duble trouble
Salve! :D
In questa one shot fan fic è presente Tyler Hoechlin v.v non come attore
Perché si, dovevo v.v
Lo so, il titolo è davvero banalissimo, ma davvero non sono un granché con queste cose D:
È collocabile in qualsivoglia lasso di tempo
Buona lettura :D
Stiles non poteva crederci.
Perché davvero era assurdo. Forse stava ancora dormendo.
Quella mattina era uscito presto, perché doveva passare in
biblioteca e conoscendo bene il proprietario sapeva che gli avrebbe
permesso di passare prima di andare a scuola… ma proprio non
riusciva a spigarsi questo.
Cosa questo, vi starete chiedendo.
Quello era Derek.
Si, Derek, Derek Hale, con un paio di pantaloncini che non
lasciavano minimo spazio all’immaginazione, di un bel blu
elettrico che arrivavano fin poco sopra il ginocchio e che fasciavano
il suo perfetto fondoschiena per non parlare del lato anteriore.
Sopra aveva una t-shirt larga e grigia, chiazzata di sudore
appena… sudato e aveva l’Ipod (l’IPOD CAZZO)
assicurato sul braccio, con un paio di cuffie bianche.
Aveva un sorriso tranquillo e si guardava attorno mentre faceva jogging.
Derek Hale.
Che fa jogging.
E sorride.
E ha un Ipod.
E Dio, aveva nominato i pantaloncini?
E se ne va in giro, tranquillo, quando quello che dovrebbe fare e nacondersi e pure bene visto che è ricercato.
Si, ancora una volta. Stiles nemmeno lo sa come quel coglione
abbia fatto a finire ancora una volta in un omicidio in cui davvero non
c’entrava niente.
Ma no, adesso si metteva a fare jogging.
Come cazzo gli era venuto? Il massimo che Stiles gli aveva visto
era correre nella foresta come un disperato o ammazzarsi di esercizi,
ma sempre al sicuro nel bosco o nel suo appartamento….
Ma evidentemente non era abbastanza.
Senza perdere tempo gli corse in contro e lo afferrò per il braccio.
L’uomo scattò e si tolse le cuffie.
“Ehi!”
“Ma sei completamente andato fuori di testa? Adesso ti metti
a fare jogging?! Di tutti i periodi in cui potevi cominciare il tuo
programma da ‘sii un lupetto modello e ben inserito della
società’, cominci proprio quando rischi così
tanto?! Dannazione mi sono rotto le palle di pararti il culo ogni
volta!”
Derek che lo guardava semplicemente sconvolto, scrollò il braccio.
“Senti, io non so tu chi sia ma...”
“”Ma ti hanno fatto il lavaggio del cervello? Ma.. sei
abbronzato, dannazione? E per quale diamine di motivo hai una
fede?”
“Forse perché sono sposato? Cavolo, mi avevano detto
che Beacon Hills era strana, ma credevo parlassero degli attacchi di
animali…” bofonchiò passandosi una mano fra i
capelli.
Lunghi. Cioè, più lunghi del solito.
Ed era un accento quello che sentiva? Un accento per niente da zona interna.
Stiles non capiva. La fede, l’abbronzatura, la barba taglia e come avevano fatto i capelli a crescergli così?
Adesso che lo guardava meglio però, notava anche qualche
altro particolare, era di almeno una spanna più alto di
lui… mentre di solito il lupo lo superava di appena qualche
centimetro. E anche la mascella aveva un taglio diverso, per non
parlare della forma del naso, più irregolare e non della solita
perfezione…. O gli incisivi, non più da coniglio….
“Se adesso hai finito, d’importunarmi, vorrei
continuare il mio giro” gli lasciò un sorriso strano. Un
sorriso dannazione, ma pur sempre un sorriso da Derek e si rimise le
cuffie, per continuare a correre.
Rimase ancora un paio di minuti a fissare il vuoto, o meglio
quell’adorabile culo fasciato di blu allontanarsi lungo il
marciapiede, per poi arrivare all’unica conclusione minimamente
logica, anche se semplicemente assurda.
