Piccola premessa. Non
è solo la prima Sterek e la prima storia che scrivo sul
mondo di teen wolf, questa è anche la mia prima slash.
Spero di essere riuscita nell’intento di trasmettere la mia
convinzione nella completezza del loro amore!
Altra precisazione. La storia è scritta alternando due
diverse narrazioni: quella in terza persona parla di Stiles, quella in
seconda persona riguarda invece il punto di vista di Derek.
Nei suoi occhi
La sua
mente corre veloce, molto più di quella di tutti gli altri.
E non è una dote invidiabile, no. Per niente. È
una maledizione.
Perché è maledettamente
difficile, impossibile a volte, seguire fino in fondo un pensiero per
volta.
Allora il suo corpo reagisce senza che nemmeno se ne accorga, rincorre
il flusso di immagini, come volesse afferrarle. Gli altri credono sia
bizzarro, il suo modo di muoversi.
E cerca di imprigionare anche gli scatti inconsulti.
Così arrivano le parole, raffiche, fiumi che gli mozzano il
fiato, che gli bruciano la gola.
E vorrebbe piangere, a volte. Urlare.
Perciò ride. Ride molto spesso e tutti credono che sia il
suo invidiabile senso di autoironia.
Vero, ma non solo. È la sua arma, la sua difesa, il suo modo
di stare in un mondo diverso.
Chi non si integra rimane fuori e peggiora, questo lo sa.
Glielo ha spiegato la dottoressa durante uno dei tanti incontri, quando
era bambino.
Adesso va meglio, ha imparato ad essere così e a
sopravvivere a se stesso.
Ha un buon amico ed è molto più di quanto si
potesse aspettare, in genere non è così che va.
Questo è Stiles, si dice parlando di sé in terza
persona.
Nei momenti in cui sente di perdere il controllo è uno
stratagemma che lo aiuta, come se analizzasse qualcuno da fuori, come
se avesse il potere di gestirlo.
E Stiles arriva ai suoi sedici anni forse un po’ barcollando
e infastidendo qualcuno con i suoi moti da ubriaco. E qualcosa cambia.
Dapprima crede che il cambiamento non lo riguardi direttamente, infondo
è il suo amico Scott che è stato morso da un lupo
mannaro e si è trasformato a sua volta. Eppure entra in un
mondo vero che fino ad allora era
esistito solo nei suoi giochi di ruolo. E qualcosa cambia.
Certo, non è un mondo facile. Non è stupido. Sa
che farne parte può significare persino morire, soprattutto
per un umano come lui.
Lo sospettava all’inizio, quando ha conosciuto Derek Hale,
quello che credeva essere la quintessenza della diabolicità.
E si è dovuto ricredere.
In quasi due anni ha visto molte sfaccettature e tante ombre, un
chiaroscuro in cui sembra che Scott a volte si perda, con la sua idea
di bianco assoluto. Lui no.
Adesso ha la certezza che il pericolo può provenire da
quello che avevi sempre considerato un compagno di scuola solo un
po’ spaccone, ancora peggio dalla ragazza che hai sempre
creduto di amare, burattino di un licantropo. Psicopatico.
- Perché non te ne tiri fuori?
Glielo ha chiesto Scott, prima implicitamente, poi dando voce ai suoi
pensieri senza velare una nota di profonda incomprensione mista a
gratitudine.
Stiles si è sentito un po’ in imbarazzo
perché sarebbe difficile spiegare che non lo fa per
altruismo, non solo almeno.
È ovvio, sin dall’inizio pensava egli stesso di
farlo per non perdere l’amico, per non restare solo. E
già così non è che appaia proprio come
un cavaliere della tavola rotonda.
La verità è che gli piace, non può
farne a meno, è come una valvola di sfogo alla sua
iperattività.
Già prima del morso, dei lupi mannari, prima del
sovrannaturale a Beacon Hills, Stiles smaniava per un po’
d’azione nella sua vita, qualcosa che scaricasse le raffiche
di adrenalina che lo investono inaspettatamente.
E ora è arrivato, ed è reale, ed è
dannatamente pericoloso ma giusto.
Ha imparato sin da bambino che se una cosa gli piace, stuzzica la sua
curiosità, è in grado di concentrarsi e recepire
migliaia di informazioni utili a riguardo.
A scuola non funziona esattamente così: i professori lo
riprendono continuamente sul fatto che scriva pagine e pagine neanche
minimamente pertinenti rispetto al compito assegnato, poco importa che
lo faccia con una dovizia di particolari lodevole.
Ma nel mondo dei licantropi tutto cambia. A volte è stata
proprio la sua capacità di cogliere i dettagli
apparentemente più insignificanti a dare un senso
all’inspiegabile. Ed è in questo nuovo universo
che le sue idee, spesso etichettate come folli, riescono ad essere la
brillante soluzione al problema.
