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La vicenda qui di
seguito narrata non è mai accaduta, gli Avenged Sevenfold
non mi appartengono e l'opera non ha fini commerciali e di lucro.
Nessun diritto si
ritiene leso o violato.
Il sapore agrodolce
dell'inchiostro
Capitolo 1
"So here I am, it's in my hands
And I'll savor every
moment of this.
So here I am, alive at
last
And I'll savor every
moment of this."*
Una sigaretta venne
distrattamente
lanciata sul ciglio della strada, una leggera nuvola di fumo si
intravedeva ancora. Solo in quel momento il proprietario, seduto sul
marciapiede e con i gomiti sulle ginocchia, iniziò a
prestarvi
attenzione.
I
suoi occhi erano stanchi, un po'
rossi, sembrava quasi avesse la febbre; la stanchezza si percepiva
dai suoi respiri profondi e dal modo in cui continuava a guardare la
cicca: senza sbattere le palpebre.
Un'altra
giornata di lavoro stava per
volgere al termine e il suo corpo ne sentiva tutto il peso, quasi non
poteva credere che tra non molto avrebbe potuto rilassarsi sul divano
con una bella birra ghiacciata.
A
quel punto avvertì dei passi alle
sue spalle, pesanti e un po' scoordinati, così si
voltò. Un ragazzo
alto e piuttosto robusto era arrivato davanti alla vetrina del suo
piccolo negozio che era dietro di lui e fissava Jimmy, che di solito
si occupava di accogliere i clienti e prendere le prenotazioni,
intento a sfogliare una rivista poggiata sul bancone.
Lo
sconosciuto lo aveva ignorato del
tutto e continuava a fissare le pareti tappezzate di foto del negozio
non sapendo bene cosa fare. Avrebbe giurato che gli stessero sudando
le mani dal modo in cui se le stringeva ed era quasi tentato ad
alzarsi e a bloccare quel tic fastidioso.
Non
poteva saperlo, ma era proprio il
suo sguardo insistente a mettere a disagio il futuro cliente che
avrebbe desiderato solo voltarsi e chiedere chi cazzo era e se la
smetteva di fissargli la schiena in quel modo. Lo innervosiva essere
al centro dell'attenzione di persone che non aveva mai visto prima,
voleva solo prenotare il suo tatuaggio e tornarsene a casa senza
troppe storie.
“Puoi
entrare.” disse quello seduto
sul marciapiede con un leggero sorriso ed un cenno della mano.
L'altro
ragazzo ricambiò un po'
dubbioso però poi fece qualche passo fino ad aprire la porta
di
vetro che richiuse con poca delicatezza.
“Salve...”
iniziò quando arrivò
davanti al bancone, in una posizione un po' rigida; a stento riusciva
a mantenere il contatto visivo con Jimmy che, d'altro canto, aveva
solo alzato leggermente lo sguardo continuando ad essere poco
interessato alla situazione.
“In
cosa posso esserti utile?”
rispose però, consapevole che se non si fosse comportato a
modo il
suo socio gli avrebbe rotto le scatole per giorni. E non aveva
nessuna voglia di litigare.
“Volevo
prenotare un tatuaggio**,
ecco ho il disegno.”
Da
una tasca estrasse un foglio
ripiegato in quattro che poi aprì e mostrò
all'altro. Una scritta,
Thicker than
water,
troneggiava in alto e sotto c'erano tre figure lievemente sfumate di
viola simili a tre putti mentre di lato, come per collegare i due
elementi, erano posizionate due stelle e due rondini.
Jimmy
osservò
attentamente il disegno, ne era rimasto affascinato. Il ragazzo
sembrava avere le idee molto chiare ed era piuttosto raro che
accadesse in quel negozio. Spesso si era ritrovato a dare consigli su
colori, caratteri e forme pur sapendone davvero poco, ma d'altronde
quando la gente voleva tatuarsi sentiva la necessità di
essere
guidata. E quindi, pur mentendo molte volte, annuiva a qualsiasi
richiesta appuntando la prenotazione.
Quella
volta invece
era rimasto davvero impressionato da quel disegno e non vedeva l'ora
di osservare l'impatto che avrebbe avuto sulla pelle di quel ragazzo.