“Quello non è Derek”
Poco dopo Stiles era sulla via di scuola, mentre provava in tutti
i modi a contattare Scott che non rispondeva in nessun modo e il
cervello del povero umano andava sempre più in fumo.
Quello era Derek, era uguale a Derek…. Ma non era Derek
dannazione! Non aveva nemmeno l’odore di Derek e lo diceva lui
che non aveva nemmeno super sensi da uomo peloso e lunatico come buona
parte sei suoi attuali conoscenti e amici.
Si passò una mano sul viso, sempre più sconvolto.
E se fosse stata qualche altra assurda creatura? Gli era capitato
di leggere qualcosa sui doppelgänger che erano una sorta di copia
reale di una persona vivente o morta… ma da quello che aveva
capito, il doppione doveva essere creato dall’originale….
E se Derek fosse stato solo una copia?
E se invece quel tipo fosse stata una sorta di proiezione astrale?
Che cazzo di confusione.
Finalmente riuscì a trovare Scott negli spogliatoi dove si stava preparando per la lezione di educazione fisica.
“Scott! Scott- Scott non puoi capire cosa mi è
successo stamattina! E’ assurdo sto tremando, credo di essere sul
punto di andare in iperventilazione e non ci posso credere però
era lì.”
“Stiles, Stiles calmati davvero, perché mi sono
fermato al mio nome, dopo il quale non ho capito
nient’altro”
“Derek: c’è una cop….” Fu
interrotto dal penetrante suono del fischietto di Finstock…. Ma
quello non era Finstock.
Oh cazzo.
“Buongiorno ragazzi, io sono il coach Hoechlin, so che
è complicato come cognome, quindi se volete potete chiamarmi
coach Tyler che sarebbe il mio nome. Comunque, come tutti voi di certo
sapete, il signor Finstock è in ospedale con una gamba rotta in
due punti e io sarò il vostro supplente fino a che non
sarà in grado di tornare a lavorare. Domande?”
Stiles e Scott si guardarono.
“Era questo che provavo a dirti” il non-Derek, Tyler a
quanto sembrava, notò Stiles e aggrottò le sopracciglia.
“Tu, lì in fondo hai qualche domanda?” il coach
lo guardò e ovviamente lo riconobbe come l’invasato che
quella mattina gli aveva sclerato addosso.
“No, decisamente no”
“Come ti chiami”
“Stilinski, coach” l’uomo aggrottò le sopracciglia, non così strane come quelle di Derek.
Stiles notò che aveva una cicatrice sulla fronte e un
grosso tatuaggio sul braccio che quella mattina non aveva visto per via
della grossa t-shirt sformata e che adesso era completamente scoperto
dalla canotta bianca che l’uomo indossava. Era una bella Carpa
Koi rosso e arancione brillante, un tatuaggio che gli creava una manica
che dalla spalla arrivava fino a oltre metà parte superiore del
braccio.
“Sei anche nella squadra di lacrosse, Stilinski?”
Anche gli occhi erano diversi, azzurri anziché verdi e con
uno sguardo completamente diverso rispetto a quello torvo
dell’alpha.
“Si”
“Ok, adesso tutti in palestra”
Scott lo guardò ancora una volta, sconvolto.
“Credo che sia arrivato un nuovo bel problema”
Finita la lezione di educazione fisica, Scott aveva mandato un messaggio a Derek.
“Perché tu hai il numero di Derek e io no?”
“Dice che non vuole che tu abbia il suo numero”
“Addirittura? Diamine non sono uno stalker” Scott lo
guardò scettico e l’umano alzò gli occhi al cielo,
scocciato.
“Ok, forse un pochino, ma non mi metterei a rompergli le palle, lo giuro”
“Credo sia meglio avvertire anche Deaton, lui di certo saprà qualcosa”
“Ecco, questa è una cosa intelligente. Perché non l’ho detta io?”
“Perché stai ancora elaborando che Derek non vuole che tu abbia il suo numero”
“Bisogna dire che mi conosci davvero bene Scottino bello.
