Il nulla più assoluto. Un
buio ottenebrante senza pace e vita. Il vuoto per infinite distanze, senza
cieli azzurri, alberi in fiore, arcobaleni splendenti.
Nulla. Ma… forse una luce
distante…sì, nella pace eterna dell’oscurità un sottile raggio bianco di luce pura trapassò quel mondo di
ombre. La scia luminosa, sempre più larga, squarciava, lentamente ma con
insistenza, quello scudo di notte eterna, portando con estrema lentezza alla
vista cosa copriva il nero drappo ormai a brandelli. Hogwarts. Bella come la
ricordava. Il sole illuminava i
contorni rendendo la scuola simile all’immagine di un libro di fiabe. Un lieve
venticello soffiava sulle verdi terre intorno al castello. Era un posto
veramente magico. Perché era proprio quello, una scuola per maghi, una delle
migliori d’Europa e probabilmente una delle più antiche. I babbani non
l’avrebbero mai trovata, il mondo dei maghi sapeva come difendersi dai curiosi
non maghi; si perché solo alcune
persone erano maghi, ma non tutti provenivano da famiglie di stregoni
puri. Alcuni potevano essere maghi senza saperlo, come ad esempio Hermione
Granger, nata e vissuta fino a 10 anni in una famiglia babbana, e solo dopo
scoprì di avere doti magiche. Hermione… chi è Hermione? Il nome gli ricordava
qualcosa ma, diavolo…più ci pensava e più il castello di Hogwarts spariva,
coperto ancora da buio e incubi. Quel nome ispirava fiducia, forse era una sua
cara amica? O forse era una parente… non ricordava, e più si sforzava più le
tenebre lo avvolgevano. Non sapeva chi fosse, ma se voleva capire cosa stava
accadendo doveva scacciare quel pensiero dalla testa. Lentamente ed
inesorabilmente il ricordo svanì lasciando il posto, ancora, all’immagine della
scuola di magia. Lo sguardo si sposto verso l’entrata, dove due enormi porte
bloccavano il passaggio. Ma questo non fu un problema. Come se fatte di aria e
di nulla gli passò attraverso con movimento costante, senza riflettere come se
tutto fosse stato già programmato da tempo. In tutto il suo splendore apparve
ai suoi occhi il salone principale di Hogwarts. I lampadari finemente lavorati
illuminavano, nonostante fosse giorno, i grandi arazzi e le imponenti scale che
avrebbero condotto ai piani superiori. Senza indugio il viaggio prosegui lungo
la scala alla sua destra, rapidamente, quasi levitando sul tappeto rosso che
copriva la rampa in questione. Senza preavviso comparvero come fantasmi un gran
numero di persone. Indossavano la maggior parte una lunga tunica scura con un
simbolo, non sempre uguale, all’altezza del cuore. Un grifone d’oro. Ma anche
un tasso purpureo, un corvo dalle ali nere come la notte e un serpente verde
come uno smeraldo. Quest’ultimo simbolo incupì il viaggiatore e gli riporto
alla mente un nome. Malfoy. Cercò di non cascare ancora nella trappola di poco
prima, e cercò assiduamente di non pensare a quel nome. Malfoy… I corridoi
erano molto vuoti per essere una scuola così frequentata. Vide in giro addobbi
natalizi e questo rispose al perché di così poca gente in giro: molti studenti
erano a casa per le feste di natale. Senza esitazione il viaggio continuò
salendo per le scale mobili che conducevano alla torre dei Grifondoro. Il nome
della classe con lo stemma dorato… un altro ricordo…ma non ebbe il tempo di
pensarci. Entrato nella sala comune vide una ragazza seduta su di una comoda
poltrona di stoffa rossa. Era veramente bella. Capelli bruni e lunghi
leggermente arricciati, occhi scuri intenti a leggere un grosso libro che
teneva poggiato sulle gambe. Il fuoco scoppiettante nel camino alle sue spalle
stagliava la ragazza e proiettava la sua ombra sul pavimento. Sfogliò una
pagina e prese a rigirare una ciocca di capelli con le dita, come se qualcosa
la tormentasse. Da una delle scale della sala comune scese un ragazzo.
