Il ritorno del ragazzo del pane

di KatnissSerenaLuna Bennet
(/viewuser.php?uid=501041)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Sono passati alcuni giorni dall’esecuzione di Snow, mi hanno sistemato in un appartamento di Capitol City a lottare coi miei flash back (sempre meno frequenti) , mentre riabilitano completamente il mio nome, rendendo pubblico quello che mi avevano fatto dopo la cattura durante i 75° Hunger Games, così da potermi permettere di tornare a vivere nel villaggio dei vincitori nel distretto 12.                                                                                                                                                     
 Mi sto preparando il tè, quando sento bussare alla porta: è Haymitch, come sempre trasandato.
“Ciao, Peeta. Ho bisogno di parlarti.”                                                                                                                
 Sono felicemente sorpreso, lo faccio entrare e vado in cucina alla ricerca di vodka, rhum, o qualsiasi altro alcolico..lo sento muoversi dalla sala, penso stia cercando da solo qualcosa nella dispensa, così gli dico di non scomodarsi, ma poi provo un dolore acuto alla testa, e mentre si fa tutto nero, sento come una puntura.                                                                                                                                               
Mi sembra di sognare, ma poi mi accorgo che è tutto troppo reale: sono ricordi. Rivedo tutto quello che è successo prima e dopo la mia cattura da parte di Capitol City. Assisto da estraneo, come il vecchio Peeta, a tutto ciò che mi fanno, e inorridisco sempre più nel vedere come tratto Katniss una volta tornato nel 13: ogni sua espressione di dolore mentre le urlo contro, il sentire gli altri parlare di come lei si sia chiusa a riccio da quando sono tornato, tutti i suoi tentativi per aiutarmi a ricordare, mi fa vergognare di me stesso, mi rendo conto che alla fine ero proprio ciò che non avrei mai voluto essere, ciò che una sera le avevo detto di non voler mai diventare: una loro pedina.
 
Al mio risveglio mi trovo Haymitch davanti, che inizia a raccontarmi tutto. Dopo che Katniss aveva ucciso la Coin anziché Snow, Haymitch era entrato negli appartamenti del presidente, trovando una registrazione della conversazione che questi aveva avuto con Katniss, durante la quale le aveva fatto capire di non esser lui l’artefice del piano che aveva causato la morte di Prim. Ma non aveva trovato solo quello: in  mezzo a un mazzo di rose, aveva intravisto una boccetta con un liquido argenteo, sull’etichetta c’era scritto Piano Peeta; nell’archivio di files, aveva poi scoperto cos’era quel fantomatico piano, ed era rimasto sconvolto.                                                                                                    
Snow aveva seriamente preso in considerazione l’idea che io riuscissi non solo ad uccidere Katniss, ma anche a tornare da lui: se fosse andata così, mi avrebbe iniettato un potentissimo siero in grado di annullare il lavaggio del cervello fattomi col veleno degli insetti, e di farmi poi ricordare col mio vero io cos’avevo fatto in quelle condizioni; sapeva  che vedermi uccidere Katniss mi avrebbe provocato un senso di colpa così forte da spingermi al suicidio, e così sarebbe morto anche l’ultimo simbolo della lotta contro di lui. Ecco cos’era il “piano Peeta”.                                                                                            

  Deciso a farmi tornare com’ero, aveva fatto vedere il tutto a Plutarch, scagionando Katniss e ottenendo il permeso per vedermi e sottopormi alla cura. Finito il racconto, il mio mentore mi guarda preoccupato: il peso di quello che avevo appena rivissuto quasi non mi fa respirare, con un filo di voce riesco solo a chiedergli, sconsolato, se per lui riuscirò mai a rimediare.
“Sai, una volta le avevo detto che non ti avrebbe mai meritato, Peeta; ma vedendo come ha reagito quando sei arrivato, mi sono ricreduto. È la persona più forte che conosca, lei non ti ha mai odiato.” Poi Haymitch si alza, va verso la porta, e quando è ormai fuori, si gira, e mi dice “È un piacere riaverti con noi, ragazzo del pane. Il tuo alloggio nel 12 è quasi pronto. E…si, lei è lì.”




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2071977