Ecco, se dovesse rispondere con sincerità, direbbe questo a
chi gli chieda cosa ci faccia un umano in un branco di licantropi.
Ma non lo fa. Perché nonostante sia arrivato egli stesso a
non sottovalutarsi, davanti all’alfa, al capo, si sente
sempre meno che inutile. Un peso.
Sa che non è così, lo ha appena detto, ma
è inevitabile anche questo. Colpa di Derek.
Non che si aspetti da lui riconoscenza per tutte le volte in cui li ha
– lo ha- salvati.
Ok, in realtà si, un po’ vorrebbe davvero che gli
dicesse almeno grazie.
Il punto è, non solo la mancanza di gratitudine, peggio, il
suo farlo sentire sempre inadatto.
Stiles ci ha riflettuto molto, perché la cosa lo opprime. E
non gli piace essere oppresso. Ha il sapore degli attacchi di panico
contro cui ha combattuto strenuamente.
La conclusione più logica, seppure dolorosa, è
che Derek non si fida di lui.
E l’ha capito perché l’alfa, in
realtà, non si fida di nessuno – forse nemmeno di
se stesso, è arrivato a pensare- ma di lui in particolare.
Non perché Stiles abbia fatto qualcosa meno o più
degli altri, o qualcosa di sbagliato.
Il punto è che il resto del branco è fatto da
lupi beta. E un alfa, per quanto non sia il tuo creatore,
avrà sempre il controllo. Il branco per un lupo è
tutto. Da solo, da omega, sei più debole che mai.
Lui invece è un umano.
Se ci pensa gli viene un po’ da ridere, ma crede proprio sia
così: la sua umanità, quella che lo rende fragile
più di chiunque altro, è ciò che
terrorizza Derek Hale.
Lui è libero, totalmente.
Non è ricattabile perché, stranamente, si
è cacciato in questo pasticcio sua sponte.
Non si lascia intimidire, perché le minacce del capobranco
nei suoi confronti non sono più che una pallida imitazione
di un ringhio.
E potrebbe andar via e fare di testa sua quando più gli
piace. Ma non lo fa.
Ancora una volta è al quartier generale, a studiare mappe e
documenti, ad elaborare un piano d’azione che li riporti a
casa tutti vivi.
E loro tornano, come ogni volta, come è giusto che sia
affinché il suo cuore non sia mai più sopraffatto
dal dolore della perdita.
Lui è lì ad aspettarli, e vede il sorriso di
Scott, gli occhi luminosi di Isaac, il cenno del capo di Boyd e il
bacio volante di Erica. Ognuno a modo proprio gli sta dicendo, ehi sai
che la tua dritta ci ha salvato la pelliccia ancora una volta?
E poi c’è Derek, lo sguardo dritto, le braccia al
petto:
- Si è fatto tardi. Tornate a casa vostra.
Stiles non sa se sia stata questa, la goccia che ha fatto traboccare il
vaso. Non lo sa perché lui è molto elastico
rispetto ai sentimenti: riesce a sopportare, a riempirsi di rabbia o
dolore o sensazioni che farebbero impazzire chiunque e mandarle
giù in un punto indefinito della sua mente, dove non fanno
male, dove si trasformano e vengono fuori piano piano in mezzo alle sue
battute sarcastiche, in mezzo alle sue piccole vendette innocue.
Quindi, in effetti, non si sa spiegare cosa esattamente
l’abbia spinto sulla sua jeep fino alla proprietà
degli Hale. Non sa perché sta urlando in modo totalmente
irrazionale a Derek di venire fuori, di affrontarlo a
quattr’occhi. E non sa nemmeno che cosa dire di preciso,
adesso che il mutaforma gli si è piantato davanti con lo
sguardo quasi cremisi.
Quel rosso però lo calma, forse per il pericolo che
trasmette.
O più semplicemente perché è da giorni
che vorrebbe solo essere guardato.
Vi
spingete nel bosco, lontano dalle orecchie indiscrete di Peter
perché - lo hai intuito- sarà una discussione
piena di recriminazioni e piuttosto imbarazzante.
Senti l’agitazione di Stiles.
Non è quella buona e creativa che ti investe con un
pizzicore subepidermico tutte
le volte che ti avvicini troppo a lui. Questa è rabbia,
tensione, tremore dei nervi che il ragazzo frena a stento.
E ti chiedi perché.
L’energia di Stiles ti ha colpito da subito.
Anche quando eri solo un beta riuscivi già a distinguere il
flusso di correnti ormonali e neurotrasmettitoriali scorrergli nel
sistema circolatorio creando una mappa delle sue emozioni.
