Note:
Questa fic era inizialmente nata come one shot, ma essendo molto lunga
(circa 17-18 pagine) alla fine ho deciso di dividerla in capitoletti. E
quindi ecco a voi il primo. Aggiornerò quanto prima. Questa
storia mi ha preso molto tempo e ho sclerato per diverse ore,
perciò spero che sia, se non perfetta, almeno piacevole e
scorrevole. Uno dei capitoli sarà un po' forte per la
violenza, ma non sapevo se mettere tutto a rating rosso per questo,
magari quando ci si arriva, giudicherete voi e provvederò.
Buona lettura e a fine capitolo per parte delle note.
Il cuore pompava ossigeno al ritmo sfrenato dei carri da corsa nelle
arene, l’adrenalina inibiva il dolore e la paura, ma non la
razionalità. Penguin ansimava costringendosi invano a
rallentare la foga della respirazione, come se questa potesse tradirlo.
Doveva ragionare, calmarsi, riflettere, capire…
Se solo avesse avuto un attimo di tregua per pensare!
Doveva assolutamente individuare Rutherford prima che questi riuscisse
ad aprirgli un buco da qualche altra parte.
Si appoggiò al muro, sospirando a denti stretti, diede una
rapida occhiata al braccio sinistro e masticò
un’imprecazione colorita.
“Perdo troppo sangue.” pensò preoccupato
“E non vedo Kirachan da qui.”
Se era ancora alle sue spalle, da dietro quella parete Rutherford non
poteva vedere lui, ma di contro Penguin non riusciva a vedere Killer
che era…
Strinse il pugno sul calcio della pistola.
“Stai calmo, è di Kirachan che stiamo
parlando.” Si disse, affacciandosi appena oltre il muro.
Di nuovo quel rumore soffocato, come un soffio.
Sibilante, letale.
Un proiettile strisciò sull’angolo della parete a
pochi millimetri dal suo viso, esattamente all’altezza degli
occhi, e rimbalzò diversi metri più in
là. I frammenti del muro colpito schizzarono ferendogli il
viso. Penguin ebbe appena il tempo di abbassare le palpebre, il dolore
fu lancinante. Si lasciò scappare un grido e
rischiò di cadere a terra.
L’occhio perdeva sangue, tantissimo sangue. Non poteva
rendersi conto dell’entità del danno in quel
momento. Era ferita solo la palpebra? O anche il bulbo?
Tentò di ripulirsi del sangue, ma un secondo proiettile lo
colpì di striscio alla guancia, paralizzandolo
più per la sorpresa che per il dolore.
Lo sparo proveniva da davanti a lui, dall’interno della sua
parte di barricata.
Rutherford l’aveva raggiunto!
-Su, bravo, getta l’arma e alza le mani.- gli disse
l’uomo, sempre col suo cazzo di stuzzicadenti stretto fra le
labbra. Caricò nuovamente la pistola e gliela premette alla
gola, spingendolo contro il muro.
-Non farmi sprecare ancora proiettili.-
Penguin alzò piano le mani, senza ancora lasciare
l’arma. Respirò piano.
-Ti ho colpito.- disse sorridendo.
Rutherford si accorse solo in quel momento di un taglio di striscio sul
dorso della mano.
-Però… complimenti. Hai vinto qualcosa?-
-Non saprei, cosa offre la casa?-
-Dipende, puoi permetterti una sedia a rotelle?- propose quello,
sollevando il cane dell’arma. Penguin aprì le dita
della mano, in un tacito segnale.
-Te lo ripeto, amico.- disse serio -Il capitano non verrà a
salvarmi.-
-Questo lo vedremo. Forza, moccioso, lascia cadere l’arma.-
Penguin obbedì.
Tutto iniziò quella stessa mattina.
I Pirati del Cuore e i Pirati di Kidd erano sbarcati a Fort Alamos, una
piccola isola in stile occidentale dal clima autunnale, per procurarsi
viveri, materiali, medicinali e abiti nuovi. Sarebbero rimasti
là per soli quattro giorni, dopodiché avrebbero
fatto rotta per un’isola invernale più a ovest.
Erano attraccati in momenti differenti ai poli opposti
dell’isola per non destare troppi sospetti nelle
autorità locali. Avrebbero fatto scorta e se ne sarebbero
andati. Tutto liscio.
