You did not bear the shame,you resisted,sacrificing your life for freedom, justice and honor.

di Ndra
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Odio gli Hunger Games.
Odio vedere gente morire senza aver fatto nulla.
Odio osservare quei mostri di Capitol City festeggiare quando iniziano questi stupidi Giochi.
Da che distretto vengo?
Da nessun distretto.
Io sono di Capitol City.
Può sembrare strano ma io  sono diversa da tutti qui.
Non voglio essere un burattino del Presidente.
Ho una testa e ho un carattere. Posso ragionare da sola.
E combatterò il sistema.
Il mio nome?
Selena. Selena Snow.
Si,sono la figlia del Presidente Snow.
E odio anche lui e come si comporta.
Vorrei tanto fargli provare ciò che provano tutte le famiglie dei tributi estratti,anche se molto probabilmente,lui più di tanto non se ne importerà.
Perché?
Perché io per lui,per mia madre,non sono nessuno.
Non esisto.
Sono solo un errore,che non hanno più ripetuto.
Non mi volevano,non mi hanno mai voluto.
Non mi hanno amato,come fanno  gli altri genitori.
Forse se morissi,farei loro solo un grande favore:meno scocciature,meno spese.
E io vorrei anche farglielo questo favore,ma prima,mi ribellerò in nome di ogni famiglia di ogni distretto.
Io cercherò di cambiare il mondo,per quanto esso si possa cambiare.
Forse sarà impossibile,ma alla fine,non ci perderò niente. Tanto vale provare no?
Tra pochi giorni ci sarà la mietitura in ogni distretto.
Ed io sono pronta.
Ero nella grande villa dove vivevo,troppo grande per così poche persone,che ci stanno anche poco.Quante stanze immense che c’erano! Le pareti erano ricoprite da marmo rigorosamente bianco.
Dietro c’era un giardino enorme,dove mio padre amava coltivare rose.
Le rose. Ce n’erano dappertutto in casa mia.
Sul corrimano delle scale, in ogni tavolo e in ogni angolo della grande villa. Rose bianche,che odoravano di sangue.
Perché io sapevo che mio padre era una persona senza cuore.
Uccideva gli avversari politici,e obbligava i vincitori degli Hunger Games a vendere i propri corpi.
Anche per questo odiavo gli Hunger Games perché comunque andava,eri sempre schiavo,in ogni caso, di questa stupida società.
 
 
“Esco”- mi limitai a dire,e mentre questa parola rimbombava tra le pareti della villa che sembrava vuota,varcai l’uscio di casa. Mi fermai ancora un minuto ad osservarla, perché sapevo che non l’avrei più rivista.
Era bello vivere nel lusso, questo non lo mettevo in dubbio.
Era bello avere sempre ciò di cui hai bisogno, sicuramente.
Ma al pensiero che mentre io mi godevo ciò che avevo, in un distretto qualcuno trasgrediva quelle inutili regole sancite da mio padre per portar a casa propria qualche cosa da mangiare, stavo male.
Perché io non sono niente in più degli altri, sono solo la figlia di quel mostro, e di ciò non potevo  neanche vantarmi, alla fine.
 
Chissà se qualcuno mi aveva sentito o si era interessato a me.
Più che altro non mi importava però.
Uscii di casa e vidi davanti a me quella  città immensa, ricca di grattacieli e di ville enormi, ricca di oggetti inutili e di troppo cibo, e iniziai a camminare tra quelle strade in mezzo a quelle persone vestite da pagliaccio.
Io non ero come quei tipi difficili da classificare. Nessuno poteva affermare con sicurezza se fossero maschio o femmina.
Io, infatti, ero vestita semplicemente, e il mio trucco era molto leggero.
Mi avviai verso la stazione e presi un treno.
Destinazione distretto 12.
 
 
 
Mi farebbe piacere una recensione,positiva o negativa!
 




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