“Dove
vuoi
farlo?” chiese, tenendo per sé tutte quelle
riflessioni. “Almeno
quando parlerò con il tatuatore potrà farsi
un'idea del lavoro da
fare.”
“Sul
petto.”
rispose l'altro, indicandosi la canotta nera che indossava.
“Avete
posto la settimana prossima?”
Jimmy
controllò sull'agenda e alla fine scrisse sul retro del loro
biglietto da visita: martedì
7 novembre ore 17.00,
per poi consegnarlo al suo interlocutore che lo afferrò
senza
riuscire a mascherare il proprio entusiasmo. I suoi occhi chiari
brillarono e un largo sorrise sciolse le sue guance.
“Grazie
mille, a
Martedì allora!”
Il
ragazzo uscì senza voltarsi con il suo biglietto stretto
ancora tra
le dita, non si curò di quello ancora seduto sul marciapiede
intento
a fumare un'altra sigaretta, non rimase a guardare l'insegna luminosa
del Syn Gates Tattoo che, nonostante le modeste dimensioni, aveva
iniziato a raggiungere una certa popolarità in
città; non si curò
di nulla di tutto questo, solo che tra qualche giorno avrebbe avuto
nuovo inchiostro sulla sua pelle ed una nuova storia da raccontare.
Di
nuovo un
mozzicone di sigaretta sull'asfalto, di nuovo fumo e tanta stanchezza
in quella giornata che finiva esattamente come le altre e che
lasciava il posto ad un altro giorno passato in quel negozio dove si
stava sì facendo le ossa, ma dove iniziava a sentirsi
stretto. La
figura del cliente che si allontanava aveva catturato la sua
attenzione esattamente come quando era arrivato, lo guardava svanire
senza perdersi nessun dettaglio delle sue spalle larghe e della sua
schiena. Quasi si sentì offeso per non essere stato preso
minimamente in considerazione, non capitava spesso, eppure questo
stuzzicava solo di più la sua fantasia e la sua
curiosità, il che
non succedeva davvero da troppo tempo.
***
Quando
il martedì
successivo Matt entrò nel Syn Gates Tattoo, Jimmy non era al
suo
solito posto dietro al bancone appena dopo l'ingresso e quel posto
vuoto lo destabilizzò un po', non sapendo come fare per
richiamare
l'attenzione su di sé, sempre se ci fosse qualcuno in
negozio.
Si
guardò intorno
con aria interrogativa, non prestò attenzione ai ragazzi
raffigurati
nelle foto alle pareti e fece qualche passo avanti verso una porta
sulla destra su cui erano stati applicati molti adesivi. Riconosceva
quelli di band che lui stesso ascoltava mentre alcuni non sapeva
proprio cosa volessero significare, forse erano marchi di inchiostri
o macchinette per tatuare.
La
sua curiosità
però fu catturata dal manifesto della Central Coast Tattoo
Convention*** che era stato applicato in alto con qualche pezzo di
scotch; non gli sembrò di averne mai sentito parlare, si
chiese dove
avesse vissuto per tutto quel tempo.
Mentre
meditava ad
una sua eventuale partecipazione a quella manifestazione, la porta
che stava fissando si aprì con violenza e Matt fu costretto
a fare
alcuni passi indietro rischiando di urtare l'appendiabiti dietro alle
sue spalle.
Il
ragazzo, alto e
con folti capelli scuri che ne uscì, lo guardò un
po' sorpreso, non
si era accorto che fosse entrato qualcuno; magari era lì da
chissà
quanto tempo e aveva avuto la possibilità di maledirlo
innumerevoli
volte.
Si
ricordò subito
della corporatura robusta che si ritrovò davanti, degli
occhi verdi
e dello sguardo timido e perplesso. L'altro però non
sembrava avere
nessuna espressione in particolare nei suoi confronti, come se fosse
la prima volta che si incontravano.
“È
tanto che
aspetti? Scusa davvero, il mio socio Jim non c'è oggi e non
è
semplice fare da solo quello che di solito si fa in due.”
disse il
tatuatore, portando una mano colorata dietro la nuca.
“È questo il
tuo disegno, vero?” aggiunse, forse troppo velocemente
perché vide
gli occhi dell'altro guizzare da una direzione all'altra senza
realmente capire cosa stesse succedendo.