Sta di fatto che oggi pomeriggio abbiamo anche gli allenamenti di
lacrosse, forse potremmo capirci qualcosa in più”
“Si forse hai ragione”
Inutile specificare che Derek si presentò agli allenamenti.
Oramai si era specializzato nello stare lì, in piedi, in
modo estremamente agghiacciante, le mani affondate nelle tasche della
giacca di pelle e il cipiglio puntato sul campo.
Ed ecco lì il problema di cui Scott gli aveva parlato, con
una polo di un azzurrino improponibile, e i pantaloni della tuta,
fischietto al collo e cartellina alla mano.
Scott aveva ragione, gli somigliava e anche parecchio, ma a vista l’altro, Tyler, era umano.
Umano e apparentemente senza nessun tipo di trauma riconducibile al soprannaturale.
I loro odori non si somigliavano minimamente.
Quello dell’umano era caldo, con un vago sentore salmastro,
come se fosse cresciuto in un posto col mare e tranquillo, con una vita
perfettamente normale.
Era una cosa più che normale, prendere l’odore del
posto dove si era cresciuti e portarne addosso una traccia indelebile
che si fondeva con l’odore proprio.
Era anche sposato, Tyler.
Poteva essere un doppelgänger, lui stesso poteva esserne uno.
La cosa era decisamente complessa.
Derek sperava solo che fosse tutto un equivoco e quel tipo fosse
solo uno che gli somigliava particolarmente, perché davvero,
l’ultima cosa di cui aveva bisogno era altri problemi.
Stiles notò Derek ai bordi del campo mentre stavano
giocando una partita e quella distrazione gli costò una
schienata a terra per via di Greenberg.
Quando fu rimesso in piedi dallo stesso Greenberg, Derek Hale non c’era più. Al solito.
Stronzo che non gli dava nemmeno il numero di telefono.
Insomma che diamine avrebbe potuto farci?
Ci scommetteva la mazza da lacrosse che quel pezzo di merda canina
il suo numero l’aveva, magari salvato come “umano
petulante” o “quello da appendere al muro appena mi girano
male” o…
Cazzo, come al solito la sua mente l’aveva portato su un altro pianeta.
L’allenamento era durato più di quanto Tyler avesse
previsto, ammise mentre si dirigeva alla sua auto, stanco e bisognoso
di un lungo bagno.
Beacon Hills non era male. Certo, davvero molto tranquilla, lui
che era abituato a una vita completamente diversa, a Huntington Beach,
nella Orange County, dove il sole splendeva perennemente e
l’odore di salsedine ti colpiva ovunque.
Beacon Hills invece era una zona completamente diversa, piena di boschi ovunque si voltasse lo sguardo.
Anche l’aria gli sembrava molto diversa da quella a cui era abituato, e forse era vero.
Guardò distrattamente il cielo tingersi di arancione dietro gli alberi che delimitavano il parcheggio.
Si mise a cercare nella tracolla le chiavi dell’auto, quando
un’auto nera gli tagliò la strada e per poco non lo
investì.
“Ehi! Ti sembra questo il modo di guidare in un parcheggio?!” gli urlò dietro.
Derek fermò l’auto e scese, lasciando lo sportello aperto.
Notò l’espressione sconvolta dell’uomo mentre gli camminava incontro.
Quando gli arrivò a un paio di metri di distanza, tirò fuori il telefono dalla tasca.
“Scusa, so che non si dovrebbe, ma ero a telefono…”
“Tu… ti chiami tipo D-david, Drew…?” il lupo aggrottò le sopracciglia, seriamente sorpreso.
“Derek. Come fai a saperlo?” Il tipo sembrava decisamente sconvolto, con gli occhi blu (blu, non verdi) sgranati.
“Stamattina un ragazzino mi ha fermato e ha cominciato a
sbraitarmi addosso chiamandomi Derek… e in effetti adesso
capisco il perché” aggiunse in fine, scrutandolo.
“Davvero?”
“Beh, ci somigliamo decisamente”
“Si, un po’…” commentò Derek
buttandogli un mezzo sguardo e l’umano sorrise, offrendogli la
mano.