Probabilmente coetaneo ed amico della ragazza, poiché si avvicinò a lei
dicendole qualche cosa che, però il viaggiatore non riuscì a sentire. Si
accorse solo ora che non sentiva nessun suono. Nulla. Silenzio. Un silenzio che
gli ricordò il buio da cui era avvolto fino a poco fa. La discussione fra i due
ragazzi cominciò a farsi concitata. Il ragazzo dalla folta capigliatura rossa
spalancò di più la bocca, probabilmente urlando; in risposta la ragazza si alzò
di scatto lasciando cadere il libro ai suoi piedi, anche lei spalancando la
bocca urlando. Lui si avvicinò di più sempre urlando. Anche lei non fu da meno.
La distanza fra i due ormai non esisteva. Le labbra del ragazzo si posarono
d’improvviso su quelle della ragazza bruna. Sorpresa fece un passo indietro
mettendosi una mano sulla bocca. Altrettanto d’improvviso, ripresasi dalla
sorpresa, spostò la mano dalla sua bocca e colpì con uno schiaffo il giovane
dai capelli purpurei. Gli occhi lucidi di lei indicavano il dispiacere e la
rabbia per quello che avevano fatto entrambi. Lui, con la testa piegata di lato
dalla forza del colpo, biascicò qualcosa, probabilmente anche se si fosse
sentito qualcosa, di incomprensibile, e con uno scatto, tornò da dove era
spuntato in cima alle scale. La ragazza tornò a sedersi e nascose il volto fra
le mani, appoggiandosi alle ginocchia. Pianse. Singhiozzò e respirò forte
inarcando la schiena. Una valanga di emozioni attraversarono il corpo del
viaggiatore. Chi erano quei due? Altri ricordi affiorarono nella sua mente, e
tutto tornò ad incupirsi sotto una nebbia di terrore. Ancora tentò di farli
sparire ma questa volta l’oscurità non avvolgeva la sua vista. La ragazza vide
scendere il buio nella stanza e fuori dalla finestra imponenti nubi scure
nascondevano il sole che brillava su Hogwarts. Il panico la avvolse. Paura.
Terrore. Da come reagì, doveva essere una cosa che, seppur terrificante, si
aspettava da tempo. Corse verso la scala dove era salito il ragazzo, ma lui la
precedette e spuntò, nuovamente, sulla rampa delle scale. Lei ancora con le
lacrime sul volto si aggrappò al suo braccio ed insieme corsero veloci verso
l’uscita della torre. Troppo tardi. Una figura scura comparve nella stanza. Era
alta e vestiva con una tunica nera che lo copriva completamente, lasciando
libere solo le braccia e le mani; nella destra stringeva una bacchetta
sottile color avorio, in contrasto con
le intenzioni del mangiamorte. Rapidamente sia lui che lei estrassero le
bacchette e le puntarono contro il loro avversario. Dalla bacchetta del giovane
partì una scia di scintille rosse come i suoi capelli che centrarono un pieno
il mangiamorte. Ma non fu abbastanza. Contemporaneamente la ragazza e l’uomo
incappucciato, ferito ma non sconfitto, scatenarono una tempesta di fuochi,
colpendosi a vicenda. O così parve. Con uno scatto il giovane intercetto i dardi
infuocati che lo ferirono alla spalla. Il suo volto divenne una maschera di
dolore. Cadde prono, privo di sensi,
spingendo a terra l’amica mentre il mangiamorte con un rantolo morì. Lei
non ebbe il tempo di reagire all’accaduto. Un’onda d’urto sproporzionatamente
potente li investì, mentre una luce li accecava completamente. Furono sbalzati
fuori dalla stanza, frantumando la vetrata e precipitando verso il lago che
circondava il castello di Hogwarts. L’ultima cosa che la ragazza vide fu
l’acqua, sempre più vicina, più vicina, vicina….
Ron Weasley si svegliò di
soprassalto e aprì gli occhi.