Adesso che sei un alfa, che le tue percezioni psico-fisiche sono
decuplicate, adesso, più che intuirle, le senti davvero.
Tuttavia non succede con tutti, probabilmente perché non hai
ancora incontrato qualcun altro così… beh, la
parola corretta è iperattivo.
A volte ti chiedi se anche gli altri licantropi ci facciano caso.
Credi di no.
Loro prestano molta più attenzione alle sue parole, le
assimilano con convinzione cieca pensando forse che il ragazzo sia
privo di filtri tra ciò che pensa e dice.
In effetti il più delle volte è così,
e questa genuinità ti fa quasi abbassare la guardia.
Ma tu senti in modo maledettamente
concreto, come sbattessi contro un muro, quanto a volte Stiles reputi
folli le idee che propina, con quanta ansia vi lasci dileguarvi nel
buio della notte sperando di non aver commesso errori. A volte invece
questa sua incoerenza tra il pensiero e la parola nasconde dei piani
piuttosto subdoli - come quello per ottenere aiuto da Danny - ricordi
con una punta di stizza.
È per tutto questo insieme di cose che presti sempre molta
attenzione alla sua mappa interna, quella che ora, appunto, grida
rabbia ad ogni pulsazione.
- Calmati.
È un ordine, come tutte le altre volte, e ti dispiace vedere
l’effetto negativo che la sua durezza ha sullo sguardo di
Stiles, ma non puoi fare diversamente. Tu sei il capo, e hai bisogno di
ricordarlo sempre, soprattutto con lui.
Il picco di adrenalina scema, la rabbia si quieta, il battito cardiaco
rallenta. Ma saresti un illuso se pensassi che ciò dipenda
dall’obbedienza al tuo comando. Avviene improvvisamente e in
modo spiazzante: dalla sua pelle si sprigionano atre emozioni e nessuna
positiva.
Senti tanta delusione, e dolore. Questo ti fa impazzire. È
così forte che per un attimo ti manca il respiro e spalanchi
gli occhi.
- Stiles.
Mormori con empatia, un attimo prima che le lacrime inizino a riempire
gli occhi del ragazzo e li rendano due terribili laghi in cui
è difficile specchiarsi senza provare vergogna.
L’impulso iniziale è quello di abbracciarlo,
così forte da stritolare l’aura
d’angoscia che ti sta investendo.
Ma la tua parte umana capisce, sei tu la causa di tanto dolore. Non
puoi certo essere anche la soluzione.
Arretri di un passo, la schiena contro la corteccia ruvida di un
frassino, e scivoli fino ad abbandonarti sul letto di foglie.
L’unico contatto che ti permetti è attraverso lo
sguardo, ora colmo di colpa e sofferenza.
In qualche modo Stiles torna padrone di sé, sembra stia
raccogliendo le idee, come se avesse la risposta a questa situazione
surreale e cerchi solo il modo migliore affinchè anche tu
possa capire.
Il suo sguardo è vago, ti tocca a malapena, mentre tu pendi
dal respiro flebile e regolare che si condensa in nuvolette
sull’arco delle sue labbra.
Questa constatazione ti spiazza e terrorizza: quanto potere ha su di te
questo fragile ragazzino ipnotico? E le sue labbra, le sue labbra, le
sue labbra.
- Ok – esordisce – il punto è che devi
smetterla. Smettila di fare il capo con me, non sono uno dei tuoi lupi
e non c’è niente che tu possa fare per
controllarmi.
Con me non funziona così, ok? Niente “io sono
l’alfa e tu il beta” o presunti scambi di reciproca
protezione. Non è per questo che sto ancora con voi.
In quasi due anni avrei potuto mandarvi a quel paese centinaia di
volte, ma non l’ho fatto. Perché io non vi voglio
lasciare. Non voglio lasciare nemmeno te, nonostante i tuoi ringhi e il
tuo caratteraccio e il tuo essere irriguardoso nei miei confronti e i
tuoi tentativi di farmi sentire inadatto.
Io l’ho capito il tuo problema, ma una cosa è
capire, altro è pensare che a me vada bene così.
C’è un solo modo per fare funzionare questa cosa.
Ti devi fidare. Di me. È l’unica soluzione.
Conclude con uno sbuffo amaro, perché al suo solito ha preso
a malapena fiato tra una frase e l’altra. Non sai quando
esattamente i suoi occhi abbiano incatenato i tuoi, ma adesso che ha
distolto lo sguardo e a capo chino si sta allontanando inizi a capire
che è stato tutto reale. Sei davvero nella foresta,
abbattuto ai piedi di un frassino dalla furia dolorosa di un ragazzino
umano, del tuo ragazzino umano.
