Like
a Virgin
[Touched for the very first time]
1. Finn/Rachel
Finn sapeva di non essere particolarmente sexy, ma agli occhi della sua
ragazza si era sempre sentito perfetto.
E sapeva anche che la sua futura carriera da star di Broadway fosse
importante almeno
quanto la loro relazione, ma quando si rese conto che Rachel si era
decisa a fare il grande
passo con lui solo per risultare più passionale nel suo
ruolo di Maria
in West Side Story,
sentì che l’emozione provata durante tutto il
giorno in attesa del fatidico momento lasciava il posto ad una totale
quanto inaspettata delusione.
Come se ciò non fosse bastato, al termine dello spettacolo
Rachel si era presentata a casa sua per scusarsi e, quando le aveva
rivelato con frustrazione che Cooter aveva reclutato Shane e non lui,
lei
gli si era offerta di
nuovo su un piatto d’argento.
Ma era stato solo un attimo, il tempo di leggere nei suoi occhi lo
stesso desiderio
che lui aveva sempre represso volontariamente per paura di ferirla e si
era accorto che Rachel non voleva semplicemente consolarlo o
rassicurarlo sul suo futuro.
«Adesso sono
una ragazza che ha di fronte il ragazzo che ama e che vuole ricordare
questo momento per il resto della sua vita».
E in quel momento Finn sentì lo stomaco contorcersi in
maniera piacevole e la testa diventare improvvisamente leggera, come
svuotata di qualunque pensiero che non fosse Rachel.
«Ti amo», sussurrò tra un bacio e
l’altro, trascinandola sul letto. La coprì con le
lenzuola per poi spegnere la luce e solo allora le abbassò
la cerniera del vestito, consapevole che Rachel non avrebbe saputo
reggere diversamente l’imbarazzo.
«Ti amo anche io», era stata la risposta di lei
mentre sentiva le mani di Finn sfiorarle la schiena in una carezza che
fece rabbrividire entrambi e i suoi occhi cominciavano ad abituarsi al
buio, fino ad intravedere quelli del ragazzo.
E al momento decisivo avrebbe voluto dirgli grazie: per non
averle mai fatto troppa pressione, per aver atteso con pazienza quel
giorno, per averla messa a suo agio, perché sapeva che non
le avrebbe fatto male. Avrebbe voluto farlo davvero, ma le parole le
morirono in gola quando sentì Finn dentro di sé e
sia la mente che il cuore le dicevano che il suo futuro era
lì, accanto a lui, e che la sua brillante carriera a
Broadway non sarebbe stata niente senza lui al suo fianco.
Si limitò a sorridergli riconoscente, rimandando quel grazie a quando
sarebbe stata leggermente più lucida.
2. Puck/Quinn
Quinn non rimpiangeva la sua prima volta con Puck, semplicemente si
malediceva per aver scambiato quel «Fidati
di me» per una rara forma di contraccettivo a
lei sconosciuta. Si era lasciata trascinare dall’insolito
romanticismo del ragazzo – «Per me non
sarà solo l’avventura di una notte»
– e si era stupita di come risultasse facile non pensare alle
conseguenze e ignorare il fatto che lei avesse un
ragazzo, che lei
fosse la presidentessa del Club
della Castità, che lui fosse Noah
Puckerman.
In seguito avrebbe dato la colpa all’alcol –
diamine, era stato lui a farla ubriacare! – ma in quel
momento si sentiva più che cosciente di se stessa e della
situazione: Puck le era sembrato così carino e dolce che,
mentre la attirava a sé e la baciava senza troppe cerimonie,
aggrapparsi con tutta se stessa alle sue braccia le era apparso
estremamente naturale, inspiegabilmente giusto.
Solo per un attimo, mentre lui le sfilava la divisa dei Cheerios e le
baciava ogni lembo di pelle, Quinn si era fermata a pensare che quello era Puck,
che stava donando la sua verginità ad un mezzo delinquente,
che quella notte avrebbe segnato irrimediabilmente solo la sua vita e
non quella di lui, che molto probabilmente – nonostante
l’avesse rassicurata che con lei sarebbe stato diverso
– il giorno dopo lui avrebbe fatto finta di niente per
evitare di impegnarsi in una relazione seria e che l’avrebbe
trattata come se non fosse accaduto nulla tra loro, nello stesso modo
in cui si comportava con le altre che si era portato a letto.
