non riesco a nasconderlo così bene, quando
siamo io e te sotto le stelle
A
Jack Alex era sempre piaciuto, fin dal primo momento in cui l'aveva
visto e aveva deciso di voler diventare suo amico, e non aveva
mai
avuto dubbi al riguardo.
Gli piaceva, era una gran bella persona,
un ragazzo simpatico, un ottimo compagno di scorribande e si poteva
fidare di lui per qualsiasi cosa; e gli sembrava strano che potesse non
piacere a qualcuno. Fin da piccolo aveva capito che era una persona
speciale, di quelle che incontri poche volte nella vita e che con un
battito di ciglia possono farti sentire su un altro pianeta, e aveva
sempre messo tutto sé stesso nel loro rapporto,
perché per quanto la
sua mente da bambino riuscisse a capire, senza di lui stava male.
Quando Alex era in giro andava tutto bene e riusciva a incassare
qualsiasi colpo senza vacillare, ma quando se ne andava era
come se
l'intero universo gli si buttasse addosso e lo sommergesse con il suo
peso, impedendogli di esistere come avrebbe voluto. Gli c'erano voluti
anni per dare un senso ai suoi batticuori improvvisi, allo stomaco che
gli si attorcigliava e all'insaziabile bisogno di stargli accanto; ma
quando c'era riuscito non si era stupito affatto. Alex era la persona
più bella del mondo, non amarlo sarebbe stato strano.
E ora avevano
formato una band insieme; era il suo cantante, il suo chitarrista e il
suo migliore amico tutti assieme. Non era più solo l'ancora
che lo
teneva coi piedi per terra lasciandolo però libero di
sognare, era
anche il centro del mondo di altre migliaia di persone e una fonte
d'ispirazione per chiunque entrasse in contatto con lui. Aveva trovato
la maniera fatta apposta per lui di brillare e dare conforto a chi ne
aveva bisogno, e circondato da tutto quell'affetto e quel supporto era
fiorito ancora di più, diventando il ragazzo meraviglioso
che in quel
momento aveva appena finito di salutare il pubblico e di promettergli
che sarebbero tornati presto, molto prima di quanto potesse immaginare.
Jack
si sfilò la tracolla di dosso e consegnò la
chitarra a un tecnico,
scompigliandosi i capelli, e senza neanche pensarci si diresse verso il
frontman, porgendogli una bottiglietta d'acqua.
«Che
figata di finale» fece con un sorriso
«dire
che ha fatto colpo è dire poco, avrai oceani di groupie ad
aspettarti».
Alex accettò l'acqua e ne bevve metà; una goccia
gli corse lungo la
guancia e lui se l'asciugò con la mano, sospirando con
soddisfazione.
«Per
essere la prima volta che suoniamo qui da anni c'è andata da
paura» commentò, sinceramente felice.
«Mi
aspettavo un pubblico molto più difficile da soddisfare e
una folla
molto più restia a muoversi, invece è stato
semplicemente fantastico.
Dio, potrei tornare là fuori e suonare non-stop per altre
due ore,
potrei perfino scalare l'Everest per come mi sento». Jack
sorrise,
finendo l'acqua rimasta, e Alex ricambiò il sorriso con uno
ancora più
grande.
«Ti
va di andare a farci una birra e quattro passi? Non ho voglia di
rinchiudermi in un pub con gli altri, è la serata ideale per
guardare
le stelle e sarebbe uno spreco osservarle attraverso i vetri colorati
di una bettola qualsiasi».