E cazzo, no. Non l’hai pensato davvero!
E invece si, o meglio l’hai realizzato. Nello stesso momento
in cui hai capito che il suo discorso suonava tanto come un ultimatum.
Cerchi di raccogliere le idee. Ma solo una frase ti martella
incessante: “non voglio lasciare
nemmeno te”.
Ti viene da sorridere, così amaramente che i tuoi canini
allungati ti graffiano le labbra. Lui non si sarà nemmeno
reso conto del significato che può avere per te quella
frase. Lui crede di aver capito, ma non del tutto. Sa il come ma non il
perché.
È vero, il vostro problema è una mancanza di
fiducia, ma diamine non nei suoi confronti.
Ed è più complicato di quando possa pensare.
Perché a te lui piace.
Ti senti un idiota quando lo maltratti immotivatamente, un idiota di
tredici anni che fa i dispetti alla ragazzina per cui ha una cotta.
Con Stiles, maledizione, ti senti così, come se avessi
ricominciato daccapo, come se in mezzo non ci fossero state altre donne
che hai ferito e che hanno ferito te. Ma che ti hanno fatto crescere.
Lui è diverso, e non solo perché è un
ragazzo e credi che sia un universo tutto nuovo da esplorare senza armatura, ma perché la
sua leggibilità di emozioni è stata come un
invito a tuffarti dentro e scoprirlo e denudarlo dei suoi segreti per
guadagnare un vantaggio virtuale. E quello che hai ottenuto
è che riesce sempre a sorprenderti.
Accettiamo l’amore che pensiamo di meritare (*). E tu Stiles
non te lo meriti.
Non meriti niente, a dirla tutta. Nemmeno l’aiuto di Scott o
la vicinanza dei tuoi beta, ma in questo caso il ragazzino ha visto
giusto, con loro sei in grado di prendere ma sei anche in grado di dare.
A lui invece cosa avresti da offrire? Le notti pericolose, la
solitudine di una casa e di un cuore bruciato, la fine della sua
libertà.
Non hai nessun diritto su di lui, men che meno quello di prendere
ciò che ti concede gratuitamente, come il suo aiuto, la sua
preoccupazione, il suo affetto.
Tu non piangi, ma se lo facessi questo sarebbe un buon momento
perché – inizi a pensare –
l’hai perso del tutto.
Stiles
guida lentamente lungo la strada verso casa. Il suo cuore è
calma piatta, adesso. Credeva che si sarebbe sentito un idiota per
quello che ha detto, perché Derek gli avrebbe riso in
faccia, o avrebbe ringhiato che è solo uno stupido umano, o
se ne sarebbe andato voltando le spalle al suo discorso ancora a
metà.
Invece è rimasto. In silenzio.
C’è stato un momento, quando si è
deciso a guardarlo, in cui stava per vacillare: i suoi occhi. Si
aspettava di trovarli rossi dall’ira del lupo. Invece erano
verdi, verdissimi e profondi come se le sue parole stessero scavando un
buco nero.
Arrivato a casa si concede una doccia lunghissima e insolitamente calda
per le temperature di inizio luglio.
È che si è agitato di nuovo. Lui non riesce
davvero a capire, niente è andato come aveva pensato,
niente. Ma quello che lo inquieta è il fatto di esserne
contento.
False speranze, si ripete. Fottute false speranze.
Se adesso iniziasse a pensare che da domani il licantropo
cambierà atteggiamento non farebbe che aumentare la
delusione scoprendo che - al contrario - non ha mosso nemmeno un passo.
Stiles respira piano e si calma di nuovo. Domani, forse no.
Non
torni a casa. Il solo pensiero di tuo zio, della sua voce melliflua e
manipolatrice ti incupisce. Sai cosa ti direbbe, trovandoti in questo
stato e dopo averti fatto vuotare il sacco sul vostro incontro.
Che Stiles è un ragazzo tanto
simpatico, e tanto sveglio,
che in effetti non c’è motivo di bistrattarlo
così, che sarebbe anche ora di considerarlo parte del
branco, fosse stato per lui sarebbe già un mannaro a tutti
gli effetti.
E la cosa peggiore, finirebbe da incubo perché tuo zio capirebbe.
E, cazzo, hai fatto davvero di tutto perché questa cosa fosse negabile persino al tuo cuore.
Sei stato così attento che non sai nemmeno quando sia
iniziata, ma sai perché.
Perché il ragazzino è un turbine di emozioni, che
se non sei abituato ti danno la nausea e i capogiri, ma se impari a non
opporre resistenza, quello che ti sembrava un pugno al centro del petto
si trasforma in un calore avvolgente.