Poi, inaspettatamente, il ragazzo le aveva sorriso. Un sorriso sincero,
non di circostanza.
Quinn lo aveva ricambiato, lasciando da parte la passività
che aveva mostrato fino ad allora e sentendosi per la prima volta
decisa ad andare oltre, a fare di più. E solo in quel
momento si era concessa di accarezzare la stravagante cresta del
ragazzo, per poi scendere lungo il collo e aggrapparsi con forza alle
sue spalle, senza paura di affondare le unghie nella sua pelle
abbronzata.
Lo aveva baciato con la sua stessa passione, spiandolo da sotto le
lunghe ciglia accentuate dal mascara e notando con stupore che non
aveva smesso di sorridere nemmeno per un attimo.
Solo allora aveva realmente creduto alle sue parole, decretando quel
sorriso come l’inizio di un qualcosa che non seppe
inizialmente identificare, ma che riuscì a comprendere solo
molto tempo dopo stringendo tra le braccia la piccola Beth mentre Puck
suonava una tenera ninnananna alla chitarra per farla addormentare.
3. Mike/Tina
«Mike, tu stai
con me solo perché sono una delle poche ragazze orientali e
carine della nostra scuola?».
Mike non aveva mai risposto a quella domanda, limitandosi a roteare gli
occhi e sbuffare contrariato per evitare che Tina notasse quel barlume
di incertezza nel suo sguardo. La verità era che
all’inizio nemmeno lui conosceva la risposta: un giorno Tina
gli era saltata al collo e lo aveva baciato con ardore, il giorno dopo
si tenevano per mano e si consideravano già una coppia
ufficiale.
E Mike doveva ammettere che sì,
all’inizio l’aveva reputata semplicemente come una
delle poche ragazze orientali e carine della sua scuola e si era
sentito piuttosto soddisfatto di aver destato la sua attenzione, poi
aveva imparato ad apprezzare realmente lei, il suo talento e il suo
stile, scoprendo di essersene innamorato senza nemmeno accorgersene.
Era stata una bella rivelazione, quella, perché
all’improvviso un’occhiata un po’
più intensa di Tina o una sua gonna un po’
più corta del solito riusciva a smuoverlo dentro, a
provocargli inizialmente emozioni simili a quelle che provava imparando
nuovi passi di danza o vincendo una partita di football, poi sensazioni
più forti e totalmente nuove.
Non c’era stato niente di prestabilito tra loro:
l’estate trascorsa insieme aveva inevitabilmente rafforzato
il loro legame e una sera prima dell’inizio della scuola si
erano ritrovati l’uno sull’altro, mezzi nudi, con
il fiato corto e le pupille dilatate.
Fu allora che, divorando con gli occhi il corpo di Tina fasciato
solamente da un completino intimo, Mike sentì che era
arrivato il momento di darle spiegazioni. «Non sto con te
perché sei orientale e carina».
Tina rimase inizialmente perplessa, poi aggrottò la fronte.
«Non mi trovi carina?».
Lo sguardo del ragazzo ricadde quasi inconsciamente sulle forme
generose e invitanti di lei, decretando che no, lei era molto
più che carina. «Io... credo di essermi davvero innamorato
di te».
Essendo rimasta nel dubbio per tanto tempo, Tina fu colpita dritta al
cuore da quelle parole. Ne fu colpita così profondamente che
– quando Mike si chinò per baciarla e continuare
dal punto in cui aveva interrotto – sentì qualcosa
di caldo e umido bagnargli le labbra e il viso: erano lacrime di
commozione, accompagnate da un sorriso dolce e uno sguardo che valeva
più di mille parole.
«Tu non stai con me solo per i miei addominali,
vero?».
Mike non seppe stabilire se Tina fosse scoppiata a ridere o avesse
cominciato a singhiozzare.
