dice nulla…
non ho voglia di rispondergli così spengo
tutto e accendo la tv, ovviamente non c’è nulla…
squilla il telefono e mia mamma grida –
Keira c’è Yoko al telefono-
prendo la linea dalla mia camera.
- pronto Yoko.-
- ciao tata come va?- le sento
rispondere
- tutto bene tu?-
- anche io tutto a posto dimmi cosa c’è?-
- scusa se ti disturbo dopo cena ma so
che ti avrei rotta di più se ti avessi chiamata mentre di esercitavi..
–
- non ti preoccupare comunque hai fatto
bene- la interrompo
- beh in sostanza volevo sapere se domani
c’è da portare il volume A o il B di letteratura.-
- il B se non sbaglio…-
- grazie mille! Ah ancora una cosa ma che
faceva quello ti seguiva oggi?-
dal tono malizioso con cui lo diceva
doveva trattarsi di lui.
- no deve abitare qui vicino, oppure il
suo pullman ha la fermata qui..-
la sento sospirare – meno male! Pensavo
ti pedinasse… allora buona notte ci vediamo domani.-
-ok notte anche a te. – metto giù la
cornetta.
Spengo la tv tanto per tenerla lì accesa
senza uno scopo non serve a nulla, apro la finestra e guardo in su, odio la
città per il semplice fatto che tutte le luci impediscono di vedere il cielo.
Alle mie orecchie giunge un suono
sommesso e ritmico provenire da molto lontano.
Vado verso la porta della mia camera e la
chiudo così da attutire i rumori, torno al davanzale. E sì non ci sono dubbi…
questo è un basso… qualcuno suona il basso! Possibile che non l’abbia sentito
prima di oggi?
Nello stesso momento mi viene un’idea,mi
accoccolo ai piedi del letto proprio sotto la finestra prendo la chitarra,
chiudo gli occhi e ascolto le note che si perdono nell’aria, con il cupo rumore
di sottofondo delle macchine in strada. una volta preso il ritmo comincio a
suonare qualche nota di accompagnamento che mi sembra calzare con quella musica,
magari mi sente. Continuo e dopo un po’ il basso si ferma, faccio di nuovo la
scala dal do al si, lui mi risponde allo stesso modo. Mi viene da ridere sembra
che ci facciamo dei segnali come i pelle rossa. Continuai così per tre sere di
fila, poi mia mamma scocciata per paura che dessi fastidio ai vicini mi fece
smettere, nonostante il mio protestare, ma tra farmi mettere sottochiave la
chitarra e interrompere lì quella specie di gioco decisi di piantarla.
È uno strazio però sentire che lui mi
cerca e non poter rispondere… ma almeno per oggi devo stare solo ad ascoltare…
Chissà quel ragazzo cosa sta facendo…
chissà perché è sempre così taciturno… chissà perché…. Riku.
Commenti: cavolo non saprei neppure cosa
dirvi…. Ma quello che mi preme sapere è se vi interessa! Lo so che dal primo
capitolo non si può giudicare però credo basti a farti dire "che schifo non la
leggo" o "potrebbe essere carina aspetto i prossimi capitoli!" ecco io voglio
proprio sapere questo!
Ogni capitolo ho avuto l’idea geniale di
dargli il titolo ispirandomi ad una canzone oggi ho scelto SOS perché Keira in
effetti ha bisogno di una mano per tirarsi fuori dalla monotona vita che sta
facendo e anche perché se no questa fic sarebbe una noia mortale!
Aspetto le vostre recensioni, mi
raccomando non deludetemi!!!