Perché Stiles ha gli occhi più limpidi di una
giornata di tramontana ma che di quel freddo non hanno niente. Sono
intelligenza e astuzia e dolcezza e gioia di vivere.
Perché il tuo umano ha smesso di provare paura quando gli
sei accanto, persino quando lo minacci – ormai senza
convinzione, solo per non dover gettare la maschera e mostrare il tuo
volto deturpato dalla paura- .
Hai sentito i suoi cambiamenti, hai visto come è cambiato
nei tuoi confronti. E hai creduto per un istante che potesse
appartenerti.
Ma la verità è che Stiles non prova nemmeno la
metà delle cose che invece ti si scatenano nel cuore quando
lo vedi. Stiles ti ha semplicemente dato una possibilità,
come a chiunque altro. Perché Stiles è
così, non getta mai la spugna e crede fino in fondo che nel
bene possa albergare un’ombra di male, come che anche nelle
persone cattive si possa ancora trovare uno spiraglio di luce.
Tu invece non la pensi così. Non esiste un mondo dove chi ti
sta accanto non soffra. Non esiste un mondo in cui tu possa dare fiducia a quello che provi sperando che
basti a salvarvi.
È
andata come aveva previsto, nessun passo avanti. Ma non può
dire che non sia cambiato niente.
Adesso, Derek, semplicemente lo ignora.
Niente più sguardi gelidi, niente più minacce,
niente frasi taglienti o rimbrotti sulla sua stupidità.
Niente.
Prima di parlargli, alcune volte, aveva ventilato questa
possibilità come una soluzione alla sua frustrazione, alla
sua rabbia per gli atteggiamenti scontrosi. Ora sa che peggio non
potrebbe sentirsi.
Ha passato una vita ad essere il ragazzo invisibile agli occhi di chi
ama e questo lo fa soffrire. Che poi aspetta, questo vorrebbe dire che
ama Derek Hale?
Cioè, un conto è aver accettato di essere
mutevole, oltre che nel carattere, anche nei gusti sessuali. Un conto
è aver capito che Lydia non è più il
suo interesse romantico. Ma andiamo, Derek Hale?
No, immagina di no. Ma in modo incomprensibile ci tiene, forse troppo,
che lui la smetta di comportarsi come se non esistesse.
Perché Stiles? È davvero meglio essere trattati
come una scopa vecchia abbandonata nello sgabuzzino? Cazzo, se questo
non è masochismo. Si, lo preferirebbe.
Sono
passate a malapena due settimane e pensi che potresti anche impazzire.
Non è solo per il fatto che si sta avvicinando il
plenilunio, il tuo lupo ulula aggressivo per questa lontananza forzata
con cui speravi di rendere più felice, se non te stesso,
almeno Stiles.
Come è possibile che tu abbia sbagliato ancora? Eppure
è così, te lo denuncia la pesante malinconia che
emana l’umano appena ti vede, malinconia e delusione, ancora.
Stiles
è nella sua stanza, lontano dal branco, lontano da lui.
Sa già che non dormirà perché oggi ha
pensato qualcosa di totalmente assurdo e inaspettato. Prova qualcosa
per Derek.
Ed è diverso dalla scarica ormonale che avvertiva durante i
loro primi contatti. Quella è una cosa assolutamente
normale, per chiunque abbia tutto l’asse visivo funzionante.
Insomma, è stato proprio lui ad accendere i fari sul fronte
maschile. Prima non esisteva altro che Lydia, ma alle pulsioni di un adolescente bisessuale non si
comanda e la perfezione del suo fisico è stata solo
l’innesco di una miccia già pronta ad esplodere.
Ha imparato a gestire questo aspetto. Perché cavolo, non
può farsi delle seghe – non solo mentali
– per uno stronzo che lo tratta di merda.
Per quello vanno bene anche i numeri di Playgirl.
Il punto è che non sa ancora esattamente come, si
è accorto di avere bisogno della sua presenza. La sua,
quella del lupo scorbutico e supponente.
Quello che lo destabilizza è: di Lydia amava il suo alter
ego, quello che un giorno l’avrebbe corrisposto con passione.
Derek invece è inalterabile. Sarà sempre e
comunque un monolite inavvicinabile, soprattutto per lui.
Perché, andiamo, è dannatamente ovvio che non sia
interessato ai ragazzi e Stiles non è certo il genere di
persona che ti fa cambiare orientamento.
Merda.
Sono passate altre due settimane e Stiles va sempre meno spesso agli
incontri di casa Hale. Non fa mancare mai la sua opinione, tanto Scott
lo tiene aggiornato su tutto, e il suo tempo libero è ancora
occupato per più di metà da “cose
lupesche”.