“Beh, io so il tuo nome, quindi mi sembra giusto che tu
conosca il mio. Mi chiamo Tyler” Derek strinse la mano, falsando
un mezzo sorriso, niente a che vedere col tutto denti e fossette del
tipo di fronte a lui.
In questo decisamente non si somigliavano.
“Beh, Tyler, io adesso devo andare….”
“Va bene…” il tipo gli rivolse ancora un
sorriso e Derek s’infilò gli occhiali da sole, mentre
tornava alla Camaro.
Bastò un semplice battito di ciglia in direzione della jeep
azzurra, dietro la quale Scott era nascosto con una siringa di
anestetico che Derek si era fatto dare da Deaton, e il beta corse in
direzione dell’insegnate silenziosamente per poi iniettargliela
nella carotide.
L’uomo non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di cosa
stesse accadendo, mentre s’infilava in auto, che si
afflosciò su se stesso e Scott lo afferrò prima che
potesse farsi male.
Derek tornò in dietro e si caricò in spalla
l’uomo per poi metterlo nella sua auto, mentre Scott saliva sulla
macchina del professore, una Toyota e Stiles sulla jeep, diretti da
Deaton.
“Sistemalo pure sul tavolo. Stiles, sarà meglio che
tu vada a cambiare il cartello su chiuso… potrebbe volerci un
po’”
Per Derek era assurdo vedere quella strana versione di se stesso, steso sul tavolo, incosciente e con le labbra semi aperte.
Deaton cominciò dalle mani dell’uomo, controllando se
potesse esserci qualche tipo di artiglio, per poi tastare le braccia e
arrivare la viso.
Aprì anche la bocca controllando i denti e tutto quello che vide fu una dentatura bianchissima e una carie curata.
Aveva anche alcune cicatrici sul corpo e tatuaggi senza il minimo significato soprannaturale.
Fece anche altri tipi di test che i tre davvero non comprendevano,
con uno strano fumo che fece automaticamente trasformare sia Derek che
Scott o con strozzalupo, vischio, ruta e un sacco di altre robe davvero
strane.
A fine tutto emise un sospiro profondo e guardò il bruno.
“Allora?” chiese l’uomo dall’aria scocciata, poggiato pesantemente alla parete.
“No, questo è un uomo completamente umano e
normale….. semplicemente vi somigliate. Capita, sapete? Non
siamo così unici come crediamo”
“Ne è sicuro? Non vorrei che poi provasse ad uccidermi o qualcosa del genere”
“Beh, se è un cacciatore questo non lo so”
“Ho controllato la macchina, niente di ché” emise Stiles e tutti lo guardarono.
Lui si guardò a torno e si strinse nelle spalle “Che
c’è? Ho controllato quando sono uscito per via di quel
fumo davvero soffocante e poi non avevo di meglio da fare”
Deaton guardò Derek, come se la spiegazione data dal ragazzo fosse più che sufficiente.
“Riportatelo a casa e mettetelo sul divano a dormire,
potrebbe ricordarsi di averti incontrato, Derek, o potrebbe pensare che
è stato solo un sogno, da questo momento in poi però
lasciatelo in pace, lui non ha niente a che fare con voi”
Deaton, per sicurezza, gli iniettò una seconda dose di
anestetico, molto più leggera e Derek si caricò
l’uomo in spalla.
“Ma adesso come facciamo a sapere dove vive?” chiese Scott e Derek alzò gli occhi al cielo.
“Scott, hai un naso? Seguilo”
“Ehm, non vorrei interferire, ma per quanto il tuo piano
possa sembrare brillante, c’è un modo meno confuso per
sapere dove vive, calcolando anche che il tipo fa jogging e si
sarà girata tutta Beacon Hills”
“E quale sarebbe?” chiese Derek scettico mentre Stiles si stringeva nelle spalle.
“Puoi intrufolarti a scuola, prendere il suo fascicolo e
leggere l’indirizzo di dove alloggia. Sono nella scrivania del
preside, lì mette sempre lì quelli dei supplenti”
Derek inarcò un sopracciglio.
