1. La Battaglia dei Cinque Eserciti
Ciao!
Prima di partire per le vacanze, e so che farò molta
fatica a rimanere in contatto, voglio darvi un assaggio del mio
prossimo lavoro. Fatemi sapere se vale la pena che perseveri.
Come alcune
già sanno, sono sempre stata profondamente insoddisfatta del
finale de “Lo Hobbit”, nella parte in cui Dàin
diventa Re sotto la Montagna senza, praticamente, aver fatto nulla per
conquistarsela; dopo aver visto “Un viaggio inaspettato”,
trovo ancora più sgradevole la sorte riservata a Nani
così simpatici. Quindi, se nella mia altra long ho immaginato
che il solo Kili sopravvivesse, questa volta le cose saranno diverse:
non faccio spoiler, ma prometto che, in un modo o nell’altro,
Dàin non diventerà Re sotto la Montagna. Così
impara.
Buona lettura e buone vacanze!
1 La Battaglia dei Cinque Eserciti
Il sole stava calando sulla pianura davanti ad Erebor, e la
terribile battaglia che un giorno sarebbe stata chiamata dei
Cinque Eserciti era ormai finita. I pochi orchi supersiti cercavano
rifugio verso le loro tane nelle Montagne Nebbiose; i Popoli Liberi
avevano vinto, ma non vi era gioia nella vittoria.
L’enorme campo di battaglia era cosparso di morti e feriti,
ed il sangue intrideva la terra. I superstiti si aggiravano alla
ricerca di un amico, di un fratello, di un compagno; poche erano le
riunioni, molte le lacrime quando la ricerca terminava
davanti ad un corpo senza vita. Qua e là si alzava un filo di
fumo, dove il fuoco era stato usato come arma; la brezza agitava
stendardi laceri e dimenticati. L’odore di sangue e di morte
aleggiava nell’aria, penetrava nelle narici,
pervadeva cose e persone. I lamenti dei feriti si accompagnavano ai
richiami ed ai pianti.
Gandalf, con un braccio al collo, si aggirava per le tende dei
guaritori elfici, cercando qualcuno. La sua ricerca terminò
quando, davanti ad una tenda, vide un gruppo di volti noti, cupi e
imbrattati di sangue; notò immediatamente alcune vistose
assenze.
“Lui è qui?” chiese il mago. Balin
assentì, la preoccupazione che segnava il suo volto.
“Gli altri?” proseguì il mago.
“Dwalin, Bifur, Nori e Bofur stanno bene; stanno cercando i
ragazzi… Fili e Kili. Non sono tornati.” Il mago chiuse
gli occhi, ed il dolore gli strinse il cuore. Proprio loro..
così giovani!
Gandalf sollevò l’ingresso della tenda ed
entrò. Due guaritori si stavano affacendando intorno alla figura
coperta di sangue distesa sul lettuccio; in un angolo, la spada
spezzata e lo scudo infranto. Thorin si accorse della nuova presenza,
aprì gli occhi e guardò il mago, lo sguardo colmo di un
infinito dolore; le guance erano rigate di lacrime.
“ I miei ragazzi, Gandalf…i miei ragazzi! Cercali, ti
prego… erano davanti a me, ho visto Kili con una freccia
nel fianco, e Fili accanto a lui… stavano difendendo me,
Gandalf! Avrei dovuto essere io a proteggerli…!
Invece ho saputo solo metterli in pericolo…” un singhiozzo
spezzò la voce già flebile del ferito.
“Li troverò Thorin, te lo giuro. Li troverò e
li porterò da te. Tieni duro, amico… non è ancora
finita.”
Gandalf uscì e guardò il cielo: era tardi, e la
battaglia era terminata da tempo; se Fili e Kili fossero stati illesi,
sarebbero già arrivati alle tende in cerca di Thorin.
“Dove li avete visti l’ultima volta?” fu ancora
Balin a rispondere. Seduto a terra, Ori singhiozzava disperatamente
abbracciato al fratello maggiore.
“Siamo usciti insieme dai Cancelli, ed abbiamo seguito tutti
Thorin per un po; ma quando gli orchi lo hanno circondato siamo stati
divisi, ed i ragazzi erano con lui. Mio fratello e gli altri stanno
cercando di ripercorrere i movimenti che hanno fatto, ma non è
facile, il campo è così grande, i corpi sono ammassati
gli uni sugli altri…”
“Beorn!” esclamò Gandalf. “E’ stato
Beorn a riportare Thorin. Lui dice che ricorda di aver visto Fili e
Kili ergersi a sua difesa, quindi è quello il luogo dove
cercare. Devo trovare Beorn…!”