4. Kurt/Blaine
Kurt era la persona più pura del mondo e Blaine ne ebbe
un’ulteriore conferma quando, spogliandolo per la prima
volta, lo vide arrossire come un bambino e voltare lo sguardo di lato
per non incontrare il suo.
Intenerito, si bloccò a metà opera e gli prese il
viso tra le mani costringendolo a guardarlo dritto negli occhi.
«Kurt, sei sicuro di volerlo fare?».
Il ragazzo lo fissò per qualche secondo con espressione
indecifrabile, deglutendo a vuoto, prima che un flebile
«Sì» potesse uscire dalla sua bocca.
Eppure il rossore sul viso si stava estendendo anche sulle orecchie e
sul collo, dimostrando esattamente il contrario. «Se non te
la senti, non c’è problema», lo
rassicurò il moro, accarezzandogli dolcemente una guancia.
«Possiamo rimandare a un altro giorno e magari farlo in un
altro posto, senza la paura di essere scoperti».
Kurt scosse la testa, sforzandosi di sorridere.
«Dimentichi che ho stabilito io mese, giorno, ora e luogo.
Credimi, è tutto dannatamente
perfetto».
Blaine lo baciò, sorridendo contro le sue labbra e
intrufolando le dita nei suoi capelli morbidi e vellutati. Ne
inspirò il profumo, mentre le mani scendevano in basso e gli
slacciavano la cintura dei pantaloni. Lo avvertì sussultare
sotto di sé e irrigidirsi subito dopo, così lo
baciò ancora nel tentativo di calmarlo, ma in quel momento
si accorse che stava letteralmente tremando.
Di sicuro qualcosa non andava. «Kurt», lo
richiamò dolcemente. «Quando ti deciderai a dirmi
cos’hai?».
L'interpellato non rispose, preferendo starsene immobile sotto il
compagno e fingere interesse per il soffitto. In quel momento Blaine si
chiese da cosa potesse scaturire quel suo restare indifferente ai suoi
poco casti movimenti e arrossire ogni volta che lo sfiorava.
«Io... non ti... eccito?»,
quelle parole gli uscirono dalla bocca in maniera quasi prepotente,
senza che lo volesse davvero.
Kurt sgranò gli occhi. «NO! Cioè... Non
è questo! Tu mi... mi... ecciti... e anche
molto. Il fatto è che non so bene come... muovermi. Credevo
che bastasse informarmi sull’atto pratico, invece mi sento
così... insicuro.
Ora tu ti metterai a ridere, mi lascerai, te ne andrai e-»,
non riuscì a terminare, perché si
ritrovò la bocca di Blaine premuta contro la propria in un
bacio così intenso da fargli mancare il fiato. «Oh
Kurt, sei... adorabile»,
ammise Blaine e avrebbe aggiunto anche eccitante, ma non
voleva che l’interessato si sentisse ancora più in
imbarazzo. Che stupido era stato a sospettare di lui! Avrebbe dovuto
immaginarselo che fosse semplicemente a disagio per la situazione
completamente nuova.
«Tranquillo, sai che è la prima volta anche per
me... Scopriremo tutto insieme».
Kurt gli sfiorò appena le labbra e Blaine chiuse gli occhi,
godendosi il contatto: quando li riaprì, il compagno gli
sorrideva dolcemente e lui pensò che non ci fosse cosa
più bella al mondo.
5. Brittany/Santana
Santana l’aveva baciata proprio come si faceva con i ragazzi.
Stordita, Brittany si portò un dito alle labbra e se le
tastò delicatamente per poi inumidirsele con la lingua e
avvertire ancora il sapore del bacio che l’amica le aveva
appena rubato. Decisamente sì,
le era piaciuto. E tanto anche.
«Perché l’hai fatto?», chiese
con tutta l’innocenza del mondo.
«Perché mi andava», rispose
semplicemente la più grande con altrettanta naturalezza.
Lo sguardo di Brittany ricadde sui loro mignoli ancora intrecciati.
«Quindi ora stiamo insieme?».