Niente risse, niente distruzioni, massacri, esplosioni, niente di
niente.
Killer e Penguin si erano incontrati in una drogheria. Il medico stava
contrattando col proprietario sul prezzo delle arance e sembrava anche
una discussione accesa.
-Capisco che siano d’importazione, ma sono prezzi
stratosferici. Signore, fammi lo sconto del cinquanta percento!-
L’uomo, sulla settantina, non sembrava proprio cedere alle
sue insistenze e Killer ebbe come una rivelazione. Poteva essere un
maestro! Unico conoscitore al mondo della tecnica arcana per
contrastare lo sguardo melenso del pinguino deluso!
Doveva apprendere la tecnica e farne tesoro, assolutamente.
Al termine della contrattazione, il pinguino deluso si
ritrovò con uno sconticino irrisorio di una manciata di
Berry. Killer aspettava pazientemente il suo turno di ordinare la merce
e non riuscì a trattenere una risatina divertita quando il
droghiere si alterò.
-Mi stai prendendo in giro, giovanotto?-
Penguin inarcò le sopracciglia e fece un sorrisino idiota.
-No signore, i miei genitori avevano molto senso
dell’umorismo.-
Quello non parve convinto, perciò il medico si
frugò nelle tasche della tuta e gli mostrò un
documento.
-Su, su, era uno scherzetto, ecco qui la mia carta
d’identità.-
Nel vederla, l’occhiata di disapprovazione
dell’uomo si sciolse in uno sguardo sconsolato alla
“Questi giovani d’oggi… ”
Killer ebbe il buon senso di usare un nome falso fin da subito e
sbrigò le sue commissioni, accordandosi per ritirare la
merce il giorno seguente alle nove in punto. Quando uscì dal
negozio, trovò Penguin seduto sui gradini a rigirarsi i
pollici.
-Ping huin?!-gli domandò trattenendo una risata.
-Sono per metà orientale, da parte di madre.-
ribatté quello mostrando la lingua. -Molti lo trovano
più convincente di Penguin. Almeno ho più
fantasia di te, Kira Quinn, il ricercato super sexy.-
-Irritato perché il tuo charme da cerbiatto morto ha fatto
cilecca?-
-Chi, io? No, al mondo ci sarà sempre quello che ti
metterà in difficoltà, Kirachan, ricordalo.
Altrimenti poi come affino la tecnica degli occhioni da pinguino
deluso?-
Risero entrambi. Faceva uno strano effetto vedersi in abiti civili, in
incognito.
Era quasi divertente.
E poi, Killer si trovò a chiedersi se fosse vera quella cosa
della madre orientale. Penguin l’aveva detto con quel tono
dal quale non potevi non metterti in guardia. Eppure… i suoi
occhi erano molto scuri e sottili. Non erano proprio a mandorla,
però il suo sguardo era sempre stato molto particolare.
Magnetico. Kidd diceva che quello di Law lo era, ma lui non la pensava
in questo modo. Lo sguardo di Law gli faceva paura, i suoi occhi erano
grigi e metallici come lame di un bisturi: letali.
Quelli di Penguin erano pozzi neri che ti costringevano ad essere
guardati, alla ricerca di qualche riflesso. Non gli facevano paura, ma
forse perché lui aveva tutta un’altra concezione
del terrore.
Poteva dormire abbracciando un orsosauro a mo’ di peluche e
non poteva sostenere lo “spaventoso” sguardo di
Penguin, che a detta di molti era davvero strano?
Probabilmente, il Massacratore scrollò le spalle, era solo
di parte, ecco perché gli piaceva così tanto. E
perché stava quasi bevendosi quella balla colossale.
Decise, perciò, di non fare domande, altrimenti Penguin
avrebbe risposto col suo sorriso strafottente e gli avrebbe dato delle
delicate pacche sulla testa, prendendolo in giro su quanto fosse un
bravo bambino lui, Kirachan, che credeva a tutto.
-Stavo scherzando, sai, prima.- gli fece il moro spiazzandolo.
-Eh?-
-Mia madre era del nord, come mio padre.-
-Lo immaginavo.-
-Ma per un attimo ci hai creduto, vero, Kirachan?-
-Nemmeno per un po’, Ping.- ribatté lui dandogli
una manata sul collo e lasciandogli in regalo un bel segno rosso.
Penguin quasi cadde a terra per il colpo ricevuto.