Fu fortunato. Dopo essersi aggirato per il campo qualche decina di
minuti, avvistò l’uomo-orso, tornato ormai al suo aspetto
normale, e gli chiese di mostargli dove avesse trovato Thorin.
Poco dopo Gandalf era sul posto, e si guardava intorno. Un
mucchio di corpi disposti in semicerchio bruciava lentamente; erano
quasi tutti orchi, ma vide anche qualche nano: tuttavia non gli parve
di riconoscere nessuno. Qualche uomo, qua e là; lance spezzate,
laghi di sangue… e poi lo vide, seminascosto da un enorme orco.
Kili sembrava dormire, il viso pallidissimo rivolto verso il
cielo, gli occhi chiusi; era coperto di sangue, e tre lunghe frecce lo
avevano trafitto, alla spalla, al petto ed al fianco. Senza
alcuna speranza, il mago si inginocchiò accanto al giovane nano
bruno, ed un’acuta fitta di rimpianto lo colse, per la bellezza e
la giovinezza perduta dell’ultimo erede di Durin. Come farò a dirlo a Thorin?
Gandalf toccò la gola di Kili, solo per scrupolo, senza
aspettarsi null’altro che il silenzio, ma subito si
immobilizzò, trattenendo il respiro: non era possibile, eppure
gli era sembrato di cogliere un palpito di vita. Aprì un poco la
camicia intrisa di sangue e riprovò.
Sì: era solo un alito, ma c’era.
“E’ vivo! Non so come, non so per quanto, ma è
vivo…” si guardò intorno, alla ricerca di
Beorn, e lo vide, poco lontano, esaminare con attenzione un gruppo di
corpi ammassati. Lo chiamò.
“Beorn! Il ragazzo è vivo, ma non per molto, senza
cure! Puoi portarlo alle tende dei guaritori elfici? Io rimango
qui, a cercare l’altro…” L’Uomo sollevò
il corpo esanime con estrema delicatezza, facendo attenzione a non
toccare le frecce conficcate nel torace: ci avrebbero pensato gli Elfi.
Giunto alle tende di Thranduil, Beorn tuonò:
“Il principe di Erebor è gravemente ferito! Dove sono i guaritori?”
Un elfo alto si affacciò ad una tenda: era Inglor, il capo guaritore di Thranduil.
“Qui! Portalo qui!” In due, deposero Kili sopra un
tavolo. Un cuscino venne infilato sotto la testa bruna, ed Inglor
si accinse ad esaminare le ferite con l’aiuto del suo assistente.
Con difficoltà tolsero al ferito le armi e le protezioni,
finchè rimase solo la camicia lacera e fradicia di sangue, che
tagliarono abilmente.
“La freccia nel fianco e quella nella spalla..” disse
Inglor all’assistente, “ toglile e fai attenzione a fermare
subito l’emorragia, ha già perso troppo sangue. Questa
… a questa cercherò di pensare io.”
Thorin non poteva riposare, tormentato da un dolore diffuso.
Ma il tormento peggiore era nella sua mente, e la mancanza di
notizie era tanto più intollerabile quanto accompagnata
dallo spaventoso senso di colpa che gravava sull’animo del Re
sotto la Montagna. Balin lo aveva avvisato che Kili era stato
ritrovato, gravemente ferito, mentre non vi erano tracce di Fili.
“I miei ragazzi, Balin… cosa ho fatto, per tutti gli
dei? Come ho potuto essere così cieco? Cosa me ne farò,
ora, di tutti i tesori di Erebor, se avrò perso il tesoro
più grande?”
“Non disperare, ragazzo, non è ancora finita. Kili
è un combattente, se c’è qualcuno che può
farcela è lui; e quanto a Fili… il campo è grande,
potrebbe essere ovunque, ferito ed impossibilitato a muoversi, ma
vivo…” Balin cercava di confortarlo, sapendo che anche le
ferite di Thorin erano tutt’altro che lievi, e che la
disperazione avrebbe potuto velocemente portarlo alla fine; ma il
rimorso ed il dolore del re erano troppo profondi per qualsiasi
conforto.