Ma non va quasi più a casa Hale. Perché
farà tanto ragazzina in piena crisi sentimentale, ma lui
proprio non regge più l’indifferenza di Derek.
Ogni sguardo sottratto è una stilettata e sta davvero
impazzendo perché invece, poi, sente i suoi occhi
perforargli la schiena appena smette di guardarlo.
Sta iniziando a perdere il controllo. Il suo cuore diventa un martello
a percussione appena ne registra la presenza. E ha davvero un tempismo
sbagliatissimo.
Perché prima poteva anche nascondersi dietro la maschera
della paura, adesso cosa gli rimane?
-Povero idiota Stiles, è grandioso! Hai scoperto che ti
piace Derek Hale nel momento esatto in cui ha iniziato ad ignorarti.
Tempismo perfetto, amico mio.
Questa è una di quelle volte in cui Stiles parla al suo
sé in terza persona, glielo ghigna a denti stretti
afferrandosi ai bordi del lavandino e incassando la testa tra le
spalle, per non dover vedere allo specchio il riflesso di un ragazzo
sull’orlo delle lacrime.
Stiles
si fa vedere raramente ormai.
Inizialmente hai mentito a te stesso mostrandoti compiaciuto di quanto
hai ottenuto. Meno ti ronza attorno, più facile
sarà dimenticare, meglio, far finta che non sia mai esistito.
Non importa che la notte sogni di essere avvolto dalla sua gioia
frizzantina, non è possibile. Perché tu non sogni.
Eppure quando ti concedi di abbassare la guardia, le tue proiezioni
oniriche prendono la forma di occhi da preda, di un delizioso nasino a
punta, di labbra morbide e calde. La mattina ti svegli con un nuovo
odore addosso, quello della tua stessa eccitazione. E questo non lo
puoi più negare.
Hai iniziato col volere le emozioni del ragazzo, poi ti sei accorto di
non poter fare a meno di quelle che provavi tu stesso in sua presenza.
Adesso vuoi ogni singola cosa.
Il bisogno fisico che hai di lui ti ha reso le cose troppo difficili.
Il tuo lupo ti ha imposto una scelta, egoistica – questo
è sicuro- ma ha vinto lui.
Tutte le volte che puoi, quando il dovere non ti risucchia nel buio
della notte, ti apposti sullo spiovente del tetto accanto alla sua
finestra. Benedici il caldo estivo, le ante aperte e le tende che
svolazzano sollecitate dalla brezza notturna.
Stles dorme in modo scomposto, rispettando la sua natura caotica,
cambiando posizione ogni mezz’ora al massimo e sbavando un
po’ sul cuscino.
Ed è di una perfezione che fa male al cuore.
Nella sua casa, al riparo dal mondo, al riparo da te, Stiles profuma di
quiete, la stessa che tu hai perso con la fine della tua adolescenza.
E ti innamori ogni notte di più del tuo umano.
Questa sera sei arrivato prima, ancora è il crepuscolo e
temi di poter essere visto. Ti disponi lontano dalla finestra, senza
poterlo ancora guardare, con tutti gli altri sensi vigili.
Qualcosa lo turba, percepisci la sua angoscia, poi la sua
rassegnazione. E poi lo senti.
E decidi di fuggire più veloce che puoi, nella tua casa
malandata, nel fitto degli alberi, in un altro Stato se necessario.
Perché non è possibile, dopo tutto quello che gli
hai fatto, non è ammissibile, tu piaci a Stiles.
La tua corsa afinalistica viene bloccata da una rivelazione che ha la
voce subdola di zio Peter.
E se.
E se la cosa migliore per Stiles fosse smettere di tenerlo a distanza?
Pensaci Derek, trattandolo con disprezzo l’hai deluso,
trattandolo con indifferenza l’hai ferito. E lui, buffo
ragazzino, continua ad impazzire per te. Se provassi a dargli quello
che vuole? Quello che volete entrambi. Faresti un favore a tutti,
Derek. Faresti un favore anche a te stesso. Ma questo lo sai.
Ah il solito egoista! Tu non hai paura di ferire lui, hai paura di
essere ferito tu. Hai paura che Stiles, scoperto quanto poco valgano le
macerie del tuo cuore, decida di abbandonarle per sempre.
Lo credi davvero capace di questo? Se già adesso che non gli
offri niente più che dolore è stato in grado di
trovare del buono in te, come ti ricompenserebbe se gli donassi quel
poco del vecchio Derek che è sopravvissuto?
Metti a tacere quella che credi essere una distorsione della tua
coscienza.
I consigli di tuo zio Peter ti hanno sempre affondato, e può
andar bene per te ma non per Stiles.
Hai già preso la tua decisione quando ancora riuscivi a
ragionare con un barlume di lucidità. Non intendi certo
tornare sui tuoi passi proprio adesso che ti senti maggiormente confuso.