Se c'era una cosa di Alex che Jack amava
davvero alla follia, oltre alla sua voce morbida e al suo carattere,
quella era la sua spontaneità nel chiedergli spesso di
uscire da soli e
nel non scandalizzarsi quando Jack organizzava cose che sembravano un
po' appuntamenti e della cui fraintendibilità si rendeva
conto
solo troppo tardi; e capitava spesso che fra di loro si
creasse
un'atmosfera che tra gli altri non c'era mai. Nonostante fossero in
quattro a girare il mondo e a cambiare le vite dei loro fan, Jack era
rimasto il migliore amico per eccellenza per Alex, e il rapporto che
c'era fra loro due era qualcosa che nessun altro nel gruppo aveva o
poteva sperare. Non c'era Jack senza Alex e non c'era Alex senza Jack;
erano due persone distinte ma condividevano la stessa anima, e non
c'era mai stata una volta in cui uno dei due avesse detto che avrebbe
potuto farcela benissimo senza l'altro senza mentire a sé
stesso e a
chi gli stesse attorno. La gente si era abituata a vederli sempre
insieme e aveva smesso con le battutine su loro come coppia, ma ad Alex
non era mai fregato niente di quello che pensavano loro. Quando
passavano davanti a un gruppo di persone e quelle cominciavano a
sparlottare fra loro dicendosi che erano sicuramente gay, Alex
stringeva la mano di Jack e lo baciava davanti a tutti, li guardava con
uno sguardo sicuro che sembrava dire 'possiamo essere quello che ci
pare, metteteci una pietra sopra' e se ne andava a testa alta, con una
sicurezza che Jack gli aveva sempre invidiato. E in effetti sarebbero
potuti benissimo essere una coppia per come vivevano la loro amicizia,
ma Alex aveva una ragazza e questo era un ostacolo insormontabile per
Jack. Il biondo viveva la cosa con molta calma - anche se non era
più
libero continuava a tenere Jack per mano in pubblico, a chiedergli di
andare a vedere film assieme e di andare a mangiare qualcosa
ogni
tanto; e non si faceva problemi a baciarlo sul palco o farsi trovare
costantemente con lui dalla ragazza, ma Jack non era sicuro di come
avrebbe dovuto comportarsi e di come lui si aspettasse di vederlo
reagire, quindi a volte andava nel pallone ed era costretto a sfogarsi
con qualcuno. Che quel qualcuno fosse il suo riflesso non era
importante - non poteva permettersi che qualcuno sapesse della sua
cotta, perfino lo specchio a volte gli sembrava distante e pronto a
sputtanarlo a tutti. Non che avesse paura della reazione degli altri,
era quella di Alex che lo spaventava. Certo, la maggior parte delle
volte era lui a creare situazioni romantiche fra loro due, ma era
fidanzato e se non fosse stato innamorato di Lisa non si sarebbe mai
messo con lei, quindi per quanto dolce fosse con lui c'erano dei limiti
che Jack non poteva assolutamente
superare,
e fargli sapere che lo amava era uno di questi.
«Ehi
Jack, vieni qui!». Jack alzò lo sguardo e
incontrò quello del biondo,
che gli faceva freneticamente cenno di avvicinarsi con una mano e con
l'altra reggeva un ramo carico di foglie; corrugò le
sopracciglia senza
capire e l'altro optò per un segno col capo e un 'forza,
sbrigati!', a
cui stavolta il moro reagì. Si avvicinò ad Alex e
tirò più in alto la
frasca, scoprendo una strada
buia e sterrata che si snodava per un'altra decina di metri prima di
sfociare nell'oscurità più completa. Alex lo
guardò pieno di vitalità e
s'inumidì le labbra, intrigato.
«Secondo
te dove porta?».
«Conosco
già la risposta» disse Jack con un sorriso
divertito; lanciò
un'occhiata veloce al cespuglio che troneggiava su di loro e
scivolò
sui ciottoli, spingendosi avanti di qualche passo per poi tornare
indietro e tendere la mano al biondo, che la strinse e lo raggiunse,
lasciando scattare il ramo alle sue spalle. Ruppero la stretta e Jack
si fece ciondolare le mani vicino alle gambe, guardandosi un po'
attorno. Dopo una decina di metri si ritrovarono inghiottiti dal buio e
Jack cercò Alex con le dita, sentendolo improvvisamente
lontano anni
luce; lo sfiorò e il biondo si mosse verso di lui,
avvinghiandoglisi al
braccio.
«Okay,
dalla strada sembrava più illuminato» disse
divertito per scusarsi.
«Se
mi dai un accendino possiamo fare gli esploratori»
ribatté Jack, per niente intimorito.
«Non
credo di averne mai avuto uno» mormorò Alex
«ma
se vuoi ho il cellulare, l'idea è figa». Jack
scrollò le spalle.
