Prologo
1980 – Londra
“ Insomma, perché non mi dai una possibilità?”
Implorò Dafne, rincorrendo Carlisle, sotto una pioggia
torrenziale.
Un taxi giallo svoltò velocemente dall’angolo,
intraprendendo una curva in maniera rischiosa, considerato il tempo.
Dafne aveva i capelli incollati al viso. Sembrava una sirena
appena fuoriuscita dall’acqua.
Ma le labbra, quelle labbra piene e voluttuose erano sporche
di sangue. Sangue umano.
I suoi occhi, prima di un caldo color oro, ora si mostravano
di un impuro nero sanguineo.
Erano gli occhi del predatore.
I piedi erano fradici dentro le scarpe nere col tacco alto.
La mano bianca era tesa verso Carlisle che, quasi
irriconoscibile sotto l’impermeabile scuro, col collo alzato, la guardò,
inespressivo.
Sospirò, deluso.
“ Non posso, Dafne. Hai avuto la tua possibilità. L’hai
sprecata.”
Detto questo, le voltò le spalle, deciso a proseguire per la
sua strada. Ma non compì neppure due passi, che la voce implorante di Dafne lo
richiamò:
“ Ti prego, Carlisle.”
Carlisle si fermò, ma non si voltò più.
“ Se ora mi lasci, che ne sarà di me?”
Gli disse, allungandosi verso di lui, quasi come se volesse
toccarlo. Carlisle sospirò, affranto. Tuttavia, quando parlò, fu categorico.
“ Non mi riguarda più, Dafne.”
Dafne fu colpita da quella parole. Abbassò lo sguardo,
insieme alla mano, che ricadde sul fianco.
La luce dei fari delle auto in movimento, la colse bella e
triste.
Improvvisamente, la pioggia non la bagnò più.
Alzò lo sguardo, ad incontrare quello dorato e caldo di
Carlisle.
La stava proteggendo col suo ombrello.
Le si appannò la vista, ma le lacrime non sgorgarono. Non
potevano.
Dafne afferrò il manico dell’ombrello, sfiorando con le dita
il dorso di quella di Carlisle, che si ritirò.
“ Addio.”
Le mormorò. Un leggero vento le raffreddò la fronte.
Quando alzò gli occhi dal marciapiede. Carlisle non c’era
più.
Se n’era andato.
L’aveva lasciata sola.
Era finita.
Questa volta, per sempre.
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