L’indice
si muove veloce sopra le dita.
-
Sei,
Si
posa sul pollice.
-
Sette,
Sfiora
il proprio gemello.
-
Otto,
Ne
indica un altro.
-
Nove!
Il
dito finisce la sua corsa sul mignolo, e lo sguardo di stupore della
bimba
bionda provoca la risata sguaiata e sinceramente divertita
dell’anziana che le
sta seduta di fronte sullo stesso letto.
-
Ma
zia! Le dita sono dieci! Come fai?!?
Dopo
aver protestato mettendo su un leggero broncio, la piccola le afferra
stizzita
il polso, contando anche lei una volta, due, tre, eppure non riesce a
carpire
il segreto di quella mano: sono entrambe perfette, che la sua vecchia
prozia
sia nata con un dito in meno? A quel punto appoggia la sua piccola
manina
sinistra contro il palmo destro dell’altra: è
evidente, ne manca uno…
E
mentre stranita la piccola continua a fissare la mano più
grande che contrasta
la sua, chiedendosi come mai non abbia mai notato un particolare
simile,
l’anziana sposta il braccio, per poi mostrarle una
piccolissima cicatrice
nascosta nell’incavo tra l’indice e
l’anulare: - Non ho il medio perché me
l’hanno tagliato! - spiega urlando e ridendo a voce altissima.
Lo
sguardo di raccapriccio della bambina, provocato dalla sua fin troppo
fertile
fantasia, fa scoppiare l’altra nell’ennesima risata
spaccatimpani, reazione che
stupisce la piccola, la quale non ci capisce più nulla.
Una
ragazza è seduta sul letto del suo appartamento da
fuorisede: ormai lo chiama
casa.
Tiene
la faccia nascosta tra le ginocchia raccolte al petto che circonda con
le
braccia, racchiusa nel suo piccolo guscio.
Nelle
orecchie gli auricolari di un lettore che trasmette una canzone triste.
Solo
qualche singhiozzo rompe il silenzio della stanza.
Ad
ore dalla notizia, ora, con il calar della sera e l’abbraccio
delle tenebre,
piange.
Piange,
perché la sua zia non c’è
più.
Piange,
ed al pianto per questa ennesima perdita si aggiunge il dolore per gli
altri
che ha dovuto seppellire, sentendosi troppo giovane per aver dovuto
vedere così
tanti cari lasciarla.
Lei,
che piange solo per rabbia, non riesce a fermare le lacrime.
E,
nuovamente, si sente spezzata dentro. Le pare di essere un fragile vaso
caduto
troppe volte a terra, un vaso che ci si ostina a ricostruire ma che non
riuscirà più ad essere perfetto, liscio e puro
come una volta, che continuerà
ad avere cicatrici che le rovineranno il cuore.
I
capelli castano chiaro, scuritisi nel corso degli anni, nascondono le
sue
lacrime solitarie dallo sguardo altrui, come una tenda che va a
coprire, ancora
una volta, il suo dolore.
Nessuno
la stritolerà più vedendola, avvolgendola in un
abbraccio spaccaossa.
Nessuno
le farà più scherzi stupidi e dolorosi
perché non sa dosare la forza.
Nessuno
la guarderà più con gli occhi lucidi mentre la
saluta prima di andarsene.
E
non ci sarà più una mano con sole quattro dita a
stringere forte la
sua.
A mia prozia Diana.
Se esiste un
aldilà, spero tu sia finalmente in pace.
Con amore,
Ilaria
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