«Lascia
perdere, rovina tutti i colori» commentò
«piuttosto
procediamo alla cieca. Poi oh, alla più puttana uccidiamo un
alce e
viviamo come due pazzi dormendo sugli alberi e mangiando radici,
sarebbe comunque un'avventura». Alex rise e scosse la testa,
inumidendosi le labbra; mosse qualche passo in avanti e Jack lo
seguì
docilmente, sentendosi al sicuro da qualsiasi pericolo. Dopo un paio di
minuti i loro occhi finirono di abituarsi alla luce fioca della Luna,
permettendogli di distinguere vagamente le forme che li circondavano, e
Jack indicò uno spiazzo erboso ad un livello più
alto del loro.
«Guarda
Lex, quel punto sembra fatto apposta per noi»
esclamò voltandosi a
guardarlo, e prima che il biondo potesse ribattere si
avvicinò e toccò
la roccia con i polpastrelli della mano libera, osservando attentamente
le striature che la Luna metteva in risalto con la sua luce. Si
girò di
nuovo verso Alex e gli sorrise, lasciandogli la mano. Cercò
un appiglio
e afferrò una radice, infilando il piede in una rientranza
della parete
e issandosi un po' verso l'alto, poi guardò l'amico e gli
fece cenno di
seguirlo. Alex ricambiò lo sguardo con una certa
preoccupazione.
«Jack
è buio e non abbiamo idea se questo coso sia in grado di
reggerci
entrambi, lascia perdere» provò a convincerlo, ma
il moro liquidò le
sue obiezioni con un gesto della mano e un 'maddai, figurati, non
succederà niente'.
«Anzi,
facciamo così, ora salgo io e se tutto va bene sali pure tu,
okay?» non
aspettò la risposta di Alex e cominciò a scalare
la parete, incontrando
qualche difficoltà che si curò bene di
nascondere. Raggiunse lo
spiazzo, si tirò in piedi e si mise le mani sui fianchi,
lanciando
un'occhiata soddisfatta al paesaggio attorno a lui; poi
s'inginocchiò e
tornò dal biondo.
«E'
tutto okay, puoi venire anche tu» lo
tranquillizzò, tendendogli la
mano. Alex rimase immobile, esitante, e Jack rise per alleggerire la
tensione, sporgendosi un altro po'.
«Dai,
avanti, non ti succederà nulla» insistette
«e
se dovessi perdere la presa ci sono qui io
a
salvarti il culo, non preoccuparti. Vedrai che tornerai da Lisa sano e
salvo, te lo prometto». Il biondo respirò a fondo,
infilò il piede
nella stessa rientranza dell'amico e gli strinse la mano con forza.
«In
questo momento Lisa è l'ultimo dei miei pensieri»
disse stringendo i
denti e tirandosi lentamente su, consapevole di essere meno allenato
dell'amico e di star facendo la figura del cittadino imbranato e restio
a sporcarsi. Jack indietreggiò per far leva e dopo una
decina di
secondi di sforzi Alex riuscì a raggiungere la piazzola,
rovinandogli
addosso. Jack rise della sua espressione piena d'ansia e non
cercò di
spostarlo, mentre l'altro cercava di calmare il fiatone, incredulo.
«Non
voglio pensare a quando dovremo scendere» disse scuotendo
velocemente la
testa;
Jack si piegò in avanti, lo raccolse e lo
abbracciò, senza smettere di ridere sommessamente.
«Dio
Lex, grazie di esistere» esclamò, divertito, e
Alex lasciò cadere la testa sul suo petto, abbozzando una
risata.
«Sei
un coglione Jack, non ci credo che siamo qui» si
passò una mano sul viso, cercando di realizzare
«appena
riusciamo a tornare sull'asfalto ti spezzo in due, porca puttana; le
mie vertigini ti stanno dedicando un monumento». Jack rise
ancora di
più e Alex alzò gli occhi al cielo, ridendo pure
lui. Quando erano
assieme, gli era molto più facile affrontare le sue paure e
la
ricompensa che otteneva era sempre un abbraccio o una stretta di mano,
e tutto sommato la cosa gli piaceva.
«Okay,
questo è il tuo campo ora» disse Jack con un
sorriso, indicando il
cielo col mento. Alex sorrise, posò la testa più
in alto, nell'incavo
del collo del moro, e indicò una costellazione sotto gli
occhi attenti
dell'altro, felice.