“E come fai a esserne sicuro?” Stiles sorrise.
“Và a vedere e dimmi se non c’è. Si
chiama Tyler Hoechlin, quando hai fatto manda un messaggio a Scott (e
notare che calcò Scott) e noi lo riportiamo a casa”
“Si, così vi fate beccare da qualcuno, rompete
qualcosa e tuo padre vi arresta. Scott, vai tu a scuola e io tengo
d’occhio Stiles e mi occupo di Tyler”
“Ehi!” Scott soffocò un sorriso e annuì,
per poi farsi dare le chiavi dell’auto dall’amico e
andarsene.
Dopo aver sistemato Tyler sul retro della sua auto Derek chiuse la
portiera e rimase a guardare Stiles che tirava fuori un pacchetto di
Marlboro Light da dieci e si accendeva una sigaretta con
l’accendino nel pacchetto.
“Allora non mi ero sbagliato” L’umano
alzò lo sguardo, tirando una grossa boccata mentre rimetteva a
posto il pacchetto nella tasca dei jeans.
“Uh?”
“Ho sentito odore di tabacco già prima, quando
eravamo nel parcheggio e poi nello studio, ma pensavo che fosse tuo
padre a fumare e ti fosse semplicemente rimasto l’odore
adosso… ma mi sbagliavo”
“Non capita quasi mai, sono quando qualche culo mannaro a caso mi fa girare male la giornata”
“Allora capita spesso” emise asciutto Derek
avvicinandosi e Stiles scrollò le spalle, prendendo
un’altra grossa boccata.
Aveva rimesso la sigaretta fra le labbra quando Derek si avvicinò ancora e la prese.
Stiles sbuffò, ma non fece niente di più. Si era
abituato alle invasioni del suo spazio personale da parte del bruno. Il
lupo prese una grossa boccata dalla sigaretta, facendo uscire il fumo
dal naso e poi una seconda per poi buttarla al suolo e
calpestarla con la punta dello stivale.
“Ohi ma che diavolo!”
“Fumare fa male” spiegò lui e Stiles si mosse convulsamente.
“E a te che ti frega? A te non fa male!”
“Ma a te si e morire di tumore ai polmoni e davvero una
stronzata” si avvicinò maggiormente e Stiles si mosse
indietro di botto, andando a sbattere contro il cofano della Toyota.
Derek represse davvero molto male un sorriso che a Stiles non
sfuggì e fece un altro mezzo passo in direzione del ragazzo, per
poi estrarre rapidamente il pacchetto mezzo vuoto dalla tasca dei jeans
e metterlo in una delle tasche interne della sua giacca.
“Queste le prendo io e se ti sento ancora puzzare di tabacco, la prossima te la spegno sulla lingua”
Non era una nelle solite minacce ringhiate a tre centimetri dal naso all’insù del ragazzino spastico.
Era sì a tre centimetri da quel perfetto naso, ma era
tutt’altro che ringhiata. Era un tipo di voce che nessuno avrebbe
mai usato per minacciare, bassa e calda, leggermente rauca, ma con un
lampo di occhi vermigli sortì un buon effetto ugualmente.
Mentre quegli occhi terribili erano ancora puntati nei suoi,
Stiles annuì e ingoiò a vuoto, pensando davvero di voler
fumare solo per ottenere un’altra reazione del genere, delle sue
mani nelle sue tasche (la prossima volta sigarette nelle mutande,
dannazione) anche se la parte della lingua non lo attizzava
particolarmente, soprattutto sapendo che il lupo sarebbe stato
capacissimo ti mantenere la parola data.
Ottenendo una risposta affermativa, Derek annuì, quel mezzo
sorrisetto mal celato ancora sulle sue labbra e qualche passo messo fra
loro due per evitare azioni inconsulte che non avrebbero portato a
nulla di buono.
E per inconsulte non si sta parlando di niente che riguardi sangue e artigliate varie.
Il lupo si stava ancora inebriando dell’odore dolce e
accattivante dell’umano, quando il messaggio di Scott
arrivò.
