Trrr...trrrr...trrr...
Sbuffando
contrariata, Anna aprì gli occhi e attese che questi si
abituassero al buio della stanza. Stranamente era tutto ancora immerso
nell'oscurità più totale. Eppure era sicura di
aver sentito vibrare la sveglia, per cui si apettava di vedere almeno
un leggero fascio di luce entrare dalla finestra.
Muovendosi
molto lentamente per non svegliare Roberto, suo marito, si
girò versò la sveglia digitale sul comodino. Il
display rosso segnava le 3:03 a.m. Ancora tre ore e mezza al fatidico
-Bip!- insomma.
Ormai
però il suo sonno era stato interrotto, perciò
decise di alzarsi avventurandosi nel freddo del corridoio. Mentre si
stringeva nello scialle,maledisse suo marito che alle 23:00, ogni sera,
puntualmente, chiudeva i riscaldamenti.
Mai aveva
camminato in un corridoio più buio. Magari era ancora sotto
l'effetto di Morfeo, eppure quelle tenebre sembravano avvolgerla come
un drappo di velluto. In più,l'atmosfera ghiacciata
contribuiva a rendere la situazione ancora più sinistra.
Si
fermò davanti la porta della stanzetta di Luigi, il loro
figlioletto di quattro anni.
Entrò,
seguendo la luce della piccola abat-jour a forma di Winnie the Pooh.
Dovette stare attenta a non inciampare nel trenino elettrico, il
giocattolo preferito di Luigi, che ormai era rotto e senza
batterie. Nonostante ciò, il piccoletto si ostinava a
giocare con quell'aggieggio ogni santo giorno. Ogni tanto, Anna sorrise
nel ricordarlo, aveva visto il figlio osservare quel giocattolo quasi
fosse il sacro Graal. Chissà, forse nella suo immaginario il
trenino poteva parlare. Il cuore le si gonfiò, pieno di
amore e orgoglio per quel suo bambino, così bello e pieno di
vita. Quel piccolo angelo aveva riempito le sue giornate e la sua vita.
Si
avvicinò alla culla e carezzò teneramente i
capelli biondi del piccolino, che dormiva profondamente con il pollice
destro tra le labbra.
Rimase per
qualche minuto incantata ad osservarlo, quasi si aspettasse di vederlo
girarsi improvvisamente verso di lei, sveglio, sull'attenti, pronto a
giocare e fare baccano.
Luigi aveva riportato la luce nella sua vita e in quella del
marito, che dieci anni prima avevano conosciuto il buio e il dolore per
la perdita di un figlio,Antonio, in un'incidente stradale.
Era Roberto a guidare la macchina.
Respinse una
lacrima, ché non era ora di mettersi a piangere, e fece per
avviarsi fuori la cameretta. Camminava a testa bassa, quando
improvvisamente si bloccò.
Dov'era il
trenino?
Si
guardò intorno nella stanza. Era sicurissima di averlo visto
solo qualche minuto prima. O forse lo aveva sognato?
La stanza
divenne più fredda. Rabbrividì a
quell'inaspettata folata di vento.
Come accade a
tutti in queste situazioni, le tornarono in mente tutte quelle storie
sui fantasmi,gli spiriti, presenze demoniache e quant'altro.
Non era certo
il tipo che credeva a quelle sciocchezze, nè si lasciava
suggestionare. Tant'è, che non le piaceva quella sensazione
sgradevole di essere osservata.
Dimenticando
il trenino, si affrettò verso la camera da letto. La casa
era immersa nel buio.
Ma non nel
silenzio.
Mentre
attraversava il corridoio, sentì nuovamente quel rumore,
quella strana vibrazione che lei aveva erroneamente attribuito alla
sveglia.
Trrr...trrr...trrr....
Si
sentì le braccia pesanti,mentre il resto del corpo si
congelava. Il rumore proveniva da qualcosa ai suoi piedi.
In preda al
panico, reagì come i gatti quando li si butta nell'acqua:
fece un salto di un metro e si fiondò sull'interruttore
della luce. Il corridoio si illuminò dopo due secondi, nei
quali ad anna parve di scorgere un movimento davanti a lei.
Col respiro
affannato, si guardò intorno. I capelli biondi le cadevano
sugli occhi sbarrati.
Sicché
non succedeva più nulla, si convinse che forse era tutto
frutto della sua immaginazione. Aveva solo bisogno di riprendere il
sonno.
Si
avviò nuovamente verso la camera da letto, e per precauzione
lasciò la luce accesa in corridoio.
Trr...trrr...trrr....
Stavolta non
poté fare a meno di urlare terrorizzata. Non voleva neanche
sapere da dove proveniva il rumore, chiuse gli occhi e
chiamò il marito:
-Roberto!
Trrr...trrr...trrr...
-Roberto!!
L'uomo venne
risvegliato bruscamente, mentre sentiva la moglie chiamarlo a gran
voce. Dopo due secondi, udì il pianto del figlio unirsi al
frastuono.
Ancora mezzo
intontito, imprecando, gettò le coperte a terra e corse a
piedi nudi nel corridoio. Anna teneva in braccio il piccolo Luigi, che
piangeva disperato.
-Cristo, Anna!
Cosa è successo? Luigi si è fatto male?
La moglie non
rispose,continuando a cullare il pargoletto nella speranza di calmarlo.
Guardandola negli occhi, si accorse che si guardava intorno
terrorizzata.
-Maledizione,
si può sapere cosa Cristo è successo?-
esasperato, si avvicinò ulteriormente alla donna. Anna lo
guardò con gli occhi azzurri allucinati:
-Roberto...c'è
qualcosa di sotto, in sala..- sussurrò -... no,no, piccolo,
non piangere... sshh...