Non avevano mai parlato dei loro sentimenti e
delle situazioni che si venivano a creare fra loro, sebbene ogni tanto
Rian si mettesse a fare battutine sceme e minacciasse di inviare foto
compromettenti a Lisa; né tanto meno progettavano di farlo.
Jack
s'inebriava dell'odore di Alex e cessava di pensare nel momento stesso
in cui si trovavano nella stessa stanza, e Alex sembrava cogliere al
volo ogni occasione di sfiorarlo e farlo sorridere, qualunque fosse il
momento. Ogni tanto se ne usciva con frasi carine sul palco che di
solito non gli diceva oppure veniva a mettergli qualche coperta addosso
quando si addormentava fuori dalla cuccetta; ma non era raro che si
svegliasse sul divano con lui sulla sedia a pochi passi o che si
trovasse davanti qualche dolce fuori programma i giorni in cui si
sentiva un po' giù, così come era normale che
prendesse in prestito le
sue magliette e si comprassero cose a vicenda per il puro gusto di
farlo. Si prendevano cura l'uno dell'altro più di quanto
avessero fatto
i loro genitori quando ne avevano avuto bisogno, e nessuno di loro
sentiva la necessità di chiarire il perché del
loro comportamento - era
così e basta, perché rovinare tutto?
Jack si strinse di più ad Alex
e lui sorrise, spostando appena il volto per guardarlo negli occhi
neri, parzialmente nascosti da alcune ciocche disordinate;
alzò la mano
dal suo petto e gliele rimise a posto, dolcemente. Jack
abbozzò un
sorriso.
«Gran
bello spettacolo, eh?» mormorò, osservando il buio
farsi sempre più profondo. Alex annuì, chiudendo
gli occhi.
«Grandioso»
convenne, sistemando meglio il capo. Jack sciolse una mano
dall'abbraccio e gli accarezzò la guancia con un sorriso,
sfiorandogli
per caso il labbro col pollice. In quei momenti poteva fare
ciò che
voleva senza doversi preoccupare di quanto qualcosa fosse sconveniente
o troppo intuibile, si sentiva in completa pace col mondo.
«Vorrei
che momenti come questo potessero durare per sempre»
mormorò Alex; respirò sofficemente e
s'inumidì le labbra.
«Hai
freddo, Lex?» domandò il moro, ascoltando il vento
accarezzare le
fronde attorno a loro. Alex annuì lievemente, come se la
cosa lo
imbarazzasse, ma non sembrò voler far nulla per rimediarvi.
Jack
sciolse l'abbraccio, si mise a sedere e si sfilò la felpa,
posandola
sulle spalle del biondo. Lui sorrise e ci si avvolse, poi tornarono a
stendersi, abbracciati uno all'altro.
«Jack,
ci pensi mai al futuro?» ruppe il silenzio dopo un po' Alex,
il viso rivolto alla coltre stellata.
«Certo,
in continuazione. Diventeremo un gruppo bomba e continueremo a solcare
le scene finché non arriveremo a un'età assurda,
e a quel punto ci
scioglieremo per esasperazione dei fan, magari dopo qualche scandalo
per far felice la stampa. Zack si troverà qualcuna, tu
sposerai Lisa e
io-» Alex lo interruppe girandosi a guardarlo.
«Io
non ho intenzione di sposare Lisa» obiettò.
«Se
pensi che vorrà restare solo una fidanzata per il resto
della sua vita ti sbagli di grosso» rise il moro.
«Ma
io non voglio sposarla» insistette Alex, i grandi occhi scuri
improvvisamente in tempesta. Jack lo osservò.
«Be',
allora cosa volete essere? Una coppia di fatto o qualcosa del
genere?» domandò, senza capire.
«Niente
di tutto questo» rispose il biondo
«non
penso staremo neanche insieme, fra qualche anno». Jack
sgranò gli occhi.
«Ma
se siete la coppia perfetta!» esclamò, colto alla
sprovvista. Alex spostò lo sguardo verso l'orizzonte,
imperscrutabile.
«Non
è vero, non siamo la coppia perfetta» disse «so
benissimo che non è la persona più adatta a me,
il vento sostiene più della neve».