“S-Sì
è quello,
ma non preoccuparti ero appena arrivato.” rispose, mordendosi
lievemente il labbro inferiore.
“Perfetto
allora
ho già preparato tutto, puoi accomodarti.”
Il
ragazzo gli
indicò la stanza che si rivelava oltre la porta che stava
per
spaccargli il naso e Matt ci entrò titubante, come se stesse
varcando la soglia di un'abitazione non sua in assenza del padrone di
casa. C'era una strana fragranza nell'aria, non sapeva bene come
definirla, forse particolare era l'unico aggettivo che gli
veniva in mente; non gli dispiaceva anzi, trovava che si adeguasse
bene alla stanza e al suo arredamento. Si accomodò sulla
poltrona di
pelle dove era stato steso un lungo foglio di carta, per poi
attendere.
“Ah,
comunque mi
chiamo Brian Haner. La volta scorsa non abbiamo avuto modo di
presentarci.” disse il proprietario quando raggiunse il
cliente.
Un'espressione interrogativa però, incurvò il
viso pieno di Matt,
non riusciva a capire a che scorsa volta si riferisse. Brian
dovette accorgersene, perché aggiunse: “Ci siamo
visti quando sei
venuto a prenotare il tatuaggio, io ero fuori, seduto sul
marciapiede.”
“Sono
un idiota,
scusa.” rispose Matt, esibendo un largo sorriso mentre i suoi
zigomi avvampavano lievemente. “Ero così agitato
che non ci ho
capito niente. In ogni caso mi chiamo Matt Sanders, piacere.”
Non
si strinsero la
mano, Brian gli fece un occhiolino e l'altro continuò a
sorridere
facendo sì che il tatuatore non riuscì a
distogliere lo sguardo per
qualche secondo.
“Jimmy
mi ha
detto che vuoi tatuarti sul petto, se sei ancora di quest'idea puoi
toglierti la maglietta.” propose l'artista, dopo aver
infilato i
guanti di lattice.
L'interlocutore
rispose all'ordine senza battere ciglio così si
sfilò la canotta
dei Motörhead che aveva
addosso, per poi appoggiarla dietro di sé, sul poggiatesta
della
poltrona. Non sembrava a disagio con il proprio corpo, e solo quando
Brian alzò lo sguardo verso di lui capì il
perché: le spalle erano
larghe e ben proporzionate e il torace perfettamente delineato dalla
muscolatura evidente e ben sviluppata. I suoi occhi nocciola si
persero velocemente sugli addominali e poi tornò su fino a
guardarlo
in viso.
“Allora,
dove
applico lo stencil?” chiese con un po' di
difficoltà, visto che le
labbra erano diventate improvvisamente secche e la saliva iniziava a
scarseggiare.
Matt
indicò lo
spazio tra i pettorali e Brian sbatté le palpebre nella
speranza di
ritrovare la giusta concentrazione. Posiziò la carta velina
sulla
pelle per poi posarvi del deodorante in stick così che
l'inchiostro
si trasferisse sulla pelle del ragazzo. Quando staccò lo
stencil si
fermò per una manciata di secondi ad osservare il risultato:
tutte
le linee erano ben evidenti, non avrebbe avuto problemi a proseguire.
“Ti
piace?”
domandò all'altro, dopo aver indicato lo specchio davanti a
lui. “Se
no lo applico in un altro punto o in un altro modo.”
“No,
tranquillo.”
rispose Matt, rassicurante. “Va benissimo così,
puoi iniziare.”
A
quel punto Brian
prese uno sgabellino in un angolo della stanza e lo avvicinò
alla
poltrona. Dopo essersi seduto mise dell'inchiostro nero in un piccolo
recipiente ed aprì un pacchettino da cui estrasse un ago
sterile.
“Data
la
complessità e la grandezza del tatuaggio.”
propose. “Direi che
saranno necessarie diverse sedute. Oggi iniziamo con i contorni degli
angeli, che ne dici?”
“Sei
tu
l'artista, mi fido di te se si tratta di tatuaggi.”