«Cos-NO! Certo che no! È stato solo un bacetto,
non abbiamo nemmeno fatto sesso», si affrettò a
ribattere la mora, staccando la propria mano da quella
dell’amica come se scottasse.
La bionda sembrò riflettere attentamente su quelle parole,
poi – come se si fosse appena accesa una lampadina nella sua
mente – alzò di scatto lo sguardo e
accennò un sorriso. «Allora facciamo sesso,
così possiamo stare insieme».
Santana per poco non si strozzò con la propria saliva.
«E chi ti ha detto che per me va bene? Io mi vedo con
Puck».
Brittany sospirò e riabbassò la testa, ma Santana
non si lasciò sfuggire l’occhiata vagamente delusa
che le aveva rivolto prima che i loro sguardi si staccassero. Il
flebile «Peccato» che uscì subito dopo
dalla bocca della bionda fu la goccia che fece traboccare il caso:
improvvisamente togliere quel broncio dal visino ingenuo di Brittany
sembrava l’unica cosa giusta da fare, così le
circondò il collo con le braccia e applicò una
lieve pressione sulla sua nuca, in modo da attirare la ragazza verso di
sé e catturare le sue labbra in un bacio che di casto non
aveva proprio nulla.
Pochi minuti dopo le divise dei Cheerios giacevano per terra e i loro
corpi nudi e frementi chiedevano di
più e ancora.
Quando Brittany le chiese spiegazioni riguardo Puck, Santana rispose
che vedersi
con una persona non significava necessariamente impegnarsi in una
relazione seria e nemmeno si stupì molto quando la bionda si
volle ingenuamente assicurare che disponessero delle dovute precauzioni
perché lei non si sentiva pronta a farsi lasciare un
bebè dalla cicogna.
«Allora non stiamo insieme, vero? Siamo solo due amiche che
fanno nuove esperienze».
«Certo, amiche»,
ripetè la mora meccanicamente.
Ma la verità era che con quelle parole avrebbe voluto convincere
anche se stessa.
6. Jake/Marley
Da quando aveva provato a portarsi a letto Marley la notte del mancato
matrimonio tra il professor Schuester e la signorina Pillsbury, Jake si
era ripromesso che non avrebbe più toccato
l’argomento e avrebbe aspettato pazientemente il momento in
cui lei si fosse sentita pronta per farlo, nonostante la
castità non fosse una delle priorità della sua
vita.
Doveva ammettere, però, che da quella famosa notte Marley
era diventata molto più disinvolta e naturale nei loro
momenti di intimità e questo non poteva che renderlo
straordinariamente felice, sebbene fosse curioso di sapere
perché la ragazza avesse avuto quel – seppur lento
e graduale – cambiamento. Da una parte lo immaginava, o
meglio... sperava che quella notte fosse servita a farle capire che
spingersi oltre i baci non era una cattiva cosa se lo faceva con il
ragazzo che amava, ma in cuor suo sperava ardentemente che il motivo
principale non fosse accontentarlo.
Insomma, avrebbe voluto che la loro prima volta insieme avvenisse per
volere di Marley e non perché si sentisse in dovere di
donargli se stessa dopo che lui aveva promesso di impegnarsi seriamente con lei.
Di una cosa era certo: quel giorno Marley, seppur decisa ad unirsi a
lui, si sarebbe trovata in leggera difficoltà
perché troppo dolce e pura, quindi sarebbe stato lui la
colonna portante del loro rapporto. Con la sua sicurezza e spavalderia
avrebbe gestito la situazione per entrambi e tutto sarebbe andato per
il meglio.
Scoprì di essersi sbagliato di grosso una sera come tante,
mentre fuori la pioggia batteva ritmicamente sul vetro della finestra e
l’unica cosa in grado di tenergli caldo era la vicinanza di
Marley. In quei giorni si era comportata in modo strano, evitandolo
continuamente e rifiutando tutti i suoi appuntamenti, per poi scoprire
che si era solo presa del tempo per valutare la possibilità
di fare quel passo così importante.