Il punto è che nella tua ferma idea di tenerti alla larga
dal tuo ragazzino non hai considerato una variabile. E cavoli se non
è stato da stupidi, perché lo sai meglio di
chiunque altro: Stiles riesce sempre a sorprenderti.
Passano altri giorni, e non saprsti dire quanti. Perché
potrebbe anche essere uno, ma adesso che ti sei privato persino delle
fughe notturne a casa Stilinski sembra che il sole non sorga
più.
In futuro questa tua mancanza di calcolo ti impedirà di
valutare quanto tempo Stiles riesca a resistere alla sua
impulsività. Ma adesso che senti in lontananza il motore
della sua jeep ti sembra una cosa assolutamente irrilevante e priva di
senso.
Stiles
ha smesso di sentirsi stupido, l’ha fatto per troppo tempo.
È un adolescente, che cazzo, e agli adolescenti in genere si
perdonano i colpi di testa e le figure di merda.
Sa che ha abbastanza tempo, da qui a quando guarderà a
questo momento come un passato troppo lontano, per far guarire le
ferite di un rifiuto.
Si sente determinato quando mette in moto la jeep. Un po’
meno quando imbocca il sentiero di casa Hale. Entra nel panico quando
ad accoglierlo sulla soglia c’è il padrone di
casa. Così bello che gli manca il fiato.
E la sua bellezza non sta solo nei muscoli tesi delle braccia
incrociate al petto, o nella linea delle labbra appena arricciate in
una smorfia pensierosa. Questi sono dettagli che fanno bene ai suoi
ormoni. La bellezza è quello sguardo che gli rivolge, che
vorrebbe essere reso duro dalle sopracciglia corrugate ma che trasmette
pensieri che Stiles spera di non aver immaginato. Sembra che desideri la sua presenza lì.
Non sa esattamente da dove iniziare. Trovarsi a corto di parole lo
mette a disagio ed è tentato di fare dietrofront e battere
in ritirata. Ma c’è qualcosa che lo blocca
lì sul posto.
Derek ha cambiato espressione, ha schiuso le labbra, ha sgranato un
po’ gli occhi, ha sciolto il nodo delle braccia conserte,
come se si fosse bloccato nell’atto di fermarlo.
È solo un attimo, e Derek fa scomparire le mani nelle tasche
dei jeans.
Stiles lo imita, ma con un atteggiamento meno sicuro di quanto vorrebbe.
Muove qualche passo, dondola un po’ sul posto prima di
decidersi a guardarlo e salire i tre scalini del porticato.
Hai
avuto il tempo di tre chilometri circa per capire cosa farne
dell’improvvisata di Stiles. Ma non è servito a
molto.
L’assenza di altre presenze in questa casa ti mette in
allarme, come se fossi nudo e senza alibi. Sul serio, che dovresti fare
trovandotelo davanti, se solo avvertendo la sua presenza ti sei
appostato sulla soglia di casa, in attesa?
Hai deciso che aspetterai, che lascerai decidere a lui i tempi e i modi
e che…
Diamine, è arrivato col suo profumo di aspettative e
promesse adolescenziali e tensione e insicurezza. E tu non riesci
proprio a mostrarti impassibile.
Sta per andar via, lo senti dall’odore che cambia.
E a dispetto di quanto avevi pianificato, il tuo corpo reagisce e sta
per scattare e afferrarlo e dirgli di non lasciarti mai più
tanto a lungo.
Riesci a fermarsi a stento, e non sai ancora una volta se hai fatto la
cosa giusta.
Credi di si perché Stiles si sta avvicinando, le mani in
tasca, la testa un po’ china e gli occhi che ti guardano dal
basso.
Hai come un déjà vu del vostro primo incontro nel
bosco, Stiles ha gli stessi battiti accelerati e la stessa fragranza di
imbarazzo. E il sangue che affluisce alle gote non aiuta.
E ora che è ad appena due passi di distanza non esiste altro
che le sue labbra umide per quei guizzi inconsapevoli della lingua
nervosa.
Sties si avvicina ancora un po’ e ti fronteggia. Non dice
niente, ed è una cosa troppo poco da lui. Ma intuisci che
sta cercando di adattarsi al tuo linguaggio, al tuo modo di comunicare
senza parole. Sa che così puoi capirlo, percepire il suo
odore che cambia, sentire la forza di quello che prova per te come la
promessa di un abbraccio che ti avvolge ancora prima di toccarti.
Non si sta nascondendo, non sta cercando di mascherare le intenzioni
del suo cuore in rivolta con frasi fuorvianti.