Matt
sembrava un
ragazzo totalmente diverso da quello che aveva visto per la prima
volta, la timidezza pareva essersi dissolta e dalla
regolarità dei
suoi respiri sembrava anche piuttosto a suo agio. Aveva la testa
appoggiata sulla sua canotta e i suoi occhi vagavano sulle pareti,
mentre aspettava che l'ago iniziasse finalmente ad incidere la sua
pelle.
Il
caratteristico
ronzìo della macchinetta lo avvertì che il dolore
stava per
arrivare così sospirò profondamente come per
prepararsi a tutto
quello che di lì a poco sarebbe avvenuto.
“Pronto?”
Matt
annuì così
Brian, dopo aver disteso con le dita la porzione di pelle che stava
per tatuare, posiziò l'ago e iniziò il suo
lavoro. Il ragazzo
gemette silenziosamente, l'istante successivo però le sue
labbra si
distesero in un sorrisetto soddisfatto e compiaciuto.
Amava
i tatuaggi,
amava i numerosi significati che già portava addosso, ma
più di
tutti amava il momento in cui l'ago entrava sempre più a
fondo
lasciandogli segni indelebili. Non era spaventato, come spesso
sentiva dire, dall'immortalità che quei disegni avevano
anzi, ne era
totalmente affascinato; d'altronde quella era forse l'unica certezza
della sua vita: ovunque sarebbe andato, qualsiasi cosa avrebbe fatto,
i suoi tatuaggi sarebbero rimasto proprio lì, sulle sue
braccia e
ora anche sul suo petto, senza modificarsi di una virgola.
Una
scarica di
adrenalina gli attraversò la spina dorsale ma
cercò di contenere i
brividi, non aveva nessuna intenzione di disturbare Brian che fino a
quel momento non aveva pronunciato nemmeno una parola, troppo
concentrato com'era su quella che sarebbe diventata la sua ennesima
opera d'arte. Nonostante ormai la sua carriera fosse ben avviata
quasi quanto la sua fama, non aveva smesso di essere nervoso ed
eccitato per un nuovo lavoro; erano tutti primi tatuaggi, per
lui.
“Come
sta
andando?” chiese diversi minuti dopo, quando era orma ora di
eliminare i primi residui di inchiostro. “Non mi sembra ti
stia
facendo male.”
“Un
po' sì.”
ammise Matt, voltando la testa all'indietro. “Ma è
decisamente
sopportabile.”
Quando
i suoi occhi
si distolsero dalla figura di Brian al suo fianco, iniziarono ad
analizzare con maniacalità le pareti, soffermandosi su lle
applique
a forma di teschio che illuminavano la stanza. Le lampadine erano a
goccia mentre il supporto sembrava di ferro e quegli sguardi
minacciosi lo incuriosirono. Anche la carta da parati era
particolare, rossa con delle decorazioni dorate; Matt si chiese chi
avesse ideato quel particolare arredamento così diverso da
quello
dell'ingresso che risultava invece essere piuttosto minimal e
moderno.
Quella
stanza
invece, adesso che ci faceva caso, strabordava di dettagli con stili
diversi e che quasi facevano a cazzotti: era un mix tra
l'appartamento di un esuberante artista e il castello di Dracula.
“Come
mai hai
arredato questa stanza così?”
Non
riusciva
proprio a tenere la bocca chiusa in certi momenti, soprattutto in
quelli meno opportuni.
Brian
sospirò
quasi infastidito e Matt era già pronto a maledirsi
mentalmente.
“È
colpa del mio
migliore amico Zacky, è fissato con certe cose. Mi dispiace
che ti
metta a disagio.”
“Non
mi mette a
disagio, è solo che non mi era mai capitato di vedere
qualcosa di
simile, e io di cose strane ne ho viste parecchie.”
“Beh
allora devo
presentartelo prima o poi, solo dopo aver conosciuto un tipo del
genere puoi dire di averle viste tutte.”
*
The Taste of Ink, The Used;
**
il tatuaggio che Matt decide di farsi è questo;
ovviamente non so se sia stato concepito come un unico tattoo o no,
è stato a mia discrezione;
***
la convention di cui si parla è davvero esistente e potete
trovare informazioni a riguardo a questo
indirizzo.
Note: questo
è il primo capitolo di quella che sarà una breve
Bratt, composta da non più di 5 capitoli. Spero abbia
stuzzicato la vostra curiosità e che vi spinga a continuare
la lettura!
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