“Ok, abbiamo l’indirizzo. Andiamo”
“E la Camaro?”
“Passo a prenderla io dopo…”
“Ok ma…. io come farei a tornare”
“Non è lontano da casa tua, ti fai una passeggiata che fa bene alla salute a differenza di quella porcheria”
L’umano sbuffò pesantemente mentre si sedeva al posto
del passeggero nella Toyota e sbatté lo sportello un po’
troppo energicamente.
“Come se quattro ore di allenamenti non fossero state
già abbastanza salutari. Questo tipo è un dittatore, sai?
Ci ha semplicemente ucciso!”
“Sei una femminuccia” commentò divertito Derek mentre guardava il cielo farsi sempre più scuro.
“No, sono semplicemente umano e scusami tanto se è un così brutto difetto”
“Ci sono un sacco di umani decisamente più in forma di te” Stiles aggrottò le sopracciglia
“Uno: che ne sai tu se io sono in forma o no e due: non sono
intenzionato a diventare una tavoletta di cioccolato con le gambe come
qualcuno di mia conoscenza. Una domanda: riesci a chiuderle le braccia
o le tieni sempre un po’ distanziate dal resto per via dei
bicipiti? Perché se lo fai per l’atteggiamento, più
che un duro, sembri un gorilla”
“Tu ricordi che fiuto le tue bugie, vero?” Stiles
sbuffò e si rituffò nel seggiolino, mentre si
mangiucchiava una pellicina.
“Si, ma oramai non m’interessa più, tanto per
la stragrande maggioranza del tempo nemmeno ascolti”
sbottò quasi malinconico Stiles e Derek non rispose, si
limitò a stringere leggermente le mani attorno al volante.
Nel silenzio assoluto, Stiles afferrò la tracolla del
professore che si era premurato di prendere dalla Camaro e
cominciò a cercare le chiavi di casa, frugando un po’
ovunque.
“Ehi, il tipo ha l’allergia al polline” Derek si
limitò ad alzare gli occhi al cielo, ma almeno Stiles aveva
ripreso a parlare e questo era un buon segno.
“Chissà se c’è una foto della moglie”
“E’ gay”
“Uh? E tu che ne sai?”
“L’odore di una persona racchiude un sacco di cose in
sé e il suo mi dice che passa un sacco di tempo con un uomo,
quindi quasi sicuramente vive con lui e questo è quanto”
“E da me che senti?”
Sesso.
No, risposta sbagliata. Prese un teatrale respiro profondo, come se non conoscesse perfettamente l’odore dell’umano.
“Uhm… oltre all’odore della tua pelle si sente
caffè, sudore, qualcosa di chimico, qualche medicinale,
credo… Poi sento vagamente l’odore di Scott e quello di
tuo padre un po’ più forte e che a pranzo hai mangiato
qualcosa di fritto”
“Wow. Il medicinale è Adderal e a pranzo ho mangiato
pollo e patate fritte. E’ fantastico! Perché Scott non lo
sa fare?”
“Perché è Scott” Stiles soffocò
una risata, come se si sentisse in colpa a ridere dell’amico e
Derek sorrise appena.
“E invece….. com’è l’odore della mia pelle?”
“Quello è più difficile da descrivere,
è qualcosa di difficilmente paragonabile a qualcosa di
reale”
“Oh… capito” sembrò quasi deluso e allora Derek fece uno sforzo.
“Hai presente aranciata? Quella in bottiglia, molto gassata
e un po’ acre. C’è anche qualcosa di simile alle
caramelle alla menta piperita… con un retrogusto di Red
Vines” Stiles ci pensò un po’ per poi saltare su se
stesso, tutto eccitato.
“Dio che figata! So di caramelle. Tu invece? Di che
sai?” Derek fu quasi spiazzato da quella domanda, ma si
mordicchiò distrattamene l’interno del labbro e
buttò lì un risposta molto evasiva.
“Bosco”
“E basta?”
E cenere.
“Siamo arrivati” decretò guardando la piccola villetta a cui li aveva portati l’indirizzo.
Era piccola e graziosa.