Quando Stiles pensa di averti dato abbastanza tempo per assimilare e si
decide a parlare tu ti sorprendi a non volerlo zittire. La sua voce ti
è mancata così tanto che ora sembra qualcosa di
fisico, una sua estensione che ti sfiora con un alito di calore.
- Derek.
Lo senti, vero? – e si indica il petto – Qui dentro
è un casino, e tanto vale dirtelo perché a quanto
pare è un casino anche fuori. L’ultima volta che
ho parlato con te non è andata tanto bene e non mi aspetto
che stavolta sia diverso. Ma tanto che può succedere?
Nemmeno mi parli più! Cioè, peggio di
così non può andare perché ormai hai capito, no?
Solo, ti prego, non mi uccidere. Credo che questa cosa sia
più umiliante per me, giusto?
Bene, immagino di aver detto tutto. Così Stiles leva il
disturbo per sempre, eheh. Bene.
Mentre
parla ti senti impazzire. È uno sforzo notevole ascoltarlo
quando il tuo corpo è investito da onde di emozioni
fortissime. Ti sorprendi della forza dei suoi sentimenti. Quel
ragazzino forse nemmeno lo sa, quanto siano intensi.
E quando percepisci che l’imbarazzo ha toccato il picco
massimo e sta per sfociare in paura, e quando senti le ultime frasi di
un discorso che voleva essere un addio sin dall’inizio,
zittisci la tua parte razionale e lasci che il lupo prenda il
sopravvento.
Perché, forse adesso l’hai capito, è
proprio di quello che Stiles si è innamorato, di quegli
attimi di fuoco ben celati dalla freddezza del controllo.
Prima vengono le parole.
- Stiles. Ho capito. E va bene.
Poi gli sguardi.
E più che guardarlo, ti lasci guardare. Lasci che dai tuoi
occhi trabocchino le pulsazioni accelerate e il pensiero folle che sia
tutto giusto così.
Infine vengono le azioni.
E gli sfiori il braccio con le dita fino ad arpionare il polso. E te lo
tiri contro con un’irruenza che svela quanto tu abbia
desiderato averlo così vicino.
E gli circondi i fianchi in un abbraccio che è a
metà tra il protettivo e il possessivo.
E stavolta le sue labbra sono vicine abbastanza da non darti il tempo
di pensare ancora. Così le assaggi, le accarezzi con le tue
sciogliendoti sotto la loro morbidezza. Ti abbeveri del respiro ansioso
ed eccitato che ne fuoriesce.
Quando le lambisci con la lingua, e quando – per un consenso
di Stiles – ti trovi a gustare la bocca dell’altro,
scopri il sapore della felicità.
Vi staccate appena un attimo, per te giusto il tempo di riprendere
respiro.
Ma Stiles è Stiles, il tuo adorabile logorroico. E ha
bisogno di parole, per credere che stia succedendo davvero, per capire
-perché sta succedendo?
Cioè, io? Davvero?
Tu cerchi di recuperare la calma per usare la bocca nel modo in cui
è richiesto al momento, e speri di fargli capire tutto in
poche parole.
Perché non sei proprio bravo a parlare, e potresti rovinare
tutto e mettergli fretta e farlo scappare. E, Dio, no! Adesso non
potresti più immaginare di lasciarlo andare.
Lo guardi negli occhi cercando di dare un senso più con
quelli che con le frasi sconnesse che pronunci.
- Si, davvero tu, che se ti vedessi come ti vedo io capiresti e, ti
prego. Non posso ancora spiegarti il perché, ma posso
giurarti che mi sono trattenuto troppo e ora non mi sembra vero. E non
ti lascerò fuggire anche se forse sarebbe la cosa
più giusta. E avrò, spero, tutta una vita per
dirti perché, ma ora…
Ora Stiles capisce e ti bacia con slancio, come se fossi la miglior
ricompensa per tutto quello che ha dovuto passare. Ti si aggrappa
addosso, ti sbilancia fino a che non entrate in casa e la prima cosa
che vi viene in aiuto è la superficie orizzontale del divano.
E sembra il posto più giusto dove stare, con Stiles tra le
tue braccia.
E ti sembra familiare, il contatto delle sue mani sotto la tua
maglietta.
E ti sembra casa, guardare nei suoi occhi marroni come i boschi della
tua infanzia.
Nota:
(*)
Cit. film “Noi siamo infinito”. Che poi
è un caso, eh, che persino Logan Lerman mi faccia pensare a
Dylan O’Brien!
Spazietto per:
° Ringraziare chi è arrivato fin qui, di pazienza ce
ne vuole.
° Ringraziare chi ha scritto bellissime Sterek di cui mi sono
affogata in questi giorni.
° Ringraziare chi pensa di scriverne tante e tante altre!
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