Jack lo fissò strizzando gli occhi, senza riuscire ad
afferrare il concetto.
«Metti
da parte le metafore; state insieme da anni, perché dovreste
rompere?»
chiese. Il biondo espirò.
«Perché
la gente si lascia, Jack?» domandò a sua volta.
«Incomprensioni,
oorgoglio, tradimenti, litigi, una mia foto particolarmente
attraente...» si morse la lingua. Che cretino.
«Indovinato.
Il motivo è tra quelli» rispose Alex. Jack
serrò le labbra e appoggiò il mento sulla sua
nuca.
«State
insieme da una vita, vedrai che risolverete tutto»
soffiò, tornando ad accarezzargli i capelli
«male che vada
puoi venire a stare da me finché non chiarirete la
situazione, ma sono
sicuro che non ce ne sarà bisogno». Gli
baciò la fronte.
«Se
esiste una coppia per cui il 'per sempre' è valido, quelli
siete voi». Alex si limitò a respirare
profondamente.
Alex
e Lisa stavano insieme da così tanto tempo che Jack non si
ricordava
con precisione quando lei gli si era dichiarata ed erano diventati
più
di semplici amici - avrebbe dovuto avere quella data scolpita nel cuore
visto che il centro del suo mondo aveva cessato di occuparsi sempre e
solo di lui e aveva cominciato a girare anche attorno a qualcun altro,
ma qualcosa in lui aveva fatto in modo che quella data scomparisse
dalla sua mente senza lasciare tracce e ora ne era decisamente grato.
Non aveva mai pensato di poter competere con lei né ci aveva
mai
provato; aveva continuato ad essere lì in ogni momento per
il biondo e
si era sforzato di apparire il più speciale possibile
davanti ai suoi
occhi, ma non aveva mai potuto concedersi di sperare in qualcosa di
più
fra loro e si era sempre limitato a essere sé stesso sotto
forma di
amico, riuscendoci così bene da non venir considerato un
rivale da
Lisa. Non sapeva come sentirsi al riguardo - da una parte gli tornava
comodo poter girare attorno ad Alex senza che lei s'insospettisse o
facesse scenate di gelosia, ma dall'altra era demotivante sapere di
essere così lontano da ciò che avrebbe potuto
interessare Alex da far
comportare la fidanzata come se il suo essere amico del frontman fosse
una specie di atto di carità da parte del biondo, al punto
da veder
scherzare pure lei sulle foto che li vedevano addormentati assieme
sotto la stessa coperta, anche quando queste foto li ritraevano
abbracciati o l'uno con le magliette dell'altro. Lisa era sempre stata
il muro che gl'impediva di raggiungere il paradiso, una specie di
recinto dell'Eden che lo costringeva a volar basso e non esporsi tanto
con lui; una specie di cartello 'guardare ma non toccare' a dirla
tutta, che permetteva a Jack di ammirare il suo sole ma che lo
diffidava dall'avvicinarsi oltre il limite stabilito. Le poche volte in
cui aveva provato a oltrepassare il suddetto limite, Lisa era
intervenuta, aveva baciato il fidanzato sedendosi sulle sue ginocchia e
gli aveva ricordato la sua posizione, rimettendolo al suo posto con uno
sguardo di ghiaccio. A volte Jack aveva pensato che sapesse e che lo
lasciasse fare perché era così impossibile che
Alex s'innamorasse di
lui che vederlo annaspare dietro la sua ombra era solo un altro modo
per divertirsi e passare le giornate; ma preferiva non pensarci e far
finta di essere tranquillo e rilassato quando lei era nei paraggi per
far felice il biondo, che a quanto pare teneva parecchio a saperli
amici. Amici non lo sarebbero stati mai, ormai il moro ne era
consapevole, ma per vederlo sorridere fingevano di starsi simpatici a
vicenda e si trattavano con gentilezza e facendosi favori che in
realtà
in altre circostanze non si sarebbero fatti mai e poi mai. Per Jack
comunque Lisa rimaneva un muro insormontabile, e la sua presenza lo
metteva profondamente a disagio, qualunque fosse il motivo del suo
essere lì. Si sentì in colpa a pensarlo, ma se
avesse effettivamente
rotto con Alex, per lui sarebbe stato solo meglio.