-C'è
qualcosa? In che senso? - poi abbassò anch'egli il tono di
voce - è entrato qualcuno?
Anna scosse la
testa:
-No, non
credo... ho sentito un rumore, poi ho visto un'ombra...non lo so,
Roberto, io credo che sia tornato...- e una lacrima le scese sulla
guancia. Intanto il piccolo continuava a strillare.
-Chi
è tornato? Intendi dire... - Roberto realizzò
cosa intendesse la moglie, e si lasciò sfuggire una
bestemmia.
-Anna,
ascoltami - l'afferrò saldamente per le spalle - mi ascolti,
amore? Eh? Allora, ne abbiamo già parlato altre volte: i
morti non tornano in vita. Nè fisicamente, nè
sottoforma di spiriti. Sono morti, e stanno sottoterra. Punto. Mi avevi
detto che non credevi a queste stronzate, e ora...
-Roberto,
porcadiquellaputtana, è diverso. Lo sento. C'è
qualcosa che ci perseguita. Da quando è nato Luigi. E lo
sai.- Anna parlava in fretta, sibilando quasi, ché nel
frattempo era riuscita a convincere Luigi ad appisolarsi sulla sua
spalla.
Roberto
avrebbe voluto strapparsi i capelli dall'esasperazione, ma
accettò il consiglio della moglie e scese di sotto a dare
un'occhiata in salone. Essendo uno psicologo, si basava solo sui dati
razionali. Non aveva mai creduto alle storie sui fantasmi, e nulla gli
avrebbe fatto cambiare parere.
Il grande
salotto era immerso nel buio.Come il resto della casa, d'altronde.
Ma lui non
aveva bisogno di accendere le luci, perché dalle finestre
entrava il tenue bagliore della luna nella sua ultima fase.
I mobili erano
a posto, il lampadario di cristalloo, la libreria, il tavolo e il
televisore idem.
Evidentemente
anna aveva avuto un incubo. Si voltò per uscire dalla stanza.
Trrr...trrr...trrr....
Ai suoi piedi,
una piccola locomotiva, girava in tondo e ogni tanto emetteva anche il
tipico -ciuff,ciuff-.
Divertito,
sicuro al 100% che fosse stato quel rumore la fonte delle paure della
moglie, si accovacciò e prese in mano il giocattolo. Mentre
cercava il tasto di spegnimento, notò che mancavano le
batterie.
Per cui la
locomotiva elettrica come
poteva funzionare?
Trrrr.....
si
agitò nella mano di Roberto, che per lo stupore la
lasciò cadere a terra. La botta con il pavimento
provocò due conseguenze:
la prima fu
che la locomotiva si ruppe in mille pezzi;
la seconda
invece, molto più interessante, era la finestra che si
spalancò nell'esatto momento in cui il giocattolo
urtò il suolo.
Dalla finestra
spalancata entrò un soffio di aria gelida, e il razionale
Roberto sentì chiaramente la voce del vento, che non
fischiava, ma ripeteva il suo nome.
Si
sentì gelare: aprì la bocca per chiamare la
moglie, ma non uscì alcuno suono. Corse a chiudere la
finestra. Guardando il vetro, si accorse che dietro di lui all'altezza
della spalla destra, c'era un altro volto che lo fissava e non era la
moglie.
Un viso
estremamente pallido di un bambino sui dieci anni, l'espressione
furente, quasi come se stesse digrignando i denti; gli occhi sembravano
due fari, talmente abbagliavano.
Terrorizzato
si voltò di scatto, ma tutto quello che vide fu il
lampadario che oscillava pericolosamente.
Il vaso di
fiori sul tavolo cadde a terra, rompendosi in mille pezzi, in un
frastuono di porcellana.
Anna, sentendo
tutto questo baccano, sebbene in preda alla paura più
profonda corse con il piccolo ancora in braccio alla volta del salotto.
Trovò
la stanza immersa nel caos: il trenino giocattolo, irrimediabilmente
rotto, continuava a camminare; il lampadario oscillava e un vaso era
stato rovesciato a terra.
Il marito era
in piedi in mezzo alla stanza, e indicava tremante l'acqua del vaso
che, come il suo ex contenitore, era per terra.
Ma il colore
non ricordava l'acqua: era scuro e molto più denso. Era
sangue. E,incredibile ma vero, sotto gli occhi esterrefatti dei due
coniugi, il liquido si animò formando un nome:
Antonio.
Contemporaneamente,
la finestra si spalancò di nuovo e il lampadario prese a
oscillare ancora più velocemente.
In men che non
si dica, Anna e Roberto prepararono le valigie e si precipitarono, con
il bambino, in macchina. Destinazione ancora ignota, sicuramente la
prima tappa, la più vicina da raggiungere, era la casa della
madre di Anna.
E intanto, nel
salone della loro grande casa coloniale, qualcuno nascosto nella
tenebra, sghignazzò.
-E' inutile
scappare- sussurrò la voce melliflua, quasi impercettibile,
cantilenando le parole - tanto sono tornato.
N.d.a:
ehm, siccome ho scritto questa storia in fretta e furia ( è
ferragosto,e mia zia preme perché vuole una mano in cucina)
non sono sicura di essere riuscita a trasmettere suspense al 100% come
avrei voluto.E' stata ispirata dal racconto di un sogno di una mia
amica.
Comunque,era
un mio piccolo esperimento! Spero vi sia piaciuto. Ah, logico, per
favore recensite.
Altrimenti
Antonio verrà a trovarvi :D
|