“Sai Derek, mi sa che hai ragione… è
decisamente gay” Derek aprì lo sportello e uscì,
non riuscendo a nascondere il sorriso.
Aveva parcheggiato l’auto sul retro, e ormai era completamente buio. Loro unico complice il bosco.
“Dammi le chiavi, tu sta fuori e controlla”
“Controllo cosa?” chiese mentre gli porgeva le chiavi che il lupo prontamente afferrò.
“Controlla e basta” bofonchiò mentre apriva la porta di casa e accendeva un paio di luci.
Quando tornò in dietro per recuperare il professore, Stiles
aveva aperto lo sportello dell’auto e se ne stava poggiato
lì distrattamente mentre armeggiava col telefono.
Derek gli lanciò uno sguardo distratto, per poi caricarsi
l’uomo in spalla ed entrare in casa, facendo attenzione che non
ci fosse nessuno e a non far cadere niente.
Arrivò in salotto, dove c’era un grosso divano e lo
sistemò lì, accendendo un’abajour e lasciando le
chiavi dietro la porta principale.
Tornò a controllare l’uomo e l’occhio gli cadde su un paio di foto incorniciate sul tavolo dietro al divano.
Erano sempre lui e un altro uomo di forse un paio di anni più grande di Derek.
Inizialmente non capì perché lo trovava familiare,
poi si rese conto di quanto il tipo somigliasse a Stiles, ma un
po’ più James Dean dell’umano e con due piercing al
labbro, i dilatatori e le braccia tatuate.
Aveva i capelli incasinati e una leggera barba sulle guance. Anche
gli occhi erano di una tonalità diversa da quella del tipo che
lo stava aspettando fuori da quella casa. Molto più chiari, sul
miele e screziati di verde, lentiggini sul naso e nessun neo, la
carnagione più scusa e l’aria meno innocente.
C’erano due foto, una che probabilmente doveva essere del
matrimonio che li prendeva per intero, vestiti di tutto punto e sotto
un arco ricoperto di fiori, mentre si scambiavano gli anelli,
un’altra invece in cui si baciavano, le mani sinistre
intrecciate, come a mostrare le fedi e Tyler era senza maglietta,
mostrando una scritta che gli correva sulla clavicola, la stessa che
l’altro aveva dal polso fino a quasi metà avambraccio.
“Seize The Day”, Cogli l’attimo.
Il professore aveva gli occhi chiusi, mentre suo marito ne aveva
aperto uno di quella brillante tonalità dorata e guardava
diritto in camera.
Era una strana sensazione, vedere quello strano se, baciare la
versione punk di Stiles, il ragazzino che sveniva al solo vedere un ago.
Senza rendersene conto aveva preso la foto in mano e la guardava
attentamente, come quei due sembravano felici insieme e si
scoprì seriamente invidioso della versione umana di sé.
Troppo immerso a rodersi il fegato, non si accorse di Sitles che entrò nella stanza.
“Derek” dalla sorpresa, la cornice quasi gli cadde.
“Non ti avevo detto di restare fuori?”
“Sono passati venti minuti, cominciavo a preoccuparmi”
Derek alzò teatralmente gli occhi al cielo e rimise la foto al
suo posto e si diresse verso Stiles che stava già uscendo dalla
porta sul resto, telefono alla mano.
“Allora, Scott ha detto che fra dieci minuti sarà
all’alimentari a un isolato da qua, così mi riprendo la
macchina e p…”
“Stiles” L’umano alzò lo sguardo, giusto
in tempo per vedere la porta chiudersi e Derek tuffarsi su di lui.
Per un attimo credette che voleva attaccarlo, l’aria seria,
le narici dilatata, poi si rese conto che lo stava attaccando ma in un
modo decisamente piacevole, le mani sul suo viso mentre lo baciava
energicamente.
Dopo un attimo di esitazione in cui Derek si separò, Stiles sorrise.
“Ti ci voleva tanto, dannazione?” bofonchiò
sulle sue labbra, per poi avvolgere le braccia attorno al suo collo e
spingerlo in un secondo bacio, più profondo del primo.