«Lex,
che ne pensi delle regole?» domandò di punto in
bianco Jack, la mano ancora fra i capelli di Alex.
«Penso
tante cose, dipende dal caso» rispose quello, alzando lo
sguardo
«di
che regole parli?»
«Regole
riguardo al comportamento, ai sentimenti, a ciò che uno
può fare e non
può fare per rientrare in una determinata categoria agli
occhi della
gente... Cose così, insomma. Soprattutto riguardo quelle che
c'imponiamo da soli» buttò lì.
«Penso
che andrebbero infrante tutte» disse francamente, abbassando
lo sguardo
«i
sentimenti non hanno regole e se gliene imponiamo ci facciamo solo lo
sgambetto da soli, dovrebbero essere liberi di esistere come e quanto
vogliono, indipendentemente da ciò che ci torna comodo. Se a
me piace
qualcuno piace qualcuno, non posso prendere e decidere che non
è giusto
e devo sentirmi in un altro modo solo perché qualcun altro
pensa che
non sia il modo corretto di sentirmi o perché magari sono
vincolato da
qualche altro impedimento. Se mi sento in un modo mi sento in quel modo
e basta, devo abbracciare le mie emozioni e venir loro incontro; non ha
senso aggirarle e ingoiare tutto perché qualcun altro
preferisce che io
menta a me stesso e soffra piuttosto che esser lui ad accettarmi, non
è
giusto». Tirò distrattamente
su col naso.
«Grammatica
a parte, non credo dovrebbero esserci regole riguardo ai sentimenti.
Andrebbero ignorate tutte, servono solo a far sentire sbagliati e fuori
posto e non aiutano praticamente mai, se non a sentirsi una
merda».
Spostò lo sguardo sul moro, facendolo guizzare dalla sua
fronte al suo
mento, e arcuò le sopracciglia.
«Perché,
comunque?».
«Perché
sto per fare una cosa stupida» rispose impulsivamente lui,
deglutendo.
In condizioni normali avrebbe continuato a scompigliargli i capelli e
se ne sarebbe rimasto al suo posto, ma complice l'adrenalina
post-concerto, si sentiva come se quella sera qualcosa fosse diverso,
pronto a dargli una possibilità. Provò a tirarsi
su ma Alex lo fermò e
lo rispinse contro l'erba, indecifrabile. Jack lo guardò
senza capire e
sentì il sangue scrosciargli nelle tempie,agghiacciato. Non
era
neanche riuscito ad avvicinarsi al suo viso che già era
stato rimesso
al suo posto, e stavolta Lisa non c'entrava nulla. Faticò a
trattenere
le lacrime e serrò le labbra più che
poté, cercando di calmare i
battiti del cuore, lo sguardo fisso sul terreno alle sue spalle.
Inspirò profondamente, strizzando le palpebre.
«Jack?»
lo chiamò Alex.
«Che
c'è?» rispose riaprendo gli occhi alle stelle,
sperando di non sembrare fragile.
«Stai
piangendo?»
«No»
Sì.
«Jack
non volevo respingerti». La voce di Alex lo colpì
dritto in fronte e
Jack chiuse gli occhi il più forte possibile, il viso
contorto in una
smorfia di dolore. Certo Alex, non volevi, però l'hai fatto;
e anche in
modo dannatamente freddo.
«Non
voglio parlarne» riuscì a mormorare, facendo
uscire a fatica le parole da dietro ai denti. Voglio solo seppellirmi e morire
da solo, senza dover più vedere la luce del sole. Si
portò una mano davanti al volto e si coprì gli
occhi con il palmo,
permettendo ad altre due lacrime di corrergli lungo le guance e
inumidirgli il collo. Coglione,
coglione, coglione.
«Veramente
Jack, non volevo, io» riprovò Alex, ma il moro lo
fermò.
«Ti
prego basta» sussurrò con voce rotta
«lasciami
stare». Si girò dall'altra parte e si
portò le braccia vicino al volto,
lasciandosi piangere in silenzio. Alex osservò il corpo
magro scosso
dai singhiozzi e gli sembrò di sprofondare. Si sedette, gli
prese il
capo e se lo posò sul grembo, passandogli le dita fra le
ciocche
disordinate; Jack irrigidì i muscoli ma poi li
lasciò andare,
abbandonandosi ancora una volta alle cure del suo migliore amico.