-Sei violento.- si lamentò massaggiandosi per poi darsi
all’inseguimento del compagno, senza smettere di importunarlo
con tutto il suo amore e tutta la sua “cattiveria”.
Una volta fatti tutti gli ordini necessari, i due pirati si fermarono
in un saloon a prendere qualcosa da bere e fu lì che
entrarono nel mirino di Rutherford detto Hellhound.
Già il soprannome era indice della sua
pericolosità, in più incuteva un certo timore del
prossimo per la sua notevole stazza, la falda del cappello a celargli
gli occhi penetranti e l’incredibile destrezza con la quale
sparava. Si diceva che era talmente veloce, che riusciva a bersi
qualcosa prima che la vittima si accorgesse di essere stata colpita. La
sua mira era infallibile, se voleva, uccideva al primo colpo e, peggio
di ogni altra cosa, quando si fissava un obiettivo, cascasse il mondo
riusciva ad ottenere quello che voleva.
Fu Penguin a notarlo per primo e fece un cenno col capo a Killer. Il
Massacratore si voltò appena, per poi distogliere nuovamente
lo sguardo.
-Facciamo finta di nulla.- suggerì.
Penguin annuì, dopotutto non erano in tenuta da delinquenti
e Killer senza maschera poteva spacciarsi tranquillamente per un bel
fustacchione biondo.
-Dovresti fare qualcosa per quei capelli, sono troppo riconoscibili.-
disse però il moro con aria seria -Posso provare a farti una
nuova pettinatura?-
-No.- disse quello a denti stretti, sulla difensiva, terrorizzato solo
al pensiero che quello mettesse le manacce nella sua folta chioma a
scopi offensivi.
-Sono un marchio di fabbrica, tutti tremano solo a vedere il tuo
cespuglio, se mi lasci fare... -
L’occhiataccia del biondo lo mise a tacere. Penguin
alzò le mani in segno di resa e si rimise a bere come un
angioletto. Tacitamente decisero di aspettare che Rutherford si
togliesse di mezzo da solo.
Non era improbabile che si trovasse lì per caso.
Purtroppo era una possibilità irrisoria.
L’uomo sedeva all’entrata della locanda,
seminascosto in un angolo dal quale poteva tenere sott’occhio
tutti gli avventori e persino il personale. Probabilmente era a caccia
di qualcuno.
Forse aveva notato le loro navi e aveva pensato di mettere le mani su
un cospicuo bottino. I due pirati rimasero seduti a lungo, ostentando
tranquillità e conversando più o meno
tranquillamente, per tenere un basso profilo. Non osavano alzarsi dai
loro posti o alzare troppo la voce per paura di essere notati.
All’ingresso dovevano essere stati visti assolutamente,
perché probabilmente Rutherford era già
lì, nel suo angolino. Non restava che sperare di non essere
i suoi obiettivi e aspettare che alzasse i tacchi.
-Merda… - Penguin schioccò la lingua contro il
palato, mal celando la sua irritazione. -Mi scappa, e adesso?-
Killer non rispose, ma guardò nuovamente in direzione del
cacciatore di taglie.
-Sembra se ne sia andato.- disse trattenendo il sollievo.
Rimasero ancora per diversi minuti, non si sa mai il ceffo fosse
semplicemente andato ai servizi e poi, appurato che la via era libera,
si decisero a pagare il conto. Poi, invece di uscire per
l’entrata principale, optarono per l’uscita dalla
finestra del bagno.
-Avremmo dovuto farlo prima di pagare.- disse Penguin mentre Killer si
calava all’esterno. -Il caffè costicchiava.-
-Finché c’è quel tizio in zona.-
rispose Killer legandosi i capelli -Meglio non fare stronzate.-
-Siamo scappati dalla finestra del bagno come ladri, questa io la
chiamo una stronzata.-
-Abbiamo pagato il conto.- rispose il Massacratore.
-Appunto!-
-Ad ogni modo, meglio controllare che quello non sia
appostato fuori dal locale.-
Il retro del saloon si affacciava su uno stretto vicolo deserto
delineato da una fila di edifici, per lo più in legno, ma
alcuni erano più recenti ed erano costruiti con mattoni e
cemento.