Per questo, quando avvertì le mani tremanti della ragazza
farsi strada sotto la sua maglietta e accarezzargli i pettorali, non
riuscì a non sorridere nel capire che era davvero arrivato
il momento.
Non fu come se l’era sempre immaginato. Marley non era
arrossita nemmeno una volta, anzi... gli era sembrata perfettamente a
suo agio mentre lui le sfilava la maglia e la accarezzava con
delicatezza.
I problemi li aveva avuti lui: vedere la sua ragazza così
vulnerabile e indifesa sotto di sé gli aveva messo addosso
una tenerezza tale da preferire stendersi semplicemente accanto a lei e
guardarla tutta la notte, per paura che potesse sgretolarsi sotto il
suo tocco un po’ rude tant’era delicata.
Poi Marley aveva cominciato a comportarsi in maniera più
audace – era un sorriso malizioso quello che gli aveva
rivolto mentre lo aiutava a spogliarsi? – e lì
Jake pensò che avrebbe potuto accontentarla perfino senza
sforzo.
7. Will/Emma
Vincere le Nazionali era stata una delle esperienze migliori della sua
vita.
Non che avesse mai avuto dubbi riguardo i ragazzi del Glee Club, ma
prima di ogni sfida si era sempre detto che l’importante
fosse partecipare e divertirsi, e che la vittoria fosse solo un extra.
Quella
vittoria, però, aveva reso i suoi studenti migliori e aveva
contribuito a togliere di mezzo – almeno per un po’
di tempo – quella stupida gerarchia che vigeva al McKinley,
secondo la quale Cheerios e giocatori di football erano il top, mentre
il Glee Club veniva considerato da
sfigati.
Contento che i suoi ragazzi avessero avuto la loro rivincita, quella
sera tornò a casa con la sola intenzione di sprofondare nel
letto dopo quella lunga ed estenuante giornata, ma non si aspettava
minimamente di trovare Emma vestita del colore della passione ad
attenderlo sulla soglia della porta della loro camera da letto.
E il suo sorriso, oh,
era diverso dal solito: misterioso, intrigante.
Non volle giungere subito a conclusioni affrettate, ma –
quando si mosse quasi automaticamente verso di lei che gli
saltò letteralmente al collo stringendo le gambe attorno al
suo bacino – be’, l’unica cosa che
riuscì a pensare prima di baciarla fu È mia, finalmente.
Si era sempre chiesto in che modo lui ed Emma avrebbero potuto fare
l’amore con le manie di igiene che la affliggevano e quindi
rimase sconcertato nel momento in cui una goccia di sudore gli scese
lungo la tempia e la donna gliela leccò via in un gesto
veloce.
«Non hai paura che la tua bocca si riempia di terribili germi
e batteri?», la stuzzicò con un sorriso divertito
tra un bacio e l’altro. Emma rise – tempo prima
sarebbe rimasta ferita da quelle parole, ma ora erano le parole
dell’uomo che amava e che l’amava – e
affondò le dita nei riccioli ingellati di Will, senza aver
paura che le sue mani diventassero viscide e appiccicose.
«Sono i germi e i batteri del mio uomo, per cui non devo
preoccuparmi».
Lei stessa, quella notte, si era resa conto di come riuscisse a tenere
sotto controllo la sua malattia
in presenza di Will.
E l’uomo, dal canto suo, pensò che – se
quello era il suo bentornato
– avrebbe vinto competizioni di canto coreografato molto
più spesso.
Note dell'autrice:
Dopo la morte di Cory
Monteith (RIP ♥) per la quale ho pianto per 3
giorni consecutivi, ho rivisto da capo tutte e quattro le stagioni di
Glee e mi sono detta che non potevo proprio resistere alla tentazione
di scrivere qualcosa su queste 7 coppie che amo più o meno
allo stesso modo. Per il titolo mi sono liberamente ispirata alla
famosa canzone di Madonna... Credo che si sia capito qual è
il tema principale di ogni flash: la prima volta
(non dei singoli personaggi, ma piuttosto della coppia in generale).
Spero che le flash vi siano piaciute. Grazie infinite a
tutti coloro che leggeranno/recensiranno.
Soly Dea
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