«Jack...»
lo chiamò il biondo; quello mandò giù
un groppo alla gola, senza
guardarlo. Alex respirò a fondo, si morse il labbro ed
esitò, poi gli
accarezzò la guancia e lasciò che la mano gli
rimanesse lì per un paio
di secondi, prima di farla scivolare dietro la nuca e sollevargli il
capo. Si piegò in avanti e fece scontrare le loro labbra,
lentamente.
Jack sgranò gli occhi e lo fissò chiedendogli una
spiegazione, e Alex
ruppe il bacio, riluttante.
«E
questo cosa significa?» domandò Jack spiazzato,
piantando lo sguardo nelle sue iridi dilatate.
«Non
volevo respingerti Jack» ripeté il biondo in un
sussurro, deglutendo a sua volta
«mi
piaci, mi piaci da morire». Jack sembrò ancora
più colto alla
sprovvista di prima e vacillò, facendo guizzare gli occhi a
destra e
manca mentre cercava di realizzare; e in tutta risposta Alex
abbozzò un
sorriso, esitando.
«E' che non me l'aspettavo, non pensavo potessi essere
così...»
cercò una parola con cui chiudere la frase ma
fallì
«non
pensavo l'avresti mai fatto, ecco. Mi dispiace».
Il
cuore di Jack si fermò per qualche decina d'istanti e poi
riprese
sconnessamente a battere, riempiendo di vita ogni cellula del suo corpo
magro, nuovamente scosso dai singhiozzi. Non ci credo, porca puttana, non
ci credo.
Si tirò su, gli buttò le braccia al collo e
affondò il viso nel suo
petto, inumidendolo di lacrime, troppo sconvolto per lasciarlo
andare o
affrontare i suoi occhi caramello. Il biondo lo circondò con
le braccia
e gli posò una mano sul capo, baciandogli delicatamente la
nuca e
lanciandogli uno sguardo carico d'affetto, e si sorrisero entrambi come
non avevano mai fatto prima.
«Ti
amo Jack» mormorò Alex, abbattendo i muri che si
era costruito attorno
in tutti quegli anni passati accanto a Lisa. Jack si
rannicchiò sulle
sue ginocchia e gli prese le braccia, avvolgendosele attorno al bacino,
fece scivolare le dita dietro al suo viso e lo portò verso
di lui,
fermandosi a osservarlo a pochi centimetri dal suo volto.
«Anch'io»
sussurrò
guardandolo negli occhi, poi li chiuse e lo baciò,
dolcemente. Alex
partecipò al bacio e quando Jack si staccò ne
cercò un altro,
affondando ogni preoccupazione nelle sue labbra. Gli portò
una mano
vicino al viso e gli sistemò una ciocca dietro l'orecchio,
sorridendo
premurosamente.
«Ecco,
adesso tutti possono perdersi nei tuoi occhi»
mormorò, accarezzandogli
la guancia col pollice. Jack chiuse le dita sopra il suo palmo e
sorrise, tenendolo premuto contro la pelle.
«I'll drop a line, fall in the
grave I've been digging myself, but there's room for two» sussurrò,
accarezzandogli la mano.
«Six feet under the
stars» concluse Alex con un sorriso, azzerando
di nuovo la distanza fra di loro.
E
per un momento, mentre si baciavano, tutto attorno a loro smise di
esistere - Lisa, i ragazzi, i loro genitori, quelli che li prendevano
in giro alle medie, le guerre, la fame; niente era più
importante,
niente aveva più senso se non quelle scariche elettriche che
li
attraversavano e gli dicevano che si appartenevano, che era ora che si
fossero trovati e che si sarebbero salvati a vicenda fino alla fine dei
loro giorni, che agli altri piacesse o no. Jack si sdraiò
sull'erba e
Alex si accoccolò sul suo petto, stringendolo. Si erano
rincorsi troppo
a lungo perché non s'incrociassero mai, e ora che le loro
strade
coincidevano, non ne sarebbero saltati fuori per nulla al mondo.
Dopotutto, c'era spazio per due, sei piedi sotto le stelle.
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