I due si affacciarono appena allo stretto passaggio fra il saloon e un
altro locale per studiare la situazione. Non si vedeva molto,
purtroppo, ma Rutherford non sembrava nei paraggi. I due si mossero
rapidi, proseguendo per il lungo corridoio di fabbricati. Il vociare
allegro delle persone nella piazza arrivava attutito. Il silenzio
incombeva e con questo la paura di trovarsi davanti il cacciatore di
taglie.
Se ne raccontavano tante su di lui. Nessuno era mai sfuggito alla sua
cattura, se voleva ucciderti ti uccideva, se sopravvivevi era
perché era lui a volerlo.
E si diceva anche che negli ultimi tempi dava la caccia ai novellini
nel Nuovo Mondo.
Non c’era da stupirsi che Killer fosse preoccupato. Penguin
però lo era molto di più. Inconsciamente strinse
la pistola che portava nella fondina sotto la giacca. Sovrappensiero,
quasi si ribaltò all’indietro sbattendo contro la
schiena del compagno. Killer neppure si scusò per essersi
impalato in mezzo alla strada e il medico non protestò, non
ne ebbe il tempo. Le parole gli morirono in gola quando vide, oltre il
corpo muscoloso dell’altro, Rutherford camminare verso di
loro, la falda del cappello calata sugli occhi e le pistole ai fianchi.
In silenzio, lentamente, i suoi passi non facevano rumore, era come
un’apparizione dall’inferno, un guardiano sputato
dalle budella della terra per trascinare fra le fiamme i dannati. [1]
I due pirati non osarono muovere un muscolo, colti da un terrore quasi
primordiale.
Se ci fossero stati Kidd e Law, avrebbero potuto risolvere la cosa, ma
loro erano persone relativamente normali. Rutherford, si diceva, non
aveva mangiato nessun frutto e aveva sconfitto uomini dotati dei poteri
con taglie altissime.
Era terribile.
Killer, col cuore in gola, cercò di far scattare la sicura
della custodia che portava in spalla. Nello stesso istante in cui la
clip scattava, Penguin lo afferrò per la manica della
maglietta, trascinandolo a terra.
Un proiettile gli si conficcò nel braccio.
Si lasciò sfuggire un sonoro gemito e cadde.
-Penguin!- esclamò Killer.
Una pioggia di proiettili gli sferzò le braccia, il viso e
le gambe. Il Massacratore si protesse come meglio poté,
senza però muoversi di un passo.
Perché dietro di lui c’era Penguin.
-Attento!- gli gridò questo.
Rutherford era sparito.
Killer si guardò intorno, agitato, poi la vide.
Un’ombra scura s'ingrandiva davanti ai suoi piedi.
Accadde tutto in pochissimi secondi. Il cacciatore di taglie
sparò da sopra le loro teste e il Massacratore
usò la custodia per parare i proiettili. Hellhound sorrise
scoprendo i denti e atterrò con forza su quello scudo
improvvisato, facendo perdere l’equilibrio al pirata. Killer
tentò di restare saldo ma, esattamente come il nemico
sperava, inciampò sul corpo di Penguin e cadde.
-Merda!- imprecò rialzandosi rapidamente -Passami le lame.-
ordinò al compagno che era più vicino alla
custodia.
-Io non lo farei.- disse una voce alle sue spalle paralizzandoli
entrambi. Killer si voltò appena.
La fama di quell’uomo era oltremodo meritata.
Rutherford appariva calmo e rilassato, aveva quella tipica aria da uomo
che ne ha viste tante e non si stupisce più di niente. Si
passò lo stuzzicadenti da una parte all’altra
della bocca e sollevò il cane della pistola, puntata alla
testa bionda del Massacratore.
-Se vuoi un consiglio, ragazzo, tieni le mani in alto, dove posso
vederle. Vivo o morto, a me non cambia nulla.-
-Se fosse vero.- disse Killer -Non staremmo a parlare.-
-Oggi mi sento magnamino.-
Il Massacratore strinse i pugni e i denti per qualche secondo, poi
obbedì. Alzò le mani lentamente per poi, a
sorpresa, gettarsi all’indietro. Facendo perno sulle braccia,
tentò un calcio rovesciato allo stomaco del nemico.
Le sue gambe però, colpirono il vuoto.
Rutherford aveva previsto quella mossa, spostandosi di lato. Killer
sbarrò gli occhi e soffocò un grido. La pelle
delle braccia si lacerò, strappata da proiettili silenziosi.