Forse Derek non aveva poi tanto da invidiare a Tyler.
Tyler fu svegliato dall’incessante suono del telefono.
Quando si guardò attorno si rese conto di non ricordarsi niente del tragitto a casa o di essere collassato sul divano.
Diamine, evidentemente doveva essere molto più stanco di quello che credeva.
SI sedette, si guardò distrattamente attorno e afferrò il telefono.
“Pronto”
“Ma che bel saluto dall’oltretomba! E io che credevo
di far bene a farmi sentire” disse la voce canzonaria
all’altro capo del telefono.
Tyler prese un respiro profondo, come se sentire la sua voce fosse un piacere immenso.
“Per te, un’alba dei morti viventi e molto altro”
“Ohw, arrossisco se dici così.. scherzi a parte, ti ho svegliato?”
“Si”
“Scusa” disse asciutto, ma almeno un po’ rammaricato. Il bruno si passò una mano sul viso.
“Amore non puoi capire che mi è successo….”
“Ti sei trovato faccia a faccia con un tuo clone?”
Tyler rimase un attimo in silenzio.
“Ok, Dylan, sappi che cominci a spaventarmi”
“E perché mai amoruccio puccio uccio mio? AH!
Cazzo!” di sentì rumore di qualche pentola che cadeva e
una mezza bestemmia nascosta molto male.
“Ma che stai combinando?”
“Ho fatto una torta al cocco e per fare il cretino a telefono mi sono appena bruciato due dita. Diavolo che male!”
“Prendi in giro ancora un po’ con quelle cazzate pucci pù… sei un disastro”
“Disse l’uomo che l’unica volta che ha provato a
cucinare ha fatto scattare l’allarme anti-incendio di tutto il
vicinato” Tyler alzò gli occhi al cielo, sfinito, ma
contento di risentirlo.
“Uh, ancora questa storia? Piuttosto, come va lo studio?”
“Tutto alla grande, oggi ho tatuato un paio di clienti nuovi e ho compr…”
“Mi manchi…..” butto fuori mentre quello ancora parlava.
“Ohw….. in questi momenti mi ricordo perché ti
ho sposato… in questi momenti, e quando sei sotto la
doccia”
“La cosa è rassicurante” emise l’altro con un sorriso, alzandosi dal divano.
“Anche tu mi manchi” emise dopo un po’
l’altro, a tono basso come se avesse paura di farsi sentire
“Questa casa è schifosamente vuota, manchi anche a quella
puttana di Stark”
“Smettila di chiamare così il mio gatto”
“Senti, è una zoccola! Sai quanti gatti grigi ci sono
in giro per tutto il quartiere adesso? Oggi è venuta anche la
vicina con una cesta di gatti e sai di che colore erano? Tutti grigi,
ma ehi, sai di che colore è la sua gatta? Fottutamente
arancione. Devo dirtelo, Ty, il tuo gatto fotte più di un
coniglio”
“Non voglio farlo castrare, perderebbe carattere”
“Beh, sta di fatto che è un emerito gatto da monta” il professore soffocò una risata.
“Sai che c’è un ragazzino strano che ti
somiglia un po’? Solo che è ancora più schizzato di
te”
“Questa è difficile”
“Lo credevo anch’io, poi mentre facevo jogging per i fatti miei mi ha fermato e sclerato addosso”
“E ci credo, ti sei mai visto con quei pantaloni? Dovrebbero
arrestarti, è impossibile che sia legale che tu metta quel
pantaloni. Chiunque ti sclererebbe addosso e molto altro…”
“Ma ‘sta zitto”
“Mai”
Ta-daaaaa!
Ho fatto una cagata, vero?
Boh, però mi piaceva l’idea di Stiles che sclerava su Tyler... e poi tautato asdfghjkl
La mia intenzione era di non scrivere una Sterek, ma è impossibile non farlo DD:
Spero non ci siano troppi errori c.c ma non l’ho riletta e non ne ho voglia
Sono una scansafatiche ç-ç <3
Spero abbiate qualcosa da dire su questa OS…
Byeee
The Cactus Incident
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