Gimme your everything - Cronache di una vita puttana -
Gimme
your everything
-
Cronache di una vita puttana -
Non
so cosa volessi.
Forse
le sue mani di brace, forse i suoi occhi di giada, forse solo il suo
amore.
O
forse volevo la sua pazzia.
Volevo
la sua rabbia, il suo furore, il suo dolore.
Volevo
il suo autolesionismo, il suo sadismo.
Forse
volevo la sua anima, forse il suo cuore.
O
forse volevo solo il suo cazzo, piantato a fondo dentro di me.
Non
so con precisione cosa mi spingesse in quella stanza ogni volta.
Lui
mi stringeva,
mi
toccava, mi prendeva.
Lui...
lui
era così bello.
Bello
da fare male, con quegli occhi pieni di cattiveria e dolore.
Ed
io lo volevo per me:
continuamente,
stupidamente, disperatamente, masochisticamente.
Lo
volevo mio.
Mio.
Mio.
Volevo
le sue urla, la sua gelosia, i suoi scoppi d'ira, le sue fantasie
sporche.
E
volevo anche la sua euforia quando,
seduto
controluce in quella stanza dalle pareti blu,
si
faceva in vena.
Volevo
la pace dilagante nei suoi occhi verdi quando fumava disteso sul
letto,
strafatto
e bellissimo come un angelo sporco e malizioso.
Volevo
quegli amplessi struggenti e furiosi di quando era preda alle crisi
d'astinenza
e
io gli sbarravo la porta per impedirgli di fare cazzate.
O
forse volevo i suoi abbracci,
quelli
in cui la notte, pensando dormissi, mi stringeva piano,
affondando
il viso nei miei capelli e sussurrandomi mille bagnate parole di
scuse.
Forse
volevo le sue risate a mezza voce,
quelle
in cui le sue labbra si piegavano appena e io m'accendevo d'amore.
E
volevo anche quei giorni di sordo silenzio,
quelli
in cui la sua mente si arenava nelle spiagge dell'Infinito,
lasciandomi
solo in balia dei flutti della sua sofferenza.
Poi,
poi, poi...
poi
volevo anche le notti in cui tornava con addosso il profumo di
un'altra.
Io
fingevo di non accorgermene mentre lo spogliavo e lo baciavo,
ma
poi lo sentivo accostarsi al mio orecchio mentre mi prendeva,
e
dirmi in un ansito:
"Non
c'è nessuno come te. Per me non c'è nessuno come te"
Ed
io lo perdonavo sempre,
ogni
volta.
Perché
volevo tutto di lui.
Adesso
che se n'è andato in un posto che non posso raggiungere,
adesso
che mi ha tradito davvero,
fuggendo
in un luogo in cui tutto diventa polvere ed il tempo si fa beffe
della realtà,
adesso
non so più cosa fare.
Lui
è sempre stato il mio angelo dall'anima marcia e le ali di piombo
che,
pur
con i piedi inchiodati a terra,
ha
sempre saputo come spiccare il volo.
Tutto
quello che sono e sarò alberga nella scia del suo profumo malato:
questa
consapevolezza mi colpisce con la stessa forza di un treno in corsa,
ma non fa male.
Il
vento che mi scompiglia i capelli mi fa sentire libero.
Libero
come l'eco delle sue risate,
limpida
acqua di montagna anche quando si scontravano contro le pareti di una
stanza lurida.
Libero
come lo è sempre stata la sua anima,
ansiosa
di una libertà che neanche il cielo poteva contenere tutta.
E
forse questo è il giusto epilogo per lui che,
sbattendo
contro le pareti di quest'esistenza,
ha
infine trovato il modo di spiccare il volo sul serio.
Io
resto qui a guardarlo da lontano come ho sempre fatto,
ingoiando
le lacrime che lui non avrebbe voluto vedermi versare.
Io
resto qui a guardarlo da lontano,
per
sempre alla ricerca del verde dei suoi occhi tra le mille sfumature
del cielo.
N/A
Eccomi
qui con un'allegrissima storia della serie - Cronache di una vita
puttana -
Ormai
mi sono definitivamente rassegnata,
e
con triste umiltà ammetto di non essere in grado di scrivere storie
non-angst.
Mi
dispiace davvero deprimervi ogni volta,
io
ci provo, ma ogni volta trovo l'ispirazione solo con questo tipo di
storie.
Mi
dispiace anche la mia latitanza come autrice,
ma
al momento la vita reale chiama, e chiama in modo prepotente.
Io,
da essere umano, devo rispondere.
Se
volete commentare, mi fa piacere come sempre.
Io
rispondo e leggo tutto.
A
voi la parole, se volete.
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