Penguin riuscì a schivare i colpi, ma fu ferito di striscio
in diverse parti del corpo.
Quello che meravigliò maggiormente il Massacratore
però, non era quella contromossa.
Come la pioggia di proiettili di poco prima, anche quei colpi erano
anormali. Erano decisamente troppi per essere partiti da due sole armi
e in quel momento le braccia del cacciatore di taglie non si erano
mosse di un millimetro, inoltre probabilmente usava uno di quegli
aggeggi chiamati silenziatori, perché quando i due pirati
potevano avvertire i proiettili, questi sfrecciavano già a
pochi centimetri dalla loro pelle.
Killer cadde nuovamente a terra e si rimise in piedi, iniziava a
perdere la pazienza. Penguin si mise accanto a lui, in silenzio,
ferito, ma ancora in condizioni di nuocere.
-E’ da un po’ di tempo che vi ho messo gli occhi
addosso.- disse il cacciatore di taglie caricando una delle pistole.
-Conosco perfettamente ciò di cui siete capaci e anche quali
sono le vostre debolezze.-
Il suo sguardo scorse dal pirata biondo a quello moro. Penguin
deglutì, mentre un’ansia terribile gli
attanagliò lo stomaco.
In quel momento capì che le cose sarebbero finite male,
molto male.
Killer scattò per primo. L’offesa è la
miglior difesa. Doveva agire, rapido, mortale. Non aveva indossato
ancora le sue fide lame, le sue ali di morte, ma i suoi pugni erano
devastanti.
Era un assassino nato.
Un assassino con un cuore.
Rutherford sparò.
Penguin schivò di lato e istintivamente restituì
il colpo che però stracciò solo il mantello
dell’altro. Un proiettile lo colpì di striscio
alla coscia, lacerandogli i pantaloni e la pelle.
Faceva troppo male per essere un colpo di striscio.
Killer calciò le sue lame e le afferrò al volo
azionando il comando di rotazione. Con una falciata quasi
colpì il nemico, ma questi sparò di nuovo.
Ma non a lui.
Penguin!
Avrebbe ucciso Penguin!
Killer visse quel momento quasi a rallentatore e fece l’unica
cosa che il suo corpo slanciato verso il nemico gli permise di fare.
Col piede si spinse all’indietro e allungò il
braccio verso il compagno. Spasmodicamente. Col terrore dipinto nello
sguardo rimasto impassibile di fronte a tanti massacri.
Anche Penguin vide quelle immagini scorrere lentamente davanti ai suoi
occhi e non le avrebbe mai dimenticate.
Vide il proiettile schizzare sulla lama di Killer a pochi centimetri
dalla propria fronte. Lo vide deviare contro la parete e poi, per la
velocità e la forza impresse, rimbalzare contro
l’angolo.
Vide un fiore rosso sbocciare fra i capelli dorati dell’uomo
che amava e, in quel momento, il mondo si fermò del tutto.
Killer cadde, in silenzio, sollevando una nuvola di polvere.
Note:
[1] Gli
Hellhound sono cani soprannaturali di solito in guardia negli inferi e
col
compito oltre che di guardiani, di cacciare le anime in fuga o di
proteggere
tesori. Ci sono molte leggende e superstizioni, in molte è
semplicemente un
cane infernale, un’emanazione maligna e io ho voluto puntare
su questo.
Leggendo su wikipedia mi sono fatta l’idea di una belva che
compare dal fumo
nero e, leggera e letale, si fionda sulle sue vittime (pauraaaaa). E
con questa
immagine in mente ho pensato ad un Rutherford altrettanto silenzioso,
leggero e
letale.
Le note circa Rutherford finiscono momentaneamente qui. Il resto le
avrete a fine fic, per non guastarvi il gusto della lettura.
Il nome Rutherford è più o meno casuale. Un mio
nuovo personaggio ha questo cognome, perciò mi è
rimasto appiccicato in testa e trovavo ci stesse bene con
l'ambientazione. Riguardo all'ambientazione in sè, volevo
una storia un po' western, ecco spiegato il titolo che è
ispirato anche a un film western steampunk uhuhuhu.
Kira Quinn è una storpiatura di Killer Queen, credo fosse
ovvio, mentre Ping Huin... io non credo che Huin esista come nome
cinese X°D
Al prossimo aggiornamento!!