Mahal, se è vero che sei
giusto, non permettere che i miei cari paghino il prezzo dei miei
errori! Per orgoglio, per avidità ho intrapreso questa
assurda ricerca! E ancora l’orgoglio e l’avidità mi
hanno reso talmente folle da provocare una guerra! Fili aveva cercato
di dirmelo… sapevo cosa pensavano lui e suo
fratello… eppure non li ho ascoltati! Li ho trascinati in una
tragica avventura, li ho messi in pericolo e non ho saputo
nemmeno proteggerli!
I suoi tormentosi pensieri furono interrotti dall’ingresso
di due persone, ed alla luce fioca delle torce riconobbe Gandalf ed
Inglor. Non osò formulare nessuna domanda, desiderando
disperatamente le risposte eppure temendole. Galdalf si sedette
stancamente.
“Nessuna traccia di Fili, niente. Ormai è buio,
riprenderemo le ricerche domani all’alba. Non può essere
svanito nel nulla.” Non c’era bisogno dicesse che ad ogni
minuto diminuivano le già poche speranze di ritrovare vivo
l’erede al trono di Erebor. Fu Inglor a prendere la parola.
“Mio signore Thorin, tuo nipote Kili è vivo, e questa
è già una buona notizia di per sé. Ha molte
ferite, ed una è veramente grave: la freccia che lo ha colpito
al petto ha provocato una forte emorragia interna che comprimeva il
cuore. Sono riuscito a bloccare l’emorragia ed ad alleviare la
pressione, ed ora il suo cuore batte, anche se debole ed irregolare;
però ha perso una tale quantità di sangue che è un
miracolo che sia ancora vivo.” Thorin chiuse gli occhi,
straziato da quella che alle sue orecchie suonava come una condanna.
Osò chiedere, con un filo di voce:
“Può guarire…?” Inglor sospirò.
“Non lo so. Un elfo sarebbe morto da tempo, ma i Nani
sembrano essere più robusti, e tuo nipote è giovane e
forte. In verità, la sua vita è nelle mani dei
Valar.”
Vagava da un tempo infinito in un universo di dolore e di incubi,
dove orchi, goblin e warg aggredivano ed uccidevano i suoi amici;
vedeva Fili venire verso di lui e cadere colpito da una mazza; Thorin
rovesciato a terra con un’ascia conficcata nella spalla, le ossa
frantumate; e Liatris… la sua Lia, che moriva in mille modi
diversi, sotto i suoi occhi, senza che lui potesse fare nulla; e poi
Balin, Ori… Dalla nebbia emergevano volti sconosciuti, elfi e
nani; Gandalf con l’aria preoccupata, Dwalin in lacrime…Dwalin? In lacrime? Che assurdità.
E poi la sensazione di un dolore devastante, che scorreva in
ogni nervo, pervadeva ogni cellula del suo corpo, ma con un punto
focale nel petto. Lenzuola lisce contro la pelle nuda. Un cerchio di
ferro intorno al torace, che gli impediva il respiro. Con uno sforzo
indicibile socchiuse gli occhi: una tenda… elfica?
Gandalf seduto accanto a lui, un sorriso a rischiarare il vecchio volto stanco.
“Ben svegliato, Kili.”
La battaglia… è successo, non erano sogni.. almeno, non tutti.
“Gandalf... “ il giovane nano non riuscì a
produrre più di un sussurro, ma si fece forza. Doveva sapere.
“Fili…dov’è Fili..? Sta... sta
bene..?” Lo stregone sospirò, con una strana espressione.
“Non lo so, Kili. Lo cerchiamo da due giorni, ma nessuno
l’ha visto. Non c’è traccia di lui, né del
suo corpo. Abbiamo solo trovato una delle sue spade, qualche metro
più in là rispetto al punto in cui abbiamo trovato
te.”
Kili cercò di sollevarsi, ma invano. Il suo corpo non
rispondeva ai suoi comandi, era solo una fonte infinita di dolore. Ogni
respiro gli provocava una nuova fitta, quindi cercò di calmarsi.
Appena riacquistato il controllo, continuò con un filo di voce:
“Ma.. stava venendo … verso di me…
quattro…cinque metri… un orco…con la
mazza…”
“L’hai visto cadere?” il mago si raddrizzò, subito attento.
“Si… ma si muoveva… ” Il giovane nano
scosse il capo. I suoi ricordi terminavano lì. Ma aveva qualcosa
da dire, anche se ogni parola gli costava una fatica terribile.
“E’ vivo, Gandalf… sono sicuro. Lo so … lo sento…”
Kili si abbandonò contro il cuscino. Il breve sforzo lo aveva
sfinito. Chiuse gli occhi e cercò di pensare. E’ vivo. Ne sono più che sicuro. Lui c’è.
“Continueremo a cercare, Kili. Puoi starne certo. Tu devi solo pensare a riposare ed a guarire.”
I ricordi tornavano a poco a poco nella mente del giovane principe.
“Thorin..?”
“Malconcio ma vivo, devastato dai sensi di colpa. Disperato per voi.”
In quel momento Bilbo entrò nella tenda.
“Thorin mi manda per avere notizie … Kili! Sei
sveglio! Grazie a tutti gli dei!” l’hobbit si
avvicinò al letto dove giaceva il ferito e gli prese la mano.
Aveva le lacrime agli occhi.
“Amico mio, sono così felice… “
cominciava a dire l’hobbit; ma Kili sentiva che le forze gli
stavano venendo meno, e aveva qualcosa di molto importante da chiedere
a Bilbo, era arrivato al momento giusto.
“Bilbo…” alitò. “Liatris…”
“Ho già provato a cercarla, Kili, e continuerò.”
“Ho promesso… sarei tornato…” la mano di
Kili si aggrappò con le ultime forze a quella di Bilbo.
“Non cercare di parlare, stai tranquillo, ho capito. La troverò e la porterò da te. Te lo giuro.”
Il giovane nano perdeva rapidamente la lucidità.
“Grazie…” chiuse gli occhi. “Lia…
oro e argento…” sussurrò ancora una volta, poi
perse i sensi.
“E’ un buon segno che abbia ripreso conoscenza, no?” chiese Thorin ad Inglor. L’elfo sospirò.
“Sì e no. Sì perché significa che aveva
ancora qualche risorsa, e no perché lo sforzo lo ha distrutto.
Respira a malapena, ed il suo cuore… si sta aggrappando
disperatamente alla vita, ma non so se basterà.” Thorin
soffocò un singhiozzo.
“Gandalf! Non puoi guarirlo.. come facesti con me..?”
chiese angosciato il Re dei Nani. Il mago chinò il capo,
stringendosi nelle spalle.
“E’ ben oltre le mie possibilità, Thorin.
Tu non eri ferito così gravemente. L’unica cosa che posso
fare per aiutarlo è dargli un po’ di forza,
l’ho già fatto e lo rifarò finchè mi
sarà possibile, ma non posso prometterti niente.”
Fuori dalla tenda Gandalf trovò l’hobbit che lo aspettava.
“Dobbiamo andare ad una fattoria a due ore di cavallo da
qui. Avendo un cavallo, insomma! A piedi un’eternità. Puoi
farti prestare un cavallo? “ il mago guardò l’amico
con aria esasperata.
“Insomma, Bilbo Baggins! Cos’è questa storia? Dove di preciso dovrei condurti?”
“Hai sentito, no? Devo trovare Liatris… per Kili.”
“E chi sarebbe, di grazia, questa Liatris?” Bilbo sbuffò.
“Gandalf, non fare il difficile, non c’è tempo!
Liatris è la fidanzata di Kili… o
l’innamorata… come dicono i Nani?”
“Uhm! Non ho tempo da perdere con le sottigliezze
linguistiche del khuzdul, ma vedo che sei agitato. Va bene,
cercherò di farmi dare un cavallo, ma tu preparati a darmi molte
spiegazioni!”
MOLTE MIGLIA LONTANO, AD OVEST
Non esisteva un sopra, o un sotto. La testa gli faceva un male tremendo, e… non era al suo posto!
Non sentiva il suo
corpo… solo dolore. Qualcosa.. o qualcuno… lo colpiva
sulle costole, che però erano sopra la testa…
Il buio era totale, e lo disorientava. Apri gli occhi! Gli gridò la sua mente. Facile a dirsi, impossibile a farsi.
Sono morto? Una devastante ondata di nausea lo colse. Ma i morti